Dura condanna dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa per l’Azerbajgian (Korazym 25.01.24)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 25.01.2024 – Vik van Brantegem] – Ieri 24 gennaio 2023, all’inzio della sessione plenaria invernale 2024 dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, sono state contestate le credenziali della delegazione dell’Azerbajgian. Frank Schwabe, che guida la delegazione tedesca presso l’APCE, ha proposto di negare le credenziali della delegazione azera per una serie di motivi, tra cui lo sfollamento forzata di tutti gli Armeni dall’Artsakh. L’APCE ha votato, con 76 voti favorevoli (inclusi tutti gli Italiani presenti), 10 contrari (nove dei Turchi e di un Albanese) e 4 astensioni, di non ratificare le credenziali della delegazione parlamentare dell’Azerbajgian, citando il mancato rispetto di “importanti impegni” dopo 20 anni nel Consiglio d’Europa e un numero di esempio di “mancanza di cooperazione” [QUI]. Con questa risoluzione dell’APCE, la delegazione azera è stata sospeso per almeno un anno e potrà rientrare solo se adempie ai suoi obblighi normativi. Rappresenta un duro atto d’accusa e una severa sanzione per l’Azerbajgian, che segna l’inizio dell’isolamento dell’autocrate Ilham Aliyev e del suo regime in Europa.
Questo duro colpo politico per il regime autocratico di Aliyev arriva dopo che nei giorni scorsi da Baku erano state lanciate delle virulenti dichiarazioni ostili verso le istituzioni europee. Alcuni giorni fa il Parlamento Europeo aveva comunicato che non invierà osservatori per monitorare il processo elettorale (farlocco, visto che il risultato è già deciso) per le presidenziali in Azerbajgian previste il prossimo 7 febbraio e di conseguenza non commenterà né il processo né i risultati che saranno annunciati successivamente. Nessun singolo membro del Parlamento Europeo è stato autorizzato a osservare o commentare questo processo elettorale a suo nome. Pertanto, «se un membro del Parlamento Europeo decidesse di commentare queste elezioni, lo farebbe di propria iniziativa e non dovrebbe, in nessun caso, rappresentare o impegnare il Parlamento Europeo con dichiarazioni o azioni». In parole semplici: la credibilità dell’autocrate della Repubblica di Baku, Ilham Aliyev sta a zero.
Oggi è arrivata anche la notizia che la detenzione “preventiva” dell’ex Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh, Ruben Vardanyan, è stata prorogata di altri 4 mesi. Stessa sorte toccherà a breve alle altre autorità politiche armene della Repubblica di Artsakh, illegalmente detenute dal regime autocratico di Ilham Aliyev a Baku.
Alcuni giorni fa, l’ex Ministro dello Sviluppo Urbano della Repubblica di Artsakh, Aram Sargsyan, è stato nominato nuovo Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh, in sostituzione di Artur Harutyunyan, che ricopriva la carica di Ministro di Stato dal 18 settembre 2023, il giorno prima dell’aggressione terroristica dell’Azerbajgian il 19 e 20 settembre 2023, al seguito del quale è stata occupata la Repubblica di Artsakh ed è stata sfollata con la forza in Armenia l’intera popolazione.
I media statali azeri hanno riferito ieri, che «in segno di protesta contro i doppi standard», la delegazione azera all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa si è allontanata dall’aula, dopo aver rilasciato una dichiarazione (che riportiamo di seguito) nel classico stile azero arrogante e menzognero, come il bue che dice cornuto dell’asino, concludendo: «Di fronte all’attuale insopportabile atmosfera di razzismo, azerbajgianofobia e islamofobia nell’APCE, la delegazione dell’Azerbajgian decide di cessare il suo impegno e la sua presenza all’APCE fino a nuovo avviso».
Nella risoluzione adottata ieri (che riportiamo di seguito), l’APCE fa riferimento alla risoluzione del giugno 2023 “Garantire l’accesso libero e sicuro al Corridoio di Lachin” in cui ha confermato la mancanza del traffico libero e sicuro attraverso il Corridoio di Lachin. L’APCE era scioccata dal fatto che la leadership dell’Azerbajgian non aveva riconosciuto le gravi conseguenze umanitarie e sui diritti umani della situazione che durava da dieci mesi. L’APCE si rammaricava profondamente che il relatore dell’Assemblea sulla questione del Corridoio di Lachin non abbia avuto l’opportunità di una visita nel quadro della missione conoscitiva.
L’APCE menziona anche la risoluzione “Situazione umanitaria nel Nagorno-Karabakh” adottata nell’ottobre 2023. In tale risoluzione, aveva condannato le operazioni militari dell’Azerbajgian del 19-20 settembre 2023, che hanno portato allo sfollamento forzato dell’intera popolazione armena del Nagorno-Karabakh in Armenia, sollevando sospetti di pulizia etnica.
Infine, l’APCE sottolineava che in assenza di un cambiamento nella situazione relativa al mancato adempimento da parte dell’Azerbajgian dei suoi obblighi statutari, a gennaio avrebbe ratificherà i credenziali della delegazione dell’Azerbajgian.
L’APCE rileva che più di 20 anni dopo l’adesione al Consiglio d’Europa, l’Azerbajgian non ha adempiuto ai principali obblighi derivanti dall’adesione.
Vi sono serie preoccupazioni circa la capacità di tenere elezioni libere ed eque in Azerbajgian, la separazione dei poteri, la debolezza del potere legislativo rispetto all’esecutivo, l’indipendenza della magistratura e la tutela dei diritti umani. L’APCE si rammarica profondamente di non essere stata invitata a monitorare le prossime elezioni presidenziali, sebbene l’Azerbajgian abbia l’obbligo di inviare l’invito in quanto Paese soggetto a monitoraggio. L’APCE è inoltre preoccupata per il fatto che ai correlatori del Comitato di sorveglianza non è stato consentito incontrare persone accusate o arrestate per motivi politici.
Il voto dell’APCE che nega la ratifica dei credenziali della Delegazione azera è una sanzione che segna l’inizio dell’isolamento dell’Azerbajgian nelle strutture occidentali. L’Occidente ha da tempo avvertito l’Azerbajgian che potrebbe essere punito per il suo comportamento aggressivo, ma il regime autocratico di Ilham Aliyev ha continuato a minacciare azioni militari contro l’Armenia e ha occupato l’Artsakh armeno. L’Azerbajgian ha dimostrato un comportamento anti-civiltà, occupando il territorio della Repubblica di Artsakh e sfrattando con la forza la sua popolazione armena. Il Presidente dell’Azerbajgian aveva assicurato i leader occidentali che non avrebbe usato la forza contro il’Artsakh, ma non ha mantenuto la promessa. Inoltre, oggi l’Azerbajgian rifiuta i formati negoziali dell’Occidente, non volendo partecipare ai negoziati a Brussel e a Washington.
Ricordiamo che il Presidente dell’Azerbajgian in una recente intervista con le televisioni statali azeri [QUI] ha ribadito le sue richieste territoriali verso l’Armenia. Inoltre, Aliyev ha ammesso di aver occupato le alture del territorio armeno nel 2021 e nel 2022 e che non le restituirà.
Recentemente, l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per le Relazioni Estere e gli Affari di Sicurezza, Josep Borrell, ha annunciato che l’Unione Europea è preoccupata per le dichiarazioni del Presidente dell’Azerbajgian in riferimento alle richieste territoriali azeri verso l’Armenia. “Qualsiasi violazione dell’integrità territoriale dell’Armenia sarà inaccettabile e avrà gravi conseguenze per le nostre relazioni con l’Azerbajgian”, ha affermato. È molto importante che l’Unione Europea sia pienamente consapevole che l’obiettivo dell’Azerbajgian non è stabilire la pace con l’Armenia ma mantenere l’incertezza in modo che Baku possa trovare falsi pretesti per futuri attacchi militari.
Il processo di isolamento di Baku in Occidente continuerà e gli Stati Uniti adotteranno delle misure severe. Se Ilham Aliyev alla fine si rifiutasse di andare a Washington e negoziare con l’Armenia, gli Stati Uniti potrebbero iniziare ad applicare sanzioni, che nella fase iniziale non saranno distruttivi per l’Azerbajgian, in modo che Aliyev abbia la possibilità di tornare a Washington. Tuttavia, il proseguimento di Baku in direzione distruttiva provocheranno sanzioni progressivamente più severe.
Nel contempo, gli USA, l’Unione Europea, Francia e Germania rafforzeranno la cooperazione con l’Armenia in ambito di sicurezza, militare, politica, economica, energetica e investimenti.
Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa
Contestazione, sul piano sostanziale, delle credenziali non ancora ratificate della Delegazione parlamentare dell’Azerbaigian e Risoluzione di sospensione
24 gennaio 2024
(Traduzione italiana dall’inglese a cura dell’Iniziativa italiana per l’Artsakh)
«Dibattito dell’Assemblea del 24 gennaio 2024 (4ª seduta) (vedi Doc. 15898 , rapporto del Comitato per il rispetto degli obblighi e degli impegni degli Stati membri del Consiglio d’Europa (Comitato di monitoraggio), relatore: Sig. Mogens Jensen); e Doc. 15899, parere della Commissione per il regolamento, le immunità e gli affari istituzionali, relatrice: Ingjerd Schie Schou). Testo adottato dall’Assemblea il 24 gennaio 2024 (4ª seduta).
1. L’Assemblea Parlamentare ricorda che, aderendo al Consiglio d’Europa il 25 gennaio 2001, la Repubblica di Azerbajgian ha accettato di onorare diversi impegni specifici elencati nel Parere 222 (2000) dell’Assemblea, nonché gli obblighi che incombono a tutti gli Stati membri ai sensi Articolo 3 dello Statuto del Consiglio d’Europa (STE n° 1): rispetto dei principi della democrazia pluralista e dello stato di diritto, nonché rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali di tutte le persone poste sotto la sua giurisdizione.
2. L’Assemblea deplora che, a più di 20 anni dall’adesione al Consiglio d’Europa, l’Azerbajgian non abbia rispettato gli importanti impegni che ne derivano. Permangono gravi preoccupazioni circa la sua capacità di condurre elezioni libere ed eque, la separazione dei poteri, la debolezza del suo corpo legislativo rispetto all’esecutivo, l’indipendenza della magistratura e il rispetto dei diritti umani, come illustrato da numerose sentenze di la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e i pareri della Commissione Europea per la Democrazia attraverso il Diritto (Commissione di Venezia).
3. In questo contesto, l’Assemblea ricorda la sua Risoluzione 2184 (2017) “Il funzionamento delle istituzioni democratiche in Azerbajgian”, Risoluzione 2185 (2017) “La Presidenza dell’Azerbajgian del Consiglio d’Europa: quale seguito al rispetto dei diritti umani?”, Risoluzione 2279 (2019) “Lavande a gettoni: rispondere alle nuove sfide nella lotta internazionale contro la criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro”, Risoluzione 2322 (2020) “Casi denunciati di prigionieri politici in Azerbajgian”, Risoluzione 2362 (2021) “Restrizioni sulle Attività delle ONG negli Stati membri del Consiglio d’Europa”, Risoluzione 2418 (2022) “Presunte violazioni dei diritti delle persone LGBTI nel Caucaso meridionale”, Risoluzione 2494 (2023) “Attuazione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, Risoluzione 2509 ( 2023) “La repressione transnazionale come minaccia crescente allo stato di diritto e ai diritti umani” e la risoluzione 2513 (2023) “Pegasus e simili spyware e sorveglianza segreta dello stato”. Rileva inoltre con preoccupazione che, secondo la Piattaforma del Consiglio d’Europa per promuovere la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti, almeno 18 giornalisti e operatori dei media sono attualmente in detenzione.
4. Per quanto riguarda la situazione nel Nagorno-Karabakh, l’Assemblea ha constatato l’assenza di un accesso libero e sicuro attraverso il Corridoio di Lachin nella sua Risoluzione 2508 (2023) “Garantire un accesso libero e sicuro attraverso il Corridoio di Lachin” ed è rimasta colpita dal fatto che La leadership dell’Azerbajgian non ha riconosciuto le gravi conseguenze umanitarie e sui diritti umani derivanti da quella situazione, durata quasi dieci mesi. Inoltre, nella Risoluzione 2517 (2023) e nella Raccomandazione 2260 (2023) “La situazione umanitaria nel Nagorno-Karabakh”, l’Assemblea ha condannato l’operazione militare dell’esercito azero del settembre 2023, che ha portato alla fuga dell’intera popolazione armena del Nagorno-Karabakh. Karabakh all’Armenia e alle accuse di “pulizia etnica”. L’Assemblea ricorda che nella Risoluzione 2517 (2023) non ha escluso di contestare le credenziali della delegazione azera nella sua prima tornata del 2024.
5. L’Assemblea rileva inoltre che il 5 dicembre 2023 il Comitato per il rispetto degli obblighi e degli impegni da parte degli Stati membri del Consiglio d’Europa (Comitato di monitoraggio) ha adottato un rapporto sul rispetto degli obblighi e degli impegni da parte dell’Azerbajgian e che tale rapporto sarà esaminato dall’Assemblea dopo le elezioni presidenziali anticipate in Azerbajgian, previste per il 7 febbraio 2024 e indette il 7 dicembre 2023, poco dopo l’adozione del suddetto rapporto.
6. Ricordando la sua Risoluzione 2322 (2020) “Casi denunciati di prigionieri politici in Azerbajgian”, l’Assemblea è anche preoccupata per il fatto che ai relatori del Comitato di Monitoraggio non è stato consentito incontrare persone detenute con accuse presumibilmente motivate politicamente. Inoltre, l’Assemblea si rammarica fortemente di non essere stata invitata ad osservare le prossime elezioni presidenziali, nonostante l’obbligo dell’Azerbajgian di inviare tale invito poiché il paese è sotto procedura di monitoraggio. L’Assemblea considera questi rifiuti come esempi di “mancanza di cooperazione nella procedura di monitoraggio dell’Assemblea” ai sensi dell’articolo 8.2.b del Regolamento interno dell’Assemblea. Inoltre, condanna la mancanza di cooperazione della delegazione azera con il relatore della Commissione per gli affari giuridici e i diritti umani su “Minacce alla vita e alla sicurezza dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani in Azerbajgian”, al quale è stato rifiutato di visitare il paese per tre volte. Deplora profondamente anche che il relatore del Comitato sulla migrazione, i rifugiati e gli sfollati su “Garantire un accesso libero e sicuro attraverso il Corridoio di Lachin” non sia stato invitato in Azerbajgian durante la sua visita conoscitiva nella regione e non abbia quindi potuto recarsi in il Corridoio di Lachin.
7. Pertanto, l’Assemblea decide di non ratificare le credenziali della delegazione dell’Azerbajgian. La delegazione può riprendere le sue attività in Assemblea quando sono soddisfatte le condizioni previste dal Regolamento».
Delegazione dell’Azerbajgian all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa
Dichiarazione
24 gennaio 2024
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
«La Repubblica di Azerbajgian è una nazione orgogliosa, indipendente, sovrana, democratica e multiculturale. La democrazia è la nostra scelta consapevole e abbiamo fatto enormi progressi nel sostenere i diritti umani e lo Stato di diritto in Azerbajgian da quando abbiamo ottenuto la nostra indipendenza nel 1991.
L’obiettivo principale dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) è quello di fornire una piattaforma per il dialogo tra parlamentari di diversi Paesi, basata sul rispetto reciproco e su un piano di parità.
Quando l’Azerbajgian ha aderito al Consiglio d’Europa nel 2001, è stato con la speranza e l’aspettativa genuina che questa organizzazione, progettata per difendere i diritti umani e lo stato di diritto, avrebbe aiutato l’Azerbajgian a ripristinare i diritti di centinaia di migliaia di Azeri violati di conseguenza. dell’aggressione militare e dell’occupazione di una parte dei suoi territori riconosciuti a livello internazionale da parte dell’Armenia e, di conseguenza, la giustizia sarebbe servita per raggiungere una pace duratura nella regione.
Per 19 anni, dal 2001 al 2020, l’APCE non è riuscita a ritenere lo stato aggressore Armenia responsabile delle sue azioni in contraddizione con i valori e i principi fondamentali del Consiglio d’Europa. Riguarda in particolare il palese disprezzo dei diritti umani dei rifugiati e degli sfollati interni Azeri sottoposti a pulizia etnica.
Dopo la storica vittoria dell’Azerbajgian sull’aggressione, l’occupazione e il violento separatismo, e il ripristino della sua integrità territoriale e sovranità, ci troviamo di fronte ad una campagna diffamatoria orchestrata per denigrare l’Azerbajgian e gettare ombra sui suoi successi nel ripristinare la giustizia negata per così tanto tempo al popolo dell’Azerbajgian. Nei quasi 20 anni in cui la delegazione azera ha sollevato le gravi conseguenze dell’occupazione armena, ci è stato detto che l’APCE non è il formato giusto per discutere le questioni legate al conflitto. Ma ora la stessa APCE e gli stessi parlamentari dicono esattamente il contrario e non perdono occasione per attaccare l’Azerbajgian. L’interpretazione selettiva del diritto internazionale e il diverso trattamento delle questioni relative all’integrità territoriale e alla sovranità degli Stati dimostrano la natura cinica e ipocrita degli autori di questa vergognosa proposta.
Sfortunatamente, l’APCE viene utilizzato come piattaforma per prendere di mira alcuni Stati membri. I principi fondamentali dell’APCE vengono sfruttati da alcuni gruppi prevenuti per promuovere i propri ristretti interessi. Corruzione politica, discriminazione, odio etnico e religioso, doppi standard, arroganza e sciovinismo sono diventati pratiche prevalenti nell’APCE.
Consideriamo l’iniziativa di mettere in discussione le credenziali della delegazione dell’Azerbajgian presso l’APCE come parte di questa feroce campagna. Consideriamo inoltre questa iniziativa come un tentativo deliberato e inaccettabile di interferire indebitamente con il processo elettorale in corso in Azerbajgian e un vivido esempio di azioni insidiose volte a minare il funzionamento delle istituzioni democratiche nel nostro Paese. Il proposto rifiuto di ratificare le credenziali della nostra delegazione costituirà un duro colpo per la credibilità e l’imparzialità del Consiglio d’Europa nel suo insieme, e la responsabilità delle sue conseguenze gravi e irreversibili ricadrà interamente sui suoi promotori.
Nessuno al mondo, compresi coloro che sono seduti in questa sala, può parlare con l’Azerbajgian nel linguaggio della minaccia e del ricatto. Mai prima nella storia dell’APCE, questa organizzazione si è comportata in modo così vergognoso.
Di fronte all’attuale insopportabile atmosfera di razzismo, azerbajgianofobia e islamofobia nell’APCE, la delegazione dell’Azerbajgian decide di cessare il suo impegno e la sua presenza all’APCE fino a nuovo avviso».
Postscriptum
Un’osservazione, tra le tante altre che potrebbero essere fatto su queste accumulo di falsità. Qui si tratta di una questione tra l’Azerbajgian e il Consiglio d’Europa, con cui non c’entra l’Armenia. Significativo è, che nessuno dei parlamentari Armeni sia intervenuto nel dibattito e che peraltro l’Armenia non viene neanche menzionata, quando si parla dei “promotori”.