Dove sono finiti gli abbracci che non ci siamo dati (Larepubblica 16.06.20)
Dove sono finiti tutti gli abbracci che non ci siamo dati? E quelli che non ci stiamo dando? Una disegnatrice del New Yorker qualche giorno fa ha immaginato che diventino fantasmi che volteggiano sul cielo delle nostre nuove vite. Come nuvole che coprono il sole. Deve essere per questo che uscire dalla quarantena per molti si sta rivelando così difficile. È come se il coronavirus, che nelle statistiche quotidiane appare sotto controllo finalmente, almeno nella nostra parte di mondo, continuasse a vivere nelle nostre menti. Nei nostri pensieri. Sembriamo rallentati. Qualcuno dice che è per lo smart working, che per alcuni sta diventando una versione più elegante dello small working, lavorare poco finché si può. Altri lo attribuiscono alle mascherine, i guanti, il gel, il plexiglas, le buste dove ficcare tutto: ma non doveva essere l’anno in cui ci sbarazzavamo della plastica? Oppure sarà per un’umanissima paura del futuro: saremo più poveri, dicono tutti, molti lo sono già. Voglia di spendere, azzerata. Ci sentiamo sommersi da quello che è capitato e aspettiamo di essere salvati invece di metterci a nuotare per raggiungere una riva. Come se non sapessimo più nuotare, come se non potessimo salvarci da soli. E infatti nei discorsi di chi comanda si parla solo di aiuti, sostegni, protezioni, tutele. Cose giuste, anzi sacrosante, ma il messaggio che ci arriva è: siete inermi. Per questo mi hanno colpito le parole di Armen Sarkissian. È un ex fisico armeno, da giovane è stato uno degli sviluppatori che ha fatto del gioco Tetris un successo mondiale, poi a lungo ambasciatore a Londra e infine è diventato il presidente dell’Armenia, che è una piccola repubblica caucasica di tre milioni di abitanti e con un’economia vivace ma piccolissima. Che ha detto? Ha detto tante cose belle che dicono un po’ tutti in questi giorni di Stati Generali: che questa crisi è un acceleratore di futuro, che una pubblica amministrazione digitale può cambiare il modo in cui un Paese funziona e che per esempio la salute e l’istruzione a distanza saranno sempre più richieste, e che non dovremmo smettere di contrastare il cambiamento climatico. Ok. Ma poi ne ha detta un’altra di cosa, che invece non dice nessuno e il cui senso è esattamente l’opposto del “siete inermi”, il senso è “ce la potete fare”. Iniziate a nuotare.
Insomma Armen Sarkissian ha detto che adesso i governi dovrebbero occuparsi di favorire la nascita di nuovi lavori piuttosto che sovvenzionare industrie morenti. Startup, ma non solo. Nuove aziende. Darsi da fare. Andare avanti. Spazzare via le nuvole.
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