Dopo le trattative con Putin la Merkel ha cercato aiuto in Caucaso (Sputnik 30.08.18)
Una settimana dopo le trattative con Putin a Berlino Angela Merkel si è rivolta ai Paesi del Caucaso meridionale. Il viaggio è stato definito storico prima ancora che la cancelliera tedesca arrivasse nella regione.
La Merkel ha visitato la Georgia 10 anni fa, mentre in Armenia e in Azerbaigian non era mai stata. Ai presidenti dei tre Paesi sono state poste numerose domande, ma solo una ha messo in difficoltà la Merkel: può l’Europa fare affidamento sul gas caspico come alternativa a quello russo? Sputnik vi rivelerà se la Merkel ha ricevuto una risposta a questa domanda.
Delle rose e un binocolo georgiani per la Merkel
Il tema principale per i media occidentali quando la Merkel ha toccato il suolo georgiano è stato il bouquet di rose. A consegnarglielo è stato il primo ministro Mamuka Bakhtadze. La settimana prima a regalare dei fiori alla cancelliera tedesca era stato Vladimir Putin. In Occidente Putin è stato più volte criticato perché accoglie le politiche donne donando dei fiori. Ma apparentemente questa tradizione vige anche in Caucaso.La Russia comunque è stata citata più volte durante le trattative tra Germania e Georgia ma non riguardo ai fiori. Le autorità georgiane hanno chiesto alla Merkel quando Mosca ritirerà le sue truppe dall’Ossezia del Sud e dall’Abcasia. In risposta la Merkel ha definito “iniqua” la situazione creatasi intorno a quel territorio che Tbilisi ha sempre considerato proprio. E per comprendere la situazione si è recata sul posto con osservatori della missione di monitoraggio dell’UE. Nel villaggio di Odzisi, al confine con l’Ossezia del Sud, la cancelliera ha guardato con il binocolo la base militare russa. E ha constatato: “Il processo di risoluzione del conflitto sarà lungo”.
“Dopo gli scontri dell’agosto del 2008 la Merkel si è recata in visita a Tbilisi e ha richiesto il ritiro delle truppe russe dalle “secolari terre georgiane”. Tale definizione come minimo presupponeva la presenza di un particolare status dell’Ossezia del Sud e dell’Abcasia”, afferma Sergey Markedonov, studioso della regione del Caucaso e docente di Studi geopolitici presso l’Università Statale Russa per le discipline umanistiche. Anche in quest’occasione la cancelliera tedesca ha rinnovato la sua richiesta, ha precisato l’esperto. Ma ha dimenticato che allora aveva parlato di ritiro in particolare dal “nucleo della nazione georgiana”, ma questa richiesta è stata da tempo soddisfatta.
La Merkel ha risposto in modo elusivo alla domanda relativa a un futuro ingresso della Georgia nella NATO e nell’UE. “Queste cose richiedono molto tempo. Al momento si stanno preparando ad entrare nell’UE i Paesi dei Balcani occidentali. Fra non molto la Gran Bretagna abbandonerà l’UE. Tenuto conto di questi fattori, è difficile prendere delle decisioni sull’ingresso della Georgia”, ha spiegato la Merkel.
Molto più importante per lei è stata la discussione relativa alla realizzazione del progetto del Corridoio meridionale del gas. Questo gasdotto, che dovrebbe garantire forniture di gas proveniente dal giacimento azero Shah Deniz 2, è per l’Europa l’alternativa al gasdotto russo North Stream 2. La posa del gasdotto è cominciata nel 2015 e tre mesi fa hanno messo a regime il primo dei tre tratti: il gas viene trasportato in Turchia attraverso la Georgia e poi arriva in Grecia. I partecipanti al progetto hanno deciso di costruire un luogo per la conservazione del gas in Georgia. In estate sarà possibile riempirlo per evitare interruzioni delle forniture durante l’inverno. La Germania si è detta pronta a finanziarne la costruzione. La Merkel ha sottoscritto a Tbilisi un accordo per il finanziamento del progetto del valore di 150 milioni di euro.Andrey Devyatkov, ricercatore senior dell’Istituto di Economia presso l’Accademia nazionale russa delle scienze ritiene che sulle trattative abbia influito il recente ripristino dei contatti commerciali tra Russia e Germania. “La Merkel doveva dimostrare alla NATO, all’UE e al Partenariato orientale che il dialogo con Mosca non viene portato avanti a loro discapito. Da qui derivano il sostegno alla questione dell’unità territoriale georgiana e la discussione sul Corridoio meridionale del gas che molti in Occidente interpretano come un mezzo per combattere il diktat russo sul gas”, ha osservato.
Senza inutili giri di parole in Armenia
Anche in Armenia ad aspettare la Merkel vi era un bouquet di fiori. Ad accoglierla il primo ministro Nikol Pashinyan. Già dai suoi primi minuti in Armenia su Internet hanno cominciato a confrontare a chi la Merkel sorridesse più benevolmente: a Pashinyan o al premier georgiano. In Armenia si è deciso che a Yerevan la cancelliera sorridesse in modo più sincero.Dopo aver espletato tutte le formalità di protocollo, la Merkel ha proposto a Pashinyan di aiutarlo nell’attuazione dell’Accordo di partenariato globale e rafforzato con l’UE che le autorità armene hanno sottoscritto a novembre a condizioni semplificate. Pashinyan non ha avuto niente in contrario. Tuttavia, ha fatto subito capire che “non avrebbe fatto grandi inversioni di marcia nella politica estera” e che avrebbe continuato a intrattenere rapporti sia con la Russia sia con l’Europa.
Secondo Mikael Zolyan, rappresentante del Centro di Studi regionale di Yerevan, le trattative hanno dimostrato che l’Armenia non è intenzionata a cambiare il proprio approccio di politica estera sull’esempio della Georgia, anche se Berlino è un partner economico importante per Yerevan. “È il terzo partner per fatturato dopo la Russia e la Cina”, ha specificato l’esperto.
Zolyan ha sottolineato il fatto che la Merkel abbia accordato gli aiuti per la risoluzione della Guerra del Nagorno-Karabakh, ma afferma: “Nessun passo concreto è stato fatto proprio come la Germania desiderava”. “La Merkel ha provato a non promettere niente non solo sulla questione del Nagorno-Karabakh. Anche quando si è parlato della liberalizzazione del regime dei visti tra Armenia e UE la Merkel è stata eccessivamente prudente”, ha aggiunto Zolyan.
La Merkel e Pashinyan, terminati i discorsi ufficiali, hanno passeggiato per il centro di Yerevan e si sono fatti fotografare con alcuni passanti. Ad un certo punto il premier armeno ha preso il cellulare di una persona tra la folla e si è fatto un selfie. “La fotografia diventata virale sui social media è la conferma migliore del fatto che in UE sono pronti a dialogare con le nuove autorità armene”, ha concluso Zolyan.
Il pragmatismo alla maniera azera
La visita della Merkel in Azerbaigian è stata oscurata da uno scandalo. Le autorità azere hanno vietato l’ingresso nel Paese al deputato del Bundestag Albert Weiler facente parte della delegazione tedesca. La ragione? Il parlamentare tedesco aveva visitato il Nagorno-Karabakh senza il permesso di Baku.
Dopo questo fatto alcuni politici tedeschi hanno invitato la Merkel a disdire la visita. Ma il prezzo del viaggio era molto più alto di questo scandalo. “L’Azerbaigian è importante per la diversificazione delle forniture di gas in Europa”, ha ripetuto più volte la Merkel.Un’atmosfera negativa intorno a questa visita è stata creata anche dal fatto che alla vigilia della visita i media azeri hanno comunicato il possibile ingresso di Baku nell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva, CSTO (una sorta di “NATO russa” secondo gli occidentali). Questo ha sorpreso gli europei poiché della CSTO fa parte il principale nemico dell’Azerbaigian, cioè l’Armenia. Inoltre, l’anno scorso Baku ha adottato un progetto di partenariato con la NATO.
Nurlan Gasymov, studioso del Caucaso, non vede in questo sviluppo una contraddizione. Gasymov interpreta le dichiarazioni relative all’ingresso nella CSTO come un tentativo di bilanciamento della politica estera di Baku. E ha forti dubbi sul fatto che questo accadrà davvero. “Nel caso più estremo l’Azerbaigian entrerà nella CSTO come Paese osservatore. Ma questo non porterà Baku ad abbandonare la politica di non allineamento ai vari blocchi politico-militari e non impedirà a Baku di prendere parte ai programmi della NATO”.
All’incontro con Ilham Aliyev la cancelliera tedesca ha parlato subito del gas. La Merkel ha riconosciuto che il combustibile russo è più conveniente, ma per diversificare l’Europa è pronta a pagare. Il presidente azero, a sua volta, ha invitato Berlino a investire più attivamente nel settore del petrolio e del gas.
Inoltre, la Merkel e Aliyev hanno discusso delle prospettive relative alle forniture di gas turkmeno lungo il Corridoio meridionale del gas. Fino a poco tempo fa importare dal Turkmenistan era difficile a causa dell’indeterminatezza dello status del Mar Caspio. Ma dopo la recente sottoscrizione della convenzione su tale materia Ashgabat può unirsi al gasdotto.Secondo Devyatkov, in grado di congelare le forniture di gas turkmeno potrebbero essere eventuali trattative su grandi volumi di gas tra Baku e Ashgabat e ingenti spese nella costruzione e nella sistemazione dei giacimenti del tratto turkmeno.
“Il progetto del Corridoio meridionale del gas è stato avviato nel 2013 quando il prezzo del gas era alto. Oggi il prezzo si è quasi dimezzato. Per questo, le spese infrastrutturali potrebbero non rientrare. Non a caso Aliyev ha dichiarato che ora è il Turkmenistan ad avere il coltello dalla parte del manico”, ha osservato l’esperto.
L’Europa considera il Corridoio meridionale del gas come un modo per ridurre la dipendenza dal gas russo, ma Mosca non teme la concorrenza. Il consumo annuale di gas dell’UE raggiunge i 500 miliardi di m3. La potenza iniziale del gasdotto non supererà i 16 miliardi di m3.
Dopo la messa a regime completa il gasdotto potrà rifornire l’Europa di 31 miliardi di m3 di gas all’anno. La potenza del North Stream 2 è di quasi due volte superiore: 55 miliardi di m3. Dunque, alla sua domanda la Merkel ha trovato risposta, ma molto probabilmente non ne è soddisfatta.