Diari della Motocicletta: Da Milano all’Armenia con una moto Guzzi (Cds 27.05.19)
Sono davanti a casa, a Milano, è il 19 maggio e tra le gambe borbotta una Moto Guzzi gialla e bianca, davanti a me ho 10 mila chilometri. Sembrerebbe la situazione ideale, ma piove a dirotto, il termometro sul cruscotto segna 12 gradi e io vorrei tornare a letto. Essendo la situazione tragicacomica e non drammatica, non è tutta la vita a passarmi davanti, ma solo la piccola parte che riguarda il concatenarsi di eventi e coincidenze che mi ha portato a questo istante: di fronte ho una infinità di chilometri, curve e paesaggi, dietro, e precisamente nel collo, un rivolo d’acqua fredda.
Dicevo, come mi sono trovato qui? Lo scorso inverno avevo architettato un viaggio in Cina, e lo avevo proposto alla Moto Guzzi che proprio a primavera avrebbe lanciato la V85 TT, una moto perfetta per un viaggio avventuroso. Paolo, il capo dell’ufficio stampa era entusiasta come me: nessuno lo dice mai, ma chi progetta e produce moto ultimamente è un po’ frustrato. Loro testano i prototipi perché siamo in grado di sopportare il freddo siberiano e il caldo del deserto, e poi i loro clienti il più delle volte la cosa più avventurosa che fanno è tornare a casa nel traffico dell’ora di punta. Purtroppo arrivare in Cina, nonostante mille telefonate, visti richiesti e mail spedite (spesso senza risposta) a personaggi ineffabili come il responsabile degli spot motoristici uzbeki, che peraltro mai ha risposto, si è rivelata una impresa impossibile.
Così, in fretta e furia, abbiamo cambiato la meta del viaggio: si dice sempre che i proprietari delle mega enduro, quelle moto che con borse e bauli stazzano come un traghetto, al massimo su due ruote vanno a prendere l’aperitivo? Bene, e allora a prendere l’aperitivo ci andiamo anche noi, solo che il baretto che abbiamo scelto è ad Areni, in Armenia, quasi al confine con L’Azerbaijan. Là dove è stata scoperta dagli archeologi la prima cantina della storia dell’umanità. Laggiù nel Caucaso il vino si fa da piu di 6 mila anni, di sicuro avranno una bottiglia che vale la pena di stappare: tra andata e ritorno sono più o meno 10 mila chilometri, speriamo che non lesinino con patatine e olive.
La moto, che come dicevo borbotta tra le mie gambe in attesa che metta la prima, secondo Tommaso e Corrado, gli “arcimeccanici” del reparto esperienze della casa che l’hanno messa a punto, è pronta a tutto, ma è identica a quella che si potrebbe comprare dal concessionario: non ci sono pezzi speciali, sospensioni rinforzate, motore versione Paris-Dakar. Ci sono però delle belle borse, una tanichetta per la benzina, un po’ di pezzi di ricambio (che spero di non dover utilizzare) e i tubi para motore, nel caso finissi di muso sull’asfalto. E anche questi confido di non testarli.
Ora devo solo mettere la prima, che sul Guzzi fa CLONK, ma su questa che è nuova fa un sommesso clonk, e partire. Prima tappa Roma, a salutare la mamma. Poi si punta su Bari, ci si imbarca, quindi si attraversa la Grecia, si percorre tutta la costa turca sul Mar Nero, si entra in Georgia, ci si arrampica su ogni strada che punta ai monti (è la mania di noi motociclisti), si arriva in Armenia, si stappa la bottiglia ad Areni e quindi si torna, attraversando il Mar Nero e poi Bulgaria, Romania, Ungheria e Austria. Ora parto, che non vedo l’ora di essere dalle parti di Arezzo per ricordarmi qualcosa di essenziale che di sicuro mi sono scordato sul tavolo di casa. Clonk.