Decine di morti nella guerra esplosa tra Armenia e Azerbaijan (Blognotizie.info 06.04.16)

La regione del Nagorno-Karabakh rischia di ritornare una zona calda di guerra come negli anni 1992-1994, osserva il giornale Vzgliad. I cristiani piangono i loro morti e invocano la pace.

Sono ripresi nella notte gli scontri nella regione del Nagorno Karabakh contesa tra Armenia e Azerbaigian.

Il cessate il fuoco durava dal 1994, da quando Armenia e Azerbaigian avevano siglato la fragile tregua dopo sei anni di conflitto costati la vita a 30mila persone, tra cui molti civili. Nelle ultime ore entrambi le parti si sono accusate di aver violato la tregua, con un’offensiva dell’artiglieria pensante lungo tutta la linea del fronte e che e’ andata avanti per ore. Il portavoce del ministero della Difesa armeno ha annunciato on line l’abbattimento di un elicottero azero, ma da Baku è arrivata una secca smentita: “è una bugia”.

La Chiesa armena “piange” le vittime cadute. Gravi danni sono stati anche inflitti alle proprietà private.

Nel villaggio di Thalisch una famiglia composta da una coppia e la nonna è stata massacrata. Come John Kifner una volta ha scritto sul “New York Times”, alla vigilia della prima guerra mondiale, c’erano due milioni di armeni nell’Impero Ottomano e nel 1922, c’erano meno di 400.000. Le armi hanno ricominciato a farsi sentire in Nagorno Karabakh, enclave a maggioranza armena nel sud-ovest dell’Azerbiaigian.

Nel 1988, la provincia decise per la secessione dall’Azerbaigian e l’annessione all’Armenia, scatenando un conflitto tra i due Paesi che tra il 1988 e il 1994 ha provocato tra i 25 ed i 35mila morti e centinaia di migliaia di profughi. “Ma in politica non c’è né rispetto né pace”.

Il risultato è che si parla di un bilancio di almeno 33 morti e di oltre 200 feriti. Lo scacchiere dei rapporti tra gli Stati coinvolti nella crisi è delicatissimo. Potenzialmente quindi la situazione è critica. I numeri, però, sono in costante evoluzione. L’intensità delle violenze è stata tale da richiedere un intervento diplomatico della Russia potenza che in questo conflitto riveste spesso il ruolo di mediatore.

Il tutto sta avvenendo alla vigilia del viaggio di Papa Francesco in Armenia.

Maksim Yusin, analista del giornale Kommersant, ritiene, al contrario, che nessuna delle parti sia ancora in grado di scatenare un conflitto su larga scala. “Il Papa – conclude l’esperto – ha un peso politico rilevante ovunque vada”.

In attesa di avere un quadro più chiaro della situazione, è possibile che quanto accaduto inneschi le reazioni dei due principali Paesi stranieri che hanno interessi in quest’area: la Russia da una parte, legata al governo armeno di Yerevan per motivi di carattere commerciale; la Turchia dall’altra, che coltiva da tempo un’alleanza energetica con l’esecutivo azero di Baku.

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Nagorno Karabakh sarà una nuova guerra? (Temometropolitico.it 06.04.16)