Dazeboanews.it – “Il padre”. Kolossal letterario sullo sfondo del genocidio armeno. Recensione. Trailer (02 apr 2015)
ROMA – Arriva sui nostri schermi il 9 aprile “Il padre” del regista Fatih Akim, già presentato all’ultima mostra di Venezia con il titolo di “The cut”. Al Lido la pellicola era attesissima perché dedicata al genocidio degli Armeni, tema sul quale il cinema non ha prodotto molte opere, senza contare il fascino dell’attore protagonista: un talento come Tahar Rahim, indimenticabile interprete de “Il Passato” di Asghar Farhadi.
La storia de “Il padre” inizia nel 1915 a Mardin, città della Turchia con una popolazione molto eterogenea, in una notte in cui la polizia turca fa irruzione nelle case per rastrellare tutti gli armeni maschi, incluso il giovane fabbro Nazaret Manoogia, cattolico con una croce tatuata sull’avambraccio. Nazaret , strappato alla moglie e alle figlie gemelle, viene portato lontano, costretto, tra frustate e malnutrizione, ai lavori forzati, fino a quando la morte non gli si presenta davanti sotto forma di un uomo intenzionato a sopprimerlo. Destino vuole che il carnefice, per senso di colpa, incredibilmente lo risparmia. Nazareth ormai diventato muto, disperato, affamato ed estraneo in patria, scopre quasi per caso che le sue due amate figlie sono ancora vive. Inizia così l’avventurosa ricerca di un padre pronto a tutto pur di ricongiungersi alla prole, tra i deserti della Mesopotamia e l’Avana, fino alle desolate praterie del North Dakota…
Malgrado l’epicità della storia, l’impianto del kolossal, la professionalità dell’intera equipe, il richiamo di Tahar Rahim, “Il padre” resta un dramma prolisso, incapace di suscitare vere emozioni, e ciò nonostante il tema storico trattato. A riprova che in ogni film non conta solo il contenuto, ma la sua forma: il modo in cui cioè viene narrato. “Il padre”, per quanto tecnicamente ineccepibile, è un film letterario, non è vivo: non ci si dimentica insomma che quello che stiamo guardando è solo un film. Continua