Covid-19 in Caucaso: tra conflitti e teorie del complotto (Osservatorio Balcani e Caucaso 23.09.20)
In Caucaso, nonostante il Covid-19, lo spettro di conflittualità si èampliato e, quest’anno più che mai, ha coinvolto anche i social.
Armenia-Azerbaijan
A luglio sul confine armeno-azerbaigiano si è combattuto, ed è stato dopo quelli del 2014 e del 2016 il peggior episodio di violazione del coprifuoco dal 1994.
Un conflitto che torna sempre più militare, oltre che diplomatico e territoriale, quindi, e che impiega sempre più nuove armi. Gli scontri di luglio sono stati preceduti da una guerra combattuta nel cyberspazio, attraverso i social.
Il 21 maggio era stato diffuso ed era diventato virale un video che sarebbe stato girato a Yerevan. Il numero sorgente che aveva immesso il video nel circuito di WhatsApp creando un apposito gruppo con diversi numeri armeni risultava di un abbonato ucraino di nome Alex, mentre l’utente “Armen Tigranian” lo aveva fatto circolare su Youtube. Nel video cittadini presumibilmente azerbaijani passeggiano liberamente e indisturbati per Yerevan, in piena crisi Covid-19. Le relazioni diplomatiche fra i due paesi sono inesistenti, e lo scopo del video sarebbe stato di dimostrare l’ignavia e l’inefficacia dei sistemi di controllo – anche epidemiologico – armeno. Le autorità armene hanno denunciato il video come un fake volto a fiaccare il morale degli armeni.
A giugno su Facebook sono comparse liste di cittadini armeni morti e malati di Covid-19. La pista seguita è quella di hackers azerbaijani che avrebbero trovato una falla nel sistema di sicurezza del ministero della Salute e in due sessioni di accesso illegale a mail e database sarebbero riusciti ad impossessarsi di dati personali prima di 3500 e poi di 950 fra malati e deceduti, e disseminarli. È stata lanciata un’indagine ma come sempre la questione dell’attribuzione rimane spinosa.
Sempre su Facebook – a pochi giorni dall’inizio degli scontri lungo il confine – stando agli organi di sicurezza armeni , finti account di sedicenti armeni residenti all’estero che si presentavano come ex soldati o filantropi si mettevano in contatto con i soldati armeni con lo scopo di ottenere informazioni sul dispiegamento militare e sulle attività in corso. È stata pertanto emessa una notifica di diffida ad accettare contatti di questo tipo e a condividere informazioni anche non sensibili con sedicenti connazionali all’estero.
Tra il 14 ed il 15 luglio inoltre sono stati riportati reciproci attacchi hacker tra Azerbaijan e Armenia .
Il Centro Lugar
Fra Georgia, Russia e Ossezia del Sud vi è una nuova mela della discordia: il Centro Lugar. Il centro, intitolato a un senatore americano , si trova vicino a Tbilisi, è stato inaugurato nel 2011 ed è un centro di ricerca della rete dell’Agenzia nazionale per le malattie e sanità pubblica. È un laboratorio chiave nei campi di ricerca biomedica e di biosicurezza, aperta a studenti e medici. La sua biblioteca è divenuta quella di riferimento del sistema sanitario pubblico.
Dal 2017 la Russia ha cominciato a sollevare accuse riguardo alle attività del centro, sostenendo che sia una base di diffusione di malattie in mano agli americani. Queste accuse sono state più volte riprese dai separatisti ossetini che sostengono che Tbilisi stia usando il centro per fare bioterrorismo.
Con la diffusione del covid-19 le accuse si sono inasprite. I servizi di sicurezza ossetini hanno accusato il centro di creare armi biologiche finalizzate alla distruzione mirata della popolazione dell’Ossezia meridionale e di aver creato un sistema di monitoraggio della situazione sanitaria ed epidemiologica locale. Da parte ossetina si è anche affermato che il centro sarebbe stato incaricato di condurre operazioni di sabotaggio volte a distruggere bovini e piccoli animali, creazione artificiale di epizoozie, nonché di condizionare uno sviluppo agricolo dipendente dalla disponibilità di vaccini prodotti nel laboratorio Lugar.
Si afferma inoltre che il centro vorrebbe far aumentare la dipendenza della popolazione dell’Ossezia meridionale dai farmaci georgiani e occidentali e screditare gli sforzi delle autorità dell’Ossezia meridionale per garantire la sicurezza sanitaria-epidemiologica della Repubblica. I servizi di sicurezza hanno esortato la popolazione a evitare contatti con georgiani e ridurre la comunicazione con quanti – inclusi i parenti – mostrano un chiaro interesse per la situazione sanitaria ed epidemiologica dell’Ossezia del Sud.
Pipistrelli
È in questo contesto che il 3 luglio scorso un georgiano, Khvicha Mgebrishvili, è stato arrestato per essere entrato illegalmente nel territorio separatista ed accusato di essere un cacciatore di frodo di pipistrelli che avrebbe poi venduto al Centro per 5000 dollari. Secondo i Servizi di sicurezza ossetini sarebbe dal 2018 che il Centro fa ricerca su Coronavirus e pipistrelli locali ossetini.
Smentisce energicamente queste accuse la parte georgiana che ricorda l’importanza del laboratorio per garantire la salute pubblica e che quest’ultimo dal 2018 opera sotto esclusivo controllo del governo georgiano. Assoluta la smentita anche dell’ambasciatrice americana a Tbilisi.
A settembre il ministero degli Interni georgiano ha poi avvisato che i sistemi informatici del ministero degli Sfollati, dei Territori occupati, del Lavoro, della Salute e degli Affari Sociali georgiani erano stati oggetto di attacchi informatici ed assieme a questi anche alcune unità strutturali del ministero della Salute, tra cui il Centro Lugar. Attacchi “finalizzati all’appropriazione illegale e all’uso di importanti cartelle cliniche e informazioni sulla gestione delle pandemie… Una parte dei documenti autentici ottenuti a seguito di questo accesso illegale al sistema informatico sono attualmente in fase di caricamento su dei siti web stranieri e sono disponibili per gli utenti. Inoltre, il sito web carica documenti palesemente falsificati, che vengono deliberatamente falsificati per intimidire, confondere e creare diffidenza nel pubblico.”
Per la vecchia tattica della guerra psicologica con lo scopo di condizionare e disorientare le opinioni pubbliche, minare la coesione sociale e fomentare la diffidenza verso governo e amministrazione, nel Caucaso del sud ci si sta quindi cinicamente servendo della pandemia. E il campo di battaglia è rappresentato sempre più dai social.