Correva l’anno 1516: il culto di San Biagio (ruvochannel 30.01.20)
ra qualche giorno si celebrerà la Festa di San Biagio, Protettore e Patrono di Ruvo di Puglia e della Diocesi. Ma chi era il Santo Vescovo di Sebaste? Per quale ragione e da quando è nato il suo culto nel nostro paese? Conoscere l’origine e il significato di tale ricorrenza ci permetterà di avere più consapevolezza delle nostre origini e della nostra tradizione.
San Biagio nacque in Armenia (Asia Minore) tra il III e il IV Secolo d.C. Di professione medico, venne nominato Vescovo della sua città e, scoppiata la persecuzione contro i cristiani, si allontanò dal suo paese per trovare rifugio nei boschi dove, con il solo potere della preghiera, curava gli animali ammalati. Il suo nascondiglio, però, ben presto fu scoperto e il Santo fu imprigionato.
Nel processo che ne seguì, il Vescovo di Sebaste non rinnegò mai la sua fede cristiana e, per tale ragione, fu brutalmente torturato con dei pettini di ferro, prima di morire decapitato presumibilmente nel 316.
Diversi i miracoli a quest’ultimo attribuiti, tra cui, per citarne solo alcuni, il salvataggio da morte certa di un bambino nella cui gola si era conficcata una lisca di pesce, o l’intercessione dello stesso che permise ad una donna, che a lui si era rivolta, di riavere il suo maialino portatole precedentemente via da un lupo.
Il culto del Santo armeno pare essersi diffuso nella nostra città almeno dal XVI secolo. Ed infatti, nel 1516, a seguito dell’assalto di Consalvo di Cordova, che saccheggiò e rase al suolo l’intero paese, Fabrizio Carafa ordinò di costruire ex novo le mura della città. Sulla porta Noja o Noè, ovvero la porta principale della città, oltre allo stemma comunale, fu inserita una nicchia all’interno della quale vi furono apposte le statue in pietra di San Cleto, San Biagio e San Rocco, i tre Patroni e Protettori degli abitanti di Ruvo di Puglia, invocati dagli stessi a protezione dell’incolumità fisica e spirituale. In molte chiese del paese, nel corso dei secoli, sono proliferati dipinti e simulacri del Santo armeno.
Uno degli eventi simbolo legati a quest’ultimo risale al 1857, allorché Ruvo di Puglia fu colpita da una grave epidemia che colpì la gola di molti bambini. In tale occasione si decise di esporre la reliquia del Santo Protettore che compì il miracolo di far scomparire del tutto il morbo che tanta sofferenza aveva causato ai cittadini ruvesi.
Numerose sono le tradizioni legate alla ricorrenza della festa di San Biagio, celebrata ogni 3 febbraio. La giornata si apre con le Sante Messe celebrate sin dall’alba, poi, nel corso delle stesse, vi è l’usanza di benedire “Re Mesiure” ovvero i nastrini colorati, posti al collo dei più piccoli a protezione della gola.
Impossibile non pensare a tale ricorrenza senza ricollegarla ai “frecedduzze”, tarallini di varie forme, raffiguranti la mano benedicente, il bastone, la mitra del Santo armeno e altri piccoli segni.
Alla sera, poi, dopo il Pontificale Celebrato dal Vescovo, il simulacro ligneo del Santo viene portato in processione lungo le vie principali della Città, accompagnato dalle autorità civili e militari. Al rientro, i fedeli si dispongo in fila all’interno della Cattedrale per il tradizionale bacio della reliquia di San Biagio, custodita in una teca di Argento a forma di braccio con mano benedicente.