COLONIA. RIMOSSO – FORSE DEFINITIVAMENTE – IL MONUMENTO AL GENOCIDIO ARMENO (Bresciaanticapitalista 31.12.23)
di Gianni Sartori
Nel passato la Germania avrebbe fornito – non solo indirettamente – alla Turchia giustificazioni politiche e culturali per il genocidio armeno.
Ai nostri giorni si limita ad abbattere qualche monumento scomodo.
L’uso di stereotipi per demonizzare e criminalizzare alcune popolazioni non è stato ovviamente una esclusiva dei tedeschi, ci mancherebbe. Resta il fatto che sia nell’ottocento che nel secolo scorso in Germania vennero impiegati metodicamente. In particolare da esponenti politici, religiosi e soprattutto dalla stampa. Non solamente contro gli Ebrei, ma anche per gli Armeni descritti (oltre che con “il naso adunco”) come “più subdoli, bugiardi, usurai e traditori degli stessi ebrei”. Questo almeno è quanto emerge dagli studi di Stefan Ihrig (direttore del Centro di studi germanici ed europei dell’Università di Haifa)*.
In sostanza l’idea del genocidio non sarebbe apparsa improvvisamente nella mente di Mustafà Kemal (Ataturk) e soci. Tale ipotesi era già stata seminata, coltivata e innaffiata con anni di propaganda anti-armena sia nei giornali che in ambito letterario.
Tra gli scrittori va ricordato Karl May, a quanto pare fonte di ispirazione per lo stesso Hitler. Ma anche alcuni esponenti religiosi come il pastore protestante Friedrich Naumann si distinsero per opere pervase da ostilità nei confronti del popolo armeno. Al contrario un suo collega, Johannes Lepsius, aveva coraggiosamente denunciato il genocidio del 1915.
A un più alto livello, sia il Kaiser che Bismarck valutavano la “questione armena” come un problema interno dell’alleato turco. Al fine di garantirne la stabilità per ragioni economiche, militari e geopolitiche.
Come è noto la consapevolezza che i Giovani Turchi avevano potuto agire impunemente contro gli Armeni, rafforzò in Hitler l’intenzione di procedere alla stessa maniera con gli Ebrei. Annientandoli.
Si parva licet, un recente episodio (“politicamente scorretto” direi) di cancellazione della memoria storica ha riproposto la questione.
Da anni un piccolo monumento di Colonia che commemorava gli Armeni sterminati nel 1915 veniva deturpato, divelto o semplicemente spostato dall’amministrazione cittadina (vuoi con la scusa di una nuova pista ciclabile, vuoi – più onestamente – per evitare disordini). In questi giorni le autorità hanno preso la drastica decisione di rimuoverlo definitivamente. In questa città è presente una piccolissima comunità armena, ma soprattutto una ben più consistente di origine turca. Inoltre recentemente vi è stata aperta la sede dell’organizzazione nazionalista-islamica Milli Görüs (“Visione Nazionale”, fondata da Erbakan – il mentore di Erdogan – per riunire gli immigrati turchi in Europa) affiliata allo stato turco.Alla fine di ottobre poi, si era svolta una marcia organizzata dai nazionalisti turchi. Tra cui l’organizzazione di estrema destra, antisemita e panturanica “Ülkü Ocakları”(“Focolare degli Idealisti”, più noti come Lupi Grigi).
Una coincidenza che il monumento sia stato smantellato dalle ruspe proprio ora?
E’ lecito sospettare (come ha denunciatoil giornalista Guillaume Perrier) che questo sia “il risultato della pressione del governo turco e delle concessioni della destra tedesca”. Soprattutto pensando a come “la CDU abbia utilizzato, incoraggiato e appoggiato i Lupi Grigi e Milli Görüs per contrastare la presenza delle forze di sinistra tra i lavoratori turchi immigrati”.
Contro la decisione di rimuovere il monumento ha protestato anche la senatrice francese Valerie Boyer accusando gli amministratori di colonia di essersi “inchinati ai nazionalisti turchi che così hanno imposto la negazione del genocidio armeno”.
Ricordo che “in compenso” (!?!) nel quartiere centrale di Colonia di Ehrenfeld nel 2018 è stata inaugurata la Moschea Centrale DITIB in grado di ospitare oltre 1200 persone. Ospiti d’onore, Erdogan e Ali Erbas, presidente di Diyanet İşleri Başkanlığı (Direttorato degli affari religiosi ). All’epoca la costruzione suscitò non poche polemiche, soprattutto per l’impatto visivo dei minareti alti circa 55 metri.
Gianni Sartori
“Giustificare il genocidio. La Germania, gli armeni e gli ebrei da Bismarck a Hitler “(Guerini e associati editore).