Con Antonia Arslan a Venezia con Crédit Agricole (Pordenonelegge 05.12.22)
Con una grande voce della letteratura internazionale, la scrittrice di origine armena Antonia Arslan, raccontata sullo sfondo di una città unica al mondo, Venezia, giunge a conclusione – mercoledì 14 dicembre, alle 11 nell’Isola di San Lazzaro degli Armeni – il progetto “Conoscere, incontrare: uno scrittore, una città“, ideato e promosso in questa sua prima edizione da Crédit Agricole FriulAdria con Fondazione Pordenonelegge, per avvicinare i lettori a rilevanti figure letterarie del nostro tempo e ai luoghi che questi scrittori hanno vissuto e raccontato nelle loro opere. Antonia Arslan si racconta, e racconta la città di Venezia anche nella docu-produzione “L’isola di San Lazzaro e l’eredità armena” che le ha dedicato Fondazione Pordenonelegge, e che sarà proiettata e presentata in occasione dell’incontro. Con l’autrice dialogherà il poeta e scrittore Gian Mario Villalta. L’evento è già sold out.
«Sono italiana, ho studiato e conosco la letteratura italiana e non posso che scrivere in italiano – racconta Antonia Arslan nella video produzione che si presenta a Venezia – La parte armena custodita dentro di me si è sviluppata un po’ alla volta: prima come ricordo e memoria familiare legata anche ai parenti che ci facevano visita, poi come appropriazione vera e propria che mi ha restituito le immagini e i colori della natura orientale e del Paese perduto, l’Anatolia orientale, dove gli Armeni abitavano da migliaia di anni. È avvenuto attraverso racconti, fotografie, immagini di repertorio penetrate a poco a poco. Gli armeni, a differenza degli ebrei, hanno taciuto a lungo la loro tragedia, rimasta silenziata per troppo tempo a causa di ragioni storiche e politiche. Io stessa, con la mia famiglia, non parlavo mai in armeno a casa, tranne in rare situazioni e feste legate sempre alla città di Venezia». E sarà Venezia, appunto, il cuore di questa esplorazione guidata dal dialogo con Antonia Arslan. Di lei racconta l’accademica e scrittrice armena Siobhan Nash-Marshall: «gli armeni stessi la definiscono la loro “voce”: secondo la tradizione armena il popolo ha il suo bardo, e ad Antonia riconoscono questa prerogativa. Lei riesce ad essere insieme antichista e modernista, italiana e armena, concreta e meravigliosamente astratta: un tutt’uno che si fonde sempre in modo armonioso e coerente». E, sempre nel documentario prodotto, aggiunge il ricercatore universitario e scrittore Roberto Carnero: «Antonia Arslan è nata a Padova ma è da sempre molto legata a Venezia, innanzitutto per le robuste memorie familiari: suo nonno, Yerwant Arslanian – che dovette poi contrarre il suo cognome in Arslan – venne a studiare quindicenne a Venezia e si laureò a Padova, diventò un importante chirurgo e professore universitario. La sua storia è simbolica delle storie di tanti popoli d’Oriente che a Venezia hanno trovato la loro patria. Antonia Arslan stessa racconta spesso “l’ospitalità serena dei veneti, che non giudica mai con durezza ma valuta con calma i pro e i contro di ogni situazione. Concede credito allo straniero, ma non illimitato, perché alla fine i conti devono tornare …”. Così, se Padova è, ed è stata la parte più ”italiana” della vita di Antonia Arslan, Venezia è certamente la città legata alla sua componente armena».