COMUNICATO STAMPA Arrivano gli azeri in Artsakh. E vandalizzano le chiese cristiane. SOS all’Unesco e all’Europa: intervenite con urgenza.
Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” lancia un appello per la conservazione dei monumenti cristiani in Artsakh (Nagorno Karabakh).
Nonostante la diplomazia azera sia attivamente impegnata a convincere il mondo che nei territori conquistati agli armeni gli azeri “proteggeranno” i monumenti cristiani, già vengono segnalati i primi episodi di distruzione e vandalismo.
Nella loro avanzata nei villaggi del sud, i soldati azeri hanno abbattuto tutti i monumenti armeni, compresi quelli di natura prettamente religiosa.
E a Shushi, appena consegnata loro, la cattedrale del Santissimo Salvatore (bombardata due volte nello stesso giorno nelle scorse settimane) è stata già vandalizzata.
E dire che nella stessa città, il governo dell’Artsakh con i pochi fondi a disposizione, l’aiuto di una associazione francese e di una organizzazione iraniana, aveva recentemente terminato il restauro della splendida moschea persiana avendo ritenuto doveroso preservare il patrimonio artistico ancorchè appartenente ad altra confessione religiosa.
Se all’Europa è rimasto un minimo di orgoglio è forse arrivato il momento di far sentire la propria voce e ammonire la dittatura azera al rispetto del patrimonio cristiano (anche se armeno).
Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” chiede alle Istituzioni italiane di attivarsi per quanto del caso.
CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA
NOTA
Negli anni passati circa diecimila katchkar (croci armene di pietra) di epoca medioevale sono state rase al suolo a Julfa nel sud del Nakhchivan per far posto, in una zona desertica, a un campo di tiro militare.
Come i talebani afghani con le statue dei Buddha di Bamiyan: allora il mondo, giustamente, si scandalizzò; per le croci armene non furono spese molte parole salvo qualche accorato appello di alcuni storici dell’arte.
Ma anche decine di chiese e monasteri in tutto l’Azerbaigian negli anni hanno subito la medesima sorte e ora rimane solo una chiesa armena a Baku, sotto controllo della presidenza della repubblica, ridotta a biblioteca. D’altronde i loro fratelli turchi non hanno riservato miglior trattamento alle chiese armene dell’Asia minore…