Commossi dagli armeni che aiutano i turchi Commossi dagli armeni che aiutano i turchi (Resto del Carlino 02.03.23)
La popolazione turca e quella siriana, nella notte fra il 5 e il 6 febbraio, hanno subito un devastante terremoto, a causa del quale decine di migliaia di persone sono morte sotto le macerie. Questa tragedia ha influenzato le nostre giornate e i nostri pensieri e ci ha fatto riflettere sull’accaduto, finché una notizia, di cui non si è quasi parlato sui giornali, ha colpito la nostra attenzione. Sabato 11 febbraio cinque Tir carichi di cibo, medicine, acqua e aiuti umanitari sono partiti dal suolo armeno e hanno attraversato il confine per raggiungere le zone della Turchia più colpite. Da 30 anni nessuno attraversava il confine tra Armenia e Turchia, nemiche tra loro sia a causa del genocidio armeno per mano dei Turchi, con il milione e mezzo di morti tra il 1915 e il 1923, che del sostegno che la Turchia dà ancora oggi all’Azerbaigian nel conflitto per il Nagorno-Karabakh. Di fronte alla catastrofe prodotta dal terremoto però, il popolo armeno non è rimasto a guardare e si è mosso per aiutare le vittime turche, superando antiche ostilità e conflitti in corso. Ci siamo chiesti: “Cosa spinge l’uomo a compiere questi gesti di solidarietà, nonostante l’odio e l’inimicizia?”.
E abbiamo ripensato alla poesia ‘Fratelli’ di Ungaretti, studiata pochi giorni prima in classe. In una notte di guerra il poeta, di fronte a degli sconosciuti, li riconosce come fratelli, accomunati a lui dalla stessa fragilità. Anche gli Armeni hanno riconosciuto le vittime del terremoto come persone, si sono immedesimati in loro e hanno sentito che non era giusto che soffrissero per la mancanza di riparo, cibo e coperte. Hanno scelto di superare le ostilità e aiutare i nemici riconoscendoli come fratelli. Perché questa notizia l’abbiamo subito individuata tra le altre notizie? Perché ci è sembrata corrispondere al nostro cuore? Il cuore è qualcosa di puro, sincero, che desidera la felicità fin dalla nascita e in momenti come questi, in cui ci sentiamo accomunati agli altri dalla stessa fragilità e dallo stesso destino, scopriamo che la solidarietà ci fa bene e ci rende felici. È per questo che anche noi ci siamo messi in moto per aiutare le vittime, organizzando una raccolta fondi.