Clero diocesano in Armenia (Tusciaweb 20.04.17)
Civita Castellana – Riceviamo e pubblichiamo – Proseguono i viaggi culturali promossi dal vescovo Romano Rossi per il clero Diocesano.
Quest’anno sarà la volta dell’Armenia, il paese che per primo ha abbracciato il cristianesimo e che per il cristianesimo ha dovuto soffrire persecuzioni anche in tempi recenti.
Da questo spirito è stata ispirata l’iniziativa del vescovo della diocesi di Civita Castellana, coinvolgendo 30 sacerdoti perché si mettessero in pellegrinaggio con lui sulle tracce di una spiritualità profonda e tutta da scoprire. Tracce silenziose di una teologia e di una fede che si fa pietra. Testimonianze “profumate” di santità che con il loro passaggio umile e nascosto hanno illuminato la storia della Chiesa e del mondo.
Il viaggio si svolgerà dal 23 al 29 aprile e sarà piuttosto complicato per la mancanza di comunicazioni aeree dirette tra l’Italia e l’Armenia.
La prima tappa sarà a Yerevan con visite a Garni e a Ghegard. Il secondo giorno porterà la comitiva a visitare i monasteri di Novarank e di Tatev e pernotterà a Goris. Mercoledì 26 il gruppo si sposterà a Sevan visitando il monastero “costruito da Mariam” e godendo di uno stupendo panorama sul lago. Giovedì 27, partendo da Dilijan, si visiterà la fortezza Nera e in serata si rientrerà a Yerevan. Il giorno successivo sarà la volta di Echmiadzin, antica capitale dell’Armenia e centro spirituale del popolo Armeno.
Si sosterà anche presso la chiesa dedicata alla Santa Hripsime, una martire cristiana dei primi secoli. A Yerevan il tour si concluderà con la visita alla bellissima biblioteca.
Un viaggio tra le testimonianze di una fede antica e nuova capace di far gustare la bellezza di essere cristiani veri.
Il vescovo Rossi trascorrerà questo viaggio insieme ai suoi presbiteri, accomunati nella preghiera, nell’esperienza di fraternità che abbatte qualsiasi barriera anagrafica, di cultura e formazione. È il ritorno all’origine mistica della vita, con il richiamo a ciò che unisce, nell’unità e nella semplicità, dove il luogo trasmette e favorisce la comunione con l’infinito.