Chiese, cimiteri, croci. Gli azeri polverizzano il patrimonio armeno in Nagorno-Karabakh (Tempi 23.07.24)

I bulldozer dell’Azerbaigian falciano lapidi e khachkar, da Shushi a Berdzor sono stati rasi al suolo luoghi sacri e rimosse le croci, a Stepanakert vengono intitolate vie agli autori del genocidio. Il terribile rapporto del Centro europeo per la legge e la giustizia

L’Azerbaigian sta sistematicamente eliminando il patrimonio culturale armeno presente nella regione del Nagorno-Karabakh, occupata dagli azeri a seguito di due guerre nel 2020 e nel 2023. A lanciare l’allarme è un rapporto del Centro europeo per la legge e la giustizia (Eclj) di Strasburgo intitolato L’effacement systématique du patrimoine chrétien arménien dans le Haut-Karabakh, basato su dati satellitari forniti da Caucasus Heritage Watch e da Monument Watch.

Secondo ricerche convergenti, il Nagorno-Karabakh (conosciuto come Artsakh dai suoi 120 mila abitanti armeni, fuggiti in massa a seguito dell’occupazione azera del settembre 2023) ospita circa 500 siti culturali che custodiscono 6 mila vestigia del patrimonio storico armeno. La cancellazione di questo patrimonio – costituito principalmente da chiese, monasteri, cimiteri e khachkar (le famose stele di pietra su cui sono scolpite croci ed altre decorazioni ed iscrizioni) – è cominciata dopo l’occupazione da parte azera del 70 per cento del territorio controllato dall’allora Repubblica dell’Artsakh all’indomani del cessate il fuoco del 10 novembre 2020, ed è proseguita dopo la definitiva vittoria azera del 19-20 settembre 2023.

La distruzione dei cimiteri e delle chiese di Shushi

Stando a dati raccolti da Caucasus Watch, prima dell’offensiva del settembre 2023 l’Azerbaigian aveva già danneggiato o distrutto 20 siti storici, mentre altri 24 risultavano minacciati. Osservazioni satellitari e testimonianze locali permettono oggi di lanciare l’allarme su un gran numero di siti in corso di smantellamento, danneggiati o completamente distrutti. La chiesa di San Sergio di Hadrut a Mokhrenes del XVIII secolo è stata completamente distrutta nel marzo 2022, quindi nel settembre 2023 gli azeri hanno completamente ripulito il terreno e hanno iniziato a costruire una nuova struttura sul sito su cui sorgeva la chiesa. La chiesa di San Giovanni Battista a Shushi, nota come “la chiesa verde”, danneggiata dalle bombe azere durante il conflitto del 2020 risulta ora completamente rasa al suolo secondo immagini satellitari del 4 aprile scorso. Era stata costruita nel 1847.

I rilievi satellitari del 4 aprile hanno anche permesso di appurare che risulta completata la distruzione del cimitero di Ghazanchetsots a Shushi, iniziata nell’ottobre 2023. Sono state distrutte sistematicamente le lapidi, che risalivano ai secoli XVIII e XIX. Nella zona lo stesso destino è toccato ai cimiteri di Mets Taher, Sghnakh, Sui nord e della Porta di Yerevan.

Demolita la chiesa dell’Ascensione a Berdzor

Altra chiesa completamente distrutta, secondo rilievi satellitari dell’11 maggio di quest’anno, è la chiesa dell’Ascensione a Berdzor. Già nel 2022 l’Organizzazione pubblica per la protezione dei monumenti dell’Azerbaigian proponeva di convertire questa chiesa in una moschea, e la cosa sarebbe possibile ora che la chiesa è stata demolita e il terreno liberato dai detriti.

Il sito di Kohak era classificato come “luogo sacro” nell’inventario dei monumenti dell’ex repubblica del Nagorno-Karabakh perché fra le sue rovine si trovavano tre khachkar medievali e un piedistallo di khachkar risalenti a un periodo compreso tra il IX e il XIII secolo. La loro distruzione aveva avuto luogo nell’aprile 2021, nel giugno 2024 risultano in corso lavori di sterro e di costruzione che hanno comportato l’eliminazione delle ultime vestigia del luogo sacro.

Le preghiere dei cristiani armeni al monastero di Dadivank
Le preghiere dei cristiani armeni al monastero di Dadivank (Ansa)

I bulldozer azeri sulle lapidi del Nagorno Karabakh

Le scuole di Zar e Chirag, costruite negli anni Cinquanta, contenevano elementi architettonici ed estetici presi da chiese e cimiteri armeni medievali del Nagorno-Karabakh. Essi includevano khachkar, rilievi ornamentali e pietre con iscrizioni. Tra il 5 ottobre 2023 e il 2 giugno 2024 entrambe le scuole sono state rase al suolo.

Immagini satellitari dell’ottobre 2023 hanno confermato che una parte significativa del cimitero nei pressi di Vazgenashen risalente al XIV secolo, che ospita un autentico tesoro di khachkar medievali, è stata distrutta a causa di “attività di movimento terra”. Anche il sopra citato cimitero della Porta di Yerevan a Shushi, costruito tra il XVIII e il XIX secolo, è stato gravemente danneggiato tra il 5 ottobre e il 3 novembre 2023: i bulldozer hanno scavato una strada attraverso il cimitero, falciando lapidi storiche. Invece i danneggiamenti del cimitero di Ghuze T’agh nei pressi di Aknaghbyur sono iniziati già nel marzo 2021 e gran parte del cimitero risultava danneggiata nell’ottobre 2021. Nel maggio di quest’anno è stato confermato che il cimitero, che risale al XIX secolo, è stato completamente demolito.

La rimozione delle croci da chiese e cattedrali

Capitolo chiese. La storica chiesa del monte Vankasar, che risale al VII secolo, è stata privata della croce che sormontava la cupola. La chiesa di san Sergio nel villaggio di Karvachar, costruita nel 1279, secondo un rapporto del febbraio 2024 è stata vandalizzata dal governo azero, che afferma di voler “restaurare” questo storico luogo di culto. Il “restauro” si è concretizzato nella distruzione di simboli religiosi e nella erezione di una recinzione in ferro che impedisce la vista dell’area. Due storiche lastre di pietra levigata – decorate con opere d’arte cristiane e iscrizioni armene medievali – sono state rotte, e i resti della seconda lastra sono stati rimossi. Questa seconda lastra recava una rara iscrizione armena.

Anche la cattedrale di Ghazanchetsots a Shushi, costruita nel XIX secolo e situata nei pressi dell’omonimo cimitero, ha subito ingenti danni. L’Azerbaigian, sostenendo falsamente che la cattedrale appartiene alla Chiesa ortodossa russa, ha iniziato a “rinnovare” il luogo di culto armeno. Sebbene la chiesa sia circondata da spesse impalcature, le immagini pubblicate sui social media azeri mostrano che molti simboli religiosi sono stati rimossi dalla chiesa, inclusi gli angeli sul portale dell’edificio, le cupole e la croce della cattedrale.

A Stepanakert vie intitolate agli architetti del genocidio

Si teme che anche altri edifici storici cristiani siano in pericolo, in particolare gli storici monasteri di Dadivank (costruito fra il IX e il XIII secolo), di Gandzasar (XIII secolo) e di Amaras (IV secolo). Nel frattempo il governo azero ha completamente cambiato la toponomastica della città di Stepanakert, ribattezzata col nome azero di Khankendi: la via Tevosyan, che prendeva il nome da un dirigente comunista dell’epoca sovietica, è stata rinominata niente meno che via Ismail Enver Pascià, cioè uno degli architetti del genocidio armeno del 1915, mentre la via Nelson Stepanyan (dal nome di un eroe di guerra sovietico ucciso dai tedeschi nel 1944) è stata ribattezzata via Nuri Pasha dal nome di un ufficiale militare ottomano che svolse un ruolo di primo piano nel massacro di 30 mila civili armeni a Baku nel settembre 1918.

Nell’ottobre 2023 l’Azerbaigian ha permesso all’Unesco, dopo molte richieste, di visitare il Nagorno-Karabakh. Il rapporto degli ispettori Unesco, pubblicato al termine della missione di una sola giornata, ha stabilito le «strutture culturali e religiose» armene non avevano subito alcun danno.