Centoundicesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Il mondo “civilizzato” rimane in silenzio e se parla, sono parole al vento senza azione (Korazym 01.04.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 01.04.2023 – Vik van Brantegem] – Oggi siamo entrati nel 111° giorni del #ArtsakhBlockade, mentre il mondo “civilizzato” rimane in silenzio e se parla sono parole al vento senza azione, osservando pigramente mentre forniscono all’Azerbajgian ulteriori aiuti militari e stabiliscono nuovi accordi petroliferi e accordi commerciali. L’attenzione dei media è focalizzata sulla guerra in Ucraina e nessun interesse per i conflitti “secondari”. Nel frattempo le forze armate dell’Azerbajgian stanno continuando a rafforzare massicciamente le posizioni nel Corridoio di Berdzor (Lachin), lungo la frontiera (e sul territorio sovrano) dell’Armenia e aumentano le aggressioni lungo la linea di contatto con l’Artsakh per impedire la coltivazione dei campi. L’Azerbaigian minaccia gli Armeni dell’Artsakh e l’esistenza stessa dell’Armenia. Non è più il tempo di dichiarazioni e appelli. Non c’è più tempo per discutere, è tempo di agire. Più che mai i 120.000 Armeni in Artsakh, tra cui 30.000 bambini, hanno bisogno dell’attenzione. Le ONG non sono interessate nelle vite armene.
Il Ministero degli Interni della Repubblica di Artsakh informa: la voce che si sta diffondendo sui social network secondo cui la strada che collega l’Artsakh all’Armenia sarà aperta da oggi, 1° aprile, non corrisponde alla realtà. Dal 12 dicembre 2022, l’Azerbajgian mantiene chiusa, con un posto di blocco di “eco-attivisti” vicino alla città di Shushi, l’unica strada della vita che collega l’Artsakh con il mondo esterno. L’Artsakh è sotto assedio da 111 giorni, superando molte difficoltà e affrontando i problemi umanitari causati dalla chiusura della strada. Al momento, è possibile effettuare forniture umanitarie all’Artsakh solo attraverso la strada Stepanakert-Berdzor (Lachin)-Kornidzor-Goris da parte delle forze di mantenimento della pace russe e del Comitato internazionale della Croce Rossa (traffico che Baku ogni giorno presenta come “prova” che il Corridoio di Berdzor (Lachin) non è chiuso. Il traffico da e per l’Armenia è imprevedibilmente pericoloso fintanto che pseudoambientalisti e militari azeri si trovano nell’area di Shushi. Perciò, il Ministero degli Interni dell’Artsakh esorta a non cedere a informazioni false e a seguire solo le notizie ufficiali.
Nell’ambito degli accordi raggiunti, il personale militare del contingente di mantenimento della pace russo ha effettuato l’evacuazione di cittadini della Federazione Russa precedentemente giunti nel territorio del Nagorno-Karabakh. A seguito dell’operazione, sono state evacuate 28 persone, inclusi 8 bambini.
Come abbiamo riferito ieri [QUI], la regione francese dell’Alvernia-Rodano-Alpi intende rompere il blocco dell’Artsakh. “L’attenzione di tutto il mondo è fissa sull’Ucraina, e c’è un grande pericolo che l’Armenia e l’Artsakh vengano dimenticati”, ha detto ieri a Yerevan Laurent Wauquiez, Presidente del Consiglio regionale dell’Alvernia-Rodano-Alpi, una regione nel centro-sud della Francia con una popolazione di circa 8 milioni di persone. Nell’ambito di una visita in Armenia, una delegazione francese di 40 persone ha visitato la regione di Syunik, dove inizia il Corridoio di Lachin. Wauquiez ha descritto il blocco come una totale violazione dei diritti umani e ha esortato tutti a non ignorare il “blocco criminale, a non permettere alla popolazione di morire in silenzio”.
Laurent Wauquiez ha detto ai giornalisti durante una conferenza stampa che intende inviare un convoglio umanitario in Artsakh, un’iniziativa della sua regione e della comunità armena di Francia. Una colonna con la bandiera regionale della regione francese dell’Alvernia-Rodano-Alpi cercherà di sfondare il blocco e fornire aiuti umanitari alla Repubblica di Artsakh. “O passerà la colonna, e allora apriremo una piccola porta di speranza, o la colonna non potrà passare. E questo ci darà l’opportunità di presentare questo problema alle organizzazioni internazionali ed europee, per dichiarare che il diritto internazionale è ancora una volta violato e che devono essere prese misure”, ha affermato Wauquiez.
Wauquiez ha affermato di non conoscere “nessun altro angolo del pianeta dove 120.000 persone sono sotto un blocco totale e verso il quale si manifesta un atteggiamento così barbaro”. Ha detto che gli Armeni della regione “sono stati tagliati fuori dal mondo intero per più di 100 giorni” e che l’Azerbajgian non ha aperto la strada neanche dopo la decisione legalmente vincolante del Tribunale Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite. Crede che l’Azerbajgian stia “svolgendo un serio lavoro di propaganda per giustificare le sue azioni”. Dice che una grande delegazione è venuta con lui in Armenia, che ha visitato Syunik, al confine con l’Azerbajgian, per prendere conoscenza della situazione sul campo. “Tutti i membri della nostra delegazione potranno dire: io c’ero, ho visto, ho capito cosa sta succedendo. Il giorno successivo, le forze armate azere sono avanzate nei luoghi in cui ci trovavamo e li hanno occupati del territorio sovrano dell’Armenia”.
Secondo Wauquiez, la reazione della comunità internazionale è inadeguata a quanto sta accadendo. Dice di condividere i sentimenti della società armena ed è ugualmente turbato dall’inerzia dei partner internazionali: “È stato deciso che il gas russo non verrà più acquistato dopo l’occupazione di alcuni territori dell’Ucraina. Il gas azero è più accettabile? Perché non ci sono state ripercussioni per quello che è successo qui? Perché non ci sono sanzioni contro il regime di Aliyev?” Wauquiez ha detto che la regione armena di Syunik, al confine con l’Azerbajgian, “è la chiave per l’integrità dell’Armenia”. Crede che si stia svolgendo una “grande lotta” per la civiltà e la democrazia: “Questa non è una disputa tra due Stati in cui i confini non sono specificati, questo è un totale disprezzo per i diritti umani protetti da tutte le convenzioni internazionali, questo è un desiderio di distruggere una nazione, la sua cultura, la sua storia, la sua memoria”.
«Questi barbari saranno un grosso problema per il mondo “civilizzato” domani» (Liana Margaryan).
Le forze armate dell’Azerbajgian stanno eseguendo lavori di fortificazione sul territorio della comunità Tegh della Repubblica di Armenia. Il Servizio di sicurezza nazionale dell’Armenia ha riportato informazioni sull’avanzamento delle forze armate azere sul tratto di strada che collega il territorio dell’Armenia con il Corridoio di Lachin. Secondo il rapporto, nella notte del 30 marzo, con il pretesto di passare a un percorso alternativo del Corridoio di Lachin, l’esercito azero è avanzato da 100 a 300 metri dal confine in cinque punti [QUI].
Dove sono gli osservatori dell’Unione Europea? Stanno osservando attivamente l’intrusione dell’Azerbajgian nel territorio armeno o danno solo intervisto su come sono bravi ad evitare una prossima guerra nel Caucaso meridionale? Già che non fanno niente di concreto per fermare l’Azerbajgian, ma il Parlamento Europeo, la Commissione Europea, Josep Borrell i Fontelles (il politico ed economista spagnolo con cittadinanza argentina, membro del PSOE, che dal 1º dicembre 2019 ricopre la carica di Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza) e Toivo Klaar (il Rappresentante Speciale dell’Unione Europea per il Caucaso meridionale e la crisi in Georgia dal 13 novembre 2017 con il segno caratteristico di essere costantemente in stato di ibernazione), non hanno niente da dire al loro partner di venditore di gas russo di fiducia?
Il Servizio di Sicurezza Nazionale dell’Armenia ha comunicato:
- si è tenuto un incontro nella sezione Tegh-Kornidzor con la partecipazione dei rappresentanti della Repubblica di Armenia e della Repubblica di Azerbajgian;
- sono stati effettuati lavori di adeguamento delle frontiere, a seguito dei quali la situazione nella sezione data è migliorata in modo significativo;
- i lavori sono attualmente in corso;
- il pubblico sarà informato sui risultati.
«I successi dell’esercito azero nelle recenti operazioni e la professionalità del suo personale sono stati molto apprezzati dal Comandante in Capo»
Comunicato del Ministro della Difesa dell’Azerbajgian
Il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian ha tenuto oggi un incontro con il personale militare di alto livello e trasmette il messaggio del Presidente Aliyev: messaggio all’Iran, l’opzione militare continua, “alto spirito combattivo” da mantenere e un costante miglioramento in campo militare dati i punti precedentemente menzionati, un’altura recentemente occupata all’interno del Nagorno-Karabakh da fortificare.
«Oggi 1° aprile 2023 si è tenuta una riunione di servizio sotto la guida del Ministro della Difesa, il Colonnello generale Zakir Hasanov. All’incontro hanno partecipato viceministri, comandanti delle truppe, capi di dipartimento, dipartimenti e servizi del ministero, nonché comandanti di unità e formazioni militari tramite collegamento video.
In primo luogo, la memoria del leader nazionale del popolo azero, Heydar Aliyev, e dei figli della madrepatria martirizzati per la libertà e l’integrità territoriale delle nostre terre, nonché delle vittime del genocidio del 31 marzo [*], è stata commemorata con un minuto di silenzio.
Trasmettendo i compiti fissati dal Presidente della Repubblica dell’Azerbajgian, Sig. Ilham Aliyev all’esercito dell’Azerbajgian, il Ministro ha ringraziato il personale coinvolto nella pianificazione e nell’esecuzione delle ultime operazioni, in particolare i commando delle unità, per la loro professionalità a favore del Comandante in Capo, e ha detto che le loro attività sono state molto apprezzate. Ha osservato che le operazioni locali svolte in un breve periodo di tempo sono un altro indicatore dell’elevata determinazione al combattimento del nostro esercito.
Commentando le opinioni espresse da chi non riesce a digerire le operazioni riuscite dell’esercito azero, il Ministro della Difesa ha sottolineato che nessuno può parlarci con un linguaggio minaccioso e ha affermato che le accuse infamanti dei militari di alcuni Paesi che sostengono il terrorismo e l’occupazione politica sono inaccettabili e senza senso.
Analizzando le attuali condizioni operative al confine di stato condizionale Azerbajgian-Armenia e della regione economica del Karabakh, il Ministro della Difesa ha dato istruzioni adeguate per prevenire risolutamente possibili provocazioni d’ora in poi.
Il Ministro della Difesa ha osservato che tutte le attività illegali dell’altra parte, compresi i gruppi armati armeni illegali, dovrebbero essere tenute sotto costante controllo d’ora in poi e che tali misure non dovrebbero essere intraprese in futuro sul territorio dell’Azerbajgian.
Il Colonnello generale Z. Hasanov ha notato in particolare l’importanza di aumentare l’intensità dell’addestramento e delle esercitazioni in conformità con le reali condizioni di combattimento, nonché di migliorare i metodi di applicazione efficace delle armi moderne e delle attrezzature militari. (…)
Infine, il Colonnello generale Z. Hasanov ha dato istruzioni concrete sulla migliore esecuzione delle misure di supporto degli ingegneri nelle aree liberate, nonché nelle altezze e nelle posizioni appena controllate».
[*] Il riferimento è alla «Giornata del genocidio azero. I massacri perpetrati dagli Armeni nel 1918-20 a Baku, Guba, Chamakhy così come a Shusha e in altre regioni causarono lo sterminio di 100.000 Azeri e l’espulsione di oltre 1 milione di Azeri dalle loro terre natali» (Leyla Abdullayeva, Ambasciatore dell’Azerbajgian in Francia). Essere carnefici non è sufficiente per i tirapiedi dell’autocrazia della dinastia Aliyev in Azerbajgian. Si appropriano pure attraverso la menzogna della sofferenza che hanno imposto alle loro vittime e gli attenti lettori che ci seguono lo sanno da tempo. Sempre più ignominiosi.
Il Nagorno Karabakh Observer ha geolocalizzato video amatoriali delle forze armate dell’Azerbaigian in cima a quella che sembra essere la nuova altura presa il 25 marzo scorso, 2,5 km all’interno dell’Arzakh, che domina i due strade sterrate restanti che portano alla strada principale dall’Artsakh all’Armenia nel Corridoio di Lachin.
British Petroleum (la multinazionale del petrolio e del gas britannico che è lo sponsor principale del peggior Stato della categoria genocida) ha tenuto un corso di formazione di 3 giorni per gli studenti universitari di RİİB ( ), l’organizzazione di “volontari” del governo azero responsabile della maggior parte degli “eco-attivisti” che stanno bloccando il Corridoio di Lachin e intrappolato 120.000 persone nell’Artsakh dal 12 dicembre 2022. È bello che si stiano uscendo fuori dal blocco in branco, per tornare più formati grazie a BP, il maggiore investitore straniero in Azerbajgian.
Gli “eco-attivisti” della RİİB-“Regional İnkişaf” İctimai Birliyi (Unione pubblica “Sviluppo regionale”), sempre presenti ben riconoscibili sul posto di blocco. Si tratta di un’organizzazione (formalmente non) governativa azerbajgiana, che comunque non ha niente a che fare con la protezione dell’ambiente. Fu fondata su iniziativa e opera nell’ambito della Fondazione Heydar Aliyev, presieduta dalla moglie del Presidente dell’Azerbajgian e Primo Vice Presidente, Mehriban Aliyeva. Quindi, gli “eco-attivisti” della RIIB lavorano per il governo dell’Azerbajgian. Lo scopo principale dichiarato della RİİB è «partecipare attivamente alla vita socio-economica, pubblica e culturale del Paese, alla costruzione della società civile, sostenere le misure attuate dallo Stato per lo sviluppo delle regioni, è implementare il controllo pubblico, esaminare i ricorsi e le proposte dei cittadini e dialogare con le istituzioni competenti e lavorare nella direzione della risoluzione di progetti in vari campi in cooperazione».
«”Regional İnkişaf” İctimai Birliyi (RİİB), un’organizzazione governativa dell’Azerbajgian, ha organizzato ieri a Shushi un evento per la “Giornata della Gioventù dell’Azerbajgian”. RİİB è stata fondata con l’aiuto della Fondazione Heydar Aliyev. Lo scopo principale dell’organizzazione, secondo il loro sito web, è partecipare alla vita socio-economica, sociale e culturale del Paese, aiutare a costruire la società civile e sostenere i programmi di sviluppo sponsorizzati dal governo nelle regioni. Gli studenti sono stati portati da Baku in autobus per continuare a bloccare il Corridoio di Lachin e hanno ricevuto sacchetti regalo e snack. Questo piccolo viaggio sul campo sembra essere stato organizzato per mostrare ai giovani Azeri come creare una crisi umanitaria e come intrappolare 120.000 Armeni nell’Artsakh. Che bella gita scolastica. Insegnare l’odio e l’ignoranza in così giovane età. Che bella organizzazione governativa e governo per consentire che azioni così ripugnanti vengano mostrate alla tua giovinezza. Che tipo di esempio stai dando per il futuro della tua nazione instillando l’odio dentro di loro?
Un corso di perfezionamento sulla pulizia etnica insegnato ai giovani non permetterà mai che questo conflitto si plachi. Come possiamo parlare di pace e di ripristinare le relazioni reciproche se l’Azerbajgian continua a diffondere l’armenofobia sponsorizzata dallo Stato in tutta la sua popolazione? Questo è solo un altro esempio di odio contro gli Armeni sponsorizzato dallo Stato che deve essere schiacciato prima che il seme continui a crescere. Credo che sia troppo tardi e trovare una soluzione ragionevole al conflitto azero-armeno sembra essere fuori portata se questo tipo di comportamento deve continuare per l’Azerbajgian, e sicuramente continuerà dato gli atti di Aliyev» (Varak Ghazarian – Medium, 1° febbraio 2023 – Nostra traduzione italiana dall’inglese).
Questo “eco-attivista” azero, Ibrahim Safarov – certamente non un semplice fante della RİİB – ha un bel curriculum. Lavora presso l’orribilmente Parco delle Trofei Militari armenofobo razzista a Baku ed è un “volontario” dell’organizzazione NON non-governativa RİİB, aiutando a intrappolare 120.000 persone nel Nagorno-Karabakh. «Mi chiedo, ti piace vedere i tuoi figli crescere con tanto odio? Nelle società normali è anormale. Questi bambini imparano a odiare le persone fin dall’infanzia. Sono futuri terroristi» (Liana Margaryan).
Il Servizio stampa del Ministero della Difesa della Repubblica di Artsakh informa che il 31 marzo le forze armate dell’Azerbajgian hanno violato il cessate il fuoco nelle direzioni est e sud-occidentali della linea di contatto utilizzando armi da fuoco e lanciagranate DZHN-7. Nel villaggio di Nakhijevanik, le forze armate dell’Azerbajgian hanno aperto il fuoco verso i civili che lavoravano nei campi. Da parte dell’Artsakh non ci sono vittime. La violazione del cessate il fuoco è stata segnalata al comando delle forze di mantenimento della pace russe. Dal 1* aprile alle ore 10.00 la situazione sulla linea di contatto è relativamente stabile.
Il Ministero della Salute della Repubblica di Artsakh comunica che causa del blocco da parte dell’Azerbajgian dell’unica strada che collega l’Artsakh con l’Armenia, 12 pazienti del Centro Medico Repubblicano della Repubblica dell’Artsakh con gravi malattie oncologiche e patologie che richiedono interventi chirurgici d’urgenza sono stati trasportati oggi, 1° aprile, presso un centro medico specializzato della Repubblica di Armenia con la mediazione e la scorta del Comitato Internazionale della Croce Rossa. 5 pazienti, che erano stati trasferiti in Armenia per cure mediche, sono tornati in Artsakh insieme ad un accompagnatore. Gli interventi chirurgici programmati continuano ad essere sospesi nei centri medici della Repubblica di Artsakh. 5 bambini rimangono nelle unità di terapia intensiva e neonatale del centro medico di Arevik. 9 pazienti rimangono nel reparto di terapia intensiva del Centro Medico Repubblicato, 5 dei quali in condizioni critiche. In totale 241 pazienti sono stati trasportati finora dall’Artsakh all’Armenia con la mediazione e la scorta del Comitato Internazionale della Croce Rossa.
Nasser Kanaani, il Capo del Centro per la diplomazia pubblica e Portavoce del Ministero degli Esteri della Repubblica Islamica dell’Iran:
«Il criminale regime sionista [Stato di Israele] non ha altro scopo che creare differenze e divisioni nella Ummah islamica avvicinandosi ai Paesi musulmani per realizzare le sue ambizioni di sviluppo. Consigliamo ai fratelli e alle sorelle musulmani in Azerbajgian di essere consapevoli delle reali intenzioni del nemico sionista» (31 marzo 2023).
«Abbiamo chiesto al governo dell’Azerbajgian di spiegare le parole del Ministro degli Esteri del regime sionista in merito all’accordo con l’Azerbajgian per “formare un fronte unito contro l’Iran” [QUI]. Il Portavoce del Ministero degli Esteri dell’Azerbajgian ha evitato di rispondere ed è passato a nuove accuse contro l’Iran. Il perdurare del silenzio non è un implicito sigillo di approvazione sulle dichiarazioni del partner strategico di Baku?» (1° aprile 2023).
Adesso il megalomane Aliyev, provocando ulteriormente Teheran, punta verso Tabriz, la più grande città dell’Iran nord-occidentale, con una popolazione di quasi 1.400.000 abitanti.
L’Azerbaigian continua la tortura degli ostaggi armeni
di Uzay Bulut [*]
Providence, 29 marzo 2023
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
La guerra azero-turca di 44 giorni contro il popolo armeno del Nagorno-Karabakh (Artsakh) avrebbe dovuto essere interrotta nel novembre 2020 da un accordo trilaterale di cessate il fuoco tra Armenia, Azerbajgian e Russia. Tuttavia, l’aggressione e le violazioni azere contro il popolo armeno non si sono placate.
Nel rifiutare sistematicamente di conformarsi al diritto internazionale, l’Azerbajgian ha continuato a violare i confini della Repubblica di Armenia uccidendo o prendendo in ostaggio soldati armeni. Il 22 marzo, il soldato armeno Arshak Sargsyan è stato ucciso dal fuoco dell’Azerbajgian vicino al villaggio di Yeraskh al confine tra Armenia e Azerbajgian (Nakhichevan).
L’Azerbajgian sta inoltre bloccando illegalmente l’unica via di accesso alla popolazione dell’Artsakh. Inoltre, continuano le torture e gli omicidi dei prigionieri di guerra armeni. Uno di questi ostaggi armeni è Vicken Euljekjian, un uomo armeno-libanese di 44 anni che è stato incarcerato dall’Azerbajgian dal novembre 2020.
Vicken e la sua amica, Maral Najarian, sono entrambi di etnia armena con doppia cittadinanza armena e libanese. Sono stati arrestati il 10 novembre 2020, vicino alla città armena di Shushi in Artsakh, attualmente occupata dall’Azerbajgian. Secondo quanto riferito, gli arresti sono avvenuti 10 ore dopo l’accordo di cessate il fuoco. Poco dopo, sono stati trasferiti insieme ad altri ostaggi armeni in una prigione a Baku, la capitale dell’Azerbajgian. Sebbene Maral sia stata rilasciata dopo quattro mesi, Vicken è stato condannato a 20 anni di reclusione a seguito di un processo farsa senza un’adeguata rappresentanza legale.
Attualmente, Vicken sta trascorrendo la sua pena in isolamento in una delle prigioni più terribili del mondo. Dato il rischio per la sua salute fisica e mentale, la sua famiglia è molto preoccupata. Secondo una notizia del 1° giugno 2021, Vicken è stata trasferita dalla prigione a un ospedale.
Vicken aveva lavorato come tassista prima della guerra. L’Azerbajgian lo ha accusato di “essere un terrorista e un mercenario, oltre ad essere entrato illegalmente in Azerbajgian”. Maral ha rischiato simili accuse prima di essere rilasciato e rimpatriato nel marzo 2021.
Vicken è stato giudicato colpevole dopo un breve processo che è stato denunciato dal governo armeno e dai gruppi per i diritti umani come una parodia della giustizia. Liparit Drmeyan, assistente del rappresentante dell’Armenia presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), ha affermato che Vicken non aveva accesso ad avvocati da lui scelti. Due anni dopo il rilascio di Maral, il numero di prigionieri di guerra armeni detenuti in Azerbaigian rimane poco chiaro. Ciò che è chiaro, tuttavia, è che Vicken e altri prigionieri di guerra continuano a subire abusi da parte delle autorità azere.
Garo Ghazarian, avvocato e Presidente del “Center for Law and Justice – Tatoyan Foundation USA” che ha sede a Los Angeles, ha monitorato la situazione dei prigionieri di guerra armeni in Azerbajgian. Ghazarian ha detto a chi scrive che ci sono almeno 33 prigionieri nelle carceri azere. “Non c’è dubbio che l’Azerbajgian stia violando la Dichiarazione trilaterale del [9 novembre] 2020; il loro maltrattamento dei prigionieri di guerra armeni viola la Convenzione di Ginevra”, ha aggiunto. Chi scrive ha parlato con Linda Iman Ahmad Arous, la moglie di Vicken, che vive in Libano e sta aspettando con ansia il ritorno del marito.
Vicken e Linda hanno 2 figli: Serge (23) e Christine (20). Linda ha detto che suo marito possedeva un ristorante a Yerevan, la capitale dell’Armenia. Possedeva anche una casa a Shushi, una città storicamente armena nell’Artsakh che fu occupata dall’Azerbajgian durante la guerra azera di 44 giorni. Linda ha detto a chi scrive: “Il 10 novembre 2020, stava andando a Shushi con una nostra amica, Maral, che possiede anche una casa lì. È stato arrestato a un posto di blocco dall’esercito azero”.
Linda ha una comunicazione molto limitata con il marito detenuto: “Vicken mi chiama una volta al mese quando il Comitato Internazionale della Croce Rossa lo visita. Le autorità azere non ci permettono di parlare arabo, e questo ci rende difficile comunicare perché non parlo armeno. E Vicken non può parlare a suo agio al telefono. Tutto quello che mi dice è ‘tirami fuori di qui in fretta, non ce la faccio più’. Vedo solo un suo video di 50 secondi. Sembra così diverso, stanco e spaventato. Non so nulla della sua salute attuale, ma soffre di problemi cardiaci e di un’ernia del disco alla colonna vertebrale. Maral, che era detenuto con lui, mi ha detto che è stato torturato per dire che stava ricevendo denaro [dall’Armenia], e hanno costretto Maral a testimoniare su di lui sotto pressione per dire che è un sospetto terrorista. Ho una confessione legale completa che Maral ha fatto qui in Libano”.
Linda ha condiviso con chi scrive il documento legale che include un riassunto di un’intervista a un testimone che Sheila Paylan, avvocato internazionale per i diritti umani ed ex consulente legale delle Nazioni Unite, che ha realizzato con Maral il 18 giugno 2021. Nell’intervista, Maral ha affermato che quando lei e Vicken sono state arrestate dalle forze azere, hanno preso i loro telefoni, portafogli, passaporti, carte d’identità e tutto ciò che avevano. Hanno battuto anche Vicken: “Siamo stati poi separati e nei primi otto giorni della nostra detenzione sono stato interrogato due volte… ho visto Vicken tre volte. L’ultimo giorno che ho visto Vicken è stato il 18 novembre, il mio compleanno. Lo hanno chiamato, ci siamo seduti insieme per un po’, quindici minuti, e il giorno dopo ci hanno mandato in prigione. Non l’ho più visto. Durante il mio terzo interrogatorio, che deve essere stato nel febbraio 2021, l’interrogatore mi ha detto che ‘Vicken ha confessato tutto e ha detto che era andato a combattere per soldi come mercenario, e se non confessi la stessa cosa, allora sarai colpevole e accusato quanto Vicken’”.
Nella testimonianza resa in Libano, Maral ha affermato di essere stata costretta a dire che Vicken era “un mercenario ed era stato assunto per combattere per l’Armenia per 2500 dollari”. L’hanno registrata mentre diceva questo, e ogni volta che diceva qualcosa che disapprovavano, interrompevano la registrazione e le facevano dire esattamente le cose che era costretta a dire.
“Questo è andato avanti per ore”, ha detto Maral. “Ho chiesto loro ‘perché lo stai facendo?’ e loro dissero ‘vogliamo che il nastro in cui parli sia uniforme e non tagliato, perché non ci siano interruzioni’. Poi mi hanno costretto a firmare una dichiarazione secondo cui tutto quello che ho detto nel video era vero e che ho detto interamente quello che volevo dire liberamente. Ma quello che ho detto nel video, che hanno usato contro Vicken nel suo processo, non era proprio vero. Ho detto solo quello che volevano che dicessi perché sentivo di non avere altra scelta. Ero terrorizzato, solo e impotente. Mi sono sentito intimidito. Dovevo assolutamente fare quello che mi dicevano di fare. Le poche volte che cercavo di spiegare o testimoniare come volevo, gridavano ‘no! Questo è il modo in cui devi dirlo!’ Così ho fatto. Né Vicken né io eravamo terroristi. Stanno dicendo che è un terrorista, un assassino, un criminale, ma non è affatto nessuna di queste cose. Non merita di essere punito così. Per favore, aiutalo”.
Il gruppo umanitario armeno britannico, che ha avviato una petizione online per aiutare a liberare i prigionieri di guerra armeni, riferisce: “L’Azerbajgian continua a detenere illegalmente ostaggi civili armeni e prigionieri di guerra catturati durante la guerra di 44 giorni, in grave violazione della Terza Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra. Altri ostaggi sono stati presi nel 2021 e nel 2022 dopo le aggressioni militari al territorio sovrano della Repubblica di Armenia. L’Azerbajgian afferma che ci sono solo 33 prigionieri armeni, ma gli avvocati per i diritti umani che lavorano con le famiglie dei prigionieri ritengono che il numero sia vicino a 118 a meno che tutti gli altri ostaggi armeni non siano stati assassinati in cattività. Nell’estate del 2021, 68 di quegli ostaggi sono stati condannati illegalmente a lunghe detenzioni con false accuse e senza accesso a un’equa rappresentanza legale. Nel maggio 2021, altri due prigionieri di guerra armeni – Ishkhan Sargsyan e Vladimir Rafaelyan – sono stati catturati dalle forze azere vicino al lago di Sevan in seguito all’aggressione azera alla Repubblica di Armenia. Un anno fa, nel marzo 2022, questi due giovani militari, Ishkhan e Vladimir, sono stati condannati a 19 e 18 anni di reclusione dai tribunali di Baku. Nel frattempo, nel corso del 2021 e del 2022, la metà degli ostaggi armeni condannati durante i processi fittizi di Baku, sono stati restituiti in Armenia a seguito di interventi di alto livello di Stati Uniti, Francia e Unione Europea”.
Gli ostaggi armeni detenuti illegalmente dall’Azerbajgian vengono maltrattati e persino torturati dall’Azerbajgian mentre il “mondo civilizzato” rimane in silenzio, osservando pigramente mentre forniscono all’Azerbaigian ulteriori aiuti militari e stabiliscono nuovi accordi petroliferi e accordi commerciali. Nel frattempo, Linda ei suoi figli stanno contando i giorni prima di ricongiungersi con Vicken.
“Amo Vicken con tutto il mio cuore”, ha detto Linda. “Non rimarrò in silenzio finché non tornerà a casa. Il mondo ha dimenticato questi prigionieri negli ultimi tre anni. Le prigioni di Baku sono notoriamente luoghi di tormento per gli Armeni. Sento le urla di Vicken da quando Maral mi ha detto quello che ha visto. Maral ha detto che l’ultima volta che ha visto Vicken a Baku, le sue mani erano deformate e le ossa delle sue mani erano visibili. Questo mostra come è stato torturato. Io e tutta la nostra famiglia aspettiamo ogni giorno la notizia del suo ritorno. Ogni giorno lo vedo nei miei sogni entrare dalla porta di casa nostra”.
[*] Uzay Bulut è una giornalista turca attualmente residente in Israele.
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]