Centoseiesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Un criminale commette reati finché non viene arrestato e punito (Korazym 27.03.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 27.03.2023 – Vik van Brantegem] – Oggi è il 106° giorno dell’assedio dell’Artsakh. Un altro episodio di aggressione a civili è stato segnalato dalle autorità dell’Artsakh, avvenuto il 26 marzo nella regione di Martakert. Un abitante del villaggio mentre lavorava nel suo frutteto di melograni è stato preso di mira da spari provenienti dalle postazioni militari dell’Azerbajgian. Nessun ferito, tutti i lavori interrotti. Marzo ha visto un aumento senza precedenti delle aggressioni dell’Azerbajgian nell’Artsakh, con civili presi di mira e l’avanzata delle forze armate dell’Azerbajgian in un segmento della linea di contatto. Quasi tutti i giorni di marzo sono stati segnalati casi di violazione del cessate il fuoco. Con la primavera, gli attacchi dei cecchini dell’Azerbajgian impediscono agli agricoltori armeni nella regione assediata di coltivare i campi.
Intorno alle ore 09.00 di questa mattina, il Ministero della Difesa della Repubblica di Artsakh segnala un nuovo tentativo di avanzata azera in Artsakh verso la strada sterrata di montagna Stepanakert-Lisagor. La difesa armena ha preso contromisure per impedire la nuova provocazione dell’Azerbaigian.
Nel contempo, con la faccia di bronzo, l’amministrazione presidenziale dell’Azerbajgian invita nuovamente “i rappresentanti delle comunità armene del Karabakh a un incontro a Baku per discutere di reintegrazione e progetti infrastrutturali ad aprile, dopo l’incontro del 1° marzo a Khojaly e l’invito del 13 marzo”. I troll azeri sui social media fanno sapere che “indipendentemente dal ragionamento, il rifiuto di tenere nuovamente i colloqui non sarebbe saggio”.
«Un criminale commette reati finché non viene arrestato e punito. A volte la domanda “perché?” non spiega le motivazioni, soprattutto se il suddetto criminale è un razzista e un genocida, e l’unica motivazione è l’odio etnico. Ecco l’Azerbajgian che provoca continuamente gli Armeni» (Tigran Mkrtchyan, Ambasciatore di Armenia in Grecia, Cipro e Albania).
Il Centro per la verità e la giustizia ha inviato una lettera a Getty Publications chiedendo una spiegazione sul motivo per cui la distruzione delle chiese armene e dei khachkar in Nakhichevan è stata omessa nel suo libro di 648 pagine intitolato “Patrimonio culturale e atrocità di massa”.
Suleyman Suleymanli, un blogger politico azero in Svizzera, Capo dell’Organizzazione per la libertà di parola e la protezione della democrazia [QUI], scrive che “l’Azerbajgian si sta preparando per una terza guerra su larga scala nel Karabakh, per cui riceverà il grande sostegno di Israele e Turchia”.
I media statali azeri ieri: “L’esercito azero è a un passo da Khankendi [Stepanakert]”. Chiaramente, l’Azerbajgian è dedito alla pace nella regione ed è sincero nell’invitare gli Armeni dell’Artsakh a farsi massacrare con il loro benestare.
I media statali dell’Azerbaigian hanno fornito delle foto di una colonna delle truppe di mantenimento della pace della Russia autorizzata a passare attraverso il posto di blocco nel Nagorno-Karabakh.
Il governo dell’Azerbajgian ha invitato il governo della Francia a rispettare “la libertà di opinione e la libera riunione e il diritto alla protesta pacifica”. L’Azerbajgian “condanna la decisione di Macron di usare una forza eccessiva e sproporzionata contro le proteste pubbliche in Francia” e invita il governo francese a rispettare “la libertà di opinione e di riunione e il diritto alla protesta pacifica”, afferma il Ministero degli Esteri azero in una dichiarazione.
Il Ministero degli Esteri iraniano ha rilasciato una dichiarazione simile: “Condanniamo fermamente la repressione delle proteste pacifiche da parte del popolo francese. Chiediamo al governo francese di rispettare i diritti umani e di evitare l’uso della forza contro il suo popolo che persegue le sue richieste in modo pacifico”. Le forze di sicurezza e dell’intelligence dell’Iran hanno commesso tremendi atti di tortura – tra cui pestaggi, frustate, scariche elettriche, stupri e altre forme di violenza sessuale – nei confronti di minorenni persino di 12 anni coinvolti nelle proteste.
Notoriamente, i regimi di Baku e di Teheran sono campioni della tolleranza verso i loro cittadini che protestano pacificamente, rispettando i loro diritti umano e evitando l’uso della forza contro loro popoli.
Nel frattempo, l’Iran sta spostando attrezzature pesanti al confine con l’Azerbajgian, inclusi lanciarazzi multipli di grosso calibro, ufficialmente nell’ambito delle esercitazioni e come segnale a Baku sull’inammissibilità di una nuova operazione militare nel Caucaso meridionale. Come si sa, l’Iran è un alleato dell’Armenia. Ecco la cosa che i media non dicono, l’Armenia è una nazione Cristiana e l’Azerbaigian è una nazione Musulmana, ma la nazione Cristiana è quella con l’alleanza con l’Iran, che è una nazione Musulmana.
L’Azerbajgian ha ottenuto il via libera, non da nessuna autocrazia, ma dai democratici occidentali. Decapitazioni, mutilazioni di corpi, stupri di cadaveri e condivisione sui social, celebrando la tortura degli Armeni, insegna ai bambini e giovani l’armenofobia, premiando premia i macellai con medaglie, tenendo sotto il #Artsakhblockade 120.000 Armeni, tra cui 30.000 mila minori, diffondendo fake news, menzogne, disinformazione, per esempio sulla strage di Khojaly.
Twitter è pieno di account di utenti azeri che diffondono al massimo l’odio razzista anti-armeno e la narrazione di propaganda armenofoba azera.
Come abbiamo riferito dall’inizio del #ArtsakhBlockade, da 106 giorni su Twitter si manifesta un burattino sponsorizzato dal regime autocratico dell’Azerbajgian come megafono indefesso del autocrate Ilham Aliyev, che si presenta come il front-end degli “eco-attivisti” azeri con cui è rimasto sulla strada del #ArtsakhBlockade, negando con veemenza con i suoi video quotidiano, che l’autostrada interstatale Goris-Berdzor (Lachin)-Stepankert fosse bloccato, mostrando come “prova” il passaggio dei veicoli del Comitato Internazionale della Croce Rossa e del contingente di mantenimento della pace russo, respingendo le proteste internazionali sulla crisi umanitaria, diffondendo la voce di Aliyev sulla sua proprietà delle terre di Artsakh, ecc. ecc. È manifesta la propaganda a buon mercato per distrarre la comunità internazionale dai crimini contro l’umanità dell’Azerbajgian.
In un post su Twitter, condito con le solite minacce in stile Aliyev, si legge: «Ancora un’altra atrocità che cercano disperatamente di negare e nascondere, proprio come dozzine di altre. È stato condiviso questo video, ma hanno spudoratamente smentito e organizzato una denuncia collettiva che ha portato alla sua rimozione. I tweet possono essere cancellati, ma non i nostri ricordi. Saranno ritenuti responsabili!», con un retweet di un post che condivide un video sul “massacro di Khojaly” con il commento «Una brutale atrocità dell’Armenia contro innocenti civili azeri che è rimasta impunita. Una delle tante atrocità del genere, per essere precisi».
Già in passato abbiamo fatto fact checking sulla disinformazione da parte dell’Azerbajgian che accusa l’Armenia di aver commesso il “massacro di Khojaly”.
Il 26 febbraio gli “eco-attivisti” azerbajgiani che bloccano il Corridoio di Berdzor (Lachin) hanno portato manifesti per il “massacro di Khojaly” alla loro “protesta ecologica”. Mentre tutti sanno che l’Azerbajgian ha commesso i massacri dei propri civili azeri a Khojali alla fine di febbraio 1992, l’apparato di menzogne e propaganda di Aliyev continua a sostenere la narrazione fake sulla colpa degli Armeni. Invece, l’Azerbajgian commette orribili crimini di guerra, violazioni dei diritti umani, intrappola da 104 giorni 120.000 armeni con il #ArtsakhBlockade, nella totale impunità, diffondendo menzogne e disinformazione tramite il troll e gli ambasciatori azeri sui social media in piena attività con le loro menzogne su Khojaly, dove gli Azeri hanno assassinato la loro stessa gente e hanno dato la colpa agli Armeni.
La vera storia di Khojali abbiamo raccontato alla fine dell’articolo del 25 febbraio scorso [QUI].
Coloro che accusano ancora gli Armeni del massacro di Khojaly, ascoltino l’ex Presidente dell’Azerbajgian, Ayaz Mütallibov, che afferma che il principale responsabile del massacro di Khojali è il Partito del Fronte Popolare dell’Azerbajgian. “Mi hanno incastrato per rovesciarmi”, dice. Nel gennaio 1992 scoppia la guerra del Nagorno Karabakh e nel febbraio seguente avviene il massacro di Khojali, con oltre 600 vittime civili e migliaia di dispersi. Mütallibov diventa il capro espiatorio e viene accusato di poca protezione nei confronti dei cittadini di Khojali e di scarsa presa nella gestione del Paese. Poco tempo dopo presentò le sue dimissioni e dichiarò che il massacro non era mai avvenuto, anzi che si trattasse di una messa in scena orchestrata per screditarlo di fronte alla comunità internazionale. In pratica sostenne la posizione dell’esercito dell’Armenia, la quale affermava che la popolazione era stata invitata da una settimana a lasciare la cittadina e che la maggior parte dei civili cadde sotto fuoco azero giacché nel corridoio umanitario aperto per farli defluire in Azerbajgian si erano infilati molti soldati disertori.
Visto che da parte azera si ostina ad insistere sulla responsabilità dell’Armenia nel massacro di Khojali, riportiamo di seguito nella nostra traduzione italiana dall’inglese un’analisi di Len Wicks, pubblicato l’anno scorso su The Blunt Post [QUI], in occasione dell’annuale riproposizione della fake news, che fa chiarezza sulla questione.
Gli Azeri hanno commesso il massacro di Aghdam Khojaly contro il loro stesso popolo? di Len Wicks, 2022
Il 26 febbraio 2022, l’Azerbajgian commemorerà i 30 anni dal massacro di Khojaly , uno degli orribili eventi che hanno avuto luogo durante la prima guerra del Nagorno-Karabakh (1988-94).
Gli Armeni dovrebbero fare lo stesso, ma non per le stesse ragioni dell’Azerbajgian.
Il massacro di Khojaly ha avuto tra i 50 vittime (riportati per la prima volta) e gli oltre 200 (successivamente rivendicati da Baku) principalmente civili turchi mescheti in una gelida giornata invernale ha galvanizzato il mondo turco. Il governo dittatoriale dell’Azerbajgian etichetta questo crimine di guerra come un “genocidio” . Questo opportunamente offusca il mondo su chi fosse l’aggressore durante la prima guerra del Nagorno-Karabakh – l’Azerbajgian.
Etichettare il massacro come un “genocidio” è senza dubbio un contrasto con la narrazione del genocidio dell’era della Prima Guerra Mondiale contro i cristiani autoctoni, compresi gli Armeni. Ha anche contribuito a distrarre dai numerosi pogrom degli armeni da parte di Turchi e Azeri nel corso dei secoli.
Khojaly è apparso ampiamente nella propaganda ufficiale dell’Azerbajgian per demonizzare gli Armeni, come parte di un programma di razzismo sponsorizzato dallo Stato. Gran parte delle immagini coinvolte non sono state nemmeno scattate sul luogo del massacro. Ma la disinformazione non finisce qui.
Il massacro di Khojaly dovrebbe essere etichettato più accuratamente come il massacro di Aghdam, poiché si trova vicino al luogo effettivo. Tuttavia, Baku lo etichetta come avvenuto a Khojaly, per coinvolgere gli Armeni.
L’Azerbajgian ha un terribile record di diritti umani (classificato nel mondo 129 ° per corruzione e 168 ° per libertà di stampa), ed è noto per aver rappresentato falsamente eventi per scopi politici. Ad esempio, durante il conflitto del Nagorno Karabakh del 2020 e da allora, gli Azeri hanno commesso molte violazioni dei diritti umani contro Armeni etnici come decapitazioni, uso di armi chimiche e uccisioni e abusi di prigionieri di guerra.
L’Azerbajgian vieta gli Armeni in base esclusivamente alla loro etnia, indipendentemente dalla cittadinanza.
Human Rights Watch
Human Rights Watch (HRW) ha rilasciato una dichiarazione datata 23 marzo 1997 che dichiarava gli Armeni colpevoli del massacro di Khojaly, senza alcuna prova a sostegno di questa accusa. HRW presumeva che nessun popolo civile potesse uccidere il proprio, e quindi presumeva che gli Armeni dovessero aver commesso questo terribile crimine di guerra?
Se HRW ha torto, allora un’entità responsabile della difesa dei diritti umani ha vergognosamente sostenuto l’Azerbajgian, con i suoi scarsi risultati in materia di diritti umani, per demonizzare falsamente gli Armeni per decenni. Pertanto, HRW è probabilmente colpevole di essere complice di gravi violazioni dei diritti umani.
Prova
Cosa rivelano le prove del massacro di Khojaly? Alcune delle testimonianze più convincenti sul massacro sono della giornalista ceca Dana Mazalová. Ha descritto la sua interazione con il famoso giornalista azero Chingiz Mustafayev nei giorni successivi all’evento.
Il lucido ricordo di Mazalová fornisce dettagli vividi degli omicidi in un’area controllata dai soldati azeri. Ha notato come il video mostri che le vittime sono state colpite alle ginocchia e poi alcune scalpate dopo la morte, senza la presenza di Armeni. Ha anche affermato che le autorità azere hanno utilizzato l’orribile scena dei corpi in decomposizione come evento di propaganda.
Ci sono due punti critici dal punto di vista delle prove. In primo luogo, sarebbe stato praticamente impossibile che le vittime fossero state colpite all’altezza del ginocchio da Armeni a chilometri di distanza. In secondo luogo, non è plausibile che gli Armeni avrebbero potuto avvicinarsi al luogo e aver potuto sfigurare le vittime in un’area controllata dagli Azeri, quindi questo abuso deve essere stato falsificato.
La cosa più significativa è che c’è poca logica nel creare un corridoio umanitario per consentire a coloro che sono circondati di lasciare una zona di conflitto, ma poi ucciderli dopo che hanno lasciato le aree controllate dagli Armeni. Lo scrittore azero Eynulla Fatullayev ha riconosciuto il corridoio, affermando: “Il Corridoio esisteva, altrimenti gli abitanti di Khojaly, completamente circondati e isolati dal mondo esterno, non sarebbero mai stati in grado di aprire una breccia nel cerchio e uscire“.
Gli Azeri sono stati senza dubbio uccisi a causa del fatto di trovarsi nel mezzo di uno scontro a fuoco attivo tra le forze azere e armene (c’erano azeri armati tra i civili in fuga). Tuttavia, non ci sono prove credibili che gli Armeni abbiano sistematicamente e deliberatamente preso di mira i civili azeri all’interno del territorio controllato dagli Armeni.
I video di Chingiz Mustafayev del luogo del massacro forniscono ulteriori prove critiche. Mustafayev era così scosso da ciò che aveva visto – soldati azeri che camminavano tranquillamente intorno ai corpi e, successivamente, vittime che erano state mutilate giorni dopo la loro morte in un’area controllata dall’Azerbajgian – che in seguito chiese risposte al suo governo.
Mazalová ha notato che Mustafayev è diventato molto preoccupato per il suo benessere in Azerbajgian in seguito, menzionando che potrebbe aver bisogno di “un’armatura” per camminare a Baku. Chingiz Mustafayev morì solo poche settimane dopo, il 15 giugno 1992, secondo quanto riferito a causa delle ferite riportate in battaglia.
Il Russian Memorial Human Rights Center ha riferito che i medici su un treno dell’ospedale ad Aghdam hanno riferito di almeno quattro corpi scalpati. Un corpo aveva una testa mozzata. Inoltre, 10 persone erano morte per colpi con un oggetto contundente. Nessuna di queste azioni omicide avrebbe potuto essere perpetrata dagli Armeni, a meno che non controllassero il luogo del massacro. Inoltre, i soldati azeri hanno mutilato e decapitato vittime in diverse occasioni in passato.
Trattamento degli Azeri catturati da parte degli Armeni
Le accuse di violazione dei diritti umani devono essere esaminate da tutte le parti. Secondo quanto riferito, gli Armeni sarebbero stati responsabili di alcuni singoli casi di illeciti. Il Consiglio supremo della Repubblica di Nagorno-Karabakh ha espresso rammarico per i casi di presunta crudeltà durante la presa di Khojaly.
Un accresciuto senso di rabbia delle persone le cui famiglie erano state uccise nei pogrom potrebbe aver portato alcuni individui a prendere in mano la situazione in atti di follia temporanea. Sfortunatamente, non sono stati fatti tentativi per indagare sui singoli crimini legati alla presa di Khojaly. Questi atti non devono essere condonati e dovrebbero comunque essere indagati.
Ci sono testimonianze contrastanti sul fatto che i [circa] 700 Azeri catturati a Khojaly e dintorni fossero ben nutriti e vestiti o meno. Alla fine, queste persone sono sopravvissute alla prigionia armena e sono state successivamente rimpatriate alle autorità azere.
Gli Armeni stessi avevano poco cibo, perché le forze azere avevano precedentemente circondato la capitale del Nagorno-Karabakh Stepanakert, bombardandola costantemente da posizioni come Khojaly .
Motivi
Notando che i rifugiati che attraversano il corridoio umanitario si sono divisi dopo aver attraversato il fiume Karkar (con alcuni che procedono a nord verso Aghdam e altri a est verso il luogo del massacro vicino a Shelli in direzione di Nakhijevanik), Eynulla Fatullayev ha osservato: “Sembra che i battaglioni del Fronte Nazionale [controllato dall’opposizione] dell’Azerbaigian [forze irregolari] stessero lottando non per liberare i civili, ma per ottenere più sangue sulla strada per rovesciare [il presidente dell’Azerbaigian] Ayaz Mutallibov“.
Ulteriori prove indicano che i funzionari azeri legati all’opposizione hanno cercato di utilizzare questo orribile evento per deporre il loro leader. In un’intervista televisiva, il Presidente del parlamento azero Yagub Mamedov ha dichiarato di essere “ben consapevole di coloro che sono responsabili della tragedia di Khojaly. E non parlava della parte armena”.
Il Presidente Mutallibov ha incolpato i suoi oppositori politici per l’uccisione delle vittime di Khojaly vicino ad Aghdam. In seguito ha confutato questo, ma nella società totalitaria dell’Azerbajgian, questo non sorprende.
Le autorità azere sotto il Presidente Mutallibov che alla fine hanno beneficiato del massacro di Khojaly includevano Heydar Aliyev. Era stato un alto agente del servizio di spionaggio sovietico del KGB. Aliyev divenne poi leader della Repubblica Socialista Sovietica dell’Azerbaigian dal 1969 al 1982, dominando la politica dell’Azerbajgian. Nel 1993 prese il potere con un colpo di stato.
Heydar Aliyev si era vantato delle sue politiche razziste anti-armene , affermando: “Stavo tentando di cambiare la demografia lì…. Abbiamo trasferito lì gli Azeri dalle aree circostanti. Stavo cercando di avere più Azeri in Nagorno-Karabakh, mentre il numero di Armeni sarebbe diminuito”.
Nel 2003 il figlio di Aliyev, Ilham Aliyev, ha assunto la presidenza. Da allora è rimasto saldamente al potere e ha nominato Vicepresidente sua moglie Mehriban in modo nepotista.
Come notato da Mazalová, gli Azeri hanno utilizzato questo evento per interrompere il primo tentativo di risoluzione della guerra da parte della diplomazia. Successivamente avrebbero usato Khojaly per demonizzare gli Armeni come popolo, con false affermazioni non suffragate da prove. Non c’è mai stata un’indagine credibile, aperta e indipendente in Azerbajgian su ciò che è accaduto vicino ad Aghdam.
Stato di Artsakh (Nagorno-Karabakh)
L’Azerbajgian non è stato uno stato sovrano riconosciuto a livello internazionale fino al 26 dicembre 1991. L’ex autoproclamata Repubblica Democratica dell’Azerbaigian (1918-20) non è mai stata riconosciuta de jure da nessuno stato e la Società delle Nazioni ha respinto la sua richiesta di adesione (la Conferenza di pace di Parigi ha riconosciuto l’Azerbajgian come entità de facto ai fini della Conferenza, ma ciò non ha costituito un riconoscimento di sovranità).
L’Azerbaigian quindi non aveva motivo di invadere brutalmente e proseguire la guerra sulla base di “integrità territoriale”, poiché l’Oblast autonomo del Nagorno-Karabakh aveva dichiarato legalmente la propria indipendenza ai sensi dell’articolo 72 della Costituzione sovietica, e la SSR dell’Azerbajgian era solo una provincia. Le risoluzioni delle Nazioni Unite non autorizzavano la violenza e non sono obbligatorie, come evidenziato dalle risoluzioni delle Nazioni Unite ignorate dalla Turchia sin dalla sua invasione di Cipro nel 1974.
Conclusioni
Gli Armeni devono dire al mondo ciò che le prove mostrano che è realmente accaduto alle vittime innocenti di Khojaly. Dovrebbero partecipare ai memoriali di Khojaly per ricordare i caduti come un segnale visibile della verità – che il mondo sa che gli autori non erano Armeni.
Non c’era giustificazione per alcuna brutale invasione e crudele guerra condotta dalle forze azere nel Nagorno-Karabakh, che ha portato al conseguente spargimento di sangue ad Aghdam.
Il massacro di Khojaly [o meglio, Aghdam] ha anche contribuito all’odio razzista sponsorizzato dallo Stato da parte del governo azero, che alla fine ha portato alla morte di migliaia di Armeni. Così, anche gli Armeni sono stati vittime del massacro; un crimine di guerra che prove inconfutabili e schiaccianti indicano sia stato perpetrato dagli Azeri.
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]