Caucaso, l’Azerbajian cerca di isolare la Repubblica dell’Artsakh. Appello all’Onu: “Rischio disastro umanitario su larga scala” (La Stampa 13.12.22)

Ennesima provocazione dell’Azerbajian lunedì 12 dicembre nel corridoio di Lachin, tratto finale dell’unica strada che collega l’autoproclamata Repubblica dell’Artsakh all’Armenia. Un gruppo di attivisti azeri – sfidando la forza di interposizione russa che da due anni protegge i confini della piccola enclave armena – ha inscenato nei pressi di Shoushi una manifestazione ambientalista bloccando il traffico e isolando nuovamente il Paese per molte ore.

«Una provocazione organizzata dagli organi statali dell’Azerbajian con l’obiettivo di isolare l’Artsakh dal mondo, i residenti sono stati privati ​​del diritto alla libera circolazione: la minaccia di una crisi alimentare e umanitaria è più che mai concreta e imminente» accusa un portavoce del Ministero degli Esteri armeno.

 

Foto di Roberto Travan

 

Dopo la Guerra dei 44 giorni – la violenta offensiva con cui nel 2020 l’Azerbajian, supportato militarmente dalla Turchia, rioccupò in poco più di un mese larga parte dell’Artsakh causando oltre 7000 morti e più di 100.000 sfollati – le ostilità e le provocazioni azere continuano in questo lembo del Caucaso meridionale nonostante l’accordo di cessate il fuoco firmato il 9 novembre 2020 da Armenia, Russia e Azerbajian.

 

Foto di Roberto Travan

 

«Purtroppo è l’ennesima dimostrazione della politica genocida di Baku, un atto distruttivo e criminale per terrorizzare il nostro popolo pacifico creando instabilità nell’intera regione e ostacolando la missione di pace affidata a Mosca in base agli accordi trilaterali» ha dichiarato invece il Ministero degli Esteri dell’Artsakh. Che nel condannare gli ultimi fatti si è appellato alla comunità internazionale «affinché prenda provvedimenti concreti per porre fine alle ambizioni dell’Azerbajian nei confronti dei territori sovrani dell’Artsakh garantendo i diritti fondamentali dei suoi abitanti».

 

Foto di Roberto Travan

L’Armenia, condividendo le preoccupazioni per la drammatica situazione, si è rivolta al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e al copresidente del Gruppo di Minsk dell’OSCE «per evitare un disastro umanitario su larga scala».

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