Caucaso e Nato: esercitazioni sì, esercitazioni no (Osservatorio Balcani e Caucaso 24.07.24)
Dopo la sconfitta in Karabakh e la delusione nei suoi tradizionali rapporti di alleanza con la Russia, Yerevan intensifica la cooperazione militare con gli Stati Uniti e partecipa al summit NATO, mentre la Georgia vede sospesa la consueta esercitazione Noble Partner
Dopo la grande debacle della sconfitta della guerra in Karabakh e preso atto che la delega della propria sicurezza all’alleanza con la Russia non si è dimostrata una garanzia di protezione, Yerevan va intensificando una strategia di differenziazione dei propri partner militari. L’Armenia ha ospitato l’esercitazione Eagle Partner sul proprio territorio e partecipato al summit Nato.
Eagle Partner si era tenuta in Armenia già nel 2023. L’obiettivo principale dell’esercitazione è rafforzare l’alleanza tra Stati Uniti e Armenia e addestrare la 12a Brigata di peacekeeping delle forze armate armene per le future missioni di mantenimento della pace. L’esercitazione dello scorso anno ha coinvolto circa 85 soldati statunitensi e 175 soldati armeni e si è svolta presso l’area di addestramento di Zar e presso il centro di addestramento del Ministero della Difesa. Eagle partner prevede attività di formazione in aula, ed esercitazioni antisommossa, di evacuazione delle vittime e di addestramento.
Quest’anno si è ripetuta dal 15 al 24 luglio , con una serie di attività di supporto operative già nei giorni precedenti.
Mentre la cooperazione con l’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (CSTO) è al momento congelata, l’Armenia ha partecipato al recente summit NATO di Washington dello scorso 9-11 luglio.
Intitolato “L’Ucraina e la sicurezza transatlantica” il vertice, oltre a commemorare i 75 anni dell’Organizzazione, è stato dedicato alla risposta della NATO alle minacce globali, in particolare all’invasione russa dell’Ucraina. Il summit ha affrontato le potenziali minacce provenienti dalla Corea del Nord e dalla Cina e la situazione della sicurezza nella regione dell’Indo-Pacifico. Si è discusso dell’incremento della produzione di armamenti per la difesa, della riaffermazione della prontezza militare della NATO e degli impegni in tema di difesa territoriale.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha accusato il presidente russo Vladimir Putin di aver tentato di annichilire lo stato ucraino e ha annunciato che diverse nazioni della NATO avrebbero fornito a Kyiv attrezzature per cinque sistemi di difesa aerea. Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha sottolineato la necessità di agire prima delle elezioni presidenziali americane del novembre 2024, per via dei potenziali cambiamenti politici se Donald Trump fosse eletto.
Il summit si è concluso con i 32 stati membri della NATO che hanno approvato una Dichiarazione sul sostegno all’Ucraina e di condanna per i paesi che aiutano la Russia tra cui Cina, Iran, Corea del Nord e Bielorussia.
Per Mosca il summit è stato fumo negli occhi, e ancora di più per la presenza dell’Armenia, membro del CSTO e dell’Unione Eurasiatica. Sono quindi volate parole pesanti e neanche troppo velate minacce. Il vice ministro degli Esteri russo Mikhail Galuzin ha ricordato che l’Armenia rimane un membro della CSTO ma, testuali parole: “In Armenia preferiscono aumentare la cooperazione con la NATO o con singoli membri dell’Alleanza, soprattutto in termini di attuazione degli standard NATO, acquisto di armi o organizzazione di eventi di addestramento militare congiunto, per non parlare della partecipazione al vertice del blocco politico-militare, […]. Tutto ciò non può che provocare estremo rammarico. […] Approfondendo la cooperazione a questo ritmo con chi ambisce alla ‘sconfitta strategica’ della Russia, Yerevan corre il rischio di una grave destabilizzazione della situazione nel Caucaso meridionale, anche a scapito della sua stessa sicurezza. Credo che esperti e politici responsabili in Armenia comprendano i possibili costi di tali passi imprudenti.”
Georgia: No, e No
L’ingresso nella NATO non è solo una scelta politica dell’Alleanza. Come nel caso dell’adesione all’UE, il diventare membri è ipotecato a requisiti da soddisfare. Nel caso della NATO il requisito chiave è l’inter-operabilità. Non si diventa membri dell’Alleanza Atlantica se non si è in grado di essere inter-operativi nell’esecuzione dei task, delle missioni e negli standard. Per cui le esercitazioni con paesi partner e aspiranti membri sono tappe fondamentali nel processo di integrazione.
Per anni la Georgia ha ospitato Noble Partner . L’esercitazione, guidata dal Comando orientale delle forze di difesa della Georgia e dal Comando statunitense per l’Europa e l’Africa (USAREUR), ha visto in passato coinvolti più di 2.400 militari provenienti da 18 paesi e 1 brigata multinazionale. Si teneva a Vaziani in Georgia. L’ultima che si è tenuta – la sesta da quando l’esercitazione era stata lanciata – è stata nell’agosto-settembre 2022 , e quest’anno si sarebbe dovuta tenere il 25 luglio.
A inizio mese è arrivata però la doccia fredda dal Dipartimento della Difesa americano : “Il 30 maggio il governo degli Stati Uniti ha avviato una revisione completa di tutta la cooperazione bilaterale con la Georgia. La decisione di rinviare Noble Partner è dovuta alle false accuse del governo georgiano contro gli Stati Uniti e altre entità occidentali di aver fatto pressioni sulla Georgia affinché aprisse un secondo fronte contro la Russia per alleviare la pressione sull’Ucraina, e di aver partecipato a due tentativi di colpo di stato contro il partito di governo. Pertanto, il governo degli Stati Uniti ha stabilito che questo non è il momento opportuno per organizzare un’esercitazione militare su larga scala in Georgia.”
Rinviata quindi a tempo indeterminato Noble Partner. Un segnale forte che come sempre è stato liquidato sbrigativamente da Tbilisi. Il Segretario del Sogno georgiano ha dichiarato che gli Stati Uniti devono cambiare atteggiamento, e nel partito si è sostenuto che è Washington a perdere un’occasione sospendendo le esercitazioni con la Georgia. Insomma, si tira avanti con la strategia: da una parte di fingere che non stia succedendo nulla, che il processo di integrazione euro-atlantica stia procedendo, dall’altra di gettare la responsabilità della crisi di relazioni internazionali sui partner o ex-partner.
Lo stesso atteggiamento è stato tenuto al Summit NATO. Grandi trionfalismi del Ministero degli Esteri, che sostiene che la partecipazione georgiana sia stata un successo, ma di fatto l’esito del Summit per la Georgia è negativo. Per la prima volta dalla decisione del vertice di Bucarest del 2008 la Dichiarazione non riafferma che Tbilisi diventerà membro dell’Alleanza.
La Dichiarazione del Summit menziona la Georgia solo una volta, al paragrafo 17, dove richiama la Russia a ritirare le sue forze dalla Moldavia e dalla Georgia. La Georgia non è menzionata nemmeno nel paragrafo 28, sui paesi partner come la Moldavia e la Bosnia Erzegovina, così come nell’articolo 31, che riguarda la regione del Mar Nero.