La Rivoluzione dell’Internet Satellitare in Armenia: Il Potere di Starlink (Ultimometro 10.01.24)

L’Armenia, una nazione situata nella regione del Caucaso meridionale, sta vivendo una rivoluzione nell’accesso a Internet grazie a Starlink, il servizio di Internet satellitare fornito da SpaceX, l’azienda di Elon Musk. Questa nuova tecnologia sta portando benefici significativi al paese, migliorando la connettività e aprendo nuove opportunità per lo sviluppo economico e sociale.

L’Armenia è un paese montuoso con una geografia sfavorevole per l’installazione di infrastrutture di telecomunicazione tradizionali. Prima dell’avvento di Starlink, molte aree rurali e remote dell’Armenia erano prive di accesso a Internet ad alta velocità o avevano connessioni instabili e di scarsa qualità. Questo ha limitato l’accesso all’informazione, all’istruzione online e alle opportunità di business per molte comunità.

Con Starlink, l’Armenia sta sperimentando una trasformazione digitale senza precedenti. Il servizio di Internet satellitare di SpaceX utilizza una costellazione di migliaia di satelliti in orbita bassa per fornire connessioni ad alta velocità e bassa latenza. Questo significa che anche le aree più remote dell’Armenia possono ora beneficiare di una connessione Internet affidabile e veloce.

Grazie a Starlink, le comunità rurali dell’Armenia stanno ottenendo accesso a servizi online che prima erano impensabili. Gli studenti possono partecipare a lezioni online, accedere a risorse educative e svolgere ricerche senza problemi. Le imprese locali possono espandere la loro presenza online, raggiungendo nuovi clienti e mercati. Gli agricoltori possono accedere a informazioni sulle migliori pratiche agricole e sulle previsioni meteorologiche, migliorando la produttività e riducendo gli sprechi.

Inoltre, Starlink sta aprendo nuove opportunità per l’innovazione tecnologica e l’imprenditorialità in Armenia. Start-up e sviluppatori possono sfruttare la connessione ad alta velocità per creare e distribuire applicazioni e servizi digitali innovativi. Questo stimola la crescita economica e favorisce l’attrazione di investimenti nel settore tecnologico armeno.

La connessione Internet affidabile e veloce fornita da Starlink è particolarmente importante per l’Armenia in quanto il paese ha una forte diaspora armena sparsa in tutto il mondo. Molti armeni all’estero mantengono legami stretti con la loro patria e desiderano contribuire allo sviluppo del paese. Starlink consente loro di rimanere connessi, collaborare con le comunità locali e partecipare allo sviluppo economico dell’Armenia, anche a distanza.

La rivoluzione dell’Internet satellitare in Armenia non è solo un vantaggio per il paese, ma ha anche un impatto positivo sulla regione del Caucaso meridionale nel suo complesso. La connettività migliorata può facilitare la cooperazione regionale, lo scambio di conoscenze e l’integrazione economica. L’Armenia può diventare un hub tecnologico nella regione, attirando investimenti e collaborazioni internazionali.

Tuttavia, ci sono anche sfide da affrontare con l’implementazione di Starlink in Armenia. Il costo del servizio potrebbe essere un ostacolo per molte famiglie e imprese a basso reddito. Inoltre, la dipendenza da un unico fornitore di servizi Internet potrebbe sollevare preoccupazioni sulla sicurezza e la sovranità dei dati.

Nonostante queste sfide, la rivoluzione dell’Internet satellitare in Armenia rappresenta un passo significativo verso la democratizzazione dell’accesso a Internet e l’abbattimento delle barriere digitali. Starlink sta aprendo nuove opportunità per l’istruzione, l’innovazione e lo sviluppo economico, migliorando la qualità della vita delle persone in tutto il paese.

L’Armenia sta dimostrando al mondo il potere trasformativo dell’Internet satellitare e come questa tecnologia possa superare le limitazioni geografiche e infrastrutturali. Altri paesi possono trarre ispirazione dall’esperienza armena e considerare l’Internet satellitare come una soluzione per migliorare l’accesso a Internet nelle loro regioni rurali e remote.

La rivoluzione dell’Internet satellitare in Armenia è solo l’inizio di una nuova era di connettività globale. Con l’avanzamento della tecnologia e l’implementazione di reti satellitari sempre più efficienti, il potere di Starlink e servizi simili potrebbe raggiungere molte altre nazioni, portando benefici significativi a livello globale.

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Guerre di serie B il Nagorno Karabakh (Ultimavoce 10.01.24)

Le guerre meno visibili mediaticamente, definite come “guerre di serie B”, sono più numerose rispetto a quelle che attirano maggiormente l’attenzione dei media. Nonostante la loro crescente frequenza e gravità, sembrano generare minor impatto emotivo, quasi a suggerire che le vite delle vittime civili coinvolte siano considerate meno rilevanti rispetto ai conflitti più seguiti.


Nel mondo ci sono ormai così tante guerre che diventa difficile seguirle tutte con attenzione. Un fatto, tuttavia, è certo. Ci sono guerre di serie A e guerre di serie B. Le prime continuano a calamitare l’attenzione dei media di ogni tipo e riempiono le pagine dei quotidiani. Paradossalmente il pubblico, pur continuando a leggere gli articoli, manifesta spesso segni di stanchezza per il diluvio di notizie. Tali sono, per esempio, il conflitto tra Russia e Ucraina e quello tra Israele e Hamas.

Le cosiddette “guerre di serie B” sono assai più numerose delle prime ma, per svariati motivi, suscitano meno impressione, come se le vittime civili da esse causate fossero meno importanti dei caduti nei conflitti più seguiti. Tra le guerre di serie B possiamo annoverare quella civile nel Sudan. Paese già molto povero in precedenza, il Sudan sta ora letteralmente sprofondando. Non si contano più i morti e i profughi, mentre si registra l’intervento di appoggio finanziario e logistico a una delle due fazioni in lotta da parte di nazioni come Egitto e Qatar.

Nessuno, tuttavia, sembra più prestare attenzione alla recente guerra tra Armenia e Azerbaigian per il controllo del Nagorno Karabakh, ex enclave armena in territorio azero sin dai tempi della ex URSS. La guerra tra le due Repubbliche ex sovietiche è iniziata con l’attacco azero dello scorso 19 settembre. E a differenza di quanto accaduto in passato, si è conclusa rapidamente con la completa vittoria dell’Azerbaigian appoggiato dalla Turchia di Erdogan. Gli armeni, dal canto loro, non hanno più potuto contare sul tradizionale aiuto della Russia, molto impegnata altrove.

Ciò che conta notare, tuttavia, è che nel Nagorno la presenza armena è in pratica scomparsa. Abbiamo insomma avuto una sorta di pulizia etnica senza molti spargimenti di sangue. Nonostante il presidente azero Ilham Aliyev, ultimo erede di una dinastia che governa il Paese sin dai tempi sovietici, avesse promesso la cittadinanza agli armeni che desideravano fermarsi nel Nagorno, quest’ultimi non si sono fidati. Memori del genocidio subito nel secolo scorso dai turchi, e che Ankara si ostina a negare.

Ovviamente i profughi del Nagorno si sono diretti in Armenia. Si dà però il caso che il Paese sia povero, a differenza dell’Azerbaigian che può invece contare su immense riserve di petrolio e gas, delle quali persino Hitler tentò di impadronirsi nella seconda guerra mondiale.

Gli ex cittadini del Nagorno pensavano di essere a casa loro in Armenia. Ma Yerevan ha risorse limitate, e i profughi già si lamentano per lo scarso aiuto ricevuto. Nel Nagorno non ci sono più armeni, e quelli riparati in Armenia sono pressoché privi di prospettive. Dopo la visita della ex speaker democratica della Camera Usa Nancy Pelosi si pensava che gli Stati Uniti potessero fornire appoggio. Ma anche gli americani, con le elezioni presidenziali che incombono, hanno le loro gatte da pelare, e hanno inoltre ricevuto veti da russi e cinesi, entrambi contrari alla presenza americana nel Caucaso.

Per farla breve, i profughi armeni sono stati abbandonati da tutti e si devono arrangiare. Non è, in fondo, una grande novità. Gli armeni, che vantano una delle civiltà più antiche del mondo, hanno tra l’altro il “difetto” di essere cristiani in un’area a larghissima maggioranza musulmana. Ma che importa? Essendo stati sconfitti in una guerra di serie B, a ben pochi interessa la loro sorte, anche perché i Paesi della UE hanno bisogno del petrolio e del gas di Baku.

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Laura Ephrikian presenta il suo ultimo libro a Matera

Incontro con Laura Ephrikian al Circolo Radici per la Presentazione di “Una Famiglia Armena”

Il Circolo Radici di Matera ha annunciato un incontro con Laura Ephrikian, rinomata artista e autrice, per la presentazione del suo ultimo libro “Una famiglia armena”. L’evento si svolgerà venerdì 12 gennaio alle ore 19 presso l’Hotel San Domenico in via Roma.

Laura Ephrikian, di origini armene, ha una carriera artistica di rilievo, che spazia dalla televisione al cinema, passando per il teatro. Ha lavorato come presentatrice e annunciatrice nella televisione nazionale, partecipando a eventi di spicco come il Festival di Sanremo, e si è distinta come attrice in numerosi film e sceneggiati televisivi. Tra le sue opere teatrali di maggior successo, si ricordano “I due gentiluomini di Verona”, “Il mercante di Venezia” e “La tempesta”.

Negli anni successivi, Ephrikian ha dedicato tempo alla scrittura e alla filantropia, pur mantenendo viva la sua passione per la recitazione. Il suo contributo artistico è stato riconosciuto con il premio alla carriera “Le Donne ed il Teatro” nel 2008. Inoltre, l’autrice ha sempre mostrato un forte impegno nel sociale, soprattutto con la sua attività in Kenia, dove si è dedicata alla costruzione di pozzi d’acqua e scuole per i bambini locali.

 

 

“Il seme della scrittura è stato fecondato da Alberto Bevilacqua”, ha detto Ephrikian, citando l’incoraggiamento ricevuto dal celebre scrittore italiano. Il suo ultimo libro, “Una famiglia armena”, è in parte autobiografico e traccia la storia della sua famiglia di origini armene, offrendo anche una riflessione sul genocidio armeno.

L’incontro sarà anche replicato a Bernalda il 13 gennaio, ad Altamura il 15 gennaio e a Potenza il 16 gennaio, con il supporto dell’Associazione “Le ali di Frida” di Potenza. I fondi raccolti con la vendita del libro e dei piatti dipinti dall’autrice saranno destinati alla costruzione di pozzi d’acqua in Kenia.

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Circolo Radici: Laura Ephrikian presenta libro “Una famiglia armena” a Matera, Bernalda, Altamura e Potenza

IFO: esportazioni dell’UE verso la Russia scese al 37% rispetto al livello prebellico (La Repubblica 09.01.24)

Dall’inizio della guerra in Ucraina nella primavera del 2022, le esportazioni dell’UE verso la Russia sono scese al 37% rispetto al livello prebellico. “Uno dei motivi del volume ancora elevato delle esportazioni verso la Russia è che solo il 32% di tutti i prodotti provenienti dall’UE è soggetto a sanzioni. Nel caso dei beni di lusso, ad esempio, ci sono sanzioni contro le esportazioni di champagne in Russia, ma non di prosecco”, afferma Feodora Teti, vicedirettrice dell’ifo Center for International Economics.

Inoltre, è possibile consegnare indirettamente alla Russia molte merci dell’UE soggette a sanzioni attraverso paesi terzi, come suggeriscono le valutazioni del nuovo database delle sanzioni Ifo.

A causa delle restrizioni all’esportazione imposte dall’UE e da altri paesi occidentali, alla Russia manca circa un terzo dei prodotti soggetti a sanzioni rispetto al periodo prebellico. La Cina è il paese d’origine alternativo più importante della Russia per i prodotti soggetti a sanzioni: il 61% di tutti i prodotti soggetti a sanzioni proviene dalla Cina; nel 2021 la percentuale era solo del 35%. La Turchia fornisce alla Russia il 13% di tutti i prodotti sui quali l’Occidente ha imposto sanzioni; nel 2021 questa cifra era poco meno del 3%. La Russia sta attualmente acquistando anche una piccola percentuale (circa l’1%) di tutti i beni soggetti a sanzioni dall’Armenia. Nello stesso periodo, le esportazioni dall’UE verso l’Armenia sono raddoppiate. “Nel caso della Cina, l’aumento delle esportazioni verso la Russia può essere spiegato almeno in parte con una maggiore produzione interna. Per quanto riguarda la Turchia e l’Armenia, tuttavia, l’improvviso e forte aumento delle esportazioni verso la Russia suggerisce che le sanzioni vengono aggirate”, conclude Teti.

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Armenia, cento anni fa nasceva Sergej Parajanov (Osservatorio Balcani e Caucaso 09.01.24)

Sergej Parajanov, regista armeno ha ottenuto riconoscimento internazionale per il suo stile cinematografico unico, in contrasto con i principi del realismo socialista dell’epoca. A partire da oggi, in Armenia si terranno vari eventi per commemorare il suo contributo alle arti e alla cultura

09/01/2024 –  Marilisa Lorusso

Il 2024 si apre con un centenario importante, che può essere un’occasione per includere fra i buoni propositi dell’anno un viaggio in Armenia alla scoperta, o riscoperta, dei suoi artisti e delle sue bellezze museali.

Il 9 gennaio prende il via il centenario per la nascita di Sergej Parajanov e in Armenia si terranno vari eventi per commemorare il suo contributo alle arti e alla cultura. Il ministero dell’Istruzione, della Cultura e dello Sport armeno informa  che alle 12:00 si terrà l’inaugurazione del monumento a Sergey Parajanov e l’apertura della mostra La GiocondaTrasformazioni di Davit Galstyan della Cinema House.

Nella stessa giornata, saranno proiettati film del regista nella sala piccola del Cinema House mentre nel pomeriggio, presso la Galleria Parajanov, si terrà un concerto su temi musicali di Parajanov realizzato dai solisti degli ensamble “Gurjev” e “Barekamutyun”.

Il monumento a Parajanov è incluso nell’elenco dei monumenti significativi di Yerevan e il suo centenario è ricordato dall’UNESCO fra i giubilei delle persone illustri. Il programma culturale per la celebrazione del centenario del regista è stato organizzato dal Comitato Governativo per il Centenario di Parajanov.

Sergej Parajanov

Parajanov, nato il 9 gennaio 1924 a Tbilisi, è stato un regista cinematografico armeno che ha ottenuto riconoscimento internazionale per il suo stile cinematografico unico, in particolare con film come Il colore del melograno (1969) e Le ombre degli antenati dimenticati (1965), entrambi considerati tra i più grandi film di tutti i tempi da “Sight & Sound”. I suoi contributi artistici erano però in contrasto con i principi del realismo socialista, l’unico stile artistico approvato nell’Unione Sovietica.

La vita e l’opera di Parajanov sono quindi state caratterizzate da una straordinaria combinazione di genio artistico e costante lotta contro le severe censure imposte dalle autorità sovietiche. Parajanov ha sviluppato uno stile cinematografico unico, affrontando in chiave surrealista e visionaria le tradizioni popolari delle regioni caucasiche e ucraine.

Durante la Seconda guerra mondiale, Parajanov ha frequentato i corsi di regia dell’Istituto Statale di Cinematografia di Mosca. Nel 1951 iniziò a lavorare agli studi cinematografici di Kiyv, realizzando documentari, cortometraggi e lungometraggi di propaganda che in seguito avrebbe ripudiato. Il punto di svolta nella sua carriera avvenne nel 1964, quando decise di adattare per lo schermo un racconto dello scrittore ucraino Kočubinskij, dando vita a Le ombre degli antenati dimenticati. Questo film, incentrato sul folclore della comunità dei Gutzul nei Carpazi, si distingueva per l’approccio surreale e non convenzionale, contrapponendosi ai canoni del cinema etnografico dell’epoca.

Nonostante l’opposizione delle autorità sovietiche, il film ottenne riconoscimenti internazionali, inclusa la vittoria al festival di Mar del Plata. Tuttavia, a Parajanov fu impedito di accompagnare personalmente il film in qualsiasi festival.

Il regista tornò in Armenia nel 1968, continuando la sua ricerca di un cinema libero mentre le libertà artistiche stavano andando incontro a un nuovo giro di vite.

È del 1969 Il colore del melograno, una biografia del trovatore armeno del XVIII secolo Sayat-Nova. Il film, considerato il suo capolavoro, è caratterizzato da quadri figurati e uno stile visivo surreale, ed è stato ritirato dalle autorità sovietiche per estrema deviazione dal realismo russo.

Michelangelo Antonioni così lo recensì  : “Il colore del melograno di Parajanov, secondo me uno dei migliori registi al mondo, è di una bellezza perfetta”. Prevalentemente muto e dominato da immagini oniriche, è apprezzabile anche per chi non parla armeno, e dopo tanti travagli è ora disponibile online su varie piattaforme. Qui una breve scheda  che può aiutare a orientarsi nella visione, se non si ha familiarità con la storia di Sayat-Nova.

Parajanov fu arrestato nel 1971 durante le riprese di Affreschi di Kiev, un progetto rievocativo della nascita della capitale ucraina, dichiarato antisovietico. Le persecuzioni nei confronti del regista culminarono nel 1974 con l’arresto e la condanna a cinque anni in un campo di riabilitazione, con accuse quali furto di oggetti d’arte e omosessualità. Solo grazie a una mobilitazione internazionale, guidata dal surrealista francese Louis Aragon, Parajanov fu liberato nel 1977, ma gli fu impedito di girare film. Nel 1982 fu arrestato nuovamente, questa volta con l’accusa di corruzione, ma fu rilasciato qualche mese dopo.

Con il relativo allentamento della censura sovietica negli anni ‘80, Parajanov riuscì a dirigere nuovamente. Nel 1984 realizzò La leggenda della fortezza di Suram e nel 1988 Asik Kerib – Storia di un ashug innamorato, entrambi acclamati dalla critica. La sua carriera fu interrotta dalla morte avvenuta nel 1990 Yerevan.

Parajanov, statue, musei e un importante centenario

Nel 2004, su commissione della città di Tbilisi, è  stata inaugurata nella piazza della capitale   georgiana una statua dell’artista italo-georgiano Vazha Mikaberidze dedicata allo scomparso genio cinematografico armeno. L’opera è ispirata ad una famosa foto di Yuri Mechitov che pure è stata scelta dal ministero armeno per il centenario di Parajanov.

Altre immagini del regista, e i suoi visionari e imprevedibili collage sono visibili al museo-casa dell’artista a Yerevan  , il cui bel sito offre uno spaccato nel viaggio che la sua rocambolesca fantasia regala allo spettatore, nonché delle sale in cui si ripercorrono i calvari degli arresti. Per ritrovare invece le atmosfere e gli strumenti dell’età di Sayat-Nova e la rarefatta poetica che ha ispirato Parajanov, si consiglia una visita a un piccolo museo, alle spalle della pure assai meritevole Galleria Nazionale armena  . Si accede da una porta di legno abbastanza anonima in via Arami, e ci si trova nel Museo Yeghise Charents della letteratura e dell’arte, che oltre ad avere una bella collezione di arte persiana, offre una panoramica completa della storia delle arti armene, con collezioni dedicate alla letteratura, alla musica, al teatro e al cinema, cui tanto ha contribuito l’opera inimitabile di Parajanov.

Nonostante le sfide e la costante lotta contro la censura, il lascito di Sergei Parajanov vive attraverso la sua straordinaria filmografia, riconosciuta a livello internazionale. La sua opera continua a ispirare e a testimoniare un genio artistico che ha sfidato le restrizioni del suo tempo. Un centenario che merita di essere ricordato con tutta la libertà che è mancata in vita all’artista.

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Ingegneri ed economisti che diventano casari, la storia dei Mikayelyans (L’Inkiesta 08.01.24)

In qualunque banchetto, tavola famigliare o colazione armena ci sono alcuni prodotti che incontrerete sempre, a prescindere dalla regione in cui vi trovate. Il lavash, ovvero i fogli di pane sottilissimo e croccante cotti nel forno tandoor, le albicocche disidratate (simbolo dell’Armenia insieme al melograno), salsicce di maiale locali e formaggi. La maggior parte del formaggio è Ceçil o Motal ed entrambi sono marcatamente salati. Il primo ricorda vagamente la consistenza di una mozzarella, è inconfondibile perché sfilacciato in fili sottili (un po’ come il petto di pollo), talvolta affumicato e prodotto da latte vaccino. Si conserva in salamoia e si mangia crudo, fritto o come farcitura di sfoglie o khachapuri locali.

Il secondo invece è un formaggio caprino, grumoso e servito sgretolato proprio per condire pietanze, insalate, primi piatti e persino ricette di carne. Anche il Motal stagiona sotto sale per almeno quaranta giorni e prima di essere servito viene spesso condito con erbe di montagna o altre spezie.

Fino a una decina di anni fa, l’Armenia non conosceva produzioni casearie differenti da queste tradizionali, caratterizzate da una sapidità fortissima, al limite del gradimento che ne hanno sempre limitato un uso più diffuso in cucina. In questo scenario la famiglia Mikayelyan è un vero e proprio unicum nel panorama nazionale. Siamo nella regione di Gegharkunik, sulla costa occidentale del lago Sevan a circa un’ora e mezza di auto dalla capitale.

La famiglia Mkayelyan al completo: Arman, Marina i loro quattro figli, suo padre e sua madre

Ad Arman, a sua moglie Marina e al resto della famiglia si deve l’unica produzione casearia di formaggi affinati e artigianali armena, ottenuti da mucche di proprietà in modo sostenibile ed ecologico. Arman Mikayelyan non sapeva nulla di latte, cagliate e stagionatura fino a una decina di anni fa. Da genitori ingegneri studia economia e dopo una vita da funzionario al ministero delle finanze decide di dare una svolta alla sua vita coltivando la sua passione. «Ancora nessuno aveva provato a produrre un formaggio diverso da quelli classicamente conosciuti, più contemporaneo, rappresentativo del territorio e adatto alla ristorazione così come all’accompagnamento delle tante ottime etichette di vino del sud dell’Armenia».

L’azienda nasce nel 2012 come impresa a conduzione famigliare, dove con sole quattro mucche si lancia una prima produzione di formaggio tradizionale. «Solo mia moglie, Marina, che è biochimica ed esperta di caseificazione, conosceva veramente l’argomento, pertanto i primi anni li abbiamo dedicati a prodotti base e a numerosi tentativi. Abbiamo perso diversi litri di latte a causa di esperimenti andati male, ma questo ci è servito per farci le ossa e passare dopo poco tempo a una produzione più ingegnerizzata e tecnologicamente avanzata» racconta Arman.

Ad oggi si contano più di quindici tipologie di prodotti affinati disponibili alla vendita e commercializzati nei migliori ristoranti della capitale. Ancora la produzione non è né sufficiente né strutturata per pensare a delle esportazioni, però per i visitatori che capitano in zona è possibile acquistare direttamente al caseificio. Ci sono affinamenti in foglie di Areni (vitigno autoctono), in semi neri di finocchio, aromatizzati al timo, basilico, peperoncino o pomodoro. Ci sono gli affinati in crosta di menta, di lamponi o quelli in cui la crosta viene lavata con brandy armeno dai cinque anni a salire a seconda del periodo di stagionatura.

«Il formaggio dedicato a mia moglie si chiama Marina ed è uno di quelli che vendiamo di più. Ricorda vagamente la consistenza del parmigiano ed è per questo che non lo tagliamo a fette ma lo rompiamo a scaglie. Durante il processo di stagionatura, che dura fino a due anni, lo teniamo immerso nell’olio di oliva (spagnolo) per un primo periodo e poi spazzolato con il sale. Ci divertiamo a provare tra i cinque e i dieci affinamenti nuovi ogni anno, selezionandone uno o al massimo due che effettivamente portiamo in produzione e quindi poi alla vendita».

Ad oggi l’azienda si appoggia a una cooperativa di allevatori locali da cui attingono bestiame e latte per la produzione casearia e per una piccolissima lavorazione di salumi e insaccati destinati esclusivamente alle degustazioni degli ospiti. «Abbiamo quaranta mucche e con il solo latte delle nostre bestie riusciamo a supplire a quasi il novanta per cento del fabbisogno».

Non aspettatevi un centro di produzione moderno e automatizzato. Quelli che un tempo erano i vecchi magazzini di conservazione di mele e patate nel cortile della casa di famiglia, sono stati convertiti in spazi per la produzione casearia, per l’affinamento, i controlli e la sanificazione. Una costruzione apposita è stata creata più di recente per accogliere clienti e ospiti e accompagnarli in degustazioni di salumi, foraggi, frutta secca, salse e mieli di accompagnamento. Una visita (con assaggio!) da Mikayelyan è una bellissima esperienza per gli appassionati, visitata da produttori ed estimatori di tutto il mondo.

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Nel crudele elenco delle guerre dimenticate gli armeni del Nagorno (Remocontro 08.01.24)

Nel mondo ci sono così tante guerre che diventa difficile persino contarle. E la nostra attenzione ne definisce una crudele classifica. Guerre di massima attenzione in Serie A e quelle seminascoste dalla Serie B a scendere. Tanta e spesso troppa attenzione, soprattutto se la toglie ad altre crisi sentite meno vicine. Un errore su cui, forse, anche Remocontro cade. Ma grazie a Marsonet proviamo a recuperare, tornando a parlare di Caucaso. Come inizio.

Serie B tragicamente affollata. Sudan primo in efferatezza

Le cosiddette ‘guerre di serie B’ sono assai più numerose delle prime ma, per svariati motivi, suscitano meno impressione, come se le vittime civili da esse causate fossero meno importanti dei caduti nei conflitti più seguiti. Tra le guerre di serie B, certamente vince in efferatezza quella civile nel Sudan.
Paese già molto povero in precedenza, il Sudan sta ora letteralmente sprofondando. Non si contano più i morti e i profughi, mentre si registra l’intervento di appoggio finanziario e logistico a una delle due fazioni in lotta da parte di nazioni come Egitto e Qatar.

Gli armeni del Nagorno, cancellati

Mentre sembra addirittura cancellata la recente guerra tra Armenia e Azerbaigian per il controllo del Nagorno Karabakh, ex enclave armena in territorio azero sin dai tempi della ex Urss. La guerra tra le due Repubbliche ex sovietiche è iniziata con l’attacco azero dello scorso 19 settembre.
E a differenza di quanto accaduto in passato, si è conclusa rapidamente con la completa vittoria dell’Azerbaigian appoggiato dalla Turchia di Erdogan. Gli armeni, dal canto loro, non hanno più potuto contare sul tradizionale aiuto della Russia, molto impegnata altrove.

Pulizia etnica meno cruenta

Da sottolineare, è che nel Nagorno la presenza armena è in pratica scomparsa. Abbiamo insomma avuto una sorta di pulizia etnica senza molti spargimenti di sangue. Nonostante il presidente azero Ilham Aliyev, ultimo erede di una dinastia che governa il Paese sin dai tempi sovietici, avesse promesso la cittadinanza agli armeni che desideravano fermarsi nel Nagorno, quest’ultimi non si sono fidati. Memori del genocidio subito nel secolo scorso dai turchi, e che Ankara insiste a definire diversamente.

L’Armenia dei poveri

Ovviamente i profughi del Nagorno si sono diretti in Armenia. Si dà però il caso che il Paese sia povero, a differenza dell’Azerbaigian che può invece contare su immense riserve di petrolio e gas, delle quali persino Hitler tentò di impadronirsi nella seconda guerra mondiale.

Nancy e le ‘pelose’ attenzioni Usa

Gli ex cittadini del Nagorno pensavano di essere a casa loro in Armenia. Ma Yerevan ha risorse limitate, e i profughi già si lamentano per lo scarso aiuto ricevuto. Nel Nagorno non ci sono più armeni, e quelli riparati in Armenia sono pressoché privi di prospettive. Dopo la visita della ex speaker democratica della Camera Usa Nancy Pelosi si pensava che gli Usa potessero fornire appoggio. Ma anche gli americani, con le elezioni presidenziali che incombono, hanno le loro gatte da pelare, e hanno inoltre ricevuto veti da russi e cinesi, entrambi contrari alla presenza americana nel Caucaso.

Cristianità spuria nel mare musulmano del Caucaso

Per farla breve, i profughi armeni sono stati abbandonati da tutti e si devono arrangiare. Non è, in fondo, una grande novità. Gli armeni, che vantano una delle civiltà più antiche del mondo, hanno tra l’altro il ‘difetto’ di essere cristiani in un’area a larghissima maggioranza musulmana.

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Il Nagorno Karabakh tra i 10 grandi eventi del 2024 (Wired.it 07.01.24)

Dalla dissoluzione della repubblica armena dell’Artsakh, alla presidenza italiana del G7, passando per il Summit for the future e la più grande esercitazione della Nato dal 1989: un anno di importanti avvenimenti sul piano internazionale
2024 i 10 grandi eventi dell'anno
I 5 anelli dell’Olimpiadi a ParigiJULIEN MATTIA/NURPHOTO VIA GETTY IMAGES

Il presepio di San Gerardo aiuta suor Benedetta e la missione in Armenia (Prima Como 07.01.24)

Il gruppo “Presepio San Gerardo” di Olgiate Comasco invita a visitare la natività allestita accanto alla chiesa dedicata al santo monzese.

Un presepio di pace e carità

L’ambientazione è un rimando agli insediamenti rupestri di Petra, in Giordania e alla sua caratteristica architettura scolpita nella roccia. Inoltre, è stata aggiunta una struttura simbolica. Nell’allestimento, infatti, spicca anche un ponte che collega i due fronti rocciosi. Appositamente inserito proprio per il suo valore di simbolico messaggio di pace: “Costruiamo ponti e non muri”.

Come da tradizione, il presepio è stato inaugurato nella notte di Natale. E’ stata posta anche una statua di San Gerardo rivolta verso la natività, a ricordo della Settimana Gerardiana che dal 14 al 22 ottobre scorso ha visto la presenza a Olgiate Comasco dell’urna di San Gerardo. Come ogni anno, la scenografia è stata realizzata dal pittore olgiatese Mario Tettamanti.

Esposizione sino a fine mese, offerte per le missionarie della Carità in Armenia

Il presepio sarà esposto fino al 31 gennaio, dalle 7.30 alle 22.30, accanto alla chiesa di San Gerardo. Tutte le offerte raccolte saranno consegnate a suor Benedetta Carugati, olgiatese, missionaria della Carità in Armenia. Insieme ad altre religiose, opera in un centro che garantisce accoglienza a ragazzi disabili, si occupa di catechesi e aiuta le persone povere, senza lavoro, senza cibo e che soffrono a causa della guerra.

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Bari riceve l’ambasciatrice dell’Armenia a Palazzo di Città (Corrierepl 07.01.24)

BARI –  Tsovinar Hambardzumyan, ambasciatrice della Repubblica d’Armenia in Italia,  in visita nel capoluogo pugliese.  Ad accoglierla, oltre il vicesindaco Eugenio Di Sciascio, Giuseppe Cascella, presidente della commissione consiliare Cultura del Comune di Bari e Marco Bronzini, membro della commissione consiliare Cultura.
L’incontro ha rappresentato l’occasione per rafforzare ulteriormente le relazioni tra l’Armenia e la città di Bari. Tra i temi affrontati, l’intensificazione della cooperazione in campo culturale e in quello tecnologico e le importanti opportunità aperte dal crescente interscambio economico tra l’Armenia e l’Italia.

Al colloquio, conclusosi con uno scambio di doni, è seguito un incontro in sala giunta con la comunità armena barese, organizzato dal presidente  Giuseppe Cascella, e da Dario Rupen Timurian, imprenditore ed esponente della comunità.

Presenti all’incontro, tra gli altri, il decano della comunità Rupen Timurian e Siranush Quaranta, assieme a Pietro Curzio, già primo presidente della Corte di Cassazione.

L’ambasciatrice Hambardzumyan ha sottolineato la forza del legame tra l’Armenia e la Città di Bari, citando il villaggio di “Nor Arax” nei pressi di Bari (che cento anni fa accolse molti profughi armeni in fuga dal genocidio perpetrato dall’Impero ottomano), la vita e l’opera del grande poeta armeno barese Hrand Nazariantz e la presenza, sul lungomare Imperatore Augusto, della stele “khachkar” (croce di pietra) realizzata dall’architetto armeno Ashot Grigoryan e donata dalla comunità armena alla città per suggellare lo storico legame tra i due popoli.

In dono, due targhe per il Comune di Bari dalla comunità armena barese: una dedicata al sindaco Antonio Decaro, che sottolinea il suo impegno “per azioni di pace e di dialogo fra i popoli che hanno abitato da sempre il territorio cittadino”, mentre l’altra è stata consegnata a Giuseppe Cascella “per la sua sensibilità mostrata verso il popolo armeno nel corso della presidenza della commissione consiliare Cultura”.

Al termine dell’incontro, l’ambasciatrice  ha poi conferito a Carlo Coppola, segretario dell’associazione Armeni Apulia e presidente del Centro studi “Hrand Nazariantz”, una “Medaglia di gratitudine” assegnata dal presidente della Repubblica d’Armenia Vahagn Khachaturyan.