Gli USA confermano il loro sostegno al processo di pace tra Azerbaigian e Armenia (Trt 22.02.24)

Gli Stati Uniti (USA) hanno comunicato il loro sostegno al processo di pace in corso tra Azerbaigian e Armenia, ritenendo che sia possibile raggiungere un accordo.

Durante il briefing quotidiano con la stampa, il portavoce del Dipartimento di Stato degli USA, Matthew Miller ha valutato la posizione del suo Paese sui colloqui di pace tra Azerbaigian e Armenia.

“Come Stati Uniti, siamo a favore di un accordo tra i due Paesi e continueremo ad assisterli”, ha dichiarato, il portavoce Miller aggiungendo che un accordo di pace tra Baku ed Erevan è “un obiettivo raggiungibile”.

Miller, ricordando che il segretario di Stato degli USA Antony Blinken ha incontrato i leader dell’Azerbaigian e dell’Armenia alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco tenutasi la scorsa settimana, e che gli Stati Uniti hanno comunicato il loro sostegno al processo in questi incontri, ha dichiarato che i due Paesi si stanno impegnando per risolvere alcune questioni in sospeso.

FORLI – 22 febbraio 2024 – Armenia, impronte di un’antica civiltà di Loredana Lega e Ivano Magnani

Giovedì 22 febbraio, alle ore 21,15, nella sede del Foto Cine Club Forlì, in via Firenze 207 (Centro Polifunzionale Parrocchia di San Marco in Varano) a Forlì, Loredana Lega e Ivano Magnani presenteranno una videoproiezione dal titolo “Armenia. Impronte di un’antica civiltà“. Ingresso libero.

Del viaggio in Armenia i due autori scrivono: “Raramente abbiamo avuto modo di conoscere un popolo così fiero ed orgoglioso, con un fortissimo senso di appartenenza. Una meta un po’ insolita che però ci ha regalato un emozionante ricordo da portare a casa. Appassionati da sempre di viaggi e fotografia e senza stancarci di imparare sempre qualcosa in più, siamo riusciti a realizzare molti dei nostri desideri. Abbiamo capito che cercare di catturare e preservare parte di quelle emozioni che si provano durante un viaggio, grazie alle foto e agli audiovisivi che realizziamo, contribuisce a mantenere vivi, anche a distanza di tempo, i ricordi meravigliosi dell’esperienza fatta. Fra le ultime mete del nostro girovagare c’è stata l’Armenia, che ci ha letteralmente conquistati. Pur essendo una delle più antiche nazioni del mondo, oggi ha un piccolo territorio situato nelle alte e possenti montagne del Caucaso meridionale. L’Armenia è una terra molto spirituale. Misteriosa e un po’ segreta, è il primo paese ad aver adottato il cristianesimo. Questa sua anima profondamente religiosa è ancora perfettamente visibile nelle sue terre ricche di antichi monasteri e piccole chiese. E dal punto di vista paesaggistico è un luogo incontaminato che presenta distese sterminate, montagne, rocce, cascate e natura selvaggia a perdita d’occhio“.

La serie di vicissitudine patite da questa terra nel corso della storia – sono sempre parole di Loredana Lega e Ivano Magnani – proprio a causa della sua posizione geografica è davvero inimmaginabile. Tuttavia, come risultato di ciò, il popolo Armeno ha imparato a lottare, resistere e proteggere la propria cultura, la propria religione, la propria lingua e identità nazionale. La sua storia millenaria testimonia come l’Armenia sia un ponte tra Oriente e Occidente. Questo viaggio ci ha dato l’opportunità di scoprire una terra tanto ricca di storia quanto poco conosciuta“.

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Nagorno-Karabakh: la battaglia decisiva (AgoraVox 21.02.24)

Il conflitto del Nagorno-Karabakh ha dimostrato, ancora una volta, che il fenomeno della guerriglia urbana, in contesti guerreschi, è una realtà sempre più complessa e sistematica, offrendo terreno fertile per lo studio della tipologia di guerriglia in questione.

Il conflitto, verificatosi tra Armenia ed Azerbaijan, ha evidenziato l’applicazione di una serie di tattiche e strategie pienamente riconducibile alla Urban Warfare. Più nel dettaglio, la Battaglia di Shucha, una città estremamente importante dal punto di vista strategico-militare, ha rappresentato un esempio chiaro di “guerriglia urbana”, venendo segnata da una serie di feroci combattimenti. Non a caso, la città è stata teatro di molti dei combattimenti più accesi verificatisi nel corso del conflitto. Le forze azere hanno assediato Shusha e bombardato la città ricorrendo all’artiglieria, puntando da subito al centro storico, servendosi di armi leggere e tattiche di guerriglia. Tra le peculiarità, si annoverano nuovi mezzi basati sulla tecnologia avanzata, tra cui piattaforme senza pilota e la composizione delle armature. I combattimenti hanno riguardato l’intera città, contribuendo significativamente all’esito della guerra. Gli edifici hanno rappresentato una copertura per i combattenti e l’artiglieria ha avuto difficoltà nell’identificare con precisione gli obiettivi a causa del campo visivo limitato; inoltre, gli ambienti urbani, popolati ovviamente dai civili, hanno contribuito a rendere difficile la distinzione tra soggetti civili e soggetti militari. Le strade, inoltre, hanno agevolato l’avanzare delle truppe.

L’Otto novembre, la città di Shusha risultava così essere stata conquistata dalle forze azere, che, grazie all’infiltrazione, hanno raggiunto più agevolmente la capitale, segnando un punto di svolta del conflitto e conducendo alla sconfitta dell’Armenia, che intanto lamentava una scarsa coordinazione tra le forze armene. L’esito ha condotto alla perdita del Nagorno-Karabakh, la cui repubblica ha ufficialmente cessato la propria esistenza il Primo Gennaio del 2024, concludendo così il sanguinoso scontro tra Armenia ed Azerbaijan.

Dal punto di vista del Diritto Internazionale Umanitario, ampie critiche sono state mosse alle modalità di combattimento con cui la Battaglia di Shusha è stata condotta: in particolar modo, l’Azerbaijan è stato accusato di ripetute violazioni del Diritto Internazionale Umanitario, come il bombardamento delle infrastrutture civili e l’impiego di armi proibite, tra cui bombe a grappolo, nonché di non aver provveduto alle precauzioni necessarie volte alla tutela della popolazione civile, sebbene l’Azerbaijan abbia affermato il contrario. D’altro canto, l’Armenia è stata anch’essa accusata di aver violato il Diritto Internazionale Umanitario, poiché non ha avuto il riguardo necessario per la popolazione civile azera in fuga coinvolta nel conflitto. Sebbene sia ancora un aspetto controverso e non del tutto confermato, l’Azerbaijan è stata accusata di aver giustiziato prigionieri di guerra armeni catturati proprio durante la Battaglia di Shusha, grave violazione del Diritto Internazionale Umanitario, pertanto si è parlato di presunte esecuzioni. Tuttavia l’Unione Europea si è impegnata affinché sia possibile ottenere un’indagine indipendente ed imparziale e l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha concluso che vi sono tutte le prove per sostenere che le esecuzioni sono supportate da prove attendibili, benché le indagini siano ancora in corso.

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Livorno, capitelli e colonne della chiesa degli Armeni “dimenticati” in villa Fabbricotti: ecco il motivo (Il Tirreno 21.02.24)

Livorno Ma a quale monumento o edificio storico apparterranno le “vestigia” marmoree accatastate da anni nel parco di villa Fabbricotti a fianco dell’ingresso laterale di via Pilo Albertelli?

La domanda

Se lo chiedono da circa cinquant’anni (ovvero dal tempo nel quale lì furono collocate) i frequentatori del parco ogni volta che passano dal sentiero sterrato alle spalle della pista dove si baloccano i bambini tra biciclette, pattini e sfere rimbalzanti.

L’impressione, percorrendo quel tratto di parco, è quella di fare lo slalom tra i resti di qualcosa di prezioso: capitelli spezzati, colonne e resti di arredi di un certo valore storico.

La risposta

Ottenere una risposta a questo giallo in mezzo al verde della Villa non è stato difficile: «Sono i resti marmorei dell’interno della Chiesa di San Gregorio Illuminatore ovvero della chiesa cattolica della Nazione Armena a Livorno – spiega Simone Lenzi, assessore comunale alla Cultura – realizzata dall’architetto Giovan Battista Fognini all’inizio del Settecento in via della Madonna (accanto al tempio dei Greci Uniti e alla chiesa della Madonna stessa) e poi distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Alcuni fra i pezzi della villa Fabbricotti sono stati poi recuperati e ricollocati anni fa nel portico della stessa chiesa. Nel 1956 -scrive ancora Lenzi in una nota – la Comunità Armena chiese al Comune di individuare una zona definitiva ove collocare i resti, zona che fu individuata in un’area in via dei Bagnetti (nel quartiere Venezia) per essere trasferiti nel 1971 appunto in villa Fabbricotti. Negli anni seguenti – procede la nota – più volte i marmi collocati in villa Fabbricotti sono stati oggetto di attenzione e gli aspetti patrimoniali sono stati definitivamente chiariti nel gennaio 2005 quando il cattolico Patriarcato di Cilicia degli Armeni se ne è dichiarato proprietario. Nel 2008 una parte di quei marmi, individuati in merito al valore artistico dai rappresentanti della chiesa stessa Giangiacomo Panessa e Giancarlo Cauteruccio, sono stati appunto riportati nel luogo di culto in via della Madonna. In qualsiasi momento – termina la nota dell’assessore – i rappresentanti del patriarcato di Cilicia degli Armeni potranno chiedere la restituzione dei marmi rimasti».

La comunità armena

I rappresentanti della Chiesa degli Armeni preferiscono non commentare la disponibilità per la riacquisizione dei marmi ma dal loro interno un portavoce informale qualcosa ci dice: «In realtà la Comunità avrebbe apprezzato che il Comune avesse avanzato una proposta alternativa a quello che assomiglia a un abbandono dentro villa Fabbricotti. Ad esempio – dice la fonte – avrebbero potuto pensare ad una collocazione al Museo della Città. Non ci sembrava una cosa impossibile a realizzarsi».

Magari ricostruendo parte della chiesa distrutta dai bombardamenti e poi abbandonata in villa Fabbricotti . l

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Un Nuovo Biolaboratorio USA in Armenia, altro Passo anti-Russo di Yerevan. (StilumCuriae 21.02.24)

L’apertura di un altro biolaboratorio degli USA nel territorio dell’Armenia non è casuale

Nonostante sia un partner strategico della Russia, che collabora strettamente con Mosca nel blocco politico-militare denominato Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva e nell’Unione Economica Eurasiatica, che prevede l’integrazione economica regionale, l’Armenia sviluppa costantemente le relazioni con gli Stati Uniti.

In particolare, l’anno 2023 è stato segnato dall’aumento delle relazioni politico-militari dell’Armenia con gli Stati Uniti, la NATO e l’Occidente nel suo complesso a un livello superiore. Per la prima volta nel 2023, dall’11 al 19 settembre si sono tenute le esercitazioni militari congiunte armeno-americane denominate “Eagle Partner – 2023” presso il centro di addestramento “Zar” della brigata armena per il mantenimento della pace. Alle manovre hanno partecipato 85 militari americani e 175 armeni. L’esercitazione è stata osservata dal generale di brigata Patrick Ellis, vice capo di stato maggiore per l’Europa e l’Africa delle forze di terra statunitensi, e dal generale di divisione Gregory Anderson, comandante della 10ª divisione di montagna.

Recentemente si è verificato un altro incidente relativo alla cooperazione tra Armenia e Stati Uniti in campo militare. Secondo il giornale “Past” di Hayastan, un altro laboratorio biologico americano sarà aperto nel Paese. Si noti che la questione dei laboratori biologici americani in Armenia è sempre stata al centro dell’attenzione degli ambienti professionali. In particolare, diversi esperti esprimono preoccupazione per i loro potenziali pericoli. Il giornale scrive: “I rappresentanti delle strutture competenti fanno notare che la conversazione è iniziata con i laboratori delle ex stazioni sanitarie-epidemiologiche e che sono stati modernizzati con il finanziamento di Washington. Nikol Pashinyan assicura che, nonostante il sostegno finanziario degli Stati Uniti per la modernizzazione dei laboratori biologici, essi sono di proprietà della Repubblica di Armenia. Tuttavia, queste dichiarazioni non riducono la preoccupazione. E ora si apprende che il ministro della Difesa Suren Papikyan ha firmato la settimana scorsa un accordo con il Pentagono per l’apertura del 13° laboratorio in Armenia”.

Il giornale scrive che, secondo varie fonti, il nuovo laboratorio biologico sarà situato a Gyumri, nelle immediate vicinanze della base militare russa: “A proposito, notiamo che uno dei laboratori attivi in Armenia si trova a Gyumri, a una certa distanza dalla scuola. Indipendentemente da come vengono chiamati i biolaboratori, gli esperti che ritengono che lavorino con agenti patogeni, cioè che siano laboratori con fattori biologici, esprimono preoccupazione per la possibilità di creare, modificare o diffondere vari agenti patogeni.

Secondo gli esperti armeni, l’aumento del numero di biolaboratori statunitensi presenti nel Paese deriva dalla natura filo-occidentale del potere di Nikol Pashinyan. Lo considerano un colpo di coda alla Russia, alleata dell’Armenia. Arman Gukasyan, esperto del club pubblico “Voce del Popolo”, ha affermato che l’esistenza di 12 biolaboratori statunitensi in Armenia non è una questione ordinaria. Secondo lui, i rappresentanti del governo russo hanno ripetutamente affermato che questi laboratori hanno profondi interessi nella sfera biologica e sono uno strumento militare nelle mani degli americani: “Nel 2010 è iniziata l’apertura di laboratori biologici degli Stati Uniti in Ucraina, Georgia, Moldavia, Kazakistan, Uzbekistan e Armenia.

La parte americana sostiene che lo scopo di queste istituzioni è quello di creare laboratori all’avanguardia che garantiscano la salute degli animali da allevamento, di finanziare le ristrutturazioni e di rafforzare la capacità del governo di condurre un monitoraggio pubblico delle possibili minacce alla salute umana. Ma i laboratori biologici non sono così semplici. È noto che hanno una duplice funzione. In primo luogo, i biolab sono finanziati dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e le loro attività sono tenute top secret. Ciò ha fatto emergere l’idea che queste imprese stiano preparando armi biologiche. L’importo stanziato per il loro finanziamento raggiunge i milioni di dollari americani.

I media armeni scrivono che la stessa preoccupazione è legata alla diffusione di malattie pericolose: “Tra l’altro, in questo contesto, molti esperti sottolineano che nel 2023 il numero totale di casi di morbillo confermati in laboratorio in Armenia raggiungerà i 545 casi. Nel 2024 sono stati confermati 32 casi di morbillo e 16 persone sono state ricoverate in ospedale. Inoltre, gli esperti sanitari affermano di temere che, oltre a questi indicatori, le persone soffrano di influenza stagionale o di malattie gastrointestinali. È difficile dire in che misura questi casi si riferiscano a laboratori biologici, ma gli esperti non escludono la possibilità di condurre vari esperimenti in aree popolate”.

A questo scopo, gli americani hanno speso 200 milioni di dollari in Ucraina (il numero di laboratori biologici in Ucraina supera le 30 unità), 150 milioni di dollari in Georgia e 130 milioni di dollari in Kazakistan.

Ghukasyan ha richiamato l’attenzione sul fatto che 12 biolaboratori sono troppi per la piccola Armenia. Ha detto che i biolaboratori istituiti con il sostegno finanziario degli Stati Uniti operano in tutte le province della Repubblica (heylar dice “marz” – S.H.). Tre di essi si trovano a Yerevan: “Il tentativo di scoprire cosa stanno facendo viene accolto con un argomento “di ferro”: “si tratta di oggetti chiusi di importanza strategica”. Allo stesso tempo, “per una strana coincidenza”, questi oggetti di importanza strategica si trovano vicino a zone residenziali. Ad esempio, a Gyumru, il laboratorio di riferimento si trova proprio accanto alla scuola. Siamo giunti alla conclusione che il lavoro viene svolto in laboratori accuratamente nascosti al pubblico armeno. Sono situati in aree densamente popolate, così come vicino ad asili e parchi giochi, il che è completamente contrario alle regole per la collocazione di tali oggetti”.

Va notato che la Russia ha ripetutamente espresso la sua preoccupazione per i biolaboratori statunitensi situati nello spazio post-sovietico. Il Ministro degli Affari Esteri Sergey Lavrov ha dichiarato in un’intervista a “RT Arabic” qualche tempo fa che i biolaboratori finanziati dagli Stati Uniti si trovano in Armenia, Kazakistan e nei Paesi dell’Asia centrale, e Mosca sta discutendo questo problema con i suoi vicini sia bilateralmente che attraverso la CSTO: “Si può dire che sono stati firmati o stanno per essere firmati memorandum di cooperazione sulla biosicurezza con tutti i Paesi della CSI e altri Paesi della CSI. “I memorandum prevedono lo scambio di informazioni reciproche con questi Paesi su come si stanno sviluppando i programmi biologici”.

  1. Lavrov ha osservato che la trasparenza è importante affinché questi programmi non abbiano una dimensione militare, in quanto ciò è vietato dalla Convenzione sulla proibizione delle armi biologiche e tossiche: “Questi memorandum richiedono visite reciproche e familiarizzazione con le attività dei laboratori. Inoltre, è scritto che non ci devono essere rappresentanti militari di terze parti nelle strutture biologiche.

Durante la visita ufficiale del Primo Ministro Nikol Pashinyan in Russia nel 2022, è stata adottata una dichiarazione congiunta, uno dei cui punti riguardava la biosicurezza. In tale paragrafo si afferma che l’Armenia e la Russia non cederanno i loro territori a Paesi terzi a causa di attività nel campo della sicurezza biologica che sono contrarie agli interessi di Mosca ed Erevan. I leader dei due Paesi hanno sottolineato l’importanza di attuare gli accordi raggiunti tra Mosca ed Erevan nel campo della sicurezza biologica, compreso il memorandum del 6 maggio 2021. Ma ora sembra che l’autorità di Yerevan abbia deciso di stabilire un altro biolaboratorio statunitense nel Paese, nonostante l’accordo con la Russia.

Va inoltre notato che recentemente gli ufficiali di riserva del servizio di sicurezza nazionale armeno hanno chiamato il sindacato per controllare le attività dei laboratori biologici che operano nella Repubblica. La dichiarazione sottolinea anche che malattie come il morbillo, la peste suina africana e l’antrace sono diventate più comuni in Armenia negli ultimi anni. Anche i dipendenti dei servizi speciali di riserva hanno collegato questo fenomeno all’attività dei laboratori biologici.

– La presenza di biolaboratori in Armenia e il loro numero eccessivo sono sempre stati motivo di discussione tra gli esperti. In particolare, la parte russa e gli esperti russi hanno prestato attenzione alla questione. Perché la Russia e l’Armenia sono ancora alleate politico-militari. Allo stesso tempo, la 102esima base militare si trova sul territorio dell’Armenia. Questa base è un’unità rilevante del Distretto militare meridionale. Il punto da sottolineare è che il nuovo biolaboratorio sarà situato nella città di Gyumri, dove si trova la base militare russa. Questa è una questione che preoccupa seriamente gli esperti russi. Perché la ricerca sugli agenti patogeni sarà condotta in quel biolaboratorio. Allo stesso tempo, anche la recente epidemia di morbillo in Hayastan solleva alcuni dubbi sui biolaboratori. Non è escluso che il ruolo dei biolaboratori nella diffusione della malattia sia grande. Considerando la posizione dell’Armenia nel nostro vicinato e l’emergere della minaccia del morbillo nella regione e nel mondo, lo scopo di questi biolaboratori dovrebbe essere presentato chiaramente ai Paesi della regione. Perché il numero di biolaboratori è in aumento.

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Nagorno Karabakh: alle origini del conflitto (Osservatorio Balcani e Caucaso 20.02.24)

Intervento in diretta di Giorgio Comai di OBCT in cui ripercorre l’origine della situazione attuale nella regione del Nagorno Karabakh tornata sotto controllo dell’Azerbaijan e che ha visto l’esodo di migliaia di persone di etnia armena che vi abitavano da decenni, alla trasmissione “Il Vaso di Pandora” (Puntata del 29 settembre 2023)

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ARMENIA: UNA POPOLAZIONE CONDANNATA AL MARTIRIO (Famiglia Cristiana 20.02.24)

Non può tacere della «situazione drammatica della popolazione del Nagorno Karabakh». Sua Beatitudine Raphaël Bedros XXI Minassian (foto diocesi Nardò-Gallipoli), patriarca di Cilicia dei cattolici armeni, per la prima volta ai festeggiamenti del patrono di Nardò (Lecce) san Gregorio armeno, ricorda il Santo che ha convertito l’intera nazione al cristianesimo e le persecuzioni che hanno attraversato la storia del primo Paese al mondo ad aver adottato la religione cristiana. Correva l’anno 301 e, proprio grazie a Gregorio l’illuminatore, gli armeni conoscevano il Vangelo. Ma da subito, proprio per la loro conversione, cominciarono a essere perseguitati. «Nel 451, appena cento anni di cristianesimo, e già dovevano pagare la loro conversione con il sangue», ricorda il patriarca, «e se hanno perso la guerra, hanno vinto perché sono rimasti cristiani con tutta la libertà della loro identità di fede».

Da allora fino a oggi l’Armenia «è stata martirizzata nei secoli». Parla del genocidio, del 1915, e ricorda che la sua è la prima generazione cresciuta dopo quei drammatici massacri. E dunque venuta su senza i nonni, «un milione e mezzo di martiri per la fede». Una «situazione che, da quei giorni, è continuata nel Nagorno Karabakh fino a un anno e mezzo fa. Hanno pagato di nuovo sangue, martirio, e poi hanno perso tutto. Sono stati costretti, con la forza, a lasciare le loro proprietà e a uscire dal Paese. Centomila uomini donne e bambini che hanno lasciato le loro case e i loro avere per sfuggire a una nuova pulizia etnica. Dopo oltre cento anni dal 1915 quando c’è stato il culmine di tutti i massacri subiti».

Un prezzo altissimo, dice il patriarca, «che gli armeni hanno pagato per non tradire il Vangelo». Pensa anche al resto del mondo, «che ha smarrito la sua umanità» visto che oggi assistiamo «a nuove stragi di innocenti, a nuovi crimini, mentre sembra che la parola pace non abbia più senso». Ma non bisogna arrendersi. E sulle orme di san Gregorio bisogna continuare a dare testimonianza e a seminare pace e concordia, a illuminare la propria vita e quella degli altri. Ringraziando Dio di essere assieme ricordando il passaggio di San Gregorio in terra di Puglia. SI commuove, il patriarca, quando pensa che da mille anni qui si custodiscono le reliquie del santo mentre in Armenia non è stato possibile custodirle. E anche quando gli viene raccontato della devozione a San Gregorio, che, secondo i racconti, salvò la città dal terremoto. In tanti, infatti, giurarono di aver visto la statua che, girando su se stessa e muovendo il braccio destro, impose alle scosse di fermarsi. Sotto le macerie rimasero un centinaio di persone che i neretini ricordano, ogni anno, alle 17,15 del venti febbraio con cento rintocchi di campana.

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Nardò in festa per San Gregorio Armeno (Norbaonline)

La Russia conta sempre meno nel Caucaso meridionale (Tempi 20.02.24)

Ha fatto una certa sensazione l’intervista rilasciata domenica 11 febbraio dal primo ministro armeno Nikol Pashinyan al quotidiano britannico Daily Telegraph, interpretata da tutti gli osservatori come un commiato definitivo dall’alleanza strategica dell’Armenia con la Russia e un annuncio di prossima candidatura a entrare a far parte della Ue.
Armenia pronta ad avvicinarsi all’Unione Europea
Ha detto infatti fra le altre cose il primo ministro: «Nel campo della sicurezza (…) stiamo discutendo e lavorando per stabilire relazioni, ad esempio, con l’Unione Europea, che in generale sono già una realtà, con la Francia, che in generale sono già una realtà, con gli Stati Uniti, che nel complesso sono già una realtà, con la Repubblica islamica dell’Iran, che nel complesso sono già una realtà, con l’India, che nel complesso sono già una realtà, e con molti altri paesi. Le nostre relazioni di sicurezza con gli Stati Uniti, o la Francia, o l’India, o l’Unione Europea non sono naturalmente di…

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L’Armenia spinge sull’Italia: al via le attività di promozione turistica (TTGItalia e varie 19.02.24)

Armenia chiama Italia. Il Tourism Committee of Armenia punta sul nostro Paese con nuove attività di comunicazione e promozione per rilanciare la destinazione affidate a Mark PR di Nadia Pasqual.

Nel 2023 gli arrivi dall’Italia sono stati oltre 14mila, segnando un incremento del 214,9% sul 2022 e del 22,6% sul 2019, anno di riferimento prima della pandemia.
Il mercato italiano riserva  un grande potenziale di crescita, anche grazie ai voli diretti da Milano Malpensa (Wizzair e Flyone Armenia), Roma Fiumicino e Venezia Marco Polo (Wizzair), che si aggiungono ai collegamenti con scalo negli hub europei.

Sisian Boghossian, direttrice del Tourism Committee of Armenia, ha confermato: “Con entusiasmo, stiamo aumentando i nostri sforzi per presentare l’Armenia al mercato italiano e siamo entusiasti della prospettiva di creare legami più stretti. Con la comodità dei voli diretti, è molto facile raggiungere l’Armenia. Mentre accogliamo sempre più turisti dall’Italia, siamo certi che le esperienze e le attività che abbiamo lanciato contribuiranno a svelare tutto il fascino dell’Armenia. Dai paesaggi mozzafiato, al ricco patrimonio culturale e alla calorosa ospitalità, siamo fiduciosi che questa connessione ispirerà gli italiani a esplorare le meraviglie dell’Armenia e a creare ricordi duraturi”.

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Turismo, Armenia punta su mercato italiano che segna 2023 da record (Askanews)


Armenia Tourism Committee: obiettivo Italia (Advtraining)


L’Armenia investe sulle potenzialità del mercato Italia (Travelquotidiano) 


L’Armenia è tornata: voli diretti da tre scali italiani (Agenziadiviaggi)

Collegamento con Mariano Giustino da Ankara sulla situazione nel Mar Rosso e sui negoziati di pace tra Armenia e Azerbaigian (Radioradicale 19.02.24)

Durante il notiziario del mattino.

Registrazione audio di “Collegamento con Mariano Giustino da Ankara sulla situazione nel Mar Rosso e sui negoziati di pace tra Armenia e Azerbaigian”, registrato lunedì 19 febbraio 2024 alle 09:06.

Sono intervenuti: Mariano Giustino (corrispondente di Radio Radicale dalla Turchia).

Sono stati discussi i seguenti argomenti: Armenia, Azerbaigian, Caucaso, Crisi, Difesa, Houthi, Iran, Islam, Israele, Mar Rosso, Navi, Pace, Spazio, Terrorismo Internazionale, Turchia, Usa.

La registrazione audio ha una durata di 9 minuti.

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