Gli esperti hanno scoperto un panificio di 3000 anni a Metsamor, in Armenia. (Scienzenotizie 26.02.24)

Gli esperti hanno scoperto un panificio di 3000 anni a Metsamor, in Armenia.

Il ritrovamento è stato fatto in una grande struttura che un tempo, ospitava diversi forni. La struttura però fu distrutta in parte da un incendio. “La farina è stata scoperta incastrata nel terreno. A prima vista sembrava cenere leggermente bruciata. Grazie ad alcune analisi abbiamo dimostrato che si tratta di farina, non di cenere“, ha spiegato il capo della ricerca, il professor Krzysztof Jakubiak della Facoltà di Archeologia dell’Università di Varsavia. Uno strato spesso 10cm era stato creato dalla farina. Gli esperti pensano che nell’edificio fossero conservati fino a 3,5 tonnellate di farina. Solo pochi sacchi sono sopravvissuti nei secoli. Principalmente si utilizzava la farina di frumento e la grande quantità scoperta, indica una produzione su larga scala e anche abilità nella panificazione. Scoperte simili, sono state già fatte in Armenia, come ad esempio nell’insediamento fortezza di Tejszebaini, che un tempo faceva parte dell’antico regno di Urartu. Nella regione del Caucaso, la farina veniva anche utilizzata per scopi divinatori e questo potrebbe alterare l’interpretazione della funzione dell’edificio scoperto.

 

 

La struttura fu in uso dalla fine dell’XI secolo a.C. fino all’inizio del IX secolo a.C.. Funzionava all’inizio come edificio pubblico. Successivamente vennero inserite le fornaci e quindi la struttura venne usata come spazio comune per cuocere il pane fino a quando un incendio causò il crollo parziale dell’edificio. La struttura era formata da 18 fila di colonne in legno che sorreggevano il tetto fatto di canne. Le parti in legno non sono sopravvissute ma alle basi delle colonne di pietra sono stati trovati frammenti bruciati di travi e lastre del tetto. “È quindi una delle più antiche costruzioni conosciute di questo tipo provenienti dalle aree del Caucaso meridionale e dell’Anatolia orientale. I suoi resti sono sopravvissuti così bene solo grazie all’antico incendio che ha posto fine a questo oggetto“, ha aggiunto il professor Jakubiak. Il sito risale al IV millennio a.C. ed era un insediamento difensivo. La citta fu abitata dal IV millennio a.C. fino al XVII secolo ininterrottamente. L’identità degli abitanti però rimane ancora un mistero perchè non ci sono documenti scritti. Gli esperti pensano che Metsamoe nell’VIII secolo a.C., in seguito alla sua conquista da parte del re Argiszti I, entrò a far parte del Regno di Urartu.

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Gerusalemme: gli armeni in tribunale per la proprietà contesa nella Città Vecchia (Asianews 26.02.24)

La comunità ricorre alla magistratura per far valere i propri diritti sul “Giardino delle Vacche” al centro di un’operazione immobiliare opaca che rischia di snaturare il loro storico quartiere. I terreni posseduti in via fiduciaria con un fondo waqf istituito 400 anni fa. L’obiettivo è l’annullamento dell’accordo di vendita. Colletta “Pro Terra Sancta”: il Custode invoca “preghiera, pellegrinaggi e condivisione delle risorse” dai cristiani di tutto il mondo.

Gerusalemme (AsiaNews) – La comunità armena di Gerusalemme ricorre al tribunale per far valere i propri diritti attorno a una proprietà contesa nella città santa, presentando ufficialmente il 18 febbraio scorso una causa volta a “invalidare” il contratto di locazione fra patriarcato e Xana Capital. L’azione legale si basa sul presupposto che i terreni sono detenuti in via fiduciaria a beneficio della stessa comunità armena, con un fondo waqf – si tratta in genere di proprietà immobiliari alienate come donazione con un vincolo di utilizzo per alcuni beneficiari – istituito oltre 400 anni fa. In base ai termini stabiliti la proprietà non potrebbe essere affittata o venduta dal patriarcato se la transazione non va a diretto beneficio della comunità armena e se non è approvata dalla comunità, che ha espresso la propria opposizione.

La comunità armena di Terra Santa è da tempo al centro di una controversia sulla vendita di terreni un’area contesa nella città vecchia, a Gerusalemme, che ha creato una profonda frattura interna. A originare lo scontro l’affitto per 99 anni – una cessione di fatto – di proprietà immobiliari a un imprenditore ebreo australiano dall’impero economico opaco, che muove da dietro le quinte. Il prete “traditore” che ha mediato e sottoscritto l’atto è Baret Yeretzian, ex amministratore dei beni immobili del Patriarcato armeno di Gerusalemme, oggi in “esilio”. Con lui hanno operato il patriarca armeno ortodosso Nourhan Manougian, l’arcivescovo Sevan Gharibian e l’uomo d’affari Daniel Rubenstein (conosciuto come Danny Rothman), che intende costruire un hotel di lusso.

La vicenda ha toccato anche la carica patriarcale, con il primate armeno “sfiduciato” dalla comunità, parte dei fedeli ne hanno invocato le dimissioni, mentre Giordania e Palestina hanno “congelato” di fatto l’autorità. La vicenda è esplosa nel maggio scorso, ma il contratto era stato firmato in gran segreto nel luglio 2021 e prevede l’affitto per quasi un secolo del terreno denominato “Giardino delle Vacche” (Goveroun Bardez), oggi un parcheggio usato per recarsi al muro del pianto. L’uso – assieme ad altre proprietà menzionate nel contratto – da parte degli ebrei ha provocato l’ira degli armeni, che dal 2021 si battono per tornare a disporne a pieno titolo. La controversia tocca anche gli stessi “Accordi di Abramo”, perché una delle compagnie coinvolte è la One&Only, con base a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti (Eau).

Ricorrendo in tribunale, la comunità armena si pone come obiettivo primario l’annullamento del presunto accordo e la protezione dei terreni, con una unità di intenti fra comunità, patriarcato e armeni della diaspora. In una nota gli armeni di Gerusalemme sottolineano la ferma “convinzione” circa la “mancanza di trasparenza e di collaborazione” che si celano dietro la vicenda, che mira a espropriare di fatto l’area. “La comunità prosegue la dichiarazione – si batterà fino alla fine per garantire che il quartiere armeno rimanga intatto, armeno e a beneficio del popolo. Sono proprio questi i principi che hanno unito il mondo armeno globale – e i nostri alleati che comprendono il valore di quel mosaico unico che è l’antica città di Gerusalemme – per salvare il quartiere armeno”.

Del bisogno di “vicinanza” e “solidarietà” dei “cristiani di tutto il mondo” parla invece il Custode di Terra Santa fr. Francesco Patton nel messaggio sulla Colletta “Pro Terra Sancta” del Venerdì Santo, inviato per conoscenza ad AsiaNews. Dopo gli oltre due anni di “incertezza” per il Covid e l’illusione di un ritorno alla “normalità” vi è stato lo scoppio improvviso del nuovo conflitto seguito all’attacco del 7 ottobre che ha colto di “sorpresa”. Oltre alle migliaia di morti, fr. Patton ricorda anche il nuovo blocco al flusso di pellegrini, la chiusura delle scuole e la perdita di lavoro “per molti cristiani della terra Santa, specialmente a Betlemme e in Palestina, ma anche nella città vecchia di Gerusalemme e in Israele”. Da qui il rinnovato appello alla vicinanza non solo con la preghiera, ma grazie anche ai pellegrinaggi e la “condivisione di risorse economiche”.

“La Colletta del Venerdì Santo serve a coprire una parte di questi costi, grazie alla generosità dei fedeli di tutto il mondo, grazie alla vostra generosità. In questa occasione, noi frati della Custodia di Terra Santa ci facciamo mendicanti e ci rivolgiamo a voi perché il Venerdì Santo possa essere un giorno di solidarietà universale, un giorno in cui i cristiani di tutto il mondo si prendono concretamente cura della Chiesa madre di Gerusalemme, che in questo momento – conclude il Custode – ne ha estremo bisogno”.

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L’Azerbaigian compra caccia in Pakistan, l’Armenia missili antiaerei in India. (Scenari Economici 25.02.24)

Nel confronto che scalda il Caucaso fra Armenia e Azerbiagian le due parti stanno cercando di rafforzarsi militarmente, ma seguono delle strade diverse: Al riarmo di Baku corrisponde una corsa agli armamenti di Yerevan, ma da fornitori diversi.

L’Azerbaigian acquisterà caccia per 1,6 miliardi di dollari da Pakistan. L’accordo comprende l’addestramento dei piloti e l’acquisto di armamenti. Le voci si susseguono da tempo, ma Azernews ha dichiarato che l’esportazione del JF-17 a Baku avverrà dopo il completamento di 62 jet da combattimento per l’aeronautica pakistana entro il 2024.

L’esperto pakistano Dr. Mehmood ul Hassan Khan ha dichiarato che l’accordo è stato confermato da fonti pakistane. La vendita di JF-17 “Thunder” all’Azerbaigian è il più grande accordo di esportazione della difesa nella storia del Pakistan. L’accordo prevede la fornitura di otto jet da combattimento nella prima tranche, con una clausola per un ordine successivo di altri 8 JF-17. L’Azerbaigian è diventato il terzo paese dopo il Myanmar e la Nigeria a scegliere il caccia, anche se le precedenti esperienze non sono state particolarmente brillanti.

L’aereo da combattimento JF-17 Thunder è sviluppato congiuntamente dal Pakistan Aeronautical Complex e dalla cinese Chengdu Aircraft Industry Corp. Ha una cellula cinese e un’avionica occidentale, mentre un motore russo lo alimenta.

JF-17

La variante Block III vanta una maggiore capacità di armamento, che lo rende più versatile in diversi scenari di combattimento. Può impiegare diversi ordigni, tra cui missili aria-aria, aria-superficie, antinave e bombe guidate e non guidate. È dotato del missile PL-15 Beyond Visual Range (BVR) con una gittata fino a 300 chilometri.

La variante più vecchia ha avuto problemi con i motori. I malfunzionamenti tecnici hanno costretto il Myanmar a mettere a terra la sua flotta di JF-17. Il Block III è dotato di un nuovo motore, probabilmente un derivato migliorato dell’RD-33MK (che equipaggia il MiG-35 russo) o del WS 10A. Questo aggiornamento del motore contribuisce a migliorare le prestazioni e l’agilità.

Il JF-17 Block III può superare la velocità di Mach 2 di circa 2.470 chilometri orari. La sua agilità e manovrabilità sono fondamentali per i combattimenti aerei.

Il Block III incorpora un radar AESA (Active Electronically Scanned Array) che migliora la consapevolezza della situazione e l’inseguimento dei bersagli. È inoltre dotato di un display montato sul casco (HMD) per migliorare il puntamento e l’ingaggio dei piloti. Si parla di un sistema interno di ricerca e tracciamento a infrarossi (IRST).

L’economicità del JF-17 Thunder è il suo principale vantaggio. Il suo costo è circa la metà di quello dell’F-16 Fighting Falcon. Anche se si prevede un costo maggiore, la variante Block III offre comunque vantaggi significativi rispetto ai suoi concorrenti.

Akash contro JF-17

Nonostante il breve periodo di pace tra i due paesi, l’Armenia e l’Azerbaigian si stanno riarmando per prepararsi a futuri conflitti. L’Armenia ha acquistato missili terra-aria Akash dall’India per combattere la minaccia aerea dell’Azerbaigian. La fornitura di sistemi di difesa aerea all’Armenia da parte dell’India ha facilitato la moderazione da parte dell’Azerbaigian.

Akash è un sistema SAM a corto raggio prodotto da Bharat Dynamics Limited (BDL) per proteggere aree e punti vulnerabili dagli attacchi aerei. Il sistema d’arma Akash (AWS) può ingaggiare simultaneamente bersagli multipli in modalità gruppo o autonoma.

È dotato di funzioni integrate di contromisure elettroniche (ECCM). L’intero sistema d’arma è montato su piattaforme mobili.

Può colpire efficacemente elicotteri, jet da combattimento e UAV che volano nel raggio di 4-25 chilometri. È completamente automatico e ha un tempo di risposta rapido dal rilevamento del bersaglio all’uccisione.

È altamente immune alle interferenze attive e passive. Può essere trasportato rapidamente su rotaia o su strada e può essere schierato in tempi brevi. Il progetto ha un contenuto indigeno complessivo dell’82%, che verrà aumentato al 93% entro il 2026-27.


Il conflitto ha creato due assi: uno composto da Azerbaigian, Turchia e Pakistan e un altro da Armenia, India e Francia. Le ultime ostilità vedranno l’uso di armi indiane di recente acquisizione, come il lanciarazzi multi-barile Pinaka (MBRL) per l’Armenia e i droni Bayraktar Akinci “Raider” nell’inventario dell’Azerbaigian.

Tuttavia, questa pace tumultuosa è minacciata dal fatto che Baku ha concluso un accordo per l’acquisto di jet da combattimento JF-17 Block III dopo aver mostrato il suo ultimo Bayrakta Akinci “Raider”. L’eventualità di uno scontro tra due sistemi – gli aerei e i SAM – si sta avvicinando presto.

Attualmente, le forze aeree dell’Azerbaigian si affidano principalmente ai vecchi caccia dell’era sovietica, come i MiG-29 e i Su-25. L’aggiunta del JF-17 Block III rappresenterebbe un sostanziale salto di qualità in termini di tecnologia e potenza di fuoco. Grazie alle sue armi avanzate, ai sistemi radar migliorati e all’agilità, il JF-17 può migliorare le capacità di combattimento aereo dell’Azerbaigian.

Resta da vedere se i SAM si dimostreranno adeguati contro il JF-17 che, con i suoi missili BVR, può colpire da ben al di fuori del raggio d’azione del missile. Una cosa è certa: l’acquisto del JF-17 Block III alimenterà ulteriormente la corsa agli armamenti nella regione.

La Russia esclusa dai giochi

Se l’Azerbaigian si rivolga al Pakistan e l’Armenia all’India, la Russia, precedentemente il maggior fornitore di armi dell’Armenia perché membro dell’allenaza difensiva delle ex repubbliche sovietiche, ora resta a guardare. Anche per questo l’Armenia ha scelto di sospendere l’alleanza lamentandosi dell’inattività di Mosca.

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Allo spazio Kor di Asti debutta “Anahit” (La Voce di Asti 23.02.24)

Nuovo appuntamento per “Music non stop”, la stagione dello Spazio Kor di Asti, con la direzione artistica di Chiara Bersani e Giulia Traversi, con un cartellone di performance di respiro europeo, con linguaggi differenti e una particolare attenzione all’accessibilità, tema centrale del lavoro di Spazio Kor che l’ha reso punto di riferimento a livello regionale e non solo.

Venerdì 1 marzo alle 21 debutta in prima assoluta Anahit”, spettacolo ideato da Giorgia Ohanesian Nardin.

In scena Giorgia Ohanesian Nardin, Max Simonetto, De Isabella.

Anahit è, nella tradizione Armena pagana, la divinità posta a guardia e custodia dell’acqua e di tutto ciò che è fluido.

Giorgia Ohanesian Nardin è artista italiana di discendenza Armena che pratica nei contesti della danza e della performance dal vivo. Formatasi nella danza, il suo lavoro tratta della relazione tra movimento, divinazione e scrittura; della geografia e dell’opposto di appartenere; del fetish per il linguaggio, le sue politiche e i suoi numerosi attriti.

L’artista disegna con Anahit un solo per il proprio corpo, una costellazione, un formato ad appunti che oscilla tra parola, movimento e panorama sonoro.

Giorgia Ohanesian Nardin è artista, ricercatrice indipendente e agitatrice queer di discendenza Armena. La sua ricerca si compone di eventi pedagogici e performativi che focalizzano l’esperienza del piacere come forma di resistenza all’oppressione sistemica, mettendo in relazione un approccio transfemminista queer con lo studio di pratiche somatiche. Con un background in studi classici e un BA in arti performative presso la Northern School of Contemporary Dance, inizia a lavorare come autrice nel 2010 in collaborazione con Marco D’Agostin e Francesca Foscarini, assieme ai quali fonda l’Associazione VAN. Il suo primo solo, Dolly, che tratta le molteplici icone legate al corpo femminile, è vincitore di numerosi riconoscimenti e viene presentato in molti contesti italiani ed europei. È inoltre la prima artista italiana a diventare coreografa residente presso il K3 – Zentrum fur Choreographie Hamburg (Kampnagel) per l’anno 2015/16, all’interno del quale crea Season

Per lo spettacolo sarà possibile richiedere un dispositivo per l’ascolto dell’audiodescrizione poetica curata da Camilla Guarino e Giuseppe Comuniello, con la supervisione di Elia Covolan. Lo spettacolo è accessibile anche a persone cieche o ipovedenti e/o persone con disabilità motoria.

Biglietto 10 euro; ridotto: 8 euro (tesserati Kor Card, abbonati Teatro Alfieri, tesserati Biblioteca Giorgio Faletti, under 25, over 60); ridotto gruppi: 5 euro (gruppi da 10 persone)

Prevendite online su webtic.it e in biglietteria presso Spazio Kor, dal lunedì al venerdì con orario 10-12 e 15-18, e la sera dello spettacolo. Per prenotazioni e informazioni: info@spaziokor.it, 3278447473 (whatsapp), online su www.allive.it

Prima dello spettacolo, venerdì 1 marzo alle 18 da EO Arte, in via XX settembre 112, Asti, secondo appuntamento con i “Dialoghi in levare” curati da Viola Lo Moro.

L’incontro “Scrivere e parlare di musica” ha come protagonista Giulia Cavaliere: giornalista, critica musicale e autrice, collabora stabilmente con Domani, Rolling Stone ed Esquire. Ha tenuto corsi di scrittura musicale ed è una dei quattro board member della fondazione Italia Music Lab; è stata per alcuni anni collaboratrice fissa alla sezione spettacoli del Corriere della Sera, a Linus e a IL del Sole 24 Ore. Ha condotto The Weekly Twist per Radio Raheem e programmi a Radio Popolare e RSI. Per minimum fax ha pubblicato “Romantic Italia”, da cui sono nati il podcast e un programma televisivo Sky Arte omonimi, di cui è stata autrice e conduttrice. Per Chora Media ha lavorato a tre podcast di approfondimento culturale: “Noi siamo i giovani”, sulla storia dei giovani in Italia dal dopoguerra a oggi, “Certe Estati”, sull’estate italiana e “Paolo Conte. Il maestro è nell’anima”, dedicato al cantautore astigiano. Nel 2022 è stata eletta da Artribune “giornalista culturale dell’anno”.

Spiega Lo Moro: Parleremo insieme di musica, di come si può raccontarla attraverso le parole, lo storytelling dei podcast, gli articoli e i libri. Insieme guarderemo alla musica leggera, al cantautorato italiano, alle diverse composizioni delle parole e alla società intorno. Ci interrogheremo sull’industria musicale e su come e se ancora oggi le “minoranze” sono o no protagoniste e come vengono raccontate (donne, persone LGBTIQ+, persone con disabilità, persone non bianche)”.

Ingresso libero.

Maggiori dettagli su www.spaziokor.it

L’Armenia ha sospeso la sua partecipazione all’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Agenzia Nova 23.02.24)

L’Armenia ha sospeso la sua partecipazione all’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto). Lo ha reso noto il premier armeno, Nikol Pashinyan, in un’intervista al canale televisivo “France24”.

“A nostro avviso, il Trattato di sicurezza collettiva non è stato rispettato nei confronti dell’Armenia, in particolare negli anni 2021-2022, e non possiamo ignorare questo fatto. Abbiamo congelato la nostra partecipazione a questo trattato. Vediamo cosa succederà dopo”, ha detto il primo ministro. Pashinyan ha precisato che la base militare russa che si trova in Armenia non ha nulla a che fare con la Csto.

“Questo è un quadro giuridico-contrattuale completamente diverso, e non abbiamo avuto l’occasione di affrontare l’argomento”, ha aggiunto il premier armeno.

L’Armenia non ha avvisato il segretariato dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva in merito alla sospensione della sua partecipazione alla Csto. Lo ha riferito l’agenzia di stampa “Ria Novosti”, citando i rappresentanti della Csto. “Al segretariato finora non sono state presentate dichiarazioni di Erevan sulla sospensione dell’adesione alla Csto”, hanno detto a “Ria Novosti” le fonti dell’organizzazione. I rappresentanti del gruppo hanno sostenuto che la tesi sul congelamento della partecipazione riguarda la mancata presenza di Erevan in una serie di eventi che sono stati condotti di recente dall’organizzazione.


L’Armenia si chiama fuori dalla “Nato russa”. E critica Mosca (Formiche.net)

A Pieve di Cadore archeologia, arte, storia dell’Armenia (L’Amico del Popolo 23.02.24)

Domani, sabato 24 febbraio, alle ore 17.30, nel salone della Magnifica Comunità Cadorina di Pieve di Cadore, il Gruppo Archeologico Cadorino proporrà la conferenza dal titolo «L’Armenia attraverso i millenni: archeologia, arte, storia». L’evento è organizzato in collaborazione con la Magnifica Comunità di Cadore e con il patrocinio di Casa Armena Hay Dun Milano. L’ingresso è libero.

Relatore sarà il professor Aldo Ferrari, storico e docente di Lingua e Letteratura Armena all’Università Ca’ Foscari di Venezia; parteciperà anche Marina Mavian, presidente di Casa Armena Hay Dun Milano.

Il relatore proporrà un quadro introduttivo descrivendo tre millenni di storia e cultura dell’Armenia, a partire dal patrimonio archeologico più antico.

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Armenia, l’appello di Arslan: “Azerbaigian e Turchia non si fermeranno all’Artsakh” (Il Resto del Carlino 23.02.24)

La riscoperta delle proprie origini armene, nel pieno di una vita da “italiana al cento per cento” scandita dagli impegni familiari e dall’insegnamento di Letteratura all’università di Padova; la stesura di un romanzo, ’La masseria delle allodole’ che, nel 2004, le sconvolge in positivo la vita conquistando lettori, critica e premi letterari (tra cui il Campiello Selezione) e svela all’Italia e all’Europa il “genocidio dimenticato”, ossia quello armeno; l’impegno politico e culturale per salvare ciò che resta dell’Amenia dalle mire espansionistiche “neo ottomane” di Turchia e Azerbaigian, dopo le aggressioni al Nagorno-Karabakh (Artsakh per gli armeni), con la scia di morti e devastazione di questi trent’anni. E poi ancora la battaglia – pacifica e diplomatica – contro il negazionismo turco, gli incontri nelle scuole e nelle università di mezzo mondo, i problemi di salute (sul suo risveglio dal coma ha scritto un libro, edito da Rizzoli) e soprattutto un grande, incrollabile, inesauribile amore per la vita. Tutto questo è stato l’incontro dei giorni scorsi con la scrittrice padovana Antonia Arslan, cittadina onoraria della nostra città, organizzato dal Rotary Ferrara Est guidato da Paolo Govoni. Cultura, geopolitica, emozioni, rimandi storici, storie di vita, invito alla riflessione: tutto fuori dagli schemi del politicamente corretto ma dentro i binari di una cronaca di vita vissuta con impegno diretto e con la penna. “Prima della Masseria – ha raccontato Arslan, stimolata dalle domande di Cristiano Bendin, capo della redazione di Ferrara de il Resto del Carlino – mi ero dilettata in saggi sulla narrativa popolare e d’appendice e sulla galassia delle scrittrici italiane. Poi l’incontro con l’opera del grande poeta armeno Daniel Varujan, del quale ho tradotto due raccolte, e i ricordi di mio nonno Yerwant Arslanian, hanno dato voce alla mia identità armena”. Gustosi gli aneddoti sulla stesura del romanzo che l’ha consacrata scrittrice internazionale, dal primo manoscritto pressoché ignorato dall’agente letterario al successo inaspettato e travolgente fino all’incontro con i fratelli Taviani, maestri registi, che dalla Masseria trasero il loro bellissimo e doloroso film. Non è mancato uno sguardo all’attualità. Arslan, infatti, è impegnata in prima persona nella difesa dell’identità culturale armena: “Dopo l’invasione dell’Artsakh da parte dell’esercito di Baku – ha spiegato – l’obiettivo dell’Azerbaigian, supportato dalla Turchia, è quello di invadere tutta l’Armenia, un pezzo alla volta. Dal 2020 a oggi hanno già rosicchiato molti chilometri quadrati di terra armena. Ecco perché ora bisogna pensare velocemente a come difendere questo piccolo stato cristiano: ma l’Europa dov’è? Cosa sta facendo?”. Interessanti i collegamenti tra i tre conflitti attualmente in corso: Medio Oriente, Ucraina e, appunto, Caucaso, nel pieno di un rimescolamento delle carte tra potenze globali e regionali. In apertura, dopo i saluti del presidete del club Govoni, l’omaggio dell’assessore alla Cultura Marco Gulinelli a nome della città di Ferrara.

Armenia, un piccolo Paese con un grande patrimonio culturale (Siviaggia 22.02.24)

L’Armenia è più facilmente raggiungibile e, anche per questo, sempre più ambita dagli italiani, grazie alla comodità dei voli diretti da Milano Malpensa, Roma Fiumicino e Venezia Marco Polo, che si aggiungono ai collegamenti con scalo negli hub europei delle maggiori compagnie aeree. Una destinazione ancora poco esplorata che vale la pena visitare per la ricchezza dei suoi tesori culturali, i paesaggi mozzafiato, la calorosa ospitalità e la varietà di attività ed esperienze a contatto con la natura.

Armenia, un piccolo Paese con un grande patrimonio culturale

Piccola repubblica del Caucaso meridionale, l’Armenia è conosciuta per il ricco patrimonio culturale e gli ambienti naturali di grande fascino, con altopiani e vallate che si aprono tra montagne che arrivano a superare i 4.000 metri sul livello del mare. La civiltà armena vanta tremila anni di storia, una lingua unica e un alfabeto originale. L’offerta turistica di questo ponte tra Asia ed Europa è diversificata intorno a quattro grandi temi, ossia cultura, enogastronomia, natura e avventura, e non mancano gli eventi di richiamo internazionale.

Primo paese al mondo ad adottare il Cristianesimo come religione di stato nel 301, questa destinazione è uno scrigno di storia, arte e spiritualità, che si dischiude visitando possenti monasteri medievali arroccati su maestose montagne, aree archeologiche, monumenti, musei e gallerie, ognuno dei quali rappresenta un’epoca diversa della meravigliosa cultura del posto, e la percezione unica del mondo da parte degli artisti locali.

La storia degli armeni si può leggere nei ricami scolpiti dei khachkar, le croci di pietra che sono uno dei simboli di questo popolo che ha saputo mantenere la sua identità culturale e che ha sempre riconosciuto il valore del sapere e della conoscenza, come testimonia il Matenadaran, l’Istituto dei manoscritti, che conserva un patrimonio di inestimabile valore composto da oltre 17.000 manoscritti e libri antichi in armeno e altre lingue.

Una ricca tradizione enogastronomica

La ricca tradizione enogastronomica dell’Armenia affonda le radici nella tradizione e comprende il tipico pane lavash, Patrimonio Culturale Immateriale Unesco, i tolma, involtini di foglie di vite, dolci come il gata, tanto semplice quanto squisito.

Anche l’enoturismo è un attrattore importante. Quest’anno, infatti, l’Armenia ospiterà l’ottava Conferenza mondiale sul turismo del vino UNWTO. Pensate, poi, che nella caverna Areni-1 è stato ritrovato il sistema per la produzione di vino più antico del mondo, risalente a oltre seimila anni fa. Oggi si possono degustare vini di carattere ricavati da vitigni autoctoni e internazionali in accoglienti cantine e aziende vitivinicole di fama internazionale sparse nelle diverse regioni di produzione, e durante i Yerevan Wine Days, il grande evento in programma nel centro della capitale dal 7 al 9 giugno.

Natura e avventura

A chi ama la natura e le attività all’aria aperta, questo piccolo Paese offre una miriade di possibilità, dall’escursionismo al trekking. Per i più avventurosi non mancano occasioni per fare rafting sul fiume Debed, SUP nel lago artificiale di Azat, diving nel Lago Sevan, lanciarsi con una zipline, fare paragliding, arrampicate e canyoning in luoghi spettacolari. Per chi ama correre, l’appuntamento è con la Yerevan Marathon il 28 aprile, che si svolge tra le vie della capitale.

E non può mancare un volo in mongolfiera per ammirare il paesaggio in tutto il suo splendore. L’Armenia è anche una destinazione ideale per gli sport invernali, con stazioni sciistiche come Tsaghkadzor, con moderni impianti che arrivano a oltre 2800 m s.l.m e un nuovo ski resort a Yeghipatrush, entrambi a breve distanza da Yerevan. Il 24 febbraio, ad Amasia, a nord di Gyumri, seconda città dell’Armenia, nella regione Shirak, l’evento -46 °C Winter Festival offrirà attività come snowboard, tubing sui gommoni, snowkiting e sci insieme a musica, buon cibo e tanto divertimento.

Il comunista armeno Manouchian entra al Panthéon: e con lui Macron inserisce tra i grandi della Repubblica anche cinque partigiani italiani (Repubblica

PARIGI – C’è anche un po’ di Italia che entra al Panthéon con Missak Manouchian, leader di un famoso gruppo di resistenti stranieri sotto l’Occupazione. Emmanuel Macron fa entrare nel mausoleo repubblicano l’armeno comunista Manouchian che combatteva i nazisti insieme a cinque italiani. Anche loro avranno il loro nome iscritto tra i «grandi uomini» come recita la scritta sopra al monumento.

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Macron porta nel Pantheon un partigiano armeno e 5 italiani: è il patriottismo che va a nozze con i migranti e l’antifascismo (FirstOnline)


 

Francia continuerà a sostenere l’Armenia e a fornire armi (Trt.net.it 22.02.24)

Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che continueranno a sostenere l’Armenia e a fornire armi a questo Paese “in uno spirito di responsabilità e senza il proposito di inasprire le tensioni”.

Emmanuel Macron ha ospitato il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, presso il palazzo Eliseo.

I due leader hanno rilasciato una dichiarazione stampa congiunta prima del loro incontro.

“Potete confidare nel sostegno della Francia all’indipendenza, all’integrità territoriale, al corso democratico e al desiderio di pace dell’Armenia”, ha dichiarato Macron, ringraziando Nikol Pashinyan per la sua “determinazione e il coraggio di portare avanti” il suo desiderio di pace.

Macron sostenendo che l’Azerbaigian dovrebbe eliminare “tutte le equivoci” in merito al rispetto dell’integrità territoriale dell’Armenia, ha affermato che è necessario collaborare in “buona fede” sulla demarcazione dei confini per il ritiro delle truppe in queste zone.

Il leader francese ha dichiarato che continuerà a sostenere l’Armenia nello sviluppo delle sue infrastrutture strategiche e a fornire equipaggiamenti militari al Paese “in uno spirito di responsabilità, senza il proposito di inasprire le tensioni”.

Da parte sua, Nikol Pashinyan ha affermato che le relazioni tra i due Paesi non sono solo storiche ed economiche, bensì sono legate da “legami emotivi più profondi”.

Pashinyan ringraziando Macron per i passi compiuti per approfondire e rafforzare le relazioni, ha sostenuto che il rafforzamento della capacità di difesa del suo Paese con l’aiuto della Francia non deve suscitare preoccupazione e che il loro obiettivo è quello di “mantenere l’equilibrio” nella regione.

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