Il Giorno della Memoria continua. Quinewscecina.it

In programma ​altre iniziative: giovedì 29 la commemorazione di Oberdan Chiesa e venerdì la proiezione gratuita del film ‘La tregua’

ROSIGNANO MARITTIMO — Ieri, lunedì 26 gennaio, circa cinquecento ragazzi, studenti delle scuole Medie “G. Fattori” e delle scuole Superiori “E. Mattei” di Rosignano Solvay hanno partecipato ad una mattinata intensa di emozioni dedicata alla rievocazione di alcuni fatti storici legati alla Shoah e alla persecuzione degli armeni. Questa è solo la prima delle iniziative previste nel Comune di Rosignano in occasione del settantesimo anniversario della Shoah e anche del centenario del genocidio armeno, che a detta di molti storici fu per Hitler fonte di ispirazione per “la soluzione finale della questione ebraica”.

Le iniziative dedicate alla commemorazione e al ricordo dello sterminio degli ebrei e degli italiani che si sono opposti al fascismo proseguiranno anche nei prossimi giorni: giovedì 29 gennaio alle ore 11 presso la spiaggia del Lillatro l’Amministrazione Comunale renderà omaggio alla memoria di Oberdan Chiesa. Il giovane antifascista fucilato per rappresaglia nel 1944, divenuto per la comunità simbolo della lotta per la libertà e la democrazia, sarà ricordato dal sindaco, Alessandro Franchi, in presenza delle Autorità e di un picchetto dei Carabinieri in uniforme di rappresentanza.
In caso di pioggia la cerimonia, a cui prenderanno parte anche il coro ANPI Rosignano, il gruppo filarmonico “E.Solvay” e il gruppo teatrale ISIS Mattei, si svolgerà presso la sala Auditorium di Piazza del Mercato.

Venerdì 30 gennaio alle ore 21,15 al Cinema Castiglioncello, tutta la cittadinanza è invitata a partecipare proiezione gratuita del film “La Tregua” tratto dall’omonimo romanzo di Primo Levi e girato nel 1997 dal regista Francesco Rosi, recentemente scomparso. La proiezione sarà preceduta da un breve intervento di parole e musica, a cura dell’associazione “La Nottola”.

Nella mattinata di ieri, alla presenza dell’assessore alle politiche scolastiche e culturali, Valentina Domenici, della presidente del Consiglio Comunale, Caterina Giovani, e di alcuni esponenti della Comunità ebraica di Livorno, i ragazzi delle scuole del territorio hanno assistito ad un breve video realizzato dalle scuole medie Fattori e successivamente al documentario “Oro Macht Frei”, sulle vicende degli ebrei romani dal 1938 al 1944.
La seconda parte della mattinata, quella sicuramente più densa di emozioni, ha visto la partecipazione di una delle figlie di Arminio Wachsberger, Clara, che ha raccontato ai ragazzi la storia del padre, che si trovò, suo malgrado a fare da interprete a Joseph Mengele, il direttore sanitario del campo di sterminio di Auschwitz, diventando così uno dei principali testimoni del meccanismo di sterminio adoperato dai tedeschi. All’incontro hanno partecipato inoltre il professor Giangiacomo Panessa, Manuela Mirman e Gaiane Badalaian, che hanno parlato ai ragazzi dello sterminio degli armeni e di come la comunità armena si è integrata a Livorno da oltre cinque secoli. Si è trattato di un momento molto significativo ed educativo per i ragazzi, che hanno ascoltato con molta attenzione le parole di questi preziosi testimoni.

 

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Centenario genocidio armeno, guerra tattica Turchia-Armenia. Online-news.

Senza sorprese a poche settimane dal centenario dell’inizio del ‘genocidio armeno’ del 1915-16 perpetrato dalla Turchia ottomana è iniziata una guerriglia diplomatica e dei comunicati fra Ankara ed Erevan. L’Armenia, e la sua importante diaspora sparsa per il mondo, sperano di ottenere molti nuovi riconoscimenti internazionali del «genocidio» – con lo sterminio secondo diversi storici di 1,5 milioni di armeni da parte del governo nazionalista dei ‘giovani turchi’. La repubblica della Mezzaluna, fondata da Mustafa Kemal Ataturk sulle rovine dell’impero dei sultani nel 1923, continua a negare che si sia trattato di un «genocidio», e vuole limitare i danni diplomatici che teme possa causare l’impatto emotivo del centennale. Per cercare di distrarre l’attenzione del mondo, accusa l’Armenia, dalle cerimonie organizzate a Erevan il 24 aprile prossimo – la Chiesa armena potrebbe dichiarare ‘beati’ centinaia di migliaia di vittime dello sterminio – Ankara ha cosi deciso di anticipare di due giorni le celebrazioni dell’anniversario della battaglia dei Dardanelli del 1915 finora ricordata ogni anno il 25 aprile. Quest’anno la Turchia celebrerà invece la vittoria sugli Alleati franco-britannici-australiani-neo-zelandesi dal 23 al 25 aprile. E proprio il 24 il presidente islamico turco Recep Tayyip Erdogan ha proposto a 102 capi di stato e di governo un ‘vertice per la pace’ a Istanbul. Erdogan ha perfino invitato il presidente armeno Serzh Sargsyan. Che non l’ha presa bene. I due paesi limitrofi non hanno rapporti diplomatici, divisi non solo dallo scoglio del «genocidio» ma anche dall’appoggio di Erevan alla minoranza armena nel conflitto del Nagorno-Karabah in Azerbaigian, mentre Ankara si è schierata con i ‘fratelli’ turcofoni azeri. L’anno scorso, Erdogan aveva fatto un gesto verso Erevan, inviando il 24 aprile le proprie condoglianze ai discendenti degli armeni morti nel 1915-16. I dirigenti turchi negli ultimi anni hanno tentato aperture diplomatiche verso l’Armenia, ma senza spostarsi di un millimetro sulla questione del «genocidio». Nella risposta a Erdogan, Sargsyan non ha usato i guanti. Ha denunciato un «tentativo grossolano di distrarre l’attenzione della comunità internazionale dalla commemorazione del centennale del genocidio armeno» con l’anticipazione delle cerimonie turche per Gallipoli. E ha ricordato che il genocidio armeno «ha aperto la strada all’Olocausto nazista e ai genocidi perpetrati poi in Ruanda, Cambogia e Darfur», invitando la Turchia ad avere il coraggio di ammettere il genocidio e a liberarsi così di un «pesante fardello». Da qui ad aprile le pressioni in questo senso su Ankara dovrebbero accentuarsi. Diversi parlamenti in tutto il mondo già hanno riconosciuto il genocidio. Quello francese ha anche chiesto che penalmente sia punibile il ‘negazionismo’. Come per il genocidio degli ebrei. E l’Europarlamento da tempo ha definito il riconoscimento del genocidio armeno da parte della Turchia come un pre-requisito per una sua ipotetica futura adesione all’Ue.

Armeni, «la Turchia prova a distogliere l’attenzione dal genocidio». LaStampa/Vatican Insider

marta petrosillo (vatican insider)
Il 2 gennaio scorso il primo ministro turco Ahmet Davutoğlu, parlando ai rappresentanti delle minoranze religiose locali, ha promesso la costruzione di una chiesa per la comunità siriaca: la prima chiesa costruita in Turchia dalla nascita della Repubblica nel 1923. Eppure in pochi credono che la promessa diverrà mai realtà. 

Del resto non è la prima volta che il governo turco annuncia l’imminente costruzione dell’edificio, specie in occasione di consultazioni elettorali. Della costruzione si parlò per la prima volta nel 2009, quando il governo si era impegnato a donare ai cristiani siriaci un terreno confiscato alla comunità armena. Nel 2012 giunse perfino l’approvazione del comune di Istanbul, con la concessione alla comunità siriaca di un terreno di 2mila metri quadri, un ex cimitero cattolico, nel quartiere di Yeşilköy. Allora la notizia fu ampiamente pubblicizzata dai media turchi. Il quotidiano Star Daily titolò addirittura «Una moschea a Çamlıca, una chiesa a Yeşilköy», facendo riferimento alla maxi-moschea sulla collina che sovrasta la città, la cui costruzione era stata da poco autorizzata. 

Tuttavia, se il tempio islamico prende forma e sarà probabilmente inaugurato nel 2016, la chiesa resta una promessa da rilanciare in campagna elettorale. Oppure un escamotage per distogliere l’attenzione dal centesimo anniversario del genocidio armeno, tuttora negato dalle autorità turche, che ricorre proprio quest’anno. Ne è convinto David Vergili, membro e già portavoce dell’Unione siriaca europea, alleanza di organizzazioni assire e siriache con sede a Bruxelles. «È evidente che il governo turco prova a mostrare rispetto per le minoranze religiose, in un momento in cui la sua reputazione appare compromessa dal ricordo del genocidio», dichiara Vergili a Vatican Insider. Il giornalista spiega perché la comunità siriaca dubita fortemente della sincerità governativa. «Se vi fosse davvero l’intenzione di trattare equamente le minoranze, Ankara dovrebbe cominciare a restituire le proprietà loro confiscate». 

Erdogan spera inoltre che il centenario della campagna di Gallipoli, quando i turchi guidati da Mustafa Kemal Atatürk resistettero all’invasione franco-britannica nello stretto dei Dardanelli, contribuisca a spegnere i riflettori sul massacro degli armeni. I festeggiamenti si sono sempre celebrati il 25 aprile, data d’inizio dell’operazione nel 1915, ma quest’anno si svolgeranno dal 23 al 25 aprile, occupando così anche il giorno in cui si ricorda proprio il genocidio armeno (il 24). Il governo turco ha invitato alla celebrazione i capi di stato di tutto il mondo, incluso il presidente armeno Serzh Sargsyan. «Non vedo quale altro motivo per anticipare l’anniversario della campagna di Gallipoli se non distogliere l’attenzione mondiale dal genocidio del nostro popolo», ha affermato Sargsyan in un comunicato ufficiale rispondendo all’invito di Recep Erdoğan. Una sfiducia ribadita dal Consiglio nazionale delle comunità armene di Francia: «Questa manovra vuole ridurre la partecipazione dei leader internazionali alle celebrazioni di Yerevan. Siamo nel solco del negazionismo turco, ovvero il perpetuarsi del genocidio sotto altra forma». 

Negazionismo largamente diffuso tra la popolazione anatolica, stando almeno a quanto emerge da un’indagine pubblicata nei giorni scorsi dal centro per gli Studi economici e di politica estera, un think tank con sede a Istanbul. Solo il 9,1% dei 1508 intervistati è infatti convinto che il governo Erdoğan debba riconoscere il genocidio e fare pubblica ammenda, mentre il 12% ritiene giusto che Ankara esprima cordoglio senza porgere alcuna scusa. E se il 23,5% sostiene che le vittime non fossero soltanto armene e si debbano dunque commemorare tutti i cittadini dell’impero ottomano uccisi in quel periodo, il 21,3% suggerisce alle autorità turche di non fare assolutamente nulla.

Giorno della Memoria 2015, tra le iniziative anche uno spettacolo per bambini. Gonews.it

Giorno della Memoria 2015, tra le iniziative anche uno spettacolo per bambini 23 gennaio 2015 17:45

“La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. Così l’articolo 1 della legge 211 del 2000 che istituisce il Giorno della Memoria.

A Scandicci anche quest’anno per celebrare il 27 gennaio sono organizzate iniziative dal Comitato permanente della Memoria del Comune di Scandicci, delle scuole e dell’associazione Arco, in collaborazione con ScandicciCultura.

Mercoledì 28 gennaio al Teatro Studio (via Donizetti, 58) alle 21 “Eravamo bambine ad Auschwitz”, spettacolo teatrale affronta il tema dell’infanzia nella Shoah ed ha come filo conduttore un’intervista ad Andra e Tatiana Bucci deportate all’età di sette e cinque anni ad Auschwitz. A cura della Scuola secondaria di primo grado Altiero Spinelli. Ingresso libero.

Mercoledì 4 febbraio nella Sala del Consiglio Comunale Orazio Barbieri alle 10 “La valigia”, storia di partenze verso destinazioni sconosciute e terribili. Simcha Thomas Jelinek ed Enrico Fink con burattini, dialoghi e canzoni, preparano la valigia per i bambini che negli anni delle persecuzioni razziali dovettero viaggiare verso mete ignote ed oscure. A cura dell’associazione Arco, in collaborazione con il circolo Bella Ciao.

Dal 7 al 22 febbraio presso la Biblioteca di Scandicci (via Roma, 38°) la mostra “I Frutti degli Armeni. Percorso illustrato sulla cultura armena”; attraverso una serie di pannelli illustrati viene presentata la civiltà armena, ponendo l’accento sugli aspetti della storia e del patrimonio artistico legato agli armeni, l’opera di Mhiktar Gosh e il genocidio armeno. Inaugurazione sabato 7 febbraio alle 10,30 Orari: lunedì 14,30 – 19,30, da martedì a venerdì 9,30 – 19,30, sabato dalle 9,30 alle 18,30.

GENOCIDIO ARMENO/ Quest’anno il centenario dello sterminio, ma la Turchia ancora nega. Il Sussidiario

Ricorre quest’anno il centenario del cosiddetto genocidio armeno, il massacro del popolo armeno avviato il 24 aprile 1915 da parte dei turchi ottomani. Ancora non chiaro il numero esatto delle vittime, ma gli storici ipotizzano non meno di un milione e mezzo di persone uccise o morte di stenti durante le marce della morte. Nel periodo precedente alla prima guerra mondiale, nell’impero ottomano si affermò il governo dei “Giovani Turchi” che avviò operazioni di sterminio, arresti e deportazioni nei confronti degli armeni, considerati l’ostacolo maggiore sulla strada verso la creazione di uno stato nazionale turco. Ancora oggi gran parte della popolazione turca nega il genocidio armeno, dicendosi convinta che il governo non debba riconoscerlo: lo ha rivelato un recente sondaggio effettuato in Turchia, dal quale è emerso che solo per il 9,1% dei cittadini si è trattato effettivamente di genocidio. Lo stesso presidente turco Erdogan ha espresso l’anno scorso le sue condoglianze per lo sterminio (non era mai accaduto prima) ma senza parlare espressamente di genocidio: “Il 24 aprile reca un particolare significato per i nostri cittadini armeni e per tutti gli armeni nel mondo, e offre una notevole opportunità di condividere liberamente opinioni su una materia storica”, si leggeva in un comunicato. “Non è oggetto di disputa il fatto che gli ultimi anni dell’impero ottomano furono un periodo difficile, pieno di sofferenze per i turchi, i curdi, gli arabi e gli armeni, e per milioni di altri cittadini ottomani, senza distinzione per le loro religioni o per le etnie d’origine”


 

Spettabile redazione, ci sia concessa una breve annotazione riguardo il vostro articolo sul genocidio armeno pubblicato il 23 scorso.

Il pezzo esordisce ricordando che quest’anno ricorre il centenario del “cosiddetto” genocidio armeno.

Ecco, proprio questo aggettivo (“cosiddetto”) merita una riflessione giacchè è il termine utilizzato abitualmente proprio dalla politica negazionista turca che a distanza di un secolo dall’orrore del “Metz Yeghern” (“Il Grande Male”) continua pervicacemente a negare circostanze e fatti storicamente acclarati.

La Turchia, invece di affrontare un salutare e democratico esame delle pagine del proprio passato, continua ad arroccarsi nella sua politica ultranazionalista e negazionista; spende ogni anno milioni di dollari per cercare di alimentare le proprie tesi, fa studiare i propri studenti della scuola primaria su manualetti storici dove si può leggere che “gli armeni cucinavano e mangiavano i piccoli bambini turchi” (sic!); il suo presidente Erdogan è arrivato (è notizia di pochi giorni or sono) a modificare la data della ricorrenza della battaglia di Gallipoli per farla coincidere con quella del Giorno della Memoria armena (24 aprile) nel vano tentativo di offuscare le cerimonie commemorative previste in Armenia e nel resto del mondo.

A volte un piccolo, innocuo, aggettivo (“cosiddetto”) può fare la differenza fra una democrazia e un regime antistorico.

Per questo invitiamo tutti i media alla massima attenzione. Con la certezza che nei prossimi mesi saranno ricordati con giusto rilievo e puntualità la tragica data del 24 aprile e il sacrificio di un milione e mezzo di armeni.

Vogliate accettare i nostri migliori saluti e auguri di buon lavoro.

Consiglio per la comunità armena di Roma

www.comunitaarmena.it

Armash Nalbandian: «Promuoviamo la pace». Genova.mentelocale.it

A cento anni dal genocidio degli armeni: una testimonianza dalla Siria in guerra. Il giovane vescovo armeno ortodosso di Damasco a Genova. Ospite della Comunità di Sant’Egidio

In occasione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani è giunto fino a Genova Armash Nalbandian, giovane vescovo armeno ortodosso di Damasco. Ospite della Comunità di Sant’Egidio, giovedì pomeriggio ha tenuto una conferenza dal titolo A 100 anni dal genocidio degli armeni: una testimonianza dalla Siria in guerra.

È arrivato dalla Siria, terra di guerra e conflitti, per ricordare l’uccisione cento anni fa di più di un milione di armeni e per testimoniare quello che sta accadendo oggi in quelle stesse terre dove cristiani, musulmani e altre minoranze religiose stanno scontando la dura repressione dei terroristi.

«La comunità cristiana è stata una delle prime nate in Siria», spiega, «di fronte alla crescita del terrorismo bisogna riflettere: la vendetta non è una buona risposta, la tolleranza non è abbastanza. I cristiani devono essere consapevoli del loro ruolo e non chiudersi rifiutando il contatto con l’Islam». Cristiani e musulmani sono cresciuti insieme, contribuendo entrambi alla costruzione della società, all’arricchimento della cultura, alla formazione della leadership politica. «I cristiani non hanno sempre avuto vita facile nella storia, a momenti alterni sono stati perseguitati».

Ricorda il genocidio del suo popolo, gli armeni, che sotto il silenzio e l’indifferenza della comunità internazionale furono uccisi, saccheggiati, violentati, crocefissi. Proprio quello che sta accadendo di nuovo oggi in Siria e in Iraq. Persone uccise, che tentano la fuga, che hanno perso tutto: lavoro, famiglia, casa.

«La presenza dei cristiani nel mondo arabo è fondamentale», continua, «se scomparissero si acuirebbe ancor di più la contrapposizione tra occidente e oriente. Bisogna continuare a testimoniare che lo spirito cristiano prescrive pace e tolleranza, così come l’islam, il cui Dio è ugualmente misericordioso». Dall’inizio della crisi siriana sono state distrutte 85 chiese, 1800 moschee, molti sono rifugiati nel loro stesso paese.

«Oggi l’Isis e gli altri terroristi abusano del nome dell’islam per uccidere, umiliare», prosegue Nalbandian, «tutti soffrono per la pulizia etnica in corso: musulmani uccisi da altri musulmani, cristiani perseguitati e costretti alla fuga. È un nuovo genocidio». Genocidio che all’inizio è stato sottovalutato dalle potenze mondiali. Una costante che si ripete nel tempo. Il pensiero va ai ragazzi, ai bambini: «Come possono i giovani sperare di vivere in pace se stanno distruggendo loro il futuro?», chiede il vescovo, «Come possono affrontare i loro sogni?».

Giovani circondati dalla violenza del terrorismo, bambini che imparano solo la sofferenza. «Dobbiamo trarre lezioni dalla storia, è nostra responsabilità promuovere la pace. Noi in quanto cristiani pensiamo che non sia troppo tardi». Cosa si può fare? «Bisogna assicurare un governo laico, di fronte al quale tutti i cittadini siano uguali. La comunità internazionale non sarà sempre in condizione di proteggerci e l’emigrazione non è la soluzione», dice con fermezza, e continua: «Solo se c’è un governo plurale e laico che protegga tutti si può vivere in pace.

I leader religiosi devono prendere le distanze dall’estremismo. Non bisogna accettare compromessi e non dobbiamo dimenticare il potere della preghiera, che per noi in questo momento di crisi è fondamentale».

Roberta Chiossone

Livorno ricorda gli armeni con la speranza che arrivi Aznavour. Iltirreno

Il grande cantante francese potrebbe esibirsi in città per celebrare il centenario del genocidio del suo popolo nel 1915 di Roberto Riu

LIVORNO. Charles Aznavour, il grande cantautore francese di origine armena, potrebbe esibirsi a Livorno nei prossimi mesi. E’ questo uno degli eventi di maggior spicco che costituiranno il fulcro delle celebrazioni per il centenario del genocidio armeno perpetrato dall’Impero Ottomano nel 1915: una tragica vicenda che è stata discussa nella settima commissione consiliare appositamente convocata per esaminare la mozione presentata dalla consigliera pentastellata Serena Simoncini per il riconoscimento da parte della città di Livorno del genocidio armeno.

Alla seduta, oltre ai vari componenti ed all’assessore alla cultura Serafino Fasulo, sono intervenuti Massimo Sanacore, direttore dell’Archivio di Stato, il prof. Giangiacomo Panessa, per la Chiesa armena, Stefano Ceccarini dell’associazione Livorno delle Nazioni, il prof. Alessandro Orengo dell’ateneo pisano e la professoressa Nazenie Garibian, docente presso l’Accademia di belle arti di Yerevan. Durante l’audizione i relatori hanno descritto l’importanza della comunità armena a Livorno di cui resta testimonianza nella splendida facciata barocca della settecentesca chiesa di San Gregorio Illuminatore, situata in via della Madonna e di cui alcuni elementi marmorei (colonne, etc.) sono tuttora giacenti nel parco di villa Fabbricotti.

Nell’aprile prossimo, per il centenario del genocidio armeno, sarà appunto l’antico edificio sacro a costituire il luogo simbolo per varie iniziative culturali per richiamare la memoria (ma guardando al futuro) della Livorno “città europea delle Nazioni” come recita lo striscione appeso al porticato della chiesa. Si spera poi, come accennato in apertura, che possa venire Charles Aznavour (al secolo Chahnourh Varinag Aznavourian), l’indimenticabile interprete di grandi successi quali “Com’è triste Venezia”, “La boheme” o “L’istrione”. E’ inoltre prevista una mostra sul genocidio armeno con le foto scattate all’epoca da Armin Wegner, un ufficiale tedesco che denunciò il massacro e che in seguito sarà anche un tenace oppositore del nazismo.

Il vescovo armeno ortodosso di Damasco ospite della Comunità di Sant’Egidio. Primocanale.it

GENOVA – Sarà ospite a Genova della comunità di Sant’Egidio il vescovo armeno ortodosso Nalbandian per la conferenza “a 100 anni dal genocidio degli Armeni, testimonianza dalla Siria in guerra”. Esattamente un secolo fa venivano massacrati in Siria quasi un milione di Armeni, esponenti della chiesa nazionale più antica di tutta la cristianità.

Oggi Nalbadian, facendo notare una pericolosa corrispondenza, afferma:”Come il mondo non ha detto niente davanti al genocidio del 1915, così ora rimane in silenzio davanti agli orrori della guerra”. Continua auspicando a breve l’intervento della comunità internazionale,sempre più coinvolta in situazioni drammatiche.

Il Patriarca Twal: basta col negazionismo sul Genocidio armeno. Agenzia Fides

Gerusalemme (Agenzia Fides) – Una delegazione di Vescovi e sacerdoti appartenenti a diverse Chiese di Gerusalemme si è recata oggi in visita alla sede del Patriarcato armeno della Città Santa per presentare al Patriarca Narhoun Manoogian gli auguri per il Natale e l’inizio del 2015, anno nel quale si commemora il centenario del Genocidio armeno. A Gerusalemme gli armeni celebrano il Natale e il battesimo di Cristo il 19 gennaio. 
Nel suo breve indirizzo di saluto, diffuso dai media ufficiali del Patriarcato latino di Gerusalemme, il Patriarca di Gerusalemme dei Latini Fouad Twal – che guidava la delegazione ecumenica – ha sottolineato l’importanza della ricorrenza che gli armeni si apprestano a commemorare in tutto il mondo. “La Turchia – ha detto tra l’altro il Patriarca Twal – considera il Genocidio armeno come puro frutto di immaginazione. Alcune nazioni hanno avuto il coraggio e la convinzione di riconoscere e condannare il Genocidio. In ogni modo, questa enorme negazione dura da troppo tempo. Essa deve essere vinta dalla verità”. (GV) (Agenzia Fides 21/1/2015).

Premier Turchia chiede “nuovo inizio” in rapporti con Armenia. Askanews.it

Divise da valutazione su massacri della prima guerra mondiale

Roma, 20 gen. (askanews) – Il primo ministro turco Ahmet Davutoglu ha invocato oggi un “nuovo inizio” nelle relazioni tra Turchia e Armenia, divise dalla valutazione storica dei massacri avvenuti durante la prima guerra mondiale per mano ottomana, che Erevan considera un genocidio diversamente da Ankara.

“Io faccio appello a tutti gli armeni, e invito tutti coloro che credono nell’amicizia turco-armena a contribuire a un nuuovo inizio” ha detto Davutoglu in un comunicato emesso nell’ottavo anniversario della morte del giornalista turco-armeno Hrant Dink, che operava per la riconciliazione.

L’Armenia accusa l’Impero ottomano, di cui la Turchia si considera erede storico, di aver effettuato un genocidio, massacrando qualcosa come un milione e mezzo di armeni. Ankara risponde che vi furono massacri da entrambe le parti che is combattevono per il controllo dell’Anatolia.

Lo scorso anno il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha presentato delle condoglianze senza precedenti storici per il massacro degli armeni. Ma questo mese, sempre Erdogan, ha detto che intende contrastare “attivamente” la campagna sulla Turchia per il riconoscimento del genocidio armeno.