Ankara apre a Yerevan. Agccomunication

ARMENIA – Yerevan. 13/02/15. Nel caso di rilascio di almeno una regione azera occupata, la Turchia potrebbe aprire la frontiera con l’Armenia, a dirlo il primo ministro turco Ahmet Davutoglu.

Il premier ha fatto questa osservazione in una riunione con i rappresentanti delle minoranze nazionali in Turchia osservazioni riportate da quotidiano Haberturk riportato 13 febbraio e riprese dall’agenzia di stampa Trend.az. «Gli armeni che vivono in Turchia sono parte del paese e non dovrebbero soffrire a causa delle relazioni tra Ankara e Yerevan». Ha dichiarato Davutoglu. «La Turchia mira a risolvere i problemi con gli armeni», ha aggiunto. Toccando le celebrazioni del centenario della battaglia di Canakkale, il PM ha sottolineato che le celebrazioni non hanno connotazioni politiche. In precedenza, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha invitato il presidente armeno Serzh Sargsyan per partecipare il 24 aprile alla festa in onore del 100 ° anniversario della vittoria nella Battaglia di Canakkale. Egli ha anche detto che questo potrebbe portare all’avvio di un dialogo tra i due paesi, ma, le autorità armene hanno rifiutato di prendere parte ai festeggiamenti. La motivazione dell’Armenia e che il predecessore della Turchia, l’impero ottomano, avrebbe effettuato un “genocidio” degli armeni che vivevano in Anatolia nel 1915. La Turchia, a sua volta, ha sempre negato “genocidio” ha avuto luogo.
Il primo ministro turco Ahmet Davutoglu ha detto in precedenza che l’enfasi sugli eventi 1915 ostacola la normalizzazione dei rapporti tra Ankara e Yerevan.

Ankara apre a Yerevan. Agccomunication

ARMENIA – Yerevan. 13/02/15. Nel caso di rilascio di almeno una regione azera occupata, la Turchia potrebbe aprire la frontiera con l’Armenia, a dirlo il primo ministro turco Ahmet Davutoglu.

Il premier ha fatto questa osservazione in una riunione con i rappresentanti delle minoranze nazionali in Turchia osservazioni riportate da quotidiano Haberturk riportato 13 febbraio e riprese dall’agenzia di stampa Trend.az. «Gli armeni che vivono in Turchia sono parte del paese e non dovrebbero soffrire a causa delle relazioni tra Ankara e Yerevan». Ha dichiarato Davutoglu. «La Turchia mira a risolvere i problemi con gli armeni», ha aggiunto. Toccando le celebrazioni del centenario della battaglia di Canakkale, il PM ha sottolineato che le celebrazioni non hanno connotazioni politiche. In precedenza, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha invitato il presidente armeno Serzh Sargsyan per partecipare il 24 aprile alla festa in onore del 100 ° anniversario della vittoria nella Battaglia di Canakkale. Egli ha anche detto che questo potrebbe portare all’avvio di un dialogo tra i due paesi, ma, le autorità armene hanno rifiutato di prendere parte ai festeggiamenti. La motivazione dell’Armenia e che il predecessore della Turchia, l’impero ottomano, avrebbe effettuato un “genocidio” degli armeni che vivevano in Anatolia nel 1915. La Turchia, a sua volta, ha sempre negato “genocidio” ha avuto luogo.
Il primo ministro turco Ahmet Davutoglu ha detto in precedenza che l’enfasi sugli eventi 1915 ostacola la normalizzazione dei rapporti tra Ankara e Yerevan.

Genocidio degli armeni nel 100° anniversario”. Adnkronos.com 13.02.2015

25 Febbraio 2015 Sala della Torre – Fondazione CariGo – v. Carducci, 2 – ore 17.30

 

Nel centesimo anniversario dello sterminio degli Armeni e dell’esilio di migliaia di superstiti (24 aprile 1915-2015), saranno la presidente dell’Anvgd MARIA GRAZIA ZIBERNA e lo storico FULVIO SALIMBENI ad introdurre la famosa scrittrice ANTONIA ARSLAN, la quale svolgerà la conferenza sul tema “Il genocidio degli Armeni nel 100º anniversario” per ricordare quelle vicende che tanto hanno in comune con quelle degli italiani d’Istria e Dalmazia.

Scrittrice e saggista italiana di origine armena, laureata in archeologia, è stata professore di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Padova. È autrice di saggi sulla narrativa popolare e d’appendice ( Dame, droga e galline. Il romanzo popolare italiano fra Ottocento e Novecento) e sulla galassia delle scrittrici italiane ( Dame, galline e regine. La scrittura femminile italiana fra ‘800 e ‘900). Attraverso l’opera del grande poeta armeno Daniel Varujan, del quale ha tradotto le raccolte II canto del pane e Mari di grano, ha dato voce alla sua identità armena. Ha curato un libretto divulgativo sul genocidio armeno ( Metz Yeghèrn, Il genocidio degli Armeni di Claude Mutafian) e una raccolta di testimonianze di sopravvissuti rifugiatisi in Italia ( Hushèr. La memoria. Voci italiane di sopravvissuti armeni).

Nel 2004 ha scritto il suo primo romanzo, La masseria delle allodole (Rizzoli), che ha vinto il Premio Stresa di narrativa e il Premio Campiello e il 23 marzo 2007 è uscito nelle sale il film tratto dall’omonimo romanzo e diretto dai fratelli Taviani. La strada di Smirne (Rizzoli) è del 2009. Nel 2010, dopo una drammatica esperienza di malattia e coma, scrive Ishtar 2. Cronache dal mio risveglio (Rizzoli).

Nel 2010 esce per Piemme Il cortile dei girasoli parlanti. Il libro di Mush, sulla strage degli armeni di quella valle avvenuta nel 1915, è pubblicato da Skira nel 2012.

 

Incontro organizzato da: ASSOCIAZIONE NAZIONALE VENEZIA GIULIA E DALMAZIA

Passaggio Alvarez, 8 www.anvgd.it www.anvgd.it/comitato-gorizia anvgd.gorizia@libero.it Tel. 0481.534655 Cell. 3398393205

Comunicato stampa

Il Parlamento armeno studia una dichiarazione di condanna dei Genocidi assiro e greco. Agenzia Fides

Erevan (Agenzia Fides) – Il recente annuncio di una dichiarazione che il Parlamento armeno potrebbe presto adottare, per esprimere la condanna delle stragi subite un secolo fa da greci e assiri nei territori ottomani rimasti sotto dominio turco, è stato accolto positivamente da associazioni e gruppi militanti impegnati nella tutela della memoria storica di quei tragici fatti, definiti rispettivamente come “Genocidio greco” e “Genocidio assiro”.
“Noi consideriamo l’iniziativa molto importante. Vorrei esprimere la mia gratitudine ai promotori, e spero che per il centenario del Genocidio armeno l’Assemblea nazionale possa effettivamente adottare la dichiarazione, condannando il Genocidio di greci e assiri” ha dichiarato alla testata Armeniapress Slava Rafaelidis, direttore dell’organizzazione non governativa “Ilios”, che rappresenta la comunità greca in Armenia.
Nella bozza di dichiarazione, allo studio dei parlamentari armeni, si ribadisce che tutte le minoranze etniche e religiose furono oggetto dei massacri perpetrati dai giovani turchi. Meno di due anni fa, l’ipotesi di adottare una dichiarazione analoga – sponsorizzata da alcuni partiti politici armeni – era stata respinta dal Parlamento di Erevan.

NARDO’ – Conto alla rovescia per i festeggiamenti in onore del Santo Patrono San Gregorio Armeno. Portadimare.it

Tra le novità dell’edizione 2015 la celebrazione delle vittime del terremoto del 1743 con un momento di raccoglimento e preghiera in piazza Salandra alle ore 17,30

Due convegni per l’edizione 2015, il 19 ed il 20 febbraio:

il 19 febbraio, giovedì, per non dimenticare la tragedia del genocidio armeno di cui quest’anno ricorre il centenario dall’inizio dello sterminio di massa. Organizzato dal Comitato Feste Patronali “San Gregorio Armeno” in collaborazione con il Rotary Club di Nardo e di Lecce.

il 20 febbraio, venerdì¸ per un approfondimento ed un confronto sui temi della promozione e lo sviluppo del territorio della Terra D’Arneo

Il Patrocinio è del Comune di Nardò

Giovedì 19 febbraio, ore 17:00, Celebrazione della S. Messa Solenne presieduta da S. E. Mons. Domenico D’ Ambrosio, Arcivescovo della Diocesi di Lecce

Alle 18:00, la Processione attraverserà le vie principali della Città

Conto alla rovescia per i festeggiamenti in onore del patrono di Nardò.

Il 20 febbraio Nardò tornerà a celebrare la sua “Festa” per eccellenza, quella in onore del suo Santo Patrono, San Gregorio Armeno. La cui santa mano fermò il flagello del terremoto che la notte del 20 febbraio 1743 devastò Nardò, mietendo molte vittime, per la maggior parte donne e bambini, di modesta estrazione sociale.

Da quell’evento, la narrazione. Che ha consentito a quel prodigio di rinnovare, sino ai nostri giorni, il suo significato e di conservare ben saldi, ancora oggi, senso e valore per un’identità collettiva di cui la Città è fiera. Da quella notte la Città esprime la sua gratitudine ed i neretini venerano quel Vescovo venuto dall’Oriente come Patrono, tornando, nella ricorrenza di quella notte di terrore, al suo cospetto per ringraziare.

La narrazione intorno al prodigio si intreccia, ancora oggi, con quella di una Terra che, da secoli, coltiva il culto verso San Gregorio, vescovo dell’Armenia, terra flagellata, nelle viscere, dai terremoti e, nello spirito della sua Gente, dalla repressione, dalla violenza, dalla deportazione. Ed il legame tra Nardò e l’Armenia, torna ad essere un filo conduttore importante e irrinunciabile nella vocazione al dialogo tra Culture e Religioni diverse di cui la Città è testimone.

Nell’edizione 2015 il culto tributato a San Gregorio si nutre e cresce così nel solco della nostra tradizione di Terra generosa, ospitale, accogliente. Il 24 aprile 2015 si ricorderà il centenario dall’inizio del genocidio armeno: è passato ormai un secolo da quando cominciò quello sterminio di massa che portò all’eliminazione fisica di un almeno 1.200.000 armeni dal territorio dell’impero ottomano.

Per non dimenticare anche la tragedia del genocidio degli armeni che ha segnato, un momento di profondo buio della ragione nella storia e di cui si rischia di perdere completamente il ricordo nel cammino delle generazioni, Nardò offre il suo contributo sul tema conconvegno di Studi in programma il 19 febbraioalle ore 10:00 presso il Chiostro dei Carmelitani dal titolo “ARMENIA; un Popolo e la sua Storia a 100 anni dal Genocidio” organizzato dal Comitato Feste Patronali “San Gregorio Armeno”   che si è adoperato – nonostante le difficoltà legate alla crisi economica – per organizzare i festeggiamenti solenni in onore del Santo Patrono, in collaborazione con i ROTARY Club di NARDO’ e LECCE e con il Comune di Nardò.

Contributi e testimonianze rilevanti e soprattutto una qualificata presenza di ospiti eccellenti che segnerà l’arrivo in Città di Plenipotenziari armeni e di personalità di spiccato valore politico, sociale e religioso che saranno, per due giorni, ospiti della Città.

Per la prima volta insieme, e grazie ad una efficiente macchina organizzativa attivata dal Comitato, saranno presenti nella nostra città, S.E. Dr.Sargis Ghazaryan, Ambasciatore della Repubblica d’Armenia presso la Repubblica Italiana, S.E. Mr. Mikayel Minasyan , Ambasciatore della Repubblica d’Armenia presso la Santa Sede, (accompagnato da una delegazione tra cui spicca il nome del Consigliere dell’Ambasciata, Mr. Vartan Karapetian, già curatore della mostra “Armenia. Impronte di una Civiltà. 2011-2012), Mr. Rupen Timurian, Delegato Unione Armeni d’Italia – Regione Puglia ed il Prof. Baykar Sivazlyan, Docente presso l’Università di Milano, nonché Presidente Unione Armeni d’Italia.

Non poteva mancare tra tante eccellenze la Prof.ssa Isabelle Oztasciyan Bernardini, dell’Università del Salento, Rappresentante a Lecce dell’Unione Armeni d’Italia nonché Presidente del Rotary Club 2120 di Lecce. Anche il Rotary Club di Nardò partecipa all’evento con un contributo del suo presidente, Cesare Sabato, che aprirà i lavori del convegno giovedì 19 febbraio. Altri graditi ospiti saranno alcuni religiosi del “Monastero Mechitarista di S. Lazzaro” di Venezia, tra cui Padre Panos Kechichian e due diaconi Sarkis Sarkisyan e Zakevos Grigoryan che terranno una celebrazione con Rito Liturgico Armeno il 17 febbraio 2015 alle ore 18:00 presso la Chiesa Cattedrale di Nardò, Saranno presenti inoltre il Sindaco di Fiorano Modenese Prof. Francesco Tosi, l’Assessore alla Cultura del Comune da anni gemellato con Nardò, dr.ssa Morena Silingardi ed il dr. AngeloGesualdi, componente del Consiglio Comunale di Fiorano.

Il Convegno di Studi dal titolo “ARMENIA; un Popolo e la sua Storia a 100 anni dal Genocidio” in programma per il 19 febbario alle ore 10.00 presso il Chiostro dei Carmelitani vede il seguente programma:

–       Prof.ssa Isabelle Oztasciyan Bernardini, Università del Salento – Rappr. Lecce Unione Armeni d’Italia – Presidente Rotary Club 2120 – Lecce.

–       Mr. Rupen Timurian, Delegato Unione Armeni d’Italia – Regione Puglia.

–       Prof. Baykar Sivazlyan, Università di Milano – Presidente Unione Armeni d’Italia.

Concluderà S. E. Dr. Sargis Ghazaryan,Ambasciatore della Repubblica d’Armenia presso la Repubblica Italiana, con un suo intervento dal titolo: “Il centenario del Genocidio Armeno (19152015): tra memoria e riconciliazione”.

Il convegno sarà introdotto dal Dr. Cesare Sabato, del ROTARY CLUB Nardò e dal Sindaco di Nardò, Avv. Marcello Risi.

Coordinerà i lavori l’arch. Giancarlo De Pascalis, responsabile per le Attività Culturali e per i Rapporti Internazionali del Comitato S. Gregorio Armeno, che dagli anni della sua presenza come Vicesindaco di Nardò ha fortemente rafforzato i Rapporti internazionali con l’Ambasciata della Repubblica d’Armenia, e che in questi anni si è distinto nel suo ruolo di Consigliere Comunale per aver proposto la Delibera del Consiglio Comunale di Nardò per il riconoscimento del Genocidio Armeno da parte della città, nel 2012.

Come abbiamo già detto, l’importanza dell’evento in calendario a Nardò il 19 febbraio, porterà in Città anche l’Ambasciatore della Repubblica d’Armenia presso la Santa Sede, S. E. Mr. Mikayel Minasyan , accompagnato dalla moglie Mrs. Anush Minasyan, dalla di lui madre, Mrs. Armine Hasratyan , e dal Consigliere dell’Ambasciata, Mr. Vartan Karapetian, curatore della mostra “Armenia. Impronte di una Civiltà. 2011-2012”.

Nel pomeriggio di Giovedì 19 febbraio,alle ore 17:00 seguirà la Celebrazione della S. Messa Solenne presieduta da S. E. Mons. Fernando Filograna, Vescovo della Diocesi di Nardò-Gallipoli, alla presenza delle autorità civili e religiose, nonché delle autorità internazionali presenti. E alle ore 18.00 seguirà la solenne processione che attraverserà le vie principali della Città.

Il giorno successivo, venerdì 20 febbraio è in programma, organizzato dal Comitato con la collaborazione del G.A.L. TERRA d’ARNEO, il Convegno su “Promozione e sviluppo di un territorio: la Terra D’Arneo”, cui parteciperanno:

–       Cosimo Durante, Presidente GAL “Terra d’Arneo”;

–       Gabriella Battaglia, Rappresentante I.A.T. Nardò;

–       Albertino Sanasi – Presidente Oleificio Cooperativo R.F. di Nardò.

Il convegno sarà introdotto dal Vice- Sindaco di Nardò, Carlo Falangone e sarà coordinato dal Dr. Cosimo CAPUTO, Presidente del Comitato S. Gregorio Armeno

Tra le novità dell’edizione 2015 la celebrazione delle vittime del terremoto del 1743.

Alle ore 17:30 di venerdì 20 febbraio (l’orario è quello nel quale avvenne il terremoto del 1743) – Piazza Salandra sarà testimone di un momento di raccoglimento e di preghiera alla memoria delle vittime del sisma. Sarà l’occasione per esprimere vicinanza e per un momento di riflessione e preghiera per le vittime del genocidio del Popolo Armeno, in occasione del 1° Centenario dello sterminio (1915-2015). Le campane della Cattedrale sottolineeranno il momento con 100 rintocchi.

Nella mattinata del 20 febbraio prevista anche l’esibizione per le vie del Centro Storico del “Nuovo Concerto Bandistico – TERRA d’ARNEO” della Città di Nardò.

Mentre dalle 19:30 in poi saranno graditi ospiti e intratterranno la popolazione il gruppo musicale CAFE’ CHINASKI  il cantante e MARCO FERRADINI. Ospite d’Onore: il comico PIPPO FRANCO da “Il Bagaglino” di ROMA.

 

SAN GREGORIO – Programma e ospiti: dagli ambasciatori armeni a Pippo Franco

Eurovision 2015: l’Armenia porta i Genealogy! Eurofestivalnews.com

Nel bel mezzo del clima sanremese che sta investendo tutto il nostro paese (e l’Europa) arrivano nel tardo pomeriggio notizie riguardanti la partecipazione armena al prossimo Eurovision Song Contest. Una partecipazione che porta con sé molte novità: sarà infatti un gruppo del tutto nuovo, i Genealogy,  a rappresentare l’Armenia a Vienna.

Un gruppo (i cui 6 componenti non sono ancora stati ufficializzati) composto da artisti di origine armena ma provenienti da diversi parti del mondo, in particolare da tutti i cinque continenti e dall’Armenia stessa. Conosceremo il primo componente del gruppo il prossimo 16 febbraio.

L’idea sarà quella di unire tutto il popolo armeno, sotto la canzone Don’t deny (Non rinnegare), a seguito della diaspora in tutto il mondo che colpì proprio la popolazione armena nel lontano 1915, come conseguenza di uno dei genocidi più terribili che la storia del novecento ricordi. Il tema sul genocidio degli armeni è anche il tema da cui è nata la canzone che rappresenterà la Francia, che sarà interpretata da Lisa Angell (N’oubliez pas).

Un idea che si lega non solo allo slogan di quest’anno, Building Bridges, ovvero costruire dei “ponti” nel simbolo della pace, dell’unità e della tolleranza, ma anche alla recente conferma della partecipazione australiana alla manifestazione. Insomma, pare che quest’anno la particolarità che caratterizzerà il concorso, sarà quello di ampliare idealmente questi valori in maniera globale, non solo strettamente al continente europeo.

Turchia fa saltare il vertice Ue-Ankara Agccomunication

By Anna Lotti

TURCHIA – Ankara. 11/02/15. Ankara ha annullato la prossima riunione della commissione parlamentare mista UE-Turchia dove c’era all’ordine del giorno anche il genocidio armeno. Fonte Hurriyet.

L’incontro si doveva terne il 18 e 19 febbraio a Istanbul in Turchia. In precedenza, le autorità turche hanno avvertito l’Unione europea che Ankara si rifiutava di tenere la riunione del Comitato parlamentare mista UE-Turchia, se il suo programma includeva discussioni sul “genocidio armeno”. Il genocidio si riferisce agli accadimenti durante l’impero ottomano nei confronti degli armeni che vivevano in Anatolia nel 1915. La Turchia ha sempre negato che il “genocidio” abbia avuto luogo. Mentre rafforzare gli sforzi per promuovere il “genocidio” nel mondo, gli armeni hanno ottenuto il suo riconoscimento da parte dei parlamenti di alcuni paesi. Anche se la Turchia ha proposto più volte di creare una commissione indipendente per indagare gli eventi del 1915, l’Armenia continua a respingere questa proposta. Inoltre, in precedenza, le autorità turche hanno ripetutamente fatto gesti conciliatori verso Armenia. Il messaggio di Recep Tayyip Erdogan al popolo armeno, il 24 aprile 2014 uno di questi gesti recenti.
Erdogan ha detto in quel messaggio che gli eventi del 1915 sono stati un momento difficile, non solo per gli armeni, ma anche per gli arabi, curdi e rappresentanti di altre nazioni che vivono nel paese.

Eurovision 2015: l’Armenia porta i Genealogy! Eurofestivalnews.com 11.02.2015

Nel bel mezzo del clima sanremese che sta investendo tutto il nostro paese (e l’Europa) arrivano nel tardo pomeriggio notizie riguardanti la partecipazione armena al prossimo Eurovision Song Contest. Una partecipazione che porta con sé molte novità: sarà infatti un gruppo del tutto nuovo, i Genealogy,  a rappresentare l’Armenia a Vienna.

Un gruppo (i cui 6 componenti non sono ancora stati ufficializzati) composto da artisti di origine armena ma provenienti da diversi parti del mondo, in particolare da tutti i cinque continenti e dall’Armenia stessa. Conosceremo il primo componente del gruppo il prossimo 16 febbraio.

L’idea sarà quella di unire tutto il popolo armeno, sotto la canzone Don’t deny (Non rinnegare), a seguito della diaspora in tutto il mondo che colpì proprio la popolazione armena nel lontano 1915, come conseguenza di uno dei genocidi più terribili che la storia del novecento ricordi. Il tema sul genocidio degli armeni è anche il tema da cui è nata la canzone che rappresenterà la Francia, che sarà interpretata da Lisa Angell (N’oubliez pas).

Un idea che si lega non solo allo slogan di quest’anno, Building Bridges, ovvero costruire dei “ponti” nel simbolo della pace, dell’unità e della tolleranza, ma anche alla recente conferma della partecipazione australiana alla manifestazione. Insomma, pare che quest’anno la particolarità che caratterizzerà il concorso, sarà quello di ampliare idealmente questi valori in maniera globale, non solo strettamente al continente europeo.

Turchia-Armenia: un confine di comodo. Arabpress.eu

Di Carlotta Caldonazzo il 9 febbraio 2015

A cento anni dal genocidio armeno, proposta l’apertura del confine

 

Di Maxime Guain. Hürriyet Daily News (05/01/2015). Traduzione e sintesi Carlotta Caldonazzo.

Dentro e fuori la Turchia si intensifica la campagna a favore dell’apertura del confine turco-armeno, una richiesta rivolta solo al governo di Ankara, come se questo fosse l’unica parte in causa. Un fatto che insieme alle recenti scaramucce diplomatiche attorno alle commemorazioni del centenario del genocidio armeno riapre una questione complessa e delicata senza offrire prospettive per una soluzione razionale e ragionevole.

Due gli episodi alla base dell’ultima querelle diplomatica tra Ankara ed Erevan. A gennaio il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha invitato il suo omologo armeno Serge Sarkisian alle commemorazioni del centenario della battaglia di Gallipoli (Çanakkale), ricevendo in risposta un deciso diniego. Un suo diritto certo, ma la sua lettera di risposta era aggressiva e focalizzata esclusivamente sulle sofferenze (indubbie) degli armeni. Nessuno può pretendere dalla maggioranza dei turchi che neghino i crimini di guerra commessi dai volontari armeni dell’esercito russo, mesi prima della deportazione di armeni del 1915-16, secondo episodio del genocidio armeno (il primo è relativo alla campagna contro gli armeni del sultano Abdülhamid II tra il 1894 e il 1896). Similmente nessuno dovrebbe dimenticare che molti storici turchi si sono schierati contro la linea negazionista del genocidio armeno di Hakan Yavuz (docente di scienze politiche all’Università dello Utah), da Ankara purtroppo spesso sbandierata come linea ufficiale.

Il secondo incidente si è verificato durante la visita a Erevan del giornalista turco Hasan Cemal, che ha dato prova di coraggio e onestà intellettuale. Anzitutto quando ha pubblicato il saggio 1915. Il genocidio degli armeni, in cui ha apertamente ammesso l’esistenza di quell’oscura pagina della storia turca (tra i principali organizzatori del genocidio armeno c’era peraltro il nonno di Cemal, Cemal Paşa) porgendo le sue scuse. Il libro era una risposta all’assassinio nel 2007 del suo amico e collega Hrant Dink. Vale la pena osservare che finora la pista dei poteri occulti turchi (tra cui spicca l’organizzazione chiamata Ergenekon) non è stata ancora esclusa e l’omicidio di Dink potrebbe essere collegato a quello di don Andrea Santoro. Cemal nel 2013, è stato costretto a dimettersi dalla redazione del quotidiano turco Milliyet, per le sue interviste a esponenti di spicco del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), tra cui Abdullah Öcalan e Murat Karaylan, e per la sua pubblicazione di un rapporto della visita di Öcalan al parlamento turco.

A Erevan Cemal è stato duramente criticato, per aver definito terroristica l’organizzazione marxista-leninista armena ASALA (affermazione peraltro più o meno condivisibile) e per aver esplicitamente parlato dell’occupazione armena dell’Azerbaijan tra il 1992 e il 1994. Neanche i nazionalisti armeni della diaspora, come l’esponente di ASALA in Francia Jean-Marc “Ara” Toranian, avevano mai osato attaccare Cemal come hanno fatto i nazionalisti armeni in patria. A parte l’indubbia necessità per Ankara di abbandonare definitivamente la posizione negazionista sul genocidio armeno, a Erevan affiorano talvolta fenomeni altrettanto inquietanti. Come il richiamo esplicito, da parte del Partito Repubblicano al governo, agli scritti di Garegin Nzhdeh, colpevole della pulizia etnica ai danni degli Azeri nel 1918-20, che ha elaborato la teoria di una “religione di razza” e all’inizio della Seconda Guerra Mondiale si è rifugiato alla corte nazista. Nel 2013 la memoria di Nzhdeh è stata celebrata all’Università di Erevan, dove gli è stata dedicata una statua.

A risolvere una volta per tutte la questione turco-armena non sarà né l’apertura del confine, né inviti a celebrazioni e risposte irritate. Un primo passo sarebbe invece la liberazione individuale da posizioni monolitiche e stucchevoli. Di certo aggredire uno dei pochi turchi che ha avuto il coraggio di scusarsi pubblicamente per il genocidio armeno (in barba alla legge del 2005 che punisce qualsiasi insulto all’identità nazionale turca) non ha rappresentato un passo avanti.

Maxime Guain è ricercatore al Centro di Studi Eurasiatici (Avim) e dottorando al dipartimento di storia della Middle East University.

Biennale di Venezia. Il padiglione dell’Armenia spiegato da Adelina Cüberyan von Fürstenberg. Atribune.com

http://www.artribune.com/2015/02/biennale-di-venezia-il-padiglione-dellarmenia-spiegato-da-adelina-von-furstenberg/

 

Il curatore e commissario Adelina Cüberyan von Fürstenberg rivela in anteprima la scelta del percorso d’arte contemporanea che si potrà osservare alla Biennale di Venezia 2015. Anno, fra l’altro, della commemorazione del centenario del Genocidio. Un gesto di ricongiungimento fra l’Armenia e la sua diaspora.

 

Arménité riunisce artisti di diverse generazioni: affermati (Yervant Gianikian, Sarkis e Anna Boghiguian), artisti mid-career (Aikaterini Gegisian e Nigol Bezjian) e artisti emergenti (Haig Aivazian, Hera Büyüktasçıyan) coprendo l’arco di quarant’anni. L’incontro collettivo fra i diversi tessuti narrativi e formali presuppone non solo una condizione spaziale, ma anche una sensibilità comparabile che permette agli artisti armeni di ri-conoscere la propria terra come un lascito familiare immateriale, da sempre compreso. Inoltre l’estetica legata alla diaspora armena oltrepassa necessariamente il pensiero binario di argini contingenti e di categorie, collocando la propria cultura visuale in determinate terres du milieu, rilevando emergenze interstiziali nelle quali re-interpretare il presente.
Nel 2015, nell’anno del centenario del Genocidio, il Ministero della Cultura armeno ha ufficialmente incaricato un curatore della diaspora non tanto di selezionare artisti contemporanei dell’Armenia, ma di offrire la parola ad artisti della diaspora stessa, dimensione altrettanto armena nei confronti della Nazione in sé e per sé. Promuovendo, quindi, un significativo gesto politico di riunione.
Nel 2015, a Venezia, durante la 56. Biennale d’Arte, come si evolve il rapporto tra l’Armenia e la sua diaspora? In quale misura l’Italia partecipa, emancipando lo statuto fisico di Arménity e trasformandosi in terreno testimone di corrispondenze? Chi sono i custodi contemporanei, portatori di segni e semi della diaspora armena e di quale sostanza compongono la loro Arménité? Inoltre, in quale misura la storia delle origini rappresenta isole, comunità di individui nel mondo, all’interno delle quali sopravvive un sentimento intersoggettivo e condiviso di appartenenza armena? Artribune si è rivolto a Adelina Cüberyan von Fürstenberg, curatore e commissario del Padiglione Armenia.

 

Alle origini di queste ipotesi, nasce l’accezione assunta dal titolo del percorso e dalla parola Armenity, nei confronti delle commemorazioni del Centenario del Genocidio e della celebrazione della Diaspora.“Il neologismo‘Armenity’ fa riferimento a un titolo che non esiste in realtà. Un significato traslitterato in francese, mentre in inglese, come parola in sé e per sé, non ha definizione. ‘Arménité’ rappresenta l’impronta di una presenza armena che trascende la sua armenitudine, un’attitudine altrettanto armena di affrontare le difficoltà. Manifestandosi come un habitus, un ethos, un modo di essere nel mondo. ‘Armenity’, dalla parola francese ‘arménité’, potrebbe essere considerata una specificità dei nipoti dei sopravvissuti del genocidio armeno, un senso moderno e spesso soggettivo dell’esser-ci heideggeriano, in un flusso continuo, con una grande diversità in ogni singola auto-definizione. Nella dimensione un altrove sconosciuto, una collettività – e non un solo singolo individuo come avviene nel fenomeno della resilienza-, attraverso la negatività imprescindibile provata nel domare un trauma, fa nascere un superamento e dunque un ribaltamento verso la propria vittoria. Ma l’Arménité”, prosegue la curatrice,“non è solamente memoria di sofferenze o sete di giustizia, quanto piuttosto un lascito, un’eredità in continua crescita all’interno della quale una nuova generazione d’origine armena può fiorire. L’Arménité è una storia d’amore, una fierezza che la gioventù vuole far vivere, condividere e trasmettere”.
Gli artisti selezionati per corrispondere e interpretare l’Arménité fanno ricorso al loro contesto culturale di riferimento e a vissuti puntuali, derivanti anche dai numerosi trasferimenti agiti durante l’esistenza. Il fine è trascendere limitazioni ideologiche e geografiche, universalizzando concetti come oppressione, nazionalismo, mitologia, storia, identità, memoria e misticismo. Ogni singolo lavoro presentato rimarca l’invisibilità di una linea esistente tra costruzione e decostruzione, così come determinate problematiche contemporanee, attraverso un’individuale poetica di sopra-vivenza. Lo spazio dei loro interventi ridisegna un territorio ulteriore, un regno ritrovato all’interno del quale ciascuno diventa parte di un ritorno al presente. Piano temporale che mette a punto una cultura della contemporaneità, delineando fondamenti umani totali.

 

“È da circa due millenni che il popolo armeno è in lotta per preservare il territorio, trovandosi nell’Asia Minore, area di passaggio e di conquiste. La positività del popolo armeno nel ricostruirsi, nell’affrontare la negatività, oggi, si integra profondamente con l’Arménité degli artisti che la configurano. In Laguna, sebbene a Venezia siano presenti Padiglioni che esistono da più di cento anni, San Lazzaro, nel quale si sviluppa il percorso espositivo, è presente da oltre trecento anni”, racconta il commissario. “Con la sua storia e i tesori culturali in esso preservati, oggi, il Monastero riflette esattamente le caratteristiche del discorso su Arménité  – una regione condivisa del pensiero che deve essere riprodotta e trasmessa – legittimando, in una certa misura, la trasformazione dell’isola in un Padiglione. Rinnovato luogo d’arte, esposizione e visita”.
Ma quale significato trasmette la ricorrenza del Genocidio all’interno di una delle rassegne più globali dedicate all’arte contemporanea? “L’Istituzione Biennale è da sempre uno specchio del proprio tempo e la 56. cade esattamente nel 2015, anno coincidente con il centenario della commemorazione del Genocidio e della celebrazione della Diaspora, ricorrenze che acquistano un significato più intenso, profondo perché onorate all’interno delle mura del Monastero di San Lazzaro. Gli artisti armeni della Diaspora”, prosegue Adelina von Fürstenberg,“attualmente viventi, attivi e chiamati a rappresentare l’Armenia in un contesto internazionale, hanno oggi molteplici nazionalità ed esperienze acquisite, perché discendenti dei sopravvissuti, antenati che hanno riscattato l’antica fuga con una vita esemplare. Per loro l’appartenenza si trasforma in un legame a un ‘paradiso perduto’, territorio che non collima mai con quello in cui risiedono e vivono. Questo scarto fa sì che gli artisti possano rappresentare la loro propria conoscenza e coscienza, da sempre considerabili come domini interiori, attraverso nozioni assolute; valori che creano analogie e sentimenti simili, condivisi all’interno di una medesima comunità. Anche questo significa appartenere a un gruppo, a una nazione, da qualche parte. Ogni artista della diaspora, che interpreta il proprio vissuto e i propri ‘sentiti dire’, sublima il mondo contemporaneo in cui vive, anche attraverso il sapere della cultura appartenente alla nazione di residenza. Creando, dunque, tra i due territori di riferimento, una dicotomia risolta. Un’unione delle due ricollocazioni”

Arménité, infatti, si presenta come un luogo che, nel sovrapporsi alle regioni geografico-fisiche, automaticamente si identifica con il racconto puntuale ed esperienziale di un altrove. Terra universale delle proprie origini.
Tra de-territorializzazione e ri-territorializzazione, se intere entità sociali, nei prossimi secoli, devono ricominciare a convivere all’interno di un contesto costruttivo, diventa imperativo che si inizi a comprendere, anche attraverso Arménité, come questi cambiamenti stiano modificando le molteplici cartografie culturali e le diverse produzioni artistiche, per evitare lettura superficiale di ogni presenza nel mondo. Ma come, all’interno della statuto dell’arte, gli artisti armeni della diaspora operano con la memoria e rappresentano la loro appartenenza? Quali tipologie di identità, ibride e in conflitto, vengono riconciliate attraverso le loro pratiche? Come leggere un’assenza apertamente politica nella genetica di alcuni lavori? Questa assenza è dovuta a un differimento oppure a una sorta di superamento di determinati preconcetti? È possibile che queste ambiguità, portando in se stesse nuovi linguaggi, richiedano l’analisi di nuove traduzioni? Quali racconti, dunque, le loro opere trasmettono, relativamente al momento transnazionale corrente? E a partire da quale luogo possono essere formulate alcune risposte? Risposte che in parte troveremo a partire da maggio al Monastero sull’Isola di San Lazzaro.

Ginevra Bria

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