Riconoscimento genocidio Armeno: Mozione approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale di Arco (Tricolore 11.07.15)

Tra i crimini più feroci e disumani c’è il genocidio. Non è solo un piano per massacrare delle persone, ma è soprattutto l’intenzione feroce di eliminazione del patrimonio genetico di un popolo, di una intera cultura: un crimine contro l’umanità. Se il più tristemente noto è quello ebreo, perpetrato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale, non vanno dimenticati né taciuti gli stermini nei confronti di altre etnie come zingari, slavi e mussulmani di Bosnia, come il genocidio del Ruanda, quello ucraino quello assiro e quello degli indiani d’America, solo per citarne alcuni.
Fra questi ve ne è uno che, fra verità e leggenda, sembra abbia ispirato lo stesso Adolf Hitler per la risoluzione della questione ebrea. Continua

Viaggio in Armenia (Osservatorio Balcani 10.07.15)

Testi e video-sopralluoghi per un futuro film di Andrea Rossini (OBC e KineoFilm) sul poeta russo Osip Mandel’štam e sul viaggio da lui intrapreso con la moglie Nadežda in Caucaso nel 1930. Lettura di Antonella Bukovaz. Appuntamento nell’ambito della ventiduesima edizione del non-festival “Stazione di Topolò / Postaja Topolove”
17 luglio 2015
TOPOLÒ DI GRIMACCO (UD) Continua a leggere…

Armenia e Caucaso, l’Onu lancia l’allarme sul traffico e sfruttamento di donne e minori (Repubblica 09.07.15)

ROMA – Dopo il collasso dell’Unione Sovietica e un programma di privatizzazioni a dir poco discutibile, la criminalità organizzata è riuscita non solo a controllare buona parte di un sistema economico che si estendeva dall’estremo Oriente al centro dell’Europa, ma anche a specializzarsi nelle attività illegali. I ceceni divennero i controllori del traffico di armi e droga, gli azeri delle contraffazioni alimentari, i georgiani si specializzarono in frodi bancarie, i russi nel traffico e sfruttamento di donne e minori da Bielorussia, Ucraina e Caucaso, in particolare Armenia.

La visita dell’inviato dell’Onu. Proprio nei giorni scorsi, Maud De Boer Buquicchio, inviato speciale dell’Onu per il traffico e prostituzione dei minori, ha visitato il paese caucasico per controllare di persona la situazione. Non esistono cifre ufficiali, ma secondo fonti Unesco, quasi 10 minori su 100 non va a scuola. “Il traffico di minori a scopo sessuale in Armenia è un problema crescente”, spiega un rapporto 2014 degli Usa. Nel 2012 il governo ha condannato 10 trafficanti, 15 nel 2013. Ma è solo la punta dell’iceberg: per debellare il fenomeno sono necessarie sinergie con Russia e Turchia ma tra Mosca e Yerevan la collaborazione giudiziaria rimane molto complicata e con Ankara le relazioni sono inesistenti. Così è difficile identificare e fronteggiare trafficanti e rotte: il governo ha registrato 20 vittime nel 2013 ma è chiaro che il numero è molto più alto. “Sono cifre relativamente basse  –  ha detto la De Boer – ma tutti sanno che la realtà è un’altra”. Molti sono costretti a chiedere l’elemosina o a prostituirsi, altri sono destinati ai lavori forzati a Mosca, dove li attende una nuova identità con un passaporto russo. Continua

Dal fronte del martirio. Parla il capo della chiesa armeno-cattolica di Qamishli, Siria (Ilfoglio.it 08.07.15)

“Qui ora siamo al sicuro, grazie all’esercito siriano. Hassaké, attaccata nella notte tra il 24 e il 25 giugno dai miliziani dello Stato islamico, è ora quasi totalmente liberata. Solo le periferie sono ancora in mano loro, ma il peggio è passato”. Monsignor Antraning Ayvazian è il capo della eparchia cattolico-armena di Qamishli, e in una conversazione con il Foglio descrive la situazione sul terreno in quell’estremo lembo di Siria orientale non ancora toccato dall’orda nera delle truppe al soldo del califfo Abu Bakr al Baghdadi. Basta spostarsi d’una ottantina di chilometri più a sud, ad Hassaké, e il quadro cambia drasticamente. “Lì il novanta per cento dei cristiani se n’è andato, milleottocento sono arrivati qui, insieme a quattrocentocinquata famiglie musulmane”. Qamishli, più di centomila abitanti, è uno degli ultimi avamposti fedeli a Damasco prima del confine con la Turchia e non è troppo lontana da quello con l’Iraq, a est. Ed è proprio al dirimpettaio turco che mons. Ayvazian addebita gran parte delle colpe per il disastro in cui è precipitata la Siria: “Ci separano 998 chilometri di confine. Quasi mille chilometri da cui entra di tutto, a cominciare dai jihadisti. Li vediamo ogni giorno, passano a gruppi di trecento, anche cinquecento. E’ Ankara, insieme alla Georgia, a giocare un ruolo fondamentale nel caos che vediamo oggi. Un doppio gioco che l’occidente farebbe bene a troncare, prima che sia davvero troppo tardi. Un mio parrocchiano – racconta il sacerdote – è stato arrestato dalla polizia turca e gettato in carcere, in una cella di un metro per un metro. Vicino a lui, c’erano uomini con lunghe barbe pronti ad arruolarsi con lo Stato islamico. Per loro c’era ogni ben di dio, ogni richiesta veniva soddisfatta. Qualche agente li incitava a darsi da fare in Siria. Noi queste cose le sappiamo, perché le constatiamo con i nostri occhi e le nostre orecchie”.  Continua

Armeni: Mons Minsassian as ACS, ancora subiamo le conseguenze del genocidio (SIR 07.07.15)

“Eravamo certi che il Papa avrebbe ricordato il genocidio e il suo coraggio ha cambiato l’atteggiamento del mondo intero”. Così monsignor Raphael Minassian, ordinario per gli armeni cattolici dell’Europa Orientale, racconta ad Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) la reazione della sua comunità alle affermazioni di Papa Francesco nell’anniversario del massacro armeno. Il presule sottolinea in particolar modo come Francesco “ci abbia incoraggiati alla riconciliazione: un atto di un altissimo valore educativo, spirituale e umano che aiuta anche noi a recuperare ciò che abbiamo perso”. Monsignor Minassian appartiene alla prima generazione successiva al genocidio e spiega come anche gli armeni, che non hanno assistito personalmente al massacro del 1915, ne subiscano le conseguenze: “Alcuni atteggiamenti psicologici, come la paura istintiva di fronte ad una guardia armata, sono stati e saranno tramandati anche alle seconde e alle terze generazioni”. Il presule non ha dubbi sulle responsabilità della Turchia: “È sufficiente osservare come il governo Erdogan non controlla le proprie frontiere. A testimonianza del fatto che dopo aver commesso quell’atroce crimine nel 1915, la Turchia non è mai cambiata. Non capisco come Europa e America possano dare tanta considerazione ad un Paese del genere. Continua

Armenia, polizia arresta decine di manifestanti a Erevan (Raccolta 6 e 7 luglio)

Erevan, 6 lug. – La polizia armena ha fermato decine di manifestanti che bloccavano una importante strada di Erevan, la capitale armena, per protestare contro l’annunciato aumento dei prezzi dell’elettricità. “La polizia ha brevemente arrestato 46 manifestanti”, ha dichiarato all’Afp un portavoce del ministero dell’Interno. Le forze anti-sommossa hanno anche smantellato una barricata innalzata dai manifestanti lungo una strada adiacente al palazzo presidenziale.

Migliaia di armeni manifestano tutti i giorni dal 19 giugno nel centro di Erevan per protestare contro l’aumento del 16% del prezzo dell’elettricità annunciato dal governo. Sotto pressione, il presidente Serge Sarkissian il 27 giugno ha promesso di far provvisoriamente “sostenere il peso” dell’aumento delle bollette della luce al governo fino a quando l’Ena, il gestore elettrico nazionale, non avrà stabilito se l’aumento è giustificato. Nonostante le promesse del presidente, le manifestazioni sono continuate, anche se con una adesione minore. L’Armenia ha deciso nel 2013 di rinunciare ad un riavvicinamento economico con l’Unione europea, preferendo entrare nell’orbita di Mosca nell’Unione economica eurasiatica. (con fonte Afp)


 

«Cycling for Armenia» Cena benefica dalla Giuliana. (Ecodibergamo 06.07.15)

Mercoledì 8 luglio alle ore 20 presso la Trattoria D’Ambrosio da Giuliana in via Broseta a Bergamo saranno ospiti i di campioni di ciclismo Elia Viviani del team Sky, che metterà in palio una sua bicicletta, e il bergamasco Alessandro Vanotti dell’Astana, compagno di squadra di Vincenzo Nibali.

Una cena benefica, aste di maglie da corsa di alcuni dei più importanti ciclisti internazionali, un concerto gospel natalizio e una bicicletta di Ivan Basso consegnata ad un fortunato vincitore tra coloro che hanno effettuato donazioni a favore dell’iniziativa benefica «Cycling for Armenia».

Questo è quanto fatto sinora per raccogliere fondi a favore di un progetto ambizioso: la costruzione presso l’ospedale «Della mamma e Del bambino» di Yerevan, capitale dell’Armenia, di un reparto con sale operatorie attrezzate e strumentazioni moderne per la chirurgia maxillofacciale infantile.

Un progetto importante, per il quale sono necessari circa 500.000 euro. «Cycling for Armenia» è coordinato Don Andrea Pedretti di Martinengo, motore di Eos Onlus, realtà giovane e molto attiva nel campo della solidarietà, nata nel 2010 con l’obiettivo di sostenere e dare aiuto concreto ai bisognosi, e dal Dott. Cassisi, Primario del reparto di Chirurgia maxillo-facciale dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

L’iniziativa, alla quale aderisce anche la piattaforma di finanziamento sociale kendoo.it, vede il coinvolgimento di alcuni campioni di ciclismo, tra cui Vincenzo Nibali e Ivan Basso, impegnati in questi giorni al Tour de France.

Un ulteriore tassello di quest’importante raccolta fondi benefica sarà la cena che si terrà mercoledì 8 luglio alle ore 20.00 presso la Trattoria D’Ambrosio Da Giuliana alla quale saranno presenti, tra gli altri, il corridore bergamasco dell’Astana Alessandro Vanotti e il ciclista veronese del team Sky Elia Viviani. Continua

Comunità Messina dedica l’evento all’Armenia (Corrierequotidiano.it 05.07.15)

Ricordare per non dimenticare. Nell’anno del centenario del genocidio, la Fondazione di Comunità di Messina dedica all’Armenia la tredicesima edizione dell’Horcynus Festival che si terrà a Messina dal 26 luglio al 4 agosto nell’area dell’ex tiro a volo a Capo Peloro. Fra le attività che la caratterizzano, la Fondazione di Comunità di Messina sviluppa attività culturali che mettono al centro le relazioni fra sponda nord e sponda sud del Mediterraneo, nella convinzione che valorizzare arte, pittura, scrittura, musica di quell’area aiuti a sostenere lo sviluppo della democrazia in loco: con l’Horcynus Festival 2015, oggi giunto alla sua tredicesima edizione e dedicato all’Armenia e al genocidio armeno; con i film, i cortometraggi e la musica di registi, video maker e musicisti che animano la scena locale e spesso le rivolte in nome della libertà che corrono fra piazze e social network.
Martina Corgnati (storica dell’arte, docente all’Accademia di Brera, responsabile del settore arti visive della Fondazione Horcynus Orca di Messina) presenterà l’HF2015 a partire dalla proiezione di un video di 20 minuti curato dal regista e video maker torinese Matteo Bernardini e girato in Armenia durante le celebrazioni del centenario lo scorso aprile. Il video e’ l’estratto di un lungometraggio di 90 minuti che sarà proiettato in versione integrale a Messina nel corso dell’HF2015 il 30 luglio. Corgnati e lo storico Marcello Flores D’Arcais discuteranno poi del genocidio armeno, su cui la storica dell’arte ha curato con Ugo Volli il volume collettaneo Il genocidio infinito (Guerini edizioni) di cui Flores è uno degli autori.

Armenia: proteste contro il caro energia (Euronews 03.07.15)

Continuano le proteste nella capitale dell’Armenia contro l’innalzamento del prezzo dell’energia. Tutto è iniziato il 19 giugno, quando il Parlamento ha approvato un aumento del costo dell’elettricità del 16%. Nel corso dei giorni successivi centinaia di cittadini hanno tenuto manifestazioni di protesta nella capitale.

L’Armenia si trova in una situzione economica molto difficile che è peggiorata drasticamente nell’ultimo anno
con la crisi russa e turca.

Ora le autorità armene hanno aperto un’indagine sulla polizia locale dopo aver visto le immaggini di pestaggi e violenza registrate durante le manifestazioni delle settimane scorse.

La polizia in piu’ di un’occasione ha caricato la folla e arrestato duecento persone. Decine di manifestanti e giornalisti inermi sono stati malmenati da poliziotti e persone senza divise, con ogni probabilità agenti in borghese. “E’ stato un abuso di potere”, ha detto il capo delle indagini, “una violenza immotivata che andrà punita”. Continua

Mirzoyan, l’Azerbaigian non cerchi lo scontro con il Nagorno Karabakh (Il Giornale, 03.07.15)

Intervista a Karen Mirzoyan, ministro degli Esteri del Nagorno Karabakh, stato nato dalla secessione di territori a maggioranza cristiano armena dall’Azerbaijan sciita. Tuttavia, la ragione non era religiosa, bensì la ricerca dell’autodeterminazione dell’Nagorno Karabakh. La nascita dello stato, non riconosciuto dalla comunità internazionale, causò una guerra di tre anni tra l’Azerbaijan e il Nagorno Karabakh, con il coinvolgimento dell’Armenia a sostegno di quest’ultima dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Nonostante una tregua che dura da più di vent’anni le schermaglie alla frontiera continuano e non si è trovato un accordo internazionale per uscire fuori dal limbo in cui il paese si trova.  (leggi tutto)