Montagna.tv – Ararat, una mostra e una serata al Cai Milano (03 apr 2015)

MILANO — Si inaugura martedì prossimo 7 aprile nella sede del Cai di Milano una mostra dedicata al monte Ararat, la cima di oltre 5000 metri situata nella Turchia orientale. La galleria delle foto scattate da Paolo Miramondi, che ripercorre un trekking svoltosi nell’estate 2014 sulle tracce del popolo armeno, verrà presentata alle 20:45 in via Duccio di Boninsegna: interverranno Pietro Kuciukian, Console onorario della Repubblica Armena, il giornalista Lorenzo Cremonesi e Baykar Sivazliyan, Presidente dell’Unione Armeni d’Italia.
Ararat è un vulcano con due coni che sorge isolato in una pianura sita mediamente a 800 metri che rende ancora più imponente l’elevazione fino a quasi 4.000 metri della cima del piccolo Ararat e a 5.138 metri della cima principale. Ancora di più Ararat è montagna sacra per diversi popoli e culture e in particolare è luogo identitario negato al popolo armeno che da queste terre fu deportato dall’impero ottomano con l’esito drammatico di un genocidio di cui ricorre il 24 aprile prossimo il 100° anniversario. Continua

La Stampa – Cipro, Armeni: reato negare. (03 apr 2015)

Cipro: reato negare il genocidio armeno Cipro ieri ha reso criminale negare il fatto che i turchi ottomani abbiano commesso un genocidio contro gli Armeni un secolo fa. Il parlamento cipriota ha approvato una risoluzione che prevede che sia punito penalmente chi nega genocidi, crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Il parlamento di Yerevan condanna il “genocidio greco” e il genocidio assiro” compiuti contestualmente a quello armeno. Continua

RAI3 – Pane quotidiano. Andrea Riccardi parla del genocidio dei cristiani armeni. (03 aprile 2015)

Andrea Riccardi, fondatore della comunità di San Egidio ed autore del libro “La strage dei cristiani. Mardin, gli armeni e la fine di un mondo” ospite, il 3 aprile 2015, nel programma “Pane Quotidiano” di RAITRE, parla del genocidio armeno . Vai al servizio

Onuitalia.com – Genocidio armeni: Riccardi (Sant’Egidio), 24/4 giornata preghiera (02 apr 2015)

ROMA – Il fondatore della Comunita’ di Sant’Egidio Andrea Riccardi ha proposto di fare del 24 aprile una giornata della preghiera per ricordare il genocidio degli armeni.
“L’ora della morte suonò il 24 aprile 1915. Ogni anno, proprio il 24 aprile, gli armeni ricordano Metz Yeghern, il Grande Male, la strage”, scrive Riccardi in un editoriale sulla rivista “Famiglia Cristiana” in cui ricorda che quest’anno ricorrono i cento anni “dal primo eccidio di cristiani del XX secolo. La memoria della prima strage svanì e i cristiani orientali restarono soli. Ancora oggi, in Medio Oriente, i loro discendenti sono duramente perseguitati”.
Proprio per il centenario di quella strage – aggiunge il fondatore di Sant’Egidio – sarebbe davvero significativo se le nostre comunità cristiane in Italia, o altrove, ricordassero il primo olocausto cristiano, innanzi tutto nella preghiera, magari
proprio il 24 aprile”.
La proposta di Riccardi segue una riflessione sui recenti fatti di persecuzione e violenza contro i cristiani in Pakistan: “e’ un fatto che ci richiama alla realtà: i cristiani oggi sono perseguitati. Non per le loro posizioni politiche, né per il
loro peso sociale, ma perché cristiani”.
Sulla strage degli armeni, Riccardi, cattolico e storico, ha scritto un libro pubblicato in questi giorni da Laterza: “La strage dei cristiani. Mardin, gli armeni e la fine di un mondo” in cui il fondatore di Sant’Egidio dice implicitamente al lettore che la tragica cronaca delle persecuzioni subite dagli armeni agli inizi della Grande guerra non sarebbe completa se non ricordasse che il loro destino, in particolare a Mardin, fu condiviso dai cristiani.
Tornando sul quotidiano cattolico “Avvenire” a riflettere sulla vicenda, Riccardi ha osservato che “questa storia non è una vicenda turco-armena. Nel 1915 c’è stata la strage di tutti i cristiani: armeni ortodossi in prevalenza, ma anche armeno-cattolici, siriaci ortodossi e cattolici, caldei, assiri, e pure protestanti e cattolici latini. Il governo giovane turco (laico e nazionalista), al potere a Istanbul, volle una purificazione etnica degli armeni ortodossi, una strage preventiva accusandoli di separatismo. Aveva garantito agli ambasciatori “cristiani” che sarebbero stati risparmiati gli altri ortodossi non armeni e i cattolici. Ma, per mobilitare i curdi e le masse anatoliche, fu usato l’odio religioso contro il giaour (l’infedele). Il disegno laico-nazionalista dei Giovani Turchi scatenò il fanatismo contro i cristiani in quanto tali. Quasi due milioni di morti. Finì un mondo di convivenza tra cristiani e musulmani. Fu Seyfo, il tempo della “spada”: così lo chiamano siriaci, assiri e caldei”. Continua

Dazeboanews.it – “Il padre”. Kolossal letterario sullo sfondo del genocidio armeno. Recensione. Trailer (02 apr 2015)

ROMA – Arriva sui nostri schermi il 9 aprile “Il padre” del regista Fatih Akim, già presentato all’ultima mostra di Venezia con il titolo di “The cut”. Al Lido la pellicola era attesissima perché dedicata al genocidio degli Armeni, tema sul quale il cinema non ha prodotto molte opere, senza contare il fascino dell’attore protagonista: un talento come Tahar Rahim, indimenticabile interprete de “Il Passato” di Asghar Farhadi.
La storia de “Il padre” inizia nel 1915 a Mardin, città della Turchia con una popolazione molto eterogenea, in una notte in cui la polizia turca fa irruzione nelle case per rastrellare tutti gli armeni maschi, incluso il giovane fabbro Nazaret Manoogia, cattolico con una croce tatuata sull’avambraccio. Nazaret , strappato alla moglie e alle figlie gemelle, viene portato lontano, costretto, tra frustate e malnutrizione, ai lavori forzati, fino a quando la morte non gli si presenta davanti sotto forma di un uomo intenzionato a sopprimerlo. Destino vuole che il carnefice, per senso di colpa, incredibilmente lo risparmia. Nazareth ormai diventato muto, disperato, affamato ed estraneo in patria, scopre quasi per caso che le sue due amate figlie sono ancora vive. Inizia così l’avventurosa ricerca di un padre pronto a tutto pur di ricongiungersi alla prole, tra i deserti della Mesopotamia e l’Avana, fino alle desolate praterie del North Dakota…
Malgrado l’epicità della storia, l’impianto del kolossal, la professionalità dell’intera equipe, il richiamo di Tahar Rahim, “Il padre” resta un dramma prolisso, incapace di suscitare vere emozioni, e ciò nonostante il tema storico trattato. A riprova che in ogni film non conta solo il contenuto, ma la sua forma: il modo in cui cioè viene narrato. “Il padre”, per quanto tecnicamente ineccepibile, è un film letterario, non è vivo: non ci si dimentica insomma che quello che stiamo guardando è solo un film. Continua

Avvenire – Armeni, il cinema accusa il Male (01 apr 2015)

Un epico viaggio dal Medioriente agli Stati Uniti per raccontare guerra e migrazione, amore e speranza, sullo sfondo di un dramma storico che per molti decenni è rimasto un tabù: il genocidio degli Armeni, che coinvolse circa un milione e duecentomila cristiani deportati attraverso le tristemente note “marce della morte” verso i campi di sterminio. Per concludere la sua trilogia su Amore, Morte e Diavolo, cominciata con La sposa turca e proseguita con Ai confini del Paradiso, il regista turco tedesco Fatih Akin, ospite il 15 aprile del Festival del Cinema Europeo di Lecce, ha scelto un tema di grande attualità, sul quale gli storici hanno cominciato a indagare solo di recente e che gli permette di fotografare luci e ombre dell’essere umano, i labili confini tra bene e male, la sofferenza che siamo in grado di infliggere al nostro prossimo.

La storia de Il padre, che la Bim distribuisce nelle sale il 9 aprile, comincia nel 1915 a Mardin, nella Mesopotamia nord-orientale, dove il fabbro armeno Nazaret Manoogian (l’attore franco-algerino Tahar Rahim) vive con la moglie e le figlie gemelle. Una notte i gendarmi turchi arrestano tutti gli uomini della città riducendoli ai lavori forzati, uccidendo chi si ribella e graziando solo chi rinuncia alla fede cristiana per convertirsi all’Islam. Continua

Tio.ch – Genocidio armeno, l’ambasciatore svizzero al centenario. (01 apr 2015)

BERNA – La Svizzera sarà presente solo col suo ambasciatore in Armenia alla cerimonia per il centenario del genocidio armeno del 1915 che si terrà il prossimo 24 aprile di Erevan. Il Consiglio federale giustifica tale decisione con la tradizionale moderazione con cui partecipa alla commemorazione di eventi storici internazionali.
Il Consiglio federale, ricorda una nota odierna del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), ha condannato più volte fermamente “gli eventi tragici che nel 1915 hanno condotto alla morte di un enorme numero di Armeni (secondo le fonti tra varie centinaia di migliaia e 1,5 milioni di persone)”.
Inoltre, prosegue il comunicato, Berna continuerà a impegnarsi in favore di una normalizzazione delle relazioni tra la Turchia e l’Armenia. I Protocolli di Zurigo, firmati dai due Paesi nel 2009, prevedono, tra l’altro, l’istituzione di una commissione mista di storici indipendenti incaricata di far luce su questi eventi.
La questione del genocidio armeno, mai riconosciuto come tale dalla Turchia che preferisce parlare di tragici eventi connessi allo svolgimento della Prima guerra mondiale, fa capolino con una certa regolarità nei media elvetici e, in passato, ha causato non pochi grattacapi al Consiglio federale. Continua

Targatocn.it – “Il Piemonte non dimentichi l’olocausto armeno” (01 apr 2015)

Su iniziativa della presidente del gruppo Lega nord, Gianna Gancia, il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato un ordine del giorno che esprime “piena solidarietà al popolo armeno in occasione del centenario del Grande Male”, disponendo che il documento venga inviato alla direzione del Memoriale del genocidio della capitale armena Yerevan, attraverso il Consiglio per la comunità armena di Roma, affinchè “il nominativo del Consiglio regionale del Piemonte sia inserito nella lista dei “Giusti” per la Memoria del Metz Yeghern”.
“Il genocidio è il più feroce e disumano fra i crimini – commenta la presidente Gancia -, perchè tende all’eliminazione di tutto un popolo, della sua identità, della sua cultura, della sua storia e della sua religione. Non ci possiamo permettere che il Piemonte, come l’Italia, l’Europa e il mondo, ignori l’olocausto armeno e corra il rischio dell’oblio, proprio quando ancora oggi la Turchia, che pure chiede di far parte della Comunità europea, non riconosce quanto è accaduto”. Continua

Corriere della Sera – Cristiani e armeni a Mardin. Un secolo fa la strage rimossa (31 mar 2015)

un saggio di andrea riccardi
Corriere della Sera – Cristiani e armeni a Mardin. Un secolo fa la strage rimossa (31 mar 2015)
Il cinico calcolo dei Giovani turchi, laici: aizzare l’odio delle popolazioni islamiche
di Sergio Romano
Nella Turchia sudorientale, in una zona abitata prevalentemente da curdi, vi è una delle più belle città del Medio Oriente. È Mardin, una meta turistica premiata dall’Unesco per la straordinaria varietà della sua architettura religiosa: chiese, monasteri, moschee, sinagoghe, castelli medioevali. Oggi la sua popolazione è in grande maggioranza musulmana, ma nel 1915, quando fu teatro degli avvenimenti evocati in un libro di Andrea Riccardi pubblicato ora da Laterza, i cristiani avevano nove chiese, tre conventi e formavano una sorta di catalogo vivente del Cristianesimo romano e greco: armeni in buona parte, ma anche cattolici di rito latino, ortodossi, assiri, siriaci, caldei, tutti assistiti dai loro vescovi e patriarchi. Continua

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Vaticaninsider – La “partita geopolitica” sul centenario del Genocidio armeno (30 mar 2015)

“Zar” Putin ha già fatto sapere che ci sarà: il prossimo 24 aprile volerà a Erevan per partecipare di persona alle cerimonie ufficiali del centenario del Genocidio armeno. Quel giorno, nella capitale dell’Armenia, ci saranno sicuramente anche i parlamentari iraniani membri dell’Amicizia Armenia-Iran, venuti apposta in volo da Teheran anche per compiere una visita ufficiale al Tsitsernakaberd, il Memoriale del Genocidio. Mentre al Santo Sepolcro di Gerusalemme, alla liturgia commemorativa per i cento anni di quello che gli armeni chiamano Metz Yeghérn, il “Grande Male”, ha annunciato la sua presenza il Presidente d’Israele Reuven Rivlin. Continua