ASIA/TURCHIA – Una mostra d’arte e un film sul Genocidio armeno (Agenzia Fides 09.09.15)

Istanbul (Agenzia Fides) – Alcune opere d’arte legate direttamente o indirettamente alla storia del Genocidio armeno vengono esposte per la prima volta senza censure alla Biennale di Istanbul, in programma dal 5 settembre al 1° novembre. Lo riferiscono fonti turche consultate dall’Agenzia Fides. I curatori della Biennale hanno reso noto che quest’anno la manifestazione – organizzata dalla Istanbul Foundation for Culture and Arts – ospiterà le opere d’arte di 13 artisti armeni, sottolineando che anche in questo caso il potere dell’arte ha permesso di garantire a tutti un approccio nuovo e non conflittuale a una questione considerata ancora tabù in molti ambienti turchi.
La stampa turca informa inoltre che il prossimo 30 ottobre verrà proiettato anche in Turchia il film Lost Birds (Uccelli perduti), la prima pellicola prodotta in Turchia sul Genocidio armeno e realizzata dai registi Ela Alyamac e Aren Perdeci. Nel film le vicende tragiche del 1915 vengono viste attraverso gli occhi di due bambini, fratello e sorella. (

ARMENIA-RUSSIA. Rosatom costruirà nuovo reattore nucleare di Metsamor (Notizie Geopolitiche 09.0915)

di Giacomo Dolzani
In seguito alla visita a Mosca del presidente armeno, Serzh Sargsyan, avvenuta il 7 settembre scorso, nei documenti ufficiali redatti in seguito all’incontro con il suo omologo russo, Vladimir Putin, si parla anche del progetto per la costruzione di una nuova unità di produzione per la centrale nucleare armena di Metsamor.
Nella realizzazione di quest’opera sarebbe coinvolta anche Rosatom, la compagnia di stato russa che si occupa della gestione del comparto nucleare del paese e della collaborazione con l’estero in questo settore, la quale aveva già svolto i lavori di risistemazione delle unità già esistenti.
Il piano di costruzione di un nuovo reattore era infatti stato abbandonato, a causa anche di ripensamenti da parte del governo russo e di contrasti internazionali, in favore di interventi che puntassero ad allungare la vita utile delle unità già presenti.
La centrale nucleare di Metsamor, realizzata nel 1970 e situata a pochi chilometri da Erevan, supplisce per oltre il 33% del fabbisogno nazionale di energia elettrica; è dotata di due reattori VVER440 modello V-230, di cui solo uno in funzione, il quale genera una potenza di 408 MW ed il cui smantellamento era previsto per il 2016 ma che, grazie a queste operazioni, potrà rimanere in funzione per altri dieci anni.
Nel 1988, in seguito al devastante terremoto di Spitak, il governo armeno decise di interrompere le attività della centrale, che però ripresero nel 1993, tra le forti proteste di Turchia ed Azerbaigian, da sempre in pessimi rapporti diplomatici con Erevan, i quali sostengono ancora oggi che Metsamor sia un pericolo per la sicurezza dell’intera regione; i tecnici dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica), in seguito alla loro ispezione, hanno però dato il loro parere positivo per il proseguo della produzione di energia elettrica.

Armenia/La terra della croce, “profezia” dei martiri di oggi (Il sussidiario.net 08.09.15)

La terra della Croce: questa è l’impressione che l’Armenia lascia ai suoi visitatori, magari inconsciamente, eppure, cercando di rielaborare informazioni, esperienze, sensazioni, letture alla fine il comune denominatore rimane un’adesione al cristianesimo che si fa carne e sangue di un popolo nella sua cultura, nelle sue istituzioni, nella sua identità più profonda. L’Armenia ha una storia peculiare fin dal suo primo ingresso nell’ecumene cristiana, potendosi proclamare con orgoglio il primo regno cristiano della storia e inaugurando, verrebbe da dire, la tradizione costantiniana ancora prima di Costantino. Risale infatti al 301 (oggi gli storici tendono a posticipare l’avvenimento di qualche anno) la conversione del re Tiridate III al cristianesimo, con ciò divenuto la religione ufficiale del regno armeno.
Secondo quanto riporta l’antico storiografo Agatangelo, protagonista della conversione di Tiridate fu san Gregorio l’Illuminatore, un san Silvestro caucasico, un armeno educato nella fede in Cappadocia, il quale fu inizialmente perseguitato dal re e rinchiuso in un pozzo profondo per impedirgli la predicazione del Vangelo. In seguito, giunte da Roma in Armenia alcune vergini cristiane in fuga dalle persecuzioni di Diocleziano, Tiridate si accese di passione per una di loro, l’incantevole e tenace Hripsimé, che invece preferì il martirio, nel quale la affiancarono la superiora della sua comunità, Gayané, e altre compagne, piuttosto che violare la sua consacrazione a Dio.
Questo gesto abietto fece cadere Tiridate vittima di una maledizione che gli provocò una bizzarra forma di licantropia, cioè la trasformazione in cinghiale, dalla quale solo san Gregorio seppe liberarlo. A quel punto Tiridate ricevette il battesimo insieme al suo popolo e Gregorio l’Illuminatore, in seguito a una visione soprannaturale, fece costruire una cattedrale a Echmiadzin, “il luogo dove discese l’Unigenito”, il cuore sacro dell’Armenia, oltre a due santuari dedicati alle martiri Hripsimé e Gayané, dando così inizio all’opera di inculturazione della fede in Armenia. Accanto a questa tradizione di origine cappadoce ne esiste in realtà un’altra di provenienza siro-palestinese, emblematicamente rappresentata dagli apostoli Bartolomeo e Taddeo, che per primi avrebbero predicato il Vangelo agli armeni: nella successiva identità ecclesiale armena le due tradizioni, quella greca e quella siriaca, avrebbero finito per fondersi e armonizzarsi. Leggi tutto

Il vescovo di Aleppo: un dolore l’esilio dei siriani (Avvenire 07.09.15)

Questa mattina, il Papa, nell’omelia tenuta durante la celebrazione della Messa a Casa Santa Marta, riferendosi al vangelo, ha evidenziato le persecuzioni che subiscono anche oggi i cristiani, “forse più che nei primi tempi”.

Si è intrattenuto particolarmente su due situazioni: quella del popolo armeno e quella nei confronti dei siriani. Secondo i dati forniti dall’Adnkronos, “dal 2011 a al 2014 c’è stato un calo di presenza di cristiani in Siria di 500mila persone tra rifugiati e sfollati (…). Prima della guerra si contavano 1milione e 800mila cristiani e ora ce ne sono 1milione e 250mila”.

Alla celebrazione era presente il nuovo Patriarca di Cilicia degli Armeni, Gregorio Pietro XX Ghabroyan.

Nel pomeriggio, intervistato dall’agenzia Fides, il gesuita monsignor Antoine Audo, vescovo di Aleppo dei Caldei e Presidente di Caritas Siria, ha ringraziato il Papa per l’appello all’Europa ad accogliere i profughi, sottolineando anche il rilievo e il valore di chi con grande coraggio rimane efa di tutto per tener viva la speranza”.

Di fronte alla gravità della situazione in Siria, in particolare a Aleppo, il vescovo non formula nessun giudizio su chi sceglie di partire. Non trattiene, però, la sua amarezza: “Per noi è un dolore vedere le famiglie partire, e tra loro tante sono cristiane. È un segno che la guerra non finirà, o che alla fine prevarrà chi vuole distruggere il Paese”. Continua

Il Papa torna sul genocidio degli armeni: “Sterminati perché cristiani” (Il Giornale 07.09.15)

Il Santo Padre ricorda lo sterminio degli armeni davanti a Sua Beatitudine Gregorio Pietro XX Ghabroyan

Papa Francesco è tornato a parlare della persecuzione del popolo armeno , tra il 1915 e il 1916, da parte dell’Impero Ottomano.
Il Santo Padre ne aveva già parlato a San Pietro il 12 aprile scorso, ricordandone il centenario. Aveva definito, quello degli armeni, “il primo genocidio del XX secolo”. Il vostro popolo, ha detto oggi a Sua Beatitudine Gregorio Pietro XX Ghabroyan, neo patriarca di Cilicia degli Armeni, con il quale ha celebrato alla Domus Santa Marta, è stato “cacciato dalla sua patria e annientato perchè era cristiano. Non c’è Chiesa senza persecuzione. Oggi più che nel passato e col silenzio complice di tante potenze. Noi oggi, sui giornali, sentiamo orrore per quello che fanno alcuni gruppi terroristici, che sgozzano la gente solo per essere cristiani… Pensiamo a questi martiri egiziani, ultimamente, sulle coste libiche, che sono stati sgozzati mentre pronunciavano il nome di Gesù”.
Continua


Papa: cristiani perseguitati oggi nel silenzio complice delle potenze (Radio Vaticana 07.09.15)


Il Papa: “Pensiamo ai martiri sgozzati solo perché cristiani” (Il Foglio 07.09.15)


Papa Francesco: «Non c’è cristianesimo senza persecuzione» (Tempi.it 07.09.15)


Il Papa sul martirio dei cristiani: continua “col silenzio complice di tante potenze che potevano fermarlo”


Vocazione dei giovani e Chiesa armena. La giornata di Papa Francesco (Korazym.org 07.09.15)

 

Armenia-Danimarca, bel pareggio dei padroni di casa (Il Sussidiario, 7.09.15)

È un pareggio che va addirittura stretto ai padroni di casa che giocano una bella partita e meriterebbero maggior sorte. È armena, infatti, la migliore occasione della partita: Movsisyan riceve un gran pallone in area di rigore e deve solo battere a rete da pochi passi, ma clamorosamente spara sull’esterno.     (leggi tutto)

 

Armenia, l’ambasciatore Ghazaryan: Un centenario all’insegna della prevenzione (Il Velino, 07.09.15)

“Ricordiamo quei sopravvissuti del genocidio che arrivarono bisognosi in Italia e restituirono contribuendo allo sviluppo economico e culturale. Credo che quello sia un prototipo da applicare oggi di fronte alla nuova emergenza”

L’Armenia sta vivendo il centenario dal massacro del 1915 “all’insegna della prevenzione dei crimini contro l’umanità. Il centenario è un momento in cui commemorare i 100 anni del genocidio, celebrare la vita, la sopravvivenza, la resilienza, ma allo stesso tempo essere consapevoli che ogni giorno dobbiamo batterci per la prevenzione dei crimini contro l’umanità finché questi sono ancora cronaca e non sono relegati ai libri di storia. Oggi ricordiamo quei sopravvissuti del genocidio armeno che cent’anni fa arrivarono bisognosi in Italia anche, bisognosi di solidarietà e umanità, e restituirono generosamente contribuendo allo sviluppo economico e culturale dell’Italia. Credo che quello sia un prototipo da applicare oggi di fronte a una nuova emergenza di persone che stanno fuggendo un crimine contro l’umanità, appunto la barbarie dell’Isis”.

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Repressione in Azerbaigian (RACCOLTA, 07.09.15)

Mosca abbassa il prezzo del gas all’Armenia (Askanews 07.09.15)

Roma, 7 set. (askanews) – La Russia ha annunciato oggi una riduzione del prezzo del gas all’Armenia, l’ex repubblica sovietica che ha rinunciato all’associazione all’Unione europea per dare priorità ai suoi rapporti con Mosca. Il prezzo del gas passa così da 189 a 165 dollari per mille metri cubi; un calo pari al 13 per cento, come ha detto il ministero dell’Energia russo in una dichiarazione rilasciata dopo l’incontro tra il ministro russo Alexander Novak e il suo omologo armeno Ervand Zakharian.

Nel 2013, all’inizio della crisi in Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin aveva già annunciato una riduzione del 30% a Erevan, che ha scelto di rinunciare a un avvicinamento all’Ue, optando per l’integrazione all’Unione doganale, una zona di libero scambio con altre ex repubbliche sovietiche guidata da Mosca.

Pochi mesi più tardi, a fronte del rovesciamento del presidente filorusso Viktor Yanukovich, il Cremlino ha aumentato il prezzo del gas venduto a Kiev, con la conseguente disputa sul gas che persiste tutt’ora tra i due Paesi.

Nel 2013, il prezzo fissato per l’Armenia era notevolmente inferiore a quello applicato ai paesi europei (quasi 500 dollari per mille metri cubici), ma il divario si è ridotto negli ultimi mesi a causa del crollo del prezzo del petrolio. Nel mese di luglio, Mosca ha anche prestato 200 milioni di dollari a Erevan per finanziare l’acquisto di armi russe.

L’ipocrisia dei flagellanti: perché è inutile e controproducente gridare “Europa, vergognati!” (Globalist 06.09.15)

Mi si perdoni il metalogismo: personalmente, ritengo che di fronte alla foto di Aylan Kurdi, il piccolo profugo siriano trovato morto sulla spiaggia di Bodrum, dire “Europa vergognati” invece, al limite, di “Isis vergognati” equivalga, dal punto di vista logico, a rispondere alla domanda “che ore sono?” con “oggi pasta e fagioli”. A me sembra, infatti, che corrisponda ad uno di quei casi in cui l’emotività di massa prende il sopravvento in modo delirante sulla ragione.

Occorre innanzitutto capire perché il piccolo Aylan sia dovuto morire lontano da casa, sia dovuto scappare dai fantasmi del suo paese invece di potervi crescere libero e felice; e questo indipendentemente dal fatto che insieme alla famiglia vivesse in Turchia come rifugiato da tre anni, e per tale motivo si fosse visto rifiutare i documenti d’asilo politico dal Canada, paese in cui il padre pensava di approdare illegalmente via mare passando per Kos, come scrive il Guardian il 3 settembre. Aylan è comunque morto dopo esser stato costretto a lasciare il suo paese a causa della guerra civile, è divenuto un simbolo in tal senso e le elucubrazioni sull’opportunità o meno di compiere una traversata pericolosa quando non si è in immediato pericolo di vita lasciano il tempo che trovano, profugo o clandestino che fosse, specialmente conoscendo il trattamento riservato in Turchia alla gente di origine curda (ma le cose, come vedremo spesso nel presente articolo, sono sempre più complicate di come sembrano, specialmente quando si individuano vittime e carnefici in modo eccessivamente manicheo: la minoranza curda fomentata nell’odio etnico dai Turchi, ad esempio, partecipò attivamente al primo genocidio armeno del 1894-1896). Vai al’articolo…