Armeni in Siria: tra passato e guerra attuale (Sputniknews.com 12.11.15)

Da più di quattro anni che il legittimo governo siriano di Assad resiste contro quel terrorismo creato ad hoc fuori dai confini nazionali e per capire anche le alleanze tra i vari paesi dell’area medio orientale, alleati ed ostili a Damasco, è importate analizzare un aspetto non secondario circa la secolare presenza armena in Siria.
Gli armeni erano molto integrati nella società siriana, in quanto abitanti del paese prima della sua formazione come stato indipendente. La stragrande maggioranza è costituita da sopravvissuti al Genocidio e loro discendenti. L’ultima fermata infatti delle deportazioni era il deserto siriano tanto che a Deir al-Zor vi è la chiesa armena che fungeva da memoriale del genocidio armeno prima che Jabhat al-Nusra la facesse esplodere con le reliquie delle vittime del 1915. Professionisti, commercianti ed artigiani  costituivano sicuramente la maggioranza della minoranza armena in Siria.

Il rapporto degli armeni con tutte le chiese cristiane e con il clero islamico è stato sempre eccellente. Il motivo è da ricercare nel fatto che la popolazione armena, essendo una realtà locale, aveva relazioni con le altre chiese da secoli, addirittura prima che numerose etnie locali diventassero islamiche.

Il rapporto con la famiglia Assad è stato sempre ottimo, in quanto appartengono a una minoranza, gli alauiti, che tanti armeni ancora oggi  considerano lontani figli dei crociati. Nonostante quello in Siria sia un regime, bisogna riconoscere che il Presidente Bassar al-Assad in questi 20 anni è riuscito a garantire la pace interconfessionale ed interetnica. Continua

 

Dodici colonne per non dimenticare il genocidio degli armeni (Gariwo 10.11.15)

Esattamente cento anni fa si consumava il terribile destino della popolazione armena, vittima del primo grande genocidio del Novecento. A un secolo di distanza, sabato 14 novembre, verrà inaugurato al Sunset Park di Las Vegas, negli Stati Uniti, un nuovo memoriale per non dimenticare il milione e mezzo di persone uccise durante il Metz Yeghern.

La costruzione del monumento è stata annunciata all’inizio dell’anno ed è iniziata il 24 aprile, il giorno del centesimo anniversario del genocidio. L’Armenian-American Cultural Society (AACS) di Las Vegas ha finanziato il progetto, che ha visto la partecipazione di tutte le chiese e le organizzazioni armene della città.

La struttura, di forma circolare, sarà formata da dodici pilastri di cemento, rappresentanti ognuna delle dodici province turche nelle quali si è consumato il genocidio. Andy Armenian, console onorario della Repubblica di Armenia a Las Vegas, all’inizio dell’anno aveva affermato in un’intervista con la Nevada Public Radio come il monumento sia un simbolo di speranza che possa servire a ricordare un evento passato per prevenire futuri genocidi in tutto il mondo. “Una meta di riflessione”, non solo per l’intera comunità armena.

Alla cerimonia, programmata per le 10 della mattina, parteciperanno personalità di rilievo della comunità religiosa armena della città, rappresentanti dei governi armeno e libanese, oltre che personaggi della scena politica locale. Continua

ABKHAZIA: Riapre la ferrovia Sukhumi-Tbilisi. Rischi e implicazioni geopolitiche (Eastjournal 11.11.15)

Il 12 ottobre sono stati dichiarati conclusi, con due mesi di anticipo, i lavori di ricostruzione, finanziati dai russi, della ferrovia tra Sukhumi, capitale della regione separatista dell’Abkhazia, ed il fiume Enguri, che segna il confine de facto tra Georgia e Abkhazia. Il governo georgiano ha negato di avere stretto accordi con Mosca per la riapertura di questa infrastruttura, chiusa dal 1992, che riveste una importanza strategica ed economica particolare, essendo l’unico potenziale collegamento diretto tra la rete ferroviaria russa e quelle della Georgia e dell’Armenia.

Il fatto che la ferrovia sia stata ristrutturata fino al confine con la Georgia e che il governo georgiano abbia tenuto sotto silenzio per circa un mese lo svolgersi dei lavori, farebbe sospettare che Mosca e Tbilisi abbiano raggiunto un accordo sulla riapertura della tratta; in alternativa, i russi potrebbero avere le carte in mano per costringere il governo georgiano ad accettare il ripristino della ferrovia. Continua

ARMENIA. Mosca e Erevan avvieranno una difesa comune del Caucaso (Notiziegeopolitiche 11.11.15)

L’incontro a Mosca tra il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ed il suo omologo armeno Serzh Sargsyan del 7 settembre ha legato ulteriormente la piccola repubblica caucasica alla Russia, una cooperazione importante su molteplici settori, dall’energia all’economia, alla difesa.
Oggi il numero uno del Cremlino ha disposto la firma di un accordo con Erevan volto a creare una difesa comune sul Caucaso, atto di cui se ne occuperanno effettivamente il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu e quello degli Esteri Sergei Lavrov, e per la parte armena gli omologhi Seyran Ohanyan ed Edward Nalbandian.
In aprile vi sono state esercitazioni congiunte di militai russi e armeni; nel maggio 2014 l’Armenia ha aderito ufficialmente all’Unione Economica Euroasiatica ideata da Vladimir Putin e che raccoglie, oltre ai due paesi, la Bielorussia, il Kazakistan e il Kirghizistan.


 

>> Russia, accordo con Armenia per sistema difesa aerea nel Caucaso (Prealpina.it 11.11.15)

Aumenta il tasso di povertà armeno (Agccomunication.eu 10.11.15)

ARMENIA – Yerevan 10/11/2015. Quest’anno, il tasso di povertà in Armenia aumenterà tra il 1,5 e il 2 per cento, mentre nel 2016 aumenterà di un altro 2 per cento.

L’agenzia Ria Novosti Armenia, riprende una conferenza stampa tenuta dall’ex direttore della Banca centrale dell’Armenia l’economista Bagrat Asatryan (nella foto). Riferendosi al progetto di bilancio dello Stato dell’Armenia nel 2016, l’economista ha detto che in questa situazione le autorità hanno dovuto aumentare il debito nazionale. L’aumento del debito nel bilancio dell’Armenia nel 2016 è previsto al 5,8 per cento. «Lasciamo da parte la favola del bilancio sociale per il 2016, per due motivi: con una spesa totale al 5,8 per cento la spesa sociale è solo il 3,8 per cento e, in secondo luogo, è stato chiaramente affermato che non è un bilancio sociale, non prevede aumento delle pensioni» ha dichiarato Bagrat Asatryan. L’economista ha sottolineato che il tenore di vita della popolazione di Armenia subirà una serie di cadute.

Hrand Nazariantz per un ciclo di incontri e memorie (bari.zon.it 09.11.15)

Nel centenario del barbaro genocidio del popolo Armeno il Conservatorio di Bari, in collaborazione col Centro Studi Hrand Nazariantz e con Timurian srl, rende più saldo che mai il ponte tra Bari e l’Oriente, di cui l’attività del poeta è stata un’asse fondamentale.

Il ciclo “Hrand Nazariantz, un poeta armeno a Bari”, una serie di 4 incontri a tema che ha visto impegnato il maggior Ente di formazione musicale della città nel mese di Aprile in attività convegnistiche e concerti di musica tradizionale armena nonché classica – come il brano “Essere Fratelli”, del M° N. Scardicchio, docente di Storia della Musica ed Estetica Musicale del Conservatorio composto su testo di Nazariantz – si è concluso venerdì 6 Novembre con l’esibizione degli studenti della classe di composizione del Piccinni.

Oltre a ricordare il centenario del crudele Medz Yeghern, il genocidio ottomano ai danni del popolo armeno e l’amore dell’eccellente Nazariantz per la nostra Puglia, l’iniziativa del Conservatorio ha voluto rispondere ad una duplice necessità, – dichiara la prof.ssa Maria Cristina Caldarola, insegnante di Pianoforte presso lo stesso – permettere agli studenti di composizione musicale di iniziare a far dialogare la loro idea di musica con il pubblico e allargare la proficua rete di collaborazione tra la comunità cittadina e le sue istituzioni e la nostra realtà accademica“. Continua

Viaggio in Nagorno Karabakh (Osservatorio Balcani e Caucaso 06.11.15)

Ai confini dell’Europa, il Nagorno Karabakh è teatro da oltre venti anni di un conflitto dimenticato. Reportage

Da Yerevan, si arriva in Nagorno Karabakh in sei ore, tornante dopo tornante: un viaggio capace di mettere alla prova anche chi, come me, non ha mai sofferto di mal d’auto. Fino alla cittadina di Goris è la stessa strada che porta in Iran e che ho fatto più volte. Ma qui, anziché proseguire verso sud, a un bivio si svolta a sinistra. Il confine non è lontano: un piccolo posto di blocco sul quale si levano due bandiere quasi identiche, l’armena e quella di questa piccola repubblica de facto, non riconosciuta da alcun stato al mondo. A distinguerle, un motivo geometrico che ricorda i nodi dei tappeti tipici di questa regione, e che ritaglia una sorta di triangolo ai margini del tricolore armeno.

Dopo il confine, chilometri che si snodano in un paesaggio montuoso, particolarmente suggestivo, fatto di valli e declivi. Pochissimi i centri abitati che si incontrano prima di Shushi/Şuşa; più numerose le mandrie e i greggi. Poche anche le macchine che si incrociano. Sorprende, invece, l’alto numero di camion cisterna per il trasporto di carburanti: in fila, uno dopo l’altro, a breve distanza per chilometri. Un segno inquietante, nonostante il paesaggio idilliaco e il senso di pace diffuso: perché qui, volenti o nolenti, c’è una guerra da nutrire.

Shushi/Şuşa

Ben più visibili le ferite che si scorgono appena arrivati a Shushi/Şuşa. Nonostante gli sforzi del governo, la cittadina non si è più ripresa dal conflitto. Benché sia solo a pochi chilometri da Stepanakert, i prezzi delle case – come mi spiega un ragazzo di qui – sono molto più bassi: arrivano addirittura a un decimo. Facile capire il perché: molti gli edifici abbandonati, e ancor più numerosi quelli che portano segni di proiettili o esplosioni. Tutto qui odora di macerie. Le nuove costruzioni, molto curate – un ufficio del turismo, il mercato coperto e un albergo di proprietà di un armeno libanese – non fanno che mettere in risalto ancor più la desolazione circostante, a causa del contrasto stridente. I bambini giocano alla guerra fra gli edifici sventrati dalle bombe, mentre gli adulti – in molti casi profughi che hanno lasciato l’Azerbaijan negli anni novanta – trasudano disperazione….continua

 

NAGORNO-KARABAKH: Storia delle rovine di Shoushi…(East Journal 06.11.15)

Da STEPANAKERT – Arrivando a Shoushi, seconda città per numero di abitanti del Nagorno-Karabakh, lo Stato che non c’è, si rimane accecati dalla chiesa principale. Ristrutturata coi fondi dei donatori internazionali, il suo marmo bianco brilla sullo sfondo delle montagne dell’Artsakh, come gli autoctoni chiamano questo stato di fatto indipendente grande poco più dell’Umbria, incastonato tra Armenia ed Azerbaigian. Un campanile separato dal corpo principale e un grande lastricato, sempre di luccicante marmo bianco, danno al luogo un’atmosfera magica e pacifica, tipica dei luoghi religiosi dell’Armenia. Ma, poco più avanti, all’incrocio a destra, la città ha una storia diversa da raccontare.

A pochi metri dalla chiesa dedicata al millenario culto armeno, c’è il quartiere musulmano di Shoushi. In mezzo a vie di fango senza asfalto e palazzoni sovietici truccati con colori shocking, ci sono le tracce di un mondo che non esiste più. Le rovine di un bagno persiano, di cui rimane in piedi solo la facciata, l’interno è adibito a discarica e in fondo alla via la Moschea Superiore, completamente abbandonata e traboccante di sterpaglie. Sul posto ci sono alcuni architetti iraniani, il governo di Teheran ha intenzione di restituire al tempio l’antico splendore. Uno splendore di cui godranno i turisti, non i fedeli. A Shoushi sono rimasti quasi solo cristiani.

Sulla via che scende nella vallata, si trovano due condomini dal diverso destino. Uno è ancora abitato, vestiti stesi ad asciugare e lamiere di ruggine come finestre. L’altro è completamente distrutto, messo a ferro e fuoco dall’artiglieria armena durante il conflitto, ufficialmente terminato nel 1994. Rimangono solo le mura e dentro, sulle scale, semi-sepolti dai calcinacci, spuntano disegni di bambini, cocci di piattini e tazzine per l’ultimo caffè turco. Di finestre e porte non c’è nemmeno più traccia, il vento circola senza ostacoli. Dietro il condominio, la Moschea Inferiore: la rete di protezione è tagliata, si entra senza fatica. Si può salire in cima al minareto spuntato del tetto o camminare dove una volta si inginocchiavano i fedeli. Le macerie di un’antica madrasa si affacciano ancora sul giardino retrostante.  Continua

Armenia, Azerbaigian, Russia e Iran, il nuovo “risiko” spaventa l’Europa (Il sussidiario.net 05.11.15)

Ieri, in una dichiarazione del suo ministro della Difesa, l’Azerbaijan ha accusato l’Armenia di aver nuovamente violato nelle ultime ore, e per parecchie volte, la linea di separazione tra i due Stati e con la contesa regione del Nagorno-Karabach, linea stabilita con la tregua del 1994 che pose momentanea fine alla guerra iniziata nel 1992. Fine momentanea, perché non è stata ancora firmata alcuna pace definitiva e i due governi continuano a scambiarsi accuse di violazione degli accordi di tregua, come avvenuto anche in questi giorni.

La situazione ha subito un netto peggioramento negli ultimi tempi, rendendo più alto che in passato il rischio che si riaccenda un vero e proprio conflitto, come dimostra l’uso di armi pesanti da entrambe le parti in questi ultimi scontri. Su un possibile aggravamento dello scenario influiscono fattori esterni come l’intervento della Russia in Siria, la situazione in Turchia e l’accordo sul nucleare iraniano.

La Russia ha mantenuto uno stretto controllo sull’Armenia anche dopo il crollo dell’Unione Sovietica, favorito anche dal sostanziale isolamento dell’Armenia tra Stati ostili come l’Azerbaijan e la Turchia. Durante la guerra del 1992, la Russia si è schierata con l’Armenia, mentre la Turchia ha sostenuto gli azeri, popolazione di ceppo turco.

La vittoria nelle recenti elezioni è probabile porti Erdogan a rafforzare la sua politica, definita neo-ottomana, e ad ampliare i tentativi di espansione dell’influenza turca verso gli Stati dell’Asia Centrale ex sovietica, come l’Azerbaijan. Una simile politica non migliorerebbe certamente le relazioni con la Russia, già rese più critiche dall’intervento russo in Siria e la piccola Armenia, data la sua posizione geografica, rischia di trovarsi al centro di uno scontro che va al di là della controversia con l’Azerbaijan….Continua

 

Bari ricorda con un concerto il poeta armeno Hrand Nazariantz (Famedisud 05.11.15)

Il prossimo 6 novembre 2015, presso il Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari (Sala 310), si terrà il concerto HRAND NAZARIANTZ un poeta armeno a Bari. Il concerto è a cura di Roberto Andreoni, Federico Biscione, Gianni Francia, Massimo Gianfreda, Michele Maiellari, Biagio Putignano, Davide Remigio, Riccardo Santoboni, Nicola Scardicchio e Detty Bozzi, Michele Bozzi, Giacomo Colafelice, Michele Dilallo, Antonio Di Maso, Pasquale Di Pinto, Filippo Lattanzi, Vito Paternoster, Corrado Roselli, Donato Tota. Coordinamento Maria Cristina Caldarola. Per l’occasione saranno eseguite musiche di Luigi Capuano, Dominga Giannone, Hadi Kadkhodazadeharani, Rosalba Lamacchia, Selim Maharez, Vittorio Manfredi, Diego Pugliese, Alberto Signorile, eseguite da un ensemble composto da Francesco Lasorsa, Fabricio Liardi, Gabriele Marzella, Michele Saracino, Davide Saturno, Olga Shytko, Lidia Valerio, Ioana Maria Valeanu. Voce recitante Luca Simonetti. L’evento è promosso dal Dipartimenti di Strumenti ad arco e corde, Strumenti a fiato, Teoria e Analisi, Composizione e Direzione e dall’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” – Dipartimento Le.li.a Cattedra di Storia della Musica Moderna e Contemporanea.Il concerto celebra la figura di Hrand Nazariantz (Üsküdar, 8 gennaio 1886 – Bari, 25 gennaio 1962) scrittore, poeta e giornalista armeno naturalizzato italiano che ha trascorso a Bari buona parte della sua esistenza, svolgendovi per un certo periodo anche attività di insegnamento. In Europa, intensificò i rapporti sia con esponenti della diaspora armena sia con protagonisti della cultura italiana, francese ed inglese, recandosi anche all’estero per motivi di studio. Fu grande sostenitore della causa armena contro le persecuzioni turche e si impegnò ad ottenere supporto in Europa raccogliendo diverse adesioni, fra cui quelle di Giovanni Verga, Luigi Pirandello e Umberto Zanotti Bianco, e successivamente anche di molti altri noti intellettuali italiani ed europei. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie ed ha collaborato con varie riviste delle avanguardie letterarie italiane. A lui si deve la fondazione, nell’agro barese, del villaggio per esuli armeni Nor Arax, che si sostenne con la produzione di tappeti e merletti. Daniel Varujan, noto poeta armeno, scrisse di lui: “Nazariantz ha composto poemi che possono eguagliare nel loro splendore profondo quelli di Stephane Mallarmé, poeta francese. La sua anima ha infatti un’eccezionale affinità con l’anima del principe dei poeti. Anima sempre tesa verso un’ebbrezza sconosciuta e indefinita che si può appena percepire attraverso l’umana aspirazione. Le sue immagini sono di una profondità suggestiva. Nazariantz è un poeta luminoso”.continua