Altro soldato armeno ucciso dagli azeri (Karabakh.it, 12.12.15)

12 DIC 15 ALTRO SOLDATO ARMENO UCCISO DAGLI AZERI Il ministero della Difesa del Nagorno Karabakh comunica la morte del ventenne Karen Grigoryan colpito nella serata di venerdì intorno alle ore 20,40 mentre si trovava in una postazione dell’Esercito di Difesa del NK. Continuano incessanti le violazioni azere del cessate il fuoco alle quali rispondono le forze armene.

12 DIC 15 VIOLAZIONI AZERE Nel corso dell’ultima settimana (6-12 dicembre) sono state registrate circa millequattrocento violazioni azere del regime di cessate-il-fuoco con circa  quindicimila colpi sparati all’indirizzo delle postazioni armene. Ne dà notizia il ministero della Difesa del Nagorno Karabakh.

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Paci Dalò pubblica un disco sul genocidio armeno (video) (Romagna Noi, 11.12.15)

“1915. The Armenian Files”. Sfidando il governo di Erdogan

Un milione e mezzo. Questa è la cifra, feroce, pazzesca, del “genocidio armeno”. Un milione e mezzo di armeni deportati ed eliminati dall’Impero Ottomano. Dai turchi.

L’evento tragico (che prefigura le deportazioni di massa hitleriane) è diventato oggetto letterario (I quaranta giorni del Mussa Dagh di Franz Werfel, del 1933, e la recente fama di Antonia Arslan da La masseria delle allodole in poi), ma soprattutto di dispute, di discussioni osteggiate dal negazionismo turco. Per fortuna Roberto Paci Dalò non è uno storico, ma un artista eccentrico. Compositore, regista, interprete, cresciuto sotto il totem di John Cage, trent’anni fa ha inventato la compagnia Giardini Pensili e da allora gira il mondo come un profeta «dell’integrazione tra tecnologie analogiche e digitali».

«Non vedo l’ora di tornare a Rimini, però, e chiudermi in casa come un sorcio…», dice lui, ridendo. Nel frattempo, oggi, è il Premio Napoli 2015 (condiviso con Paolo Poli, Bianca Pitzorno e Serena Vitale) a onorare la sua carriera. Ma soprattutto, un disco (che è film, mostra e opera radiofonica, pure), 1915 The Armenian Files, dalla didascalia chiara come il sole («Nel 1915 oltre 1.500.000 armeni vennero trucidati dal governo ottomano in quello che ora ricordiamo come il primo genocidio della storia. Eppure, a un secolo di distanza, il Genocidio non è ancora stato riconosciuto dal governo turco»), strategicamente pubblicato nell’anno del centenario. «Ma il mio lavoro non ha nulla a che fare con il centenario». Davvero? «Credici. Ho cominciato a lavorare con l’Armenia dalla fine degli anni Ottanta».

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Chi si ricorda del genocidio degli Armeni? (Improntalaquila, 11.12.15)

In occasione del centenario del genocidio armeno in tutta Italia nel corso di quest’anno si sono avute manifestazioni ed eventi. A seguito della delibera adottata dal Consiglio Comunale dell’Aquila il 26 novembre scorso riguardante il riconoscimento del Genocidio del Popolo Armeno, esprimendo la piena solidarietà per la lotta alla ricerca della verità storica e della difesa dei diritti umani, si è predisposto un programma di manifestazioni, sabato 12 e domenica 13 dicembre, promosse dalla Società Aquilana dei Concerti, d’intesa con il Comune dell’Aquila, l’Ambasciata della Repubblica Armena in Italia e dell’Unione degli Armeni d’Italia, in collaborazione con l’Associazione “L’idea di Clèves” che organizza in questi giorni L’Aquila Film Festival e l’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo.   (leggi tutto)


 

 

Tensione Armenia Azerbaigian: l’insostenibile status quo (Termometro Politico, 10.12.15)

Tensione Armenia Azerbaigian: nella giornata di mercoledì, dopo più di vent’anni, i carrarmati di Baku sono tornati a sparare contro i separatisti del Nagorno Karabakh. A renderlo noto il ministro della Difesa della regione ribelle: pare che ci sia solo una vittima, un soldato della auto-proclamatasi repubblica. Non si era mai verificato un episodio simile dopo il cessate-il-fuoco che nel 1994 ha messo termine alla sanguinosa guerra cominciata 4 anni prima, all’indomani della dissoluzione sovietica. Tuttavia, Armenia e Azerbaigian non hanno mai firmato un trattato di pace, tuttora, si scontrano regolarmente al confine. Le autorità del Nagorno Karabakh, con un comunicato, hanno fatto sapere che “in tutto sono stati sparati 1500 colpi” dalle forze azere che oltre ai propri tank, avrebbero usato anche dei lanciagranate. D’altra parte, il ministero della Difesa di Baku accusa l’esercito armeno di aver attaccato degli insediamenti azeri, dunque, l’Azerbaigian avrebbe risposto a una provocazione dei vicini che sostengono la causa del Nagorno Karabakh, di fatto un enclave di Yerevan in territorio azero.   (leggi tutto)


 

La politica della Turchia di Erdogan in Medio Oriente è miseramente fallita (Sputnik, 09.12.15)

Sradicando il “servilismo”, la leadership turca ha solo aumentato la dipendenza di Ankara dagli altri Paesi. Erdogan e Davutoglu non ci capiscono di politica estera e vedono le alternative alla cooperazione con la Russia dove non ci sono, ritiene l’analista del giornale turco “Hurriyet”.

La Turchia ha completamente fallito in Medio Oriente ed è intrappolata nella limitata comprensione di politica estera del presidente Erdogan e del primo ministro Davutoglu, ritiene Semih Idiz, editorialista del giornale turco “Hurriyet”.

La leadership del Paese si basa sul fatto che la Turchia è la guida della regione e può vantarsi davanti alla Russia di avere alternative nel commercio, nel turismo e nel settore energetico. Contemporaneamente, scrive Idiz, la cooperazione energetica di Ankara con l’Azerbaigian e il Qatar è un grosso punto interrogativo e non risponde agli interessi del Paese, mentre i turchi, il cui business è legato con la Russia, vivono in uno stato di panico.

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Il regime dittatoriale dell’Azerbaigian (Blasting News, 08.12.15)

La censura del dittatore Aliyev stila regolarmente una lista nera che impedisce l’accesso ai giornalisti che raccontano la verità sull’Azerbaigian.

Il regime dittatoriale imposto da Ilham Aliyev, figlio dell’ex presidente dell’Azerbaigian Heydar Aliyev, non si riscontra esclusivamente nei risultati elettorali – contestati dall’OSCE nel report finale delle presidenziali del 2013 – ma anche nella metodologia scrupolosa con la quale ogni articolo che appare sugli organi di stampa, di qualsiasi nazione, venga sottoposto a un rigido controllo da parte dell’organo di censura azero. In Azerbaigian, ovviamente, vige il regime del “pensiero unico” e la libertà di stampa è molto, fin troppo limitata.

Ogni opinione differente da quella che descrive positivamente la presidenza-dittatura di Ilham Aliyev viene puntualmente contestata e l’autore viene inserito in una particolare lista, la cosiddetta lista dipersonae non gratae. Una vera e propria black list che evidenzia, Stato per Stato, come viene effettuato un controllo scrupoloso da parte di ogni persona vicina al dittatore Aliyev.     (leggi tutto)

Ue-Armenia, avviati negoziati per nuovo accordo bilaterale (Ansa 07.12.15)

BRUXELLES – Unione europea e Armenia hanno aperto i negoziati per arrivare ad un nuovo accordo di cooperazione. Una decisione che dovrebbe segnare una svolta nelle relazioni bilaterali, dopo la mancata conclusione dell’intesa di libero scambio due anni fa, quando Erevan decise di aderire invece all’Unione economica euroasiatica, che include Russia, Bielorussia e Kazakistan. “Il nostro scopo è un accordo che includa la cooperazione politica, economica e settoriale, tenendo conto di più recenti impegni assunti dall’Armenia” ha detto il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, dopo l’incontro a Bruxelles con il ministro degli esteri armeno, Edward Nalbandian.

Mogherini ha affermato che alla base della futura intesa ci saranno “valori comuni condivisi e il forte impegno per la democrazia, i diritti umani e lo Stato di diritto”. L’obiettivo è “creare le condizioni per una maggiore cooperazione in settori come energia, trasporti e ambiente, oltre a nuove opportunità commerciali e più mobilità dei cittadini” ha aggiunto il capo della diplomazia Ue. Il futuro accordo dovrebbe rimpiazzare l’attuale partnership, che risale ormai al 1999. Continua

Armenia dice sì a referendum costituzionale (ANSA 07.12.15)

E’ stato approvato con il 63,35% di si’ il referendum svoltosi ieri in Armenia per dare piu’ poteri al premier e al parlamento a spese del presidente. I no invece sono stati il 32,35%, secondo la commissione elettorale. L’affluenza e’ stata del 50,51%, di poco superiore al quorum necessario perche’ la consultazione fosse valida. L’opposizione ha accusato le autorita’ di brogli e ha definito il referendum un tentativo dell’attuale presidente Serzh Sargsyan di voler estendere il proprio potere, candidandosi premier nel 2018 dopo il suo secondo mandato, ma il capo dello Stato nega.


Sahakyan, il presidente de facto (Osservatorio Balcani e Caucaso 07.12.15)

La lotta per il riconoscimento internazionale e le prospettive per una soluzione del conflitto in Nagorno-Karabakh. Intervista a Bako Sahakyan
Bako Sahakyan è il presidente della repubblica del Nagorno Karabakh, uno Stato de facto non riconosciuto da alcun paese membro delle Nazioni Unite. Il Nagorno Karabakh è una regione contesa tra Armenia e Azerbaijan. Al termine di un lungo conflitto seguito alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, nel 1994 è stato proclamato un cessate il fuoco e sono stati avviati negoziati diretti dal cosiddetto Gruppo di Minsk

Incontriamo Bako Sahakyan, presidente della Repubblica de facto del Nagorno-Karabakh, nel suo ufficio nel centro di Stepanakert. Durante l’intervista, il presidente fuma una Marlboro dopo l’altra, mentre a voce bassa scandisce lentamente le parole. Sulla sua scrivania, alcuni volumi sull’arte e la cultura armena.

Signor presidente, nel 2015 hanno avuto luogo le elezioni parlamentari in Nagorno-Karabakh. Monitorate da più di 120 osservatori internazionali, sono state ritenute trasparenti e in linea con gli standard internazionali. Un segno importante, se si considera come questo stato non sia riconosciuto da alcun paese al mondo. È così?… Conituna

Il paese alle urne per decidere se cambiare la Costituzione (East Journal, 05.12.15)

Domenica 6 dicembre in Armenia si svolgerà un importante referendum popolare nel corso del quale i cittadini del paese caucasico saranno chiamati alle urne per decidere se approvare o meno una serie di importanti emendamenti costituzionali proposti dal governo, che andrebbero a trasformare il paese da una repubblica semi-presidenziale a una parlamentare.

La Costituzione armena, adottata nel 1995 in seguito ad un referendum popolare voluto da Levon Ter-Petrosyan, ha visto i suoi primi importanti emendamenti nel 2005, durante la presidenza di Robert Kocharyan. Dieci anni dopo le ultime grandi riforme, anche l’attuale presidente Serzh Sargsyan ha deciso di provare a dare una propria impronta alla Cosituzione, proponendo nuovi emendamenti che se approvati andrebbero a cambiare radicalmente l’assetto costituzionale del paese caucasico.

La decisione di voler proporre una riforma costituzionale è stata rivelata dallo stesso Sargsyan più di due anni fa, nel settembre 2013, subito dopo aver annunciato a sorpresa in seguito ad un incontro con Putin la scelta di voler aderire all’Unione Euroasiatica, beffando in questo modo l’Unione Europea che era pronta a siglare un accordo di associazione con Yerevannell’incombente vertice di Vilnius.

Tempo dopo è stata quindi creata una commissione specializzata per la stesura di una bozza di riforma, la quale è stata in seguito presentata all’Assemblea Nazionale (il Parlamento armeno), che lo scorso agosto l’ha approvata con larga maggioranza, dando inoltre l’assenso per l’organizzazione di un referendum popolare per la sua definitiva accettazione. (continua a leggere)