Berna, negoziati di pace tra Armenia e Azerbaigian (SwissInfo, 19.12.15)

Il consigliere federale Didier Burkhalter ha accolto oggi presso Berna i presidenti armeno Serge Sarkissian e azero Ilham Aliev. I due capi di Stato condurranno negoziati di pace sul conflitto che oppone i loro due Paesi in merito alla regione del Nagorno Karabakh.

Prima dell’inizio delle discussioni, il capo della diplomazia elvetica si è intrattenuto separatamente con entrambi, secondo l’agenzia Keystone. La Svizzera, che ospita i negoziati, non partecipa all’incontro, aveva indicato due giorni fa il Dipartimento federale degli affari esteri.

Popolato prevalentemente di armeni, ma controllato dall’Azerbaigian, il Nagorno Karabakh è stato teatro di una guerra che ha provocato 30’000 morti e centinaia di migliaia di rifugiati fra il 1988 e il 1994. Malgrado un cessate il fuoco e molti anni di negoziati, non è ancora stato firmato nessun trattato di pace.

Turchia: rilasciare i giornalisti in carcere dal 26 novembre (Articolo 21, 18.12.15)

Amnesty International ha chiesto alle autorità turche di rilasciare i giornalisti del quotidianoCumhuriyet Can Dündar ed Erdem Gül, in custodia cautelare dal 26 novembre. La loro detenzione costituisce un ulteriore, deplorevole tentativo del governo di Ankara di mettere a tacere le voci dissenzienti all’interno della stampa.

Il 29 maggio il procuratore di Istanbul aveva annunciato l’apertura di un’indagine su Can Dündar – uno dei giornalisti più importanti del paese nonché capo redattore di Cumhuriyet – ed Erdem Gül, capo della redazione di Ankara, per aver pubblicato articoli su un presunto trasferimento segreto di armi a gruppi armati siriani. Due giorni dopo, lo stesso presidente turco Recep Tayyip Erdoğan aveva annunciato alla televisione di stato di aver sporto denuncia penale contro Can Dündar e Cumhuriyet, aggiungendo che i due avrebbero “pagato a caro prezzo” le loro azioni.

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«Boicottare i prodotti turchi Ankara aiuta l’Is e uccide i curdi» (Il Gazzettino, 18.12.15)

«Di turco non compro un fico secco». Con questo slogan i giovani del Centro sociale Morion ieri mattina si sono piazzati davanti al supermercato «Conad» di Strada Nuova hanno distribuito i volantini…

«Di turco non compro un fico secco». Con questo slogan i giovani del Centro sociale Morion ieri mattina si sono piazzati davanti al supermercato «Conad» di Strada Nuova hanno distribuito i volantini ai clienti e ai passanti in cui invitano a boicottare la Turchia, a boicottare l’Isis e la guerra. Chidono di non acquistare i prodotti che arrivano dalla Turchia: «Tra le principali ditte italiane che utilizza materie provenienti dalla Turchia c’è la Fatina, uno dei leader nazionali del confezionamento di frutta secca ed essicata». Spiegano che il settore della frutta secca, ed in particolare dei fichi secchi, è quello dove maggiormente si concentrano le esportazioni turche. Ma le qaziende turche sono attive anche in altri settori: in quello degli elettrodomestici c’è la Beko, per le auto la Karsan, per le ceramiche la Kalee nel campo dell’energia è attiva la Zorlu.

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“Il genocidio armeno – 100 anni di silenzio”, un libro per fare luce su una tragedia ancora dimenticata (Zenit, 18.12.15)

Scritto dai giornalisti Alessandro Aramu, Gian Micalessin e Anna Mazzone, il volume è il frutto di interviste e reportage in Armenia e Siria ed è promosso dal Centro Italo-Arabo Assadakah

Un libro per le nuove generazioni, per far conoscere al mondo il dramma di una tragedia ancora troppo spesso ignorata dai libri di storia e dalla comunità internazionale. Con questo spirito è stato scritto Il genocidio armeno – 100 anni di silenzio, presentato a Roma presso la libreria Arion di Montecitorio. Il volume, promosso dal Centro Italo-Arabo Assadakah Sardegna, con la collaborazione dell’agenzia di stampa Armenpress e dell’Ambasciata armena in Italia, nasce da una missione giornalistica in Armenia di Alessandro Aramu, direttore della rivistaSpondasud e autore di numerosi reportage in Medio Oriente.

Il giornalista ha intervistato gli unici tre sopravvissuti del genocidio armeno ancora in vita ed è stato accompagnato dal fotografo di cinema Romolo Eucalitto, che ha immortalato, con scatti in bianco e nero, i volti di chi ha vissuto le persecuzioni turche, e quelli dei loro figli e discendenti per cui la memoria non è solo un ricordo, ma qualcosa di ancora vivo nell’esistenza quotidiana.

Il libro è arricchito da diversi reportage in Siria dell’editorialista del Giornale Gian Micalessin, incentrati sulle persecuzioni dell’Isis contro i cristiani, e da un capitolo sulla vicenda del Nagorno Karabakh, territorio conteso fra  Armenia e Azerbaijan, scritto dalla giornalista di Panorama Anna Mazzone. La presentazione è stata introdotta dal giornalista siriano di origini armene Naman Tarcha e ha visto la partecipazione di Raimondo Schiavone, presidente del Centro Italo-Arabo e autore della prefazione del volume.

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Armenia: tutto cambia affinché nulla cambi (Osservatorio Balcani e Caucaso 17.12.15)

Dal 6 dicembre l’Armenia ha una nuova Costituzione. La riforma è stata ribattezzata “progetto Sargsyan” perché il passaggio da un sistema semi-presidenziale a repubblica parlamentare consente al presidente uscente di mantenere il potere

Dal 6 dicembre l’Armenia ha una nuova Costituzione. Il testo entrerà in vigore nel 2016, dopo che il recente referendum popolare ne ha sancito l’approvazione, portando a termine un processo iniziato nel 2013 dal presidente Serzh Sargsyan e che per questo viene definito il “progetto Sargsyan”. Come e perché si è rimessa mano alla Legge Fondamentale a 10 anni dal suo ultimo emendamento? Intorno a questi due punti si è concentrato il dibattito politico nella fase pre-referendaria, e nei prossimi mesi si potrà verificare se gli scenari ipotizzati si realizzeranno.

L’iter

Il 4 settembre 2013, il giorno dopo aver annunciato a Mosca che l’Armenia sarebbe divenuta membro dell’Unione Doganale, il presidente Sargsyan lancia l’iniziativa di emendare la costituzione. La Costituzione armena attualmente in vigore è stata adottata nel 1995 ed emendata nel 2005. E’ articolata in 9 capitoli e prevede un sistema politico semi-presidenziale, con forti elementi di presidenzialismo. Su questo testo viene chiamata a lavorare una commissione ad hoc, la Commissione Costituzionale, una costituente ristretta, prevalentemente, a rappresentanti del governo e del Partito Repubblicano, e presieduta dal Presidente della Corte Costituzionale.

Nel giro di pochi mesi (marzo 2014) viene presentata una prima bozza perché venga discussa con forze politiche e sociali nazionali, e perché venga valutata dalla Venice Commission of Democracy Through Law, organo del Consiglio d’Europa di cui l’Armenia è membro. Raccolte varie osservazioni, non sempre poi accolte nella nuova bozza, la versione definitiva viene ripresentata nel luglio 2015, e il 21 agosto raggiunge i banchi dell’Assemblea Nazionale, il Parlamento armeno.

Il testo presentato – e che passa il vaglio parlamentare il 5 ottobre – si discosta significativamente dal testo precedente. La nuova Costituzione è più estesa, composta di 16 capitoli che includono disposizioni specifiche sulla Banca Centrale, la Corte dei Conti, il servizio pubblico di informazione, la Commissione elettorale centrale, l’Ufficio del difensore civico nazionale. Ma la questione che solleva più dibattito riguarda l’ordinamento politico: secondo la nuova costituzione l’Armenia diventa una repubblica parlamentare, con un presidente con poteri cerimoniali. Intorno a questo punto si crea il “fronte del no” al progetto Sargsyan, verso cui convergono varie forze di opposizione accomunate dalla tesi che il cambiamento sia stato voluto per garantire continuità di potere al presidente uscente, al secondo mandato, che potrebbe ora mantenere la guida del paese nelle vesti di Primo ministro.

Stando ai dati della Commissione Elettorale Centrale il referendum popolare del 6 dicembre ha dato esito positivo al progetto costituzionale: si sarebbero recati ai seggi il 50.74% degli aventi diritto e si sarebbero espressi a favore del progetto costituzionale il 63.37% dei votanti. Numeri che non hanno convinto il “fronte del no”, che ha contestato i risultati, sia sull’affluenza e sia sul numero delle preferenze…. Continua

Carri armati e migliaia di soldati turchi per schiacciare il Kurdistan (NenaNews, 17.12.15)

Ankara stringe la morsa a sud est: oltre 200 civili uccisi da luglio. Ieri notte i tank hanno aperto il fuoco in zone residenziali. Manifestazioni di protesta in molte comunità

“I cecchini turchi prendono di mira soprattutto i bambini. Sono almeno 20 i minori uccisi da luglio, quando la guerra è ricominciata. Oggi hanno ucciso anche una donna di 30 anni, a Cizre”. Burcu Cicek Sahinli, attivista kurda turca, fa l’elenco dei morti, ormai quotidiani nel Kurdistan turco.

“I civili vengono uccisi ogni minuto dalla polizia e dai soldati – dice a Nena News – I carri armati dell’esercito sono dentro le città ora e sparano. Sono morti oltre 200 civili da luglio. Il governo li uccide e poi dice che erano terroristi. La stessa vecchia storia”. Burcu si lamenta per il silenzio dell’Europa che invece di fare pressioni su Ankara la premia con accordi sui rifugiati: “Erdogan sa bene come giocare la carta dei rifugiati. E così tutti i valori europei, libertà, democrazia, possono essere tranquillamente violati”.

Che il silenzio sia sceso sul conflitto lanciato dal governo dell’Akp al movimento indipendentista kurdo ma anche alla popolazione civile è un dato di fatto. L’attenzione del mondo è concentrata sugli screzi tra Russia e Turchia, sulla guerra civile siriana, sulle truppe turche in Iraq. E in Kurdistan si muore. Ieri a Cizre un bambino di soli 11 anni è stato colpito da un cecchino turco. Poco dopo è toccato ad una 30enne, nella stessa città, che da giorni subisce un coprifuoco violento.

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Armenia: l’arcaica patria del vino, dall’antichità al giorno d’oggi (Lavinium.com 16.12.15)

Cenni storici
Il nome stesso di Armenia evoca l’idea di qualcosa di misterioso, arcaico, biblico, la storia di questo Paese della Transcaucasia é tutta intessuta di leggende ed eventi mitici. La via della seta, Marco Polo, le desertiche montagne, il biblico monte Ararat, da cui scese Noè dopo il diluvio universale, piantando una vite come atto di speranza e rinascita, simbolo della rinnovata alleanza tra Uomo e Dio.
Il cuore spirituale dell’Armenia é il sacro monte Ararat, (5.165 m.) che significa “luogo di Dio” in lingua armena, nonostante oggi esso si trovi in territorio turco. L’Armenia é stata sempre martoriata dai Paesi circostanti ed oggi include circa un 10% dei suoi territori storici.
La civiltà armena é tra le più antiche al mondo ed abita l’altopiano armeno da migliaia di anni. Essi chiamano la loro patria Hayastan, nome che deriva da Hayk, la massima divinità pagana armena. Il termine Armenia fu introdotto per la prima volta dai persiani circa 2600 anni fa. Il nome biblico della nazione é Regno di Ararat o di Urartu, in ebraico. Gli urartei, gli antenati degli armeni di oggi, erano un popolo molto progredito. …Continua

Tra i siti archeologici a rischio anche quello di Ererouyk, in Armenia (meteoweb.eu 15.12.15)

Il sito archeologico di Ererouyk in Armenia è entrato, malauguratamente, a far parte dei 14 monumenti e siti europei che potrebbero essere tra “I sette più a rischio 2016“, una triste graduatoria annuale stilata da Europa Nostra, organizzazione europea per il patrimonio culturale, insieme all`Istituto della Banca Europea per gli Investimenti (BEI), in base alle candidature presentate da organizzazioni non governative o da enti pubblici di tutta Europa che fanno parte della vasta rete di Europa Nostra.

Una giuria di esperti internazionali di Europa Nostra dovrà ora selezionare i sette siti tenendo conto di alcuni fattori tra i quali il valore culturale e il grado di pericolo che si trovano ad affrontare. “Siamo molto soddisfatti di questo primo importante traguardo che certifica il valore del patrimonio storico culturale armeno e la nostra stretta vicinanza all`Europa – commenta Baykar Sivazliyan, presidente dell`Unione armeni d`Italia – Siamo fiduciosi che questo riconoscimento possa aprire a nuove forme di supporto europeo in un momento storico cruciale per la cristianità in Medio Oriente“.

Il sito in questione è posto su un altopiano roccioso vicino al confine turco -armeno ed è stato uno dei più importanti centri di culto della regione. Negli ultimi vent’anni è stato oggetto di restauro, ma la basilica del sesto secolo è a rischio. Il Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena in Italia (CSDCA), che ha presentato la candidatura, ha anche proposto un progetto di studio multidisciplinare di recupero del sito e la contestuale creazione di un parco archeologico transnazionale lungo il fiume Akhurian. Continua

Dibattito sull’Armenia con l’ambasciatore (Il Centro 14.12.15)

L’AQUILA. I massacri della popolazione cristiana avvenuti in Turchia tra il 1915 e il 1916 sono ricordati dagli armeni come il “Medz yeghern-il grande crimine”. Si stima che per mano dell’impero Ottomano furono uccisi fino a 1,5 milioni di armeni. Ancora pochi Paesi al mondo riconoscono questa tragedia come genocidio. In tal senso, il Comune dell’Aquila ha adottato una delibera esprimendo la piena solidarietà per la lotta alla ricerca della verità storica. «Anche l’attuale Turchia di Erdogan continua a negare il genocidio e questo destabilizza i nostri rapporti in un momento storico delicato», ha commentato Sargis Ghazaryan,

ambasciatore armeno, in occasione di un incontro all’auditorium del Parco del Castello (nella foto), insieme al presidente dell’Unione degli armeni d’Italia Baykar Sivazliyan e ai giornalisti Pino Scaccia e Anna Mazzone

La Turchia trama per creare il Sunnistan in Iraq e Siria? (Imola Oggi, 13.12.15)

Un politico iracheno ha detto che la Turchia, dispiegando truppe a Mosul, sta tramando per creare una regione  dominata dai sunniti in Iraq e Siria.

Sabato, Saad al-Matlabi, esperto iraqeno di diritto,  ha detto all’agenzia Fars News: “In una trama globale ordita attraverso il coordinamento con la coalizione internazionale, la Turchia sta cercando di occupare una parte dei territori iracheni e siriani per creare una regione sunnita”

Più precisamente ha dichiarato che “Con l’implementazione delle forze nel nord dell’Iraq, la Turchia sta preparando il terreno per attuare il suo piano per creare una zona sunnita in questa regione”.  Egli ha detto anche che i funzionari degli Stati Uniti hanno anche parlato della faccenda durante un recente incontro presso l’ambasciata Usa a Baghdad.

La Turchia ha inviato truppe e carri armati presso una base nel nord dell’Iraq la scorsa settimana scatenando uno scontro diplomatico furioso con Baghdad. Ankara nega dicendo di aver schierato le truppe vicino Mosul per proteggere gli istruttori militari che lavorano con i soldati iracheni nella base, ma Baghdad chiede il loro ritiro immediato e ha portato la questione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

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