Il bambino e i venti d’Armenia (quinewspisa.it 25.02.16)

Presentazione dell’opera prima di Arthur Alexanian. Appuntamento domenica 28 febbraio alle 17,30, nella chiesa di Sant’Anna

PISA — L’Associazione ex-allievi della scuola superiore Sant’Anna prosegue i suoi incontri di presentazione di libri appena pubblicati.

Domenica 28 febbraio è il turno dell’opera prima di Arthur Alexanian “Il bambino e i venti d’Armenia”, alla presenza dell’autore. E’ prevista la lettura di brani tratti dal volume dell’ex allievo Gino Bartalena; gli intervalli musicali sono curati da Vincenzo Di Nubila.

Arthur Alexanian è nato a Grenoble, in Francia, da genitori Armeni. Ha conseguito la maturità al collegio armeno di Venezia per poi laurearsi in chimica industriale all’università di Bologna. Ha vissuto per alcuni anni in Algeria e frequentato molti paesi europei e del Medio Oriente prima di stabilirsi a Firenze. Titolare di un laboratorio di analisi e consulenza ambientali, svolge attività per il settore pubblico e privato

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Ecco le cinque nazioni più militarizzate d’Europa (Il Sole 24 Ore 24.02.16)

E’ l’Armenia, secondo il “Global Militaritazion Index” redatto ogni anno dal 1990 dal centro studi tedesco Bonn International Center for Conversion, lo Stato più militarizzato d’Europa (e il terzo al mondo dopo Israele e Singapore). Il BICC analizza in particolare il rapporto tra spese militari e Pil, quello tra militari e popolazione e la percentuale di armi pesanti rispetto al numero di cittadini.PUBBLICITÀinRead invented by Teads
La militarizzazione armena si deve allo storico conflitto contro il vicino Azerbaijan, altra repubblica ex sovietica. Dopo l’implosione dell’Urss, tra il 1992 e il 1994 i due Stati combatterono una sanguinosa guerra per l’enclave del Nagorno-Karabakh, con 30mila morti e milioni di profughi. L’esercito azero venne sconfitto, con alcune regioni dell’Azerbaijan a tutt’oggi occupate dagli armeni, ma gli scontri di fatto non sono mai cessati. Anche grazie alla Russia, che getta benzina sul fuoco nel nome dell’antico “divide et impera”.
Più in generale, sono molti gli Stati dell’Est Europa che – intimoriti dall’aggressività di Mosca – hanno annunciato piani di riarmo. E’ il caso della Repubblica Ceca (11° in Europa per grado di militarizzazione), che dopo anni di tagli ora è intenzionata ad aumentare la spesa militare dall’1% al 1,4% del Pil entro il 2020. La Lituania vuole arrivare al 2% del Pil, reintroducendo tra l’altro il servizio di leva obbligatorio abolito nel 2008, mentre anche Romania e Bulgaria stanno riarmandosi.
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Essere Armeni oggi: Padre Joseph Bazouzou ha incontra gli studenti del liceo scientifico “A. Volta” di Caltanissetta (Il Fatto Nisseno 24.02.16)

CALTANISSETTA – Sabato 20 Febbraio la Biblioteca del Liceo Scientifico “A. Volta” ha accolto un importante incontro supportato dalla presenza di alcuni operatori della Caritas Diocesana di Caltanissetta, Diocesi gemellata con l’ordinariato Armeno-Cattolico di Atene. Il sacerdote Armeno Cattolico Joseph Bazouzou, da qualche tempo nominato amministratore apostolico per gli armeni di tutta la Grecia e in passato parroco di Aleppo, è giunto nel capoluogo nisseno per presenziare l’inaugurazione del nuovo Centro di Ascolto Caritas.

L’occasione è stata propizia per coinvolgere alcuni studenti del Liceo in un’esperienza interculturale. Per prepararsi all’incontro, gli alunni delle classi quarte sezioni A, B, D, E, F il 15, il 17 e il 19 Febbraio hanno ricevuto un’adeguata preparazione sulla questione del genocidio armeno dalla docente del liceo Prof.ssa Laura Bella con una lezione imperniata sulle nozioni di umanità e libertà.

Padre Joseph ha parlato inizialmente di Aleppo, una fra le più antiche città del mondo, una realtà multiculturale e multireligiosa, che purtroppo si è trasformata nei secoli in uno dei luoghi più ricchi di fazioni in lotta fra loro. Servendosi di foto e video, il religioso ha mostrato il prima e il dopo, il “cambiamento” ovvero la distruzione di luoghi culto della città come chiese, moschee, piazze, distrutte da bombardamenti, nonché la loro chiesa trasformata nel tribunale dell’ISIS.

«Quando il Male prende il sopravvento muore l’ordine, la democrazia»: si rammarica Padre Joseph. Poi egli ha parlato del genocidio del popolo armeno, popolo riconosciuto dal Papa, lo scorso anno, come il primo ad aver dato vita anticamente a una “nazione cristiana”. A proposito della parola genocidio, Bazouzou la indica come corretta definizione per la strage in questione, citando Giovanni Paolo II, eppure la Turchia non ha mai accettato questa denominazione, come allo stesso modo non la accettano Stati Uniti e Israele per paura di innescare una crisi nei rapporti con la Turchia.

Lo sterminio ebbe inizio la notte del 23 Aprile 1915 a Costantinopoli: nell’Armenia cristiana – che oggi si trova nell’attuale territorio turco- sia a causa del genocidio che del tradimento delle potenze occidentali che nel 1923 firmarono a Losanna, un nuovo trattato che annullava quello di Sévres del ’20 , che era teso a dar vita a un’Armenia indipendente nel territorio dell’Armenia storica, come voluto dal presidente americano Wilson. Vennero massacrati e deportati con marce della morte verso l’interno dell’Anatolia prima gli intellettuali, l’èlite armena – spiega il religioso – e poi il massacro continuò più a Oriente nelle terre abitate da millenni dal popolo armeno, uccidendo uomini e deportando donne e bambini nel deserto, dove furono decapitati, bruciati vivi, fatti morire per fame e malattie, costretti a fuggire, abbandonati. Le cause probabilmente furono sia politiche che economiche e religiose; tra quelle accertate vi è il fatto che l’obiettivo panturanico dei Giovani Turchi nazionalisti era quello di dar vita a uno Stato Nazionale Turco che avrebbe sempre visto come ostacolo la presenza di cristiani, armeni e indoeuropei. Come sostiene Padre Joseph, «fu l’idea di mantenere l’unità di un popolo che portò, in questo come in altri casi, al fanatismo e infine al genocidio».

Padre Bazouzou ha poi mostrato e descritto foto riguardanti la sua esperienza nella parrocchia di Aleppo che accoglie famiglie e individui senza guardare alla religione di appartenenza e sostenendoli nelle difficoltà, permettendo loro anche semplicemente di ripararsi dalle esplosioni nella grande sala sotto la chiesa. Il sacerdote ha fatto vedere bambini (molti dei quali, dice, si rifiutano di parlare per il forte shock) che giocano e svolgono attività didattiche, ragazzi che festeggiano l’ammissione all’università, il cui primo anno accademico viene pagato dalla chiesa, attività di ballo, canto in foto e video ricchi di sensibilità e rispetto per le disgrazie subite che non mostrano il sangue e l’orrore di cui i media si servono per ottenere visualizzazioni, ma il modo in cui le persone cercano di andare avanti, perché ad Aleppo «l’attività della chiesa è dare speranza,donare una vera e propria cura per i tanti traumi subìti».

Fadi Filou, un ragazzo siriano che vive oggi ad Atene, che ha accompagnato padre Joseph, ha così reso pubblica la sua testimonianza: «In Siria i ragazzi non hanno sogni perché non vedono per loro un futuro lì. I monumenti potranno pure essere ricostruiti ma il clima che si respira, quello è cambiato per sempre». Così, spinto dalla forza delle parole di Fadi, padre Joseph si è sentito quasi in dovere di far conoscere ai ragazzi anche la realtà dell’emigrazione da Aleppo. Per sfuggire alle roccaforti e ai luoghi controllati dall’ISIS bisogna percorrere una strada strettissima lunga ben 200 km e percorrere il deserto prima di arrivare in Libano e da lì continuare un itinerario che conta almeno sei soste prima di giungere in Macedonia, Albania o continuare per Germania, Francia e Belgio, le tappe che predilige la maggior parte degli profughi disposta a pagare anche quattromila euro per essere maltrattata da chi gestisce questo commercio umano. Caritas e Croce Rossa accompagnano spesso le ultime fermate del tragitto dando accoglienza, quindi alloggio e cibo ma anche calore umano: sostenere la loro attività è importantissimo per dare un futuro a tanti giovani che, come noi, non lottano con le armi ma si impegnano per sentirsi vivi. Ha concluso l’incontro una volontaria della Caritas di Caltanissetta, Donatella D’Anna, che ha portato a riflettere su quanto, nonostante noi nisseni non facciamo quasi nulla, basti poco agli immigrati per sentirsi già adesso ben accolti nella nostra città: «Non create una distanza mentale tra noi e loro: cambiate atteggiamento verso la vita!».A conclusione dell’incontro, il Dirigente Scolastico ,Vito Parisi, ha lanciato una proposta di scambio tra gli studenti siriani e gli studenti del liceo, finalizzata soprattutto alla creazione di legami di amicizia e di sostegno.

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Armenia. Accordo con Mosca per un credito finalizzato all’acquisto di armi (Notizie Geopolitiche 23.02.16)

Mosca ha annunciato un accordo per la fornitura di armi all’Armenia, suo partner strategico nel Caucaso e parte dell’Unione economica euroasiatica.
In particolare è risultato che la Russia concederà a Erevan un credito di 200 milioni di dollari per l’acquisto di equipaggiamenti militari tra cui il proprio sistema di lancio missilistico multiplo, missili anticarro e antiaereo, e per l’ammodernamento dei mezzi blindati.
A tale accordo si è giunti dopo le proteste da parte degli armeni per l’impennata del costo dell’elettricità fornita dalla compagnia russa che opera nel paese, per cui il governo potrà contenere i prezzi risparmiando sull’acquisto di armi in un paese impegnato da anni in un conflitto “congelato” con l’Azerbaigian.

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Aleppo muore, ma nella guerra scopriamo la solidarietà. L’omelia dell’arcivescovo armeno Boutros Marayati (Santegidio.it 23.02.16)

Un appello a non dimenticare Aleppo e i cristiani in SIria, nell’omelia dell’arcivescovo armeno cattolico di Aleppo, Boutros Marayati, che ha preso parte sabato sera alla liturgia nella basilica di Santa Maria in Trastevere

Carissimi fratelli e sorelle, buonasera !
La chiesa armena ha proclamato questo anno, 2016, l’anno del servizio. Servire, come Cristo ha detto: sono venuto per servire non per essere servito. E ha detto anche: chi vuol essere grande tra di voi sia il servitore di tutti. Questo tema scelto dalla chiesa armena è in sintonia con il tema scelto da Papa Francesco: “Il Giubileo della Misericordia”. Servizio e misericordia vanno insieme. Non c’è vero servizio cristiano senza lo spirito della misericordia e non c’è una misericordia astratta senza un servizio concreto.

La Comunità di Sant’Egidio conosce bene queste due realtà: il servizio e la misericordia. Da questo è nata la Comunità e continua, soprattutto per il bene dei poveri. Io vorrei ringraziare voi e tutta la Comunità per il vostro sostegno alla nostra città di Aleppo martoriata. E ringrazio soprattutto Andrea Riccardi per il suo ultimo appello, direi il grido: “Aleppo sta morendo, salviamo Aleppo”.

Veramente stiamo morendo. La nostra gente vive ormai come un piccolo resto e tanti fuggono, vanno fuori e sono i bambini le prime vittime. Tutti noi siamo diventati profughi nelle nostre case, senza acqua, senza luce, senza medicine, senza niente. Non è vivere ma sopravvivere.

Eppure, con questa guerra civile – direi sporca perché ci sono tanti interessi internazionali – con questa morte, questo sangue, c’è tuttavia anche qualcosa di buono che noi stiamo vivendo. Tre cose ci hanno colpito e ci aiutano ad andare avanti e a stare fra la nostra gente.

La prima è che noi stiamo vivendo un tempo forte, di fede, di speranza e di pazienza. La nostra gente prega, prega. Le chiese sono piene. E Cristo ha detto: c’è un genere di male che non si vince se non con la preghiera e con il digiuno. Perciò queste sono cose molto positive e noi preghiamo come abbiamo pregato oggi con il salmo: il Signore, è lui la nostra luce, è lui la nostra salvezza.
Non abbiamo più tanta fiducia ma almeno abbiamo fiducia in Dio che verrà in nostro aiuto.

La seconda cosa positiva che è emersa con questa guerra civile è lo spirito ecumenico. La collaborazione fra noi cattolici, ortodossi, protestanti. Aleppo è stata sempre una città ecumenica ma durante questa guerra abbiamo sentito il bisogno di essere insieme, di lavorare insieme . Il Santo Padre parla di ecumenismo del sangue, cioè i martiri sono per tutti i cristiani e non c’è differenza tra cattolico, ortodosso, protestante, ma anche nella realtà c’è l’ecumenismo del servizio, la diaconia. E noi ad Aleppo, soprattutto adesso, facciamo il servizio insieme, tutte le chiese. Noi armeni ortodossi, cattolici, protestanti ogni settimana ci riuniamo per organizzare questo servizio, questa diaconia alla nostra gente e a tutti.

La terza cosa molto importante che abbiamo imparato durante questa guerra è il senso della solidarietà. Solidarietà non solamente fra noi cristiani, ecumenismo, ma solidarietà con tutti gli altri , anche con i musulmani, solidarietà tra vicini di casa, solidarietà fra parenti, fra grandi e piccoli, tra ricchi e poveri. Una grande solidarietà si è creata ad Aleppo, direi grazie a questa guerra civile. Quello che mi commuove di più è vedere come tanta gente, tanti fedeli che venivano prima per aiutare la Chiesa e contribuire alla beneficenza parrocchiale, oggi sono costretti a venire a chiedere aiuto. Siamo diventati un popolo di mendicanti, viviamo con le elemosine degli altri. Siamo profughi nelle nostre case ed è molto, molto difficile vedere una persona che stava bene e adesso è ridotta a niente, a stare in fila ad aspettare il suo turno per prendere dell’acqua, per prendere del latte, per prendere soldi e cibo. E’ molto difficile. Il nostro arcivescovado è ormai diventato un luogo di accoglienza. Tutte le chiese hanno aperto le loro porte all’accoglienza.
Tre settimane fa è venuta una signora da me per chiedere un aiuto. Una povera signora e voi sapete bene che se non dai qualcosa a un povero è un problema, un problema di coscienza, ma se dai è un guaio perché ritornerà il giorno dopo. I poveri sono insistenti, vogliono tutto. Sono poveri sì, ma qualche volta sono anche egoisti. Dopo aver preso l’aiuto la signora ritorna dopo due giorni per chiedere un altro aiuto per le analisi per una operazione. Ritorna ancora dopo due giorni per chiedere soldi per le medicine. Dopo due giorni, per la quarta volta, ritorna da me. Mi sono detto: ma ci sono tanti altri che hanno bisogno. Ora basta! Volevo mandarla via per dare il posto ad altri che hanno bisogno, forse più di lei, ma mi son detto: va bene per l’ultima volta posso riceverla. La signora viene da me e aveva tra le mani un pacchetto e mi dice: padre queste sono sciarpe, sciarpe di lana per le famiglie più bisognose di me. Per favore date queste ai bambini per questo inverno.

Carissimi fratelli, grazie a Dio possiamo tanto imparare dai poveri, che sono poveri forse di soldi, di risorse, ma hanno un’anima ricca. Uno spirito benedetto da Dio. Chiedo il vostro sostegno, la vostra preghiera, soprattutto in questi giorni perché vogliamo vivere e rimanere attaccati alla nostra terra. Non lasceremo il nostro popolo. Tutti preghiamo per la fine della guerra, per il cessate il fuoco e per la pace. Grazie a te o Signore perché sei con noi e dal cielo ci benedici. Amen!

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Robbiate: ”Il Grande Male”, presentato un progetto scolastico sul genocidio armeno (Merateonline 22.02.2016)

L’Istituto Comprensivo di Robbiate, unitamente alle amministrazioni comunali di Imbersago, Paderno d’Adda, Robbiate e Verderio per ricordare il centenario del genocidio del popolo armeno hanno preparato un progetto didattico per gli allievi delle classi terze ed un calendario di appuntamenti pensato per tutta la cittadinanza.

Giovedì 18 febbraio, presso la sala consiliare del Comune di Robbiate, i sindaci dei comuni coinvolti, insieme al dirigente scolastico, ai docenti e agli assessori delegati alla cultura che hanno curato l’iniziativa, hanno presentato il progetto che si concluderà con la cerimonia di consegna, il 17 marzo 2016, al console generale della Repubblica Armena di un atto ufficiale di riconoscimento del genocidio del suo popolo.

Questa iniziativa rientra in modo coerente con quanto la scuola propone da anni a livello educativo, ritenendo che la pratica della memoria sia un valore molto importante da promuovere tra i propri studenti“, ha spiegato il professor Claudio Rosato, dirigente scolastico. “La memoria deve andare di pari passo all’educazione della cittadinanza, altrimenti c’è il rischio che determinati appuntamenti assumano solamente un valore celebrativo. Riteniamo però che il valore positivo degli incontri sia fortemente legato alla riflessione ed alla solidarietà, e aiutare a superare l’utilizzo strumentale della memoria che la società italiana pratica da molto tempo è un valore tanto più importante quando risulta utile a formare l’etica civile dei piccoli cittadini della nostra scuola

A dare il via al progetto, nato da una visita alla mostra “Armenia. Il popolo dell’Arca” al complesso del Vittoriano, è stato il professor Sandro Torrisi, che ha sottolineato come la conoscenza del passato consenta di conoscere meglio il presente e di costruire il futuro: “Riconoscere da parte della scuola il genocidio ha il fine di rendere giustizia ad un popolo che ha subito un torto e ricordare a quello turco, senza puntare il dito, una parte buia della loro storia“, ha aggiunto a quanto detto dal dirigente scolastico. “Il male è sempre in agguato e il titolo del progetto, “Il Grande Male” appunto, ha l’obiettivo di aiutare i ragazzi a capire che non si trova solo sui libri di storia“.

Il percorso riservato alle classi terze della scuola secondaria prevede lo studio del genocidio in modo interdisciplinare. Come ha illustrato la professoressa Mignoli, sono state infatti coinvolte cinque discipline: la storia, a partire dalla prima Guerra mondiale per arrivare alla situazione armena; la letteratura, con un approfondimento di brani antologici; la geografia; l’arte, attraverso la quale gli studenti esprimeranno i propri sentimenti con i colori; e la musica con l’esecuzione degli inni italiano ed armeno.

Alla cittadinanza verranno quindi proposti una serie di approfondimenti per conoscere e riflettere sulla storia del popolo armeno e sul suo genocidio. Si inizierà mercoledì 24 febbraio, alle ore 21, con la proiezione del film “La masseria delle allodole” presso l’oratorio Paolo VI di Imbersago. Giovedì 3 marzo, a Cascina Maria a Paderno, seguirà un incontro con il professor Baykar Sivazliyan, docente di lingua armena all’Università degli Studi di Milano e presidente dell’Unione degli Armeni d’Italia, che introdurrà il documentario “Grida dal silenzio“. La settimana successiva, giovedì 10 marzo, verranno invece presentati in Villa Gallavresi a Verderio i libri “Leggende del popolo armeno” e “Storie e leggende del popolo curdo” a cura del professor Sivazliyan. Infine, come anticipato, giovedì 17 marzo, presso la sala consiliare del Comune di Robbiate, si terrà la cerimonia ufficiale di riconoscimento del genocidio e consegna dell’atto di solidarietà alla presenza del Console della Repubblica Armena.
Sarà l’occasione per fare luce su un fenomeno che ha riguardato milioni di persone ed ha rappresentato il primo tragico genocidio del secolo scorso. Un evento che sembra lontano ma che ci può aiutare a riflettere su molti drammi umanitari che avvengono ancora oggi“, hanno commentato i sindaci presenti con la speranza di poter fare qualcosa per impedire il ripetersi degli stessi errori, trasmettendo alle nuove generazioni la conoscenza della guerra e della sofferenza che essa causa.

Il genocidio armeno è riconosciuto ufficialmente soltanto da 22 paesi e tra questi c’è l’Italia.

Francesco in Armenia a settembre. (Farodiroma.it 19.02.16)

Papa Francesco compirà la sua visita in Armenia nel prossimo settembre e non in giugno come era previsto. Lo slittamento è determinato dalla riunione a Creta del Sinodo panorotodosso. Lo si apprende da un comunicato del Patriarcato di Echmiadzin che annuncia il viaggo. San Giovanni Paolo II si recò in Armenia nel 2001 per il 1700 anniversario della cristianizzazione del paese. In quell’occasione visitò il  Memoriale del Genocidio: il monumento che ricorda lo sterminio degli armeni da parte dei turchi, in una serie di eccidi culminati nel 1915. Dodici pilastri inclinati – le dodici regioni dell’Armenia – circondano un braciere dove arde una fiamma perenne. Il Papa posò un garofano rosso sul bordo del braciere e lesse una sua “preghiera”, ricordando che nel 1915 Benedetto XV “alzò la voce in difesa del popolo armeno”, che descrisse come “alla soglia dell’annientamento”.

“Profondamente turbati dalla terribile violenza inflitta al popolo armeno – disse – ci chiediamo con sgomento come il mondo possa ancora conoscere aberrazioni tanto disumane”. Charles Aznavour, francese d’origine armena, cantò l’Ave Maria. La visita ricordò gesti e commozione di quella al Memoriale della Shoah, a Gerusalemme, a marzo dell’anno precedente. Lo sterminio armeno somiglia a quello degli ebrei. Mentre però la Germania riconosce la Shoah, la Turchia protesta se qualcuno parla di “genocidio”. Papa Wojtyla non usò questa parola, nella preghiera, ma l’espressione “metz yeghern” (grande male), che è il nome che si dava al genocidio, prima che l’ONU definisse questo concetto nel 1948. La parola contestata è in una dichiarazione comune firmata il 27 settembre, che contiene il più esplicito riconoscimento del genocidio armeno che sia venuto dalla Chiesa di Roma: “Lo sterminio di un milione e mezzo di cristiani armeni, nel quale viene generalmente individuato il primo genocidio del ventesimo secolo, e la successiva eliminazione di migliaia di persone sotto il vecchio regime totalitario sono tragedie ancora vive nella memoria dell’attuale generazione”. Papa Francesco, che certamente si recherà anche lui al memoriale, lo scorso 13 aprile ha utilizzato la parola “genocidio” in San Pietro, mettendo in parallelo “il primo genocidio del XX secolo” – mutuando così le parole di Giovanni Paolo II e del patriarca armeno Karekin II nella loro dichiarazione comune del settembre 2001 – con le altre due “grandi tragedie inaudite” del ‘900, “quelle perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo”. E le sue parole, pronunciate nella solenne messa in San Pietro per il centenario del “martirio” armeno, irritarono fortemente le autorità turche, che ad Ankara convocarono immediatamente il nunzio apostolico per esprimere il loro “disappunto”. Recentemente, però, è stata sancita la pace diplomatica con il rientro a Roma dell’ambasciatore turco presso la Santa Sede che era stato richiamato in Patria dopo le frasi del Papa.

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“Genocidio degli Armeni” , se ne parla a Martina Franca con Antonia Arslan (Tarantosette 19.02.16)

Sabato prossimo, 20 febbraio, alle 10.30 presso l’Auditorium Comunale V. Cappelli, Antonia Arslan, autrice della “Masseria delle allodole” incontrerà i giovani delle Scuole Superiori per parlare del Genocidio degli Armeni.

L’iniziativa è a cura del Presidio del Libro per il Mese della Memoria, in collaborazione con il comune di Martina Franca – Assessorato alle Attività Culturali.

Antonia Arslan, laureata in archeologia, è stata professoressa di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Padova. Attraverso l’opera del grande poeta armeno Daniel Varujan, del quale ha tradotto le raccolte “II canto del pane” e “Mari di grano”, ha dato voce alla sua identità armena. Ha curato un libretto divulgativo sul genocidio armeno (Metz Yeghèrn, Il genocidio degli Armeni di Claude Mutafian) e una raccolta di testimonianze di sopravvissuti rifugiatisi in Italia (Hushèr. La memoria. Voci italiane di sopravvissuti armeni). Nel 2004 ha scritto il suo primo romanzo, “La masseria delle allodole” (Rizzoli), che ha vinto il Premio Stresa di narrativa ed è stato finalista del Premio Campiello e che tre anni dopo è stato portato sul grande schermo dai fratelli Taviani. Nel 2009, sempre con Rizzoli, ha pubblicato il libro “La strada di Smirne”. Nel 2015 ha pubblicato “Il rumore delle perle di legno” (ed. Rizzoli) sulla sua infanzia in Italia, su sua madre e sul genocidio armeno.

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Mese della Memoria – appuntamenti nel fine settimana in Puglia con con Antonia Arslan e Eva Giovannini (247.libero.it 18.02.16)

Il fine settimana, domani e sabato 20 febbraio, si arricchisce di eventi dedicati al “Mese della Memoria” in corso fino alla fine del mese organizzato, per l’ottavo anno consecutivo dall’Associazione Presìdi del libro, su affidamento dell’Assessorato all’Industria Turistica e Culturale della Regione Puglia

“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario” la frase di Primo Levi (da “Se questo è un uomo”) è il titolo di questa edizione, che pone il focus sulla attuale diffusione dei movimenti antisemiti, xenofobi e razzisti, pur mantenendo salda la memoria della Shoah che ha caratterizzato il Novecento per la sua tragica dimensione di fenomeno universale.

Un discorso specifico, inerente al tema del genocidio, è rappresentato dalle vicende storico-politiche del popolo armeno, che saranno raccontate dalla scrittrice ANTONIA ARSLAN, autrice di saggi fondamentali su narrativa popolare e letteratura femminile tra Ottocento e Novecento, ha riscoperto le proprie origini armene traducendo le opere del grande poeta Daniel Varujan Raccontare il genocidio armeno è la storia degli armeni, fatta di parole e grida di dolore. La memoria del genocidio, testimoniata da tutti i romanzi dell’autrice, si ricostruisce attraverso le storie, i personaggi, i ricordi, i paesaggi, le avventure del cuore e della menteospite da giovedì 18 nelle scuole di Bisceglie e venerdì 19 a Nardò e nel pomeriggio nel Palazzo Gallone di Tricase, in provincia di Lecce. La scrittrice chiuderà il tour pugliese sabato 20 presso la scuola di Martina Franca e nel pomeriggio al Caffè D’Arte DolceAmaro di Bari.

Europa anno zero. Il ritorno dei nazionalismi (Marsilio, 2015) è il titolo del libro di EVA GIOVANNINI, inviata del programma di Rai Tre “Ballarò”, che a Conversano, venerdì con Thierry Vissol Ennio Triggiani e Filippo Giannuzzi, e sabato agli studenti della scuola San Benedetto, racconterà come ben otto paesi dell’Unione Europea hanno decretato l’avanzata delle destre. Sono destre anomale, nuove, che non vogliono essere definite tali. Un viaggio che scandaglia il ritorno dei nazionalismi del terzo millennio, dalla Francia di Le Pen al Regno Unito di Farage, passando per Germania,Ungheria, Grecia e Italia.

Segue il programma dettagliato di venerdì 19 a sabato 20 febbraio
il calendario completo del Mese della Memoria è disponibile su www.presidi.org
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Omaggio alle vittime del Genocidio Armeno. Un Successo a Gallese (Newstuscia.it 15.02.16)

Laura Ciulli

(NewTuscia) – GALLESE – “Mi ricordo ed esigo” per non dimenticare il genocidio degli armeni, in scena a Gallese, con il patrocinio del Comune.

Nella giornata degli innamorati dedicata a san Valentino, il Museo e Centro Culturale “Marco Scacchi” di Gallese, ospita un oubblico attento e coinvolto in un evento che vuole sì ricordare, ma andare oltre e lanciare un messaggio di speranza ed amore alle generazioni future.
Musica, poesia, ma anche storia per riflettere, omaggiare le vittime del ” Medz yeghern”, ossia il “grande crimine”, dal termine coniato dallo storico Raphael Lemon.
Sona Hakobyan, stupenda al pianoforte, flauto armeno e voce. In lei le emozionanti note danno vita al ricordo, all’omaggio di un popolo metodicamente sterminato.
Un emozionante viaggio che, pur nella drammaticità del contenuto, accarezza i cuori dei numerosi spettatori in sala, lanciando un messaggio di speranza in un futuro senza più assurde divisioni ed odi.
Tra il 23 ed il 24 aprile 1915, infatti, con l’arresto dei primi membri della comunità armena di Costantinopoli, inizia il genocidio deciso dall’ Impero Ottomano, con deportazioni di massa dei cristiani armeni occidentali.

Con la poliedrica artista Sona, anche Satenig Gugiughian, figlia di una vittima sopravvissuta miracolosamente al genicidio, il cantante Angelo Innocenzi e la Corale di Gallese.
Arrangiamenti di Paolo Rizzo, Pasquale Gizzi scenografie.

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Leggi anche “MI RICORDO ED ESIGO” A GALLESE PER RICORDARE LE VITTIME DEL GENOCIDIO ARMENO