Il presente incompiuto dell’Armenia, nelle foto del fotografo francese Julien Lombardi (Ilpost.it 14.03.16)

L’inachevé è un progetto del fotografo francese Julien Lombardi, che, a partire dal 2012, ha viaggiato in Armenia per mostrare visivamente lo sviluppo di uno stato ancora incompiuto.

La Repubblica di Armenia è un piccolo paese dell’Asia occidentale di recente costituzione (dichiarò la sua indipendenza dall’Unione Sovietica il 21 settembre 1991): è solo una parte di ciò che fu l’Armenia storica, che era estesa su un territorio circa cinque volte più grande di quello attuale. Oggi è abitata da circa 3,2 milioni di persone e confina a nord con la Georgia, a est e sud-est con l’Azerbaigian, a sud con l’Iran e a ovest con la Turchia.

Lombardi ha spiegato che non ci sono documenti visivi che mostrino lo sviluppo di questa giovane repubblica, e che quindi in termini di rappresentazione visiva il paese è “un foglio bianco”: «Si tratta di un ambiente in cui tutto continua a muoversi, ma non accade nulla di definitivo. Come è possibile documentare una nazione in uno stato di flusso? Essere testimoni di una memoria che deve essere ancora completamente formata?». Con le sue fotografie Lombardi vuole creare dei depositi per la memoria futura e raccogliere frammenti di spazi che possano diventarne lo sfondo: «Le foto sono in attesa di sviluppo, proprio come il paese che le ha ispirate».

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Sei nazionali armeni in ritiro in Maremma (Il Tirreno 13.03.16)

GROSSETO. Domani arrivano a Grosseto, provenienti da Erevan capitale dell’Armenia, per prepararsi ai Giochi di Rio de Janeiro, sei pugili della nazionale di pugilato: cinque uomini e una femmina, tutti campioni nazionali ed alcuni di loro già con pass olimpico. La squadra proveniente dalla nazione facente parte dell’ex blocco sovietico posta al confine con la Turchia e la Georgia sarà condotta dal coach Artek Zakaryan e capitanata dal piuma Garnik Harutyunya con un palmares di oltre seicento incontri. Le difficoltà registrate per superare le barriere burocratiche hanno ritardato l’arrivo di questi atleti riducendoli anche nel numero e non hanno così permesso di pianificare un evento a Grosseto come la Fight Gym avrebbe voluto, ma comunque questi si esibiranno sabato 19 ad Ariccia (Roma) contro una rappresentativa di pugili provenienti dai vari gruppi sportivi militari.

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In Armenia gli scacchi sono secondi soltanto al calcio (Italiaoggi.it 13.03.16)

Il fervore per il gioco degli scacchi non si è mai placato in Armenia, dove la disciplina è seconda soltanto al calcio. E questo da quando Tigran Petrossian fu incoronato campione del mondo nel 1963 con una partita che si giocava a Mosca. Ebbene, quella partita di lunedì 20 marzo 1963 ha tenuto col fiato sospeso un intero paese a 2 mila chilometri di distanza.

Le notizie arrivavano per telefono da un emissario incaricato di riferire ogni singola mossa dello scacchista di origine armena. Le ore di gioia di Tigran Petrossian sono state le stesse per la città di Erevan. È da allora, da quella primavera storica, che la febbre degli scacchi non ha mai più lasciato l’Armenia, la piccola repubblica sovietica ai confini del Caucaso.

Sull’onda del successo di Tigran Petrossian è nato il club di scacchi che porta il suo nome dove il campione ha disputato numerose partite. E che anima una città grigia, Erevan, che evoca nello stesso tempo tutta la grandezza e l’altrettanta decadenza del sistema sovietico. Dopo la vittoria di Tigran Petrossian tutti a Erevan si sono messi a giocare a scacchi. È stato un vero boom. E ancora oggi, da mattina a sera, i tavoli del club intitolato al campione mondiale armeno sono pieni di giocatori, di tutte le età, giovani e pensionati. Tanto che l’Armenia è diventata una potenzia mondiale in questa disciplina. Dal 1972 ogni settimana nasce una nuova rivista dedicata agli scacchi. Questo gioco sviluppa la logica e per i bambini, quando il loro carattere si sta formando, è molto importante ha spiegato un insegnante di scacchi della scuola Srednja. All’ultimo piano del club Tigran Petrossian si giocano i tornei cui partecipano centinaia di bambini che si impegnano per un’ora, due o tre. Alcuni dimenticano le regole e si mettono a piangere e gli arbitri devono intervenire per consolarli.

A 9 anni i bambini possono già giocare bene e ci sono esercizi da fare a casa per imparare le regole del gioco che poi vengono messe in pratica nella scuola dove i bambini vanno a fare le esercitazioni pratiche e dove trovano compagni per giocare con l’insegnante che circola fra i tavoli correggendo mosse sbagliate. Prima di fare qualsiasi mossa dovete riflettere, è la raccomandazione dell’insegnante ai suoi piccoli allievi, perchè dice, «dovete sapere che ogni singola mossa influenzerà l’esito della partita. Un ragionamento che ha la sua validità anche nella vita e che insegna che bisogna riflettere prima di agire».

Internet ha completamente rivoluzionato il mondo degli scacchi. Permettendo di giocare contro se stessi ha ucciso tutto: la sorpresa, la creatività, i trucchi. Comunque, in Armenia, i giocatori di scacchi sono ancora delle star nazionali.

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La Russia rafforza le proprie relazioni con l’Armenia in ottica strategica (Notizie Geopolitiche 11.03.16)

Si è svolto a Mosca l’incontro tra il presidente armeno Serzh Sargsyan e quello russo Vladimir Putin, ulteriore prova dei forti legami e relazioni tra i due paesi in chiave strategica ed economica.
Le due parti hanno preso in esame la cooperazione in diversi settori e analizzato le prospettive di sviluppo del processo di integrazione della regione euroasiatica scambiando opinioni e considerazioni sui problemi e le sfide a livello regionale ed internazionale. In merito all’Armenia i due presidenti hanno valutato anche l’attuale situazione del conflitto del Nagorno-Karabakh e del suo processo di negoziazione presentando opportunità per migliorarlo ed effettuare un passo in avanti.
Putin ha evidenziato come non ci sia bisogno di caratterizzare le relazioni interstatali e bilaterali tra Russia ed Armenia perché la partnership esistente è di tipo strategica. Il leader del Cremlino ha messo in risalto il fatto che le relazioni tra le due parti si siano sviluppate con successo, ma ha anche sottolineato come esistono dei problemi ancora non risolti: in primis, secondo Putin, l’attenzione deve essere direzionata alla cooperazione economica che deve registrare un miglioramento ed ulteriori passi in avanti anche se i risultati raggiunti fino ad ora possono essere considerati soddisfacenti e potranno portare ad un ulteriore sviluppo.
Il leader russo ha poi auspicato un ulteriore confronto e dialogo con l’Armenia, paese che attualmente svolge il ruolo di presidenza dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettivo (CSTO), per quel che riguarda la sicurezza, la lotta al terrorismo ed alla criminalità organizzata ed il controllo delle frontiere.
Sargsyan, ringraziando la controparte russa e approvando lo sviluppo delle relazioni, ha dichiarato che Yerevan e Mosca hanno una comprensione mutua nei settori politico, economico, tecnico-militare ed umanitario.
Parlando del ruolo di presidenza della CSTO, il leader armeno ha affermato che una grande attenzione verrà posta sull’implementazione delle decisioni che sono state prese nelle precedenti sessioni di settembre e dicembre. Sargsyan ha dichiarato che esiste una preoccupazione per quello che sta succedendo nelle zone limitrofe l’area di interesse della CSTO e che l’Armenia, come già fatto in precedenza a dicembre, conferma il suo fermo supporto alla posizione della Russia per quanto riguarda la Siria ed accoglie con favore gli accordi siglati tra il Cremlino e la Casa Bianca per la cessazione delle ostilità.
“Vladimir Putin, – ha aggiunto Sargsyan – io voglio personalmente ringraziarti per gli sforzi fatti dalla Russia sul conflitto del Nagorno-Karabakh. Noi rimaniamo impegnati nella soluzione pacifica del conflitto”.
Dmitry Peskov, addetto stampa del presidente russo, ha commentato oggi l’attuale situazione del conflitto del Nagorno-Karabakh affermando che il processo di pace dipende da entrambe le parti in causa e non dai mediatori internazionali. Considerata l’importanza della volontà delle parti per raggiungere la pace, ha aggiunto Peskov, la Russia essendo un partecipante responsabile ai formati internazionali già esistenti continua a lavorare per la risoluzione del conflitto perseguendo una direzione consistente.
Nella stessa giornata il ministro degli Esteri armeno Edward Nalbandian, membro della delegazione in visita ufficiale a Mosca con il presidente Sargsyan, ha incontrato la controparte russa Sergey Lavrov ed ha firmato il programma per il periodo 2016 – 2017 tra i due ministeri che prevede 30 consultazioni su tematiche internazionali e regionali.

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Turchia: contro i curdi il governo rispolvera il sentimento anti-armeno (Globalist 10.03.16)

Ahmet Davutoglu, primo ministro turco ha accusato di “collaborazionismo” i sostenitori del filo-curdo Partito Democratico del Popolo, paragonandoli con le “bande di armeni che furono collaborazionisti dei russi”. Il riferimento è esplicito alle vicende storiche in cui maturarono gli stermini pianificati di armeni perpetrati nell’Anatolia del 1915. Lo ha detto nella città di Bingol lo scorso 27 febbraio durante una comparizione pubblica affermando che i curdi del PKK sono dei collaborazionisti, “come le bande di armeni che collaborarono con i russi”.

Qualche giorno dopo, il sindaco della cittadina di Askale, Enver Basharan, ha rincarato la dose, rilanciando le affermazioni del premier e rendendo pubblicamente grazie “ai nostri avi che hanno ripulito questa terra e buttato fuori gli armeni”.

Accusando il popolo armeno di collaborazionismo filorusso la Turchia si sforza di ridimensionare lo sterminio del gruppo etnico pianificato dai Giovani Turchi nel contesto della Prima Guerra mondiale.

Il sito turco www.demokrathaber.net ha scritto che alcuni gruppi di attivisti dei diritti umani hanno intentato una causa contro il Ministro Davutoglu, per le sue affermazioni anti-armene. Gli stessi gruppi di attivisti hanno rilasciato ai media locali una dichiarazione in cui riferiscono che le operazioni militari turche scatenate negli ultimi mesi nelle regioni curde del Paese vengono accompagnate da misure punitive anche nei confronti degli armeni, con veicoli dell’esercito che percorrono le strade delle città e dei villaggi sparando dagli altoparlanti slogan intimidatori contro quella che viene definita “la feccia armena”.

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Imbersago: breve consiglio per riconoscere il genocidio armeno (Merateonline 10.03.16)

È durato meno di mezzora il consiglio comunale di Imbersago che si è tenuto, in seduta straordinaria, lunedì 7 marzo alle ore 21.
A seguito della lettura e all’approvazione dei verbali della seduta precedente, sono stati 3 i punti discussi dall’assemblea. I primi due hanno riguardato la surroga del consigliere dimissionario Matteo Vismara dalla commissione consultiva per l’elaborazione dei regolamenti previsti dallo Statuto e per l’aggiornamento dello stesso, oltre che dalla consulta Servizi alla Persona, Cultura e Pubblica Istruzione.
In commissione statuto e regolamenti è così entrata il capogruppo di “Imbersago 14” Giovanna Riva, mentre il neo consigliere Rosana Mauro, sempre di Imbersago 14, ha preso il posto di Matteo Vismara nella consulta. Dato che Rosana Mauro faceva già parte della consulta quest’organo ha visto l’ingresso anche di Daniela Sala su proposta dell’associazione “Guarda c’è un libro nell’albero”.

L’ultimo punto all’ordine del giorno ha riguardato l’approvazione della delibera di riconoscimento del genocidio perpetrato contro il popolo armeno e l’espressione di solidarietà della comunità di Imbersago in occasione del centenario di quei tragici eventi avvenuti nel biennio 1915 – 1916.

Dopo un’approfondita introduzione storica da parte del consigliere delegato alla cultura Ambrogio Valtolina, che ha sottolineato come in Turchia ancora oggi parlare del genocidio sia considerato un reato, l’assessore all’istruzione Elena Codara ha illustrato brevemente il progetto: “Nei quattro comuni che sono stati coinvolti dalla proposta didattica dell’Istituto Comprensivo di Robbiate si stanno svolgendo incontri con i cittadini per informare sul genocidio armeno e su ciò che è successo dopo il 1915. Il 16 marzo, alla presenza dei sindaci, degli amministratori, dei rappresentanti dell’Istituto Comprensivo e del presidente dell’Unione degli Armeni d’Italia, saranno consegnate al console armeno le delibere votate dai consigli comunali di Imbersago, Verderio, Robbiate e Paderno. Il riconoscimento del genocidio ha un valore, oltre che simbolico, fondamentale dal punto di vista politico perché è un crimine che non si prescrive mai”.
L’assemblea ha votato all’unanimità l’approvazione di questo ordine del giorno che sarà trasmesso dall’Unione degli Armeni d’Italia alla Direzione Nazionale del memoriale del genocidio in patria, il nominativo del Comune di Imbersago sarà quindi inserito nella lista dei “giusti della memoria”.

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Dalla Turchia all’Egitto,”non lasciateci sole” (Articolo21.org 10.03.16)

Fate rumore, ponete al centro dell’attenzione internazionale la situazione in cui viviamo, veniamo arrestate, represse uccise, subiamo violenze e molestie di ogni tipo. A chiederlo sono due giornaliste ospiti della Commissione Pari opportunità della Fnsi nell’incontro #IoNonStoZitta alla vigilia della giornata internazionale della donna, l’egiziana, Hanan Solayman, intervenuta via skype, e la cronista turca Ceyda Karan (nella foto), del quotidiano di opposizione Cumhuriyet. Due storie diverse ma simili che raccontano di due paesi alleati importanti dell’Italia e dell’Europa, tra i nostri più forti partner economici, ma anche due paesi in fondo a tutte le liste sulla libertà di stampa e sul rispetto dei diritti politici, civili, umani.

Ceyda Karan è una collega che conosciamo da tempo: è stata ospite dell’ultimo congresso Usigrai a dicembre. Alla sua testimonianza è legato il sit-in sotto l’ambasciata di Ankara a Roma organizzato il 21 gennaio, nel giorno della prima udienza al processo che la vede imputata per aver pubblicato sul suo giornale la vignetta di Charlie Hebdo. Un giornale, il suo, che rischia molto, pochi giorni fa sono usciti dal carcere Can Dundar ed Erdem Gul, direttore e vice direttore accusati di spionaggio e collusione con i terroristi per aver pubblicato un’inchiesta che dimostrava un traffico di armi dalla Turchia alle milizie dell’Isis. Liberi per ora, ma rischiano l’ergastolo.

La situazione in Turchia è allarmante”, denuncia Ceyda Karan davanti a una platea composta di tante croniste italiane vittime di minacce e querele che sfiorano il vero e proprio stalking.
Voi state meglio di noi, nonostante i tanti casi di minacce – continua la reporter turca – ma in Italia voi donne non siete minoranza nei media e totalmente assenti dai ruoli di vertice, come accade da noi. Dipende dalla cultura diffusa che ci considera inferiori, ma in gran parte è dovuto all’attuale establishment islamico al potere”.
Per i continui attacchi alla libertà di stampa ognuno è in pericolo, non solo le donne, spiega la giornalista, non c’e una vera dittatura come in Egitto ma molta violenza, specie su donne anche con molestie sessuali; ad esempio durante le manifestazioni, è stato calcolato che le croniste subiscono tre volte più aggressioni dei loro colleghi maschi. “Di recente – racconta ancora Ceyda –mentre seguiva per lavoro le proteste contro l’attuale sistema di istruzione, una giornalista è stata arrestata e picchiata e gli agenti le dicevano ’t’insegniamo noi il tuo lavoro’.” E ancora racconta  di una giovane cronista che scrive sempre su Cumhuriyet che rischia 23 anni di prigione per aver svelato, in un’inchiesta su appalti pubblici poco chiari, il coinvolgimento di alcuni magistrati. Una notizia vera, i giudici in questione sono sotto processo, ma l’accusa di diffamazione resta in piedi, come resta sotto processo un’altra reporter che aveva raccontato di come miliziani dell’Isis si addestrassero sul suolo turco. Il reato è proprio di aver fatto il loro dovere, riportare ai cittadini notizie rilevanti che il potere vuole oscurare.
Al momento sono ben 33 i giornalisti detenuti, tra loro 4 donne.  E proprio ieri è arrivata la notizia del commissariamento anche dell’agenzia di stampa Cihan, che fa capo allo stesso gruppo editoriale del quotidiano Zaman, oggi nelle mani di una direzione pro-Erdogan. La Cihan  è considerata l’unica agenzia – oltre a quella statale Anadolu – a essere in grado di fornire una copertura a livello nazionale delle operazioni di scrutinio durante le elezioni.

 “La Turchia sta trasformandosi in uno stato fascista, non usa mezzi termini Ceyda Karan, che a noi, in Italia e in Europa ricorda: “solo se tenete i riflettori accesi, se continuate a seguire e denunciare gli attacchi ormai sistematici contro la libertà di informare in Turchia, se obbligate i vostri governi a chiedere conto al governo turco, possiamo sperare di fermare la deriva, altrimenti il buio ci inghiottirà e spariremo, come già accade in Egitto.”

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ASIA/TURCHIA – Nel linguaggio dei politici turchi riaffiora il sentimento anti-armeno (Agenzia Fides – 09.03.16)

Istanbul (Agenzia Fides) – Il Primo Ministro turco Ahmet Davutoglu ha accusato di “collaborazionismo” i sostenitori del filo-curdo Partito Democratico del Popolo (HDP), paragonandoli con le “bande di armeni che furono collaborazionisti dei russi”, con un esplicito riferimento alle vicende storiche in cui maturarono gli stermini pianificati di armeni perpetrati nell’Anatolia del 1915. La comparazione è stata utilizzata dal premier turco in un discorso pubblico, pronunciato nella città di Bingol lo scorso 27 febbraio. In quel contesto, Davutoglu ha affermato che i curdi del PKK sono dei collaborazionisti, “come le bande di armeni che collaborarono con i russi”. Qualche giorno dopo, il sindaco della cittadina di Askale, Enver Basharan, ha rincarato la dose, rilanciando le affermazioni del premier e rendendo pubblicamente grazie “ai nostri avi che hanno ripulito questa terra e buttato fuori gli armeni”.
L’accusa di collaborazinismo filorusso rivolta alle comunità armene dell’Impero ottomano fa parte dell’armamentario con cui la storiografia ufficiale turca si sforza di ridimensionare gli stermini di armeni e altri gruppi etnici minoritari pianificati dai Giovani Turchi nel contesto della Prima Guerra mondiale. Il sito turco demokrathaber.net riferisce che gruppi di attivisti dei diritti umani hanno intentato una causa presso il palazzo di giustizia di Istanbul contro il Ministro Davutoglu, a motivo delle sue affermazioni anti-armene. Gli stessi gruppi di attivisti hanno rilasciato ai media locali una dichiarazione in cui riferiscono che le operazioni militari turche scatenate negli ultimi mesi nelle regioni curde del Paese vengono accompagnate da misure punitive anche nei confronti degli armeni, con veicoli dell’esercito che percorrono le strade delle città e dei villaggi sparando dagli altoparlanti slogan intimidatori contro quella che viene definita “la feccia armena”. (GV) (Agenzia Fides 9/3/2016).

La Turchia e il terrorismo internazionale (Piccole note 08.03.16)

«Repubblica di Turchia Ministero degli Interni Prefettura di Hatay Protocollo numero: 21714546.47201 (81340) 224-5826/42438 15/03/2013 Oggetto: Nel territorio della nostra provincia per motivi di nostra sicurezza e contro i terroristi del PKK e il suo braccio PYD, appoggiamo i mujahideen di al-Nusra in Siria a queste condizioni di appoggio logistico e alloggio a queste persone nel nostro territorio e negli enti pubblici per i servizi sociali. Circolare n° 2013/12 Sotto il controllo dei Servizi Segreti Nazionali e contro il PKK e il suo braccio politico PYD appoggiare specialmente i ceceni e i tunisini collegato ad al-Nusra e ai mujahideen nella nostra provincia per favorire il loro passaggio in Siria, da parte dei nostri servizi segreti, in ogni modo e in ogni forma riservata»

«A questo proposito: Il nostro territorio di Hatay è strategico per il passaggio logistico di gruppi islamici, così come per l’addestramento, per l’alloggio, per le cure sanitarie visto che la maggior parte di loro passa di qui. Le strutture dei Servizi Segreti Nazionali sono state incaricate di ciò sotto il coordinamento del nostro Prefetto. Le istituzioni civili, riservatamente, devono favorire il passaggio sia via terra che via aria, di coloro che sono presenti sul territorio della nostra provincia. Quanto sopra va eseguito scrupolosamente e applicato nelle modalità indicate». Si tratta di un documento del Ministero dell’Interno turco firmato da Muammer Guler nel 2013. Lo ha pubblicato il giornale turco Kuzay Anadolu Gazetesi, a sua volta ripreso dal sito russo Kavkazpress il 26 febbraio 2016 e dal Giornale il 7 marzo.

Nota a margine. Documento di interesse notevole perché evidenzierebbe il rapporto tra le autorità turche e al Nusra, organizzazione terroristica legata ad al Qaeda, e altri movimenti jihadisti anti-Assad e anti-curdi. Può essere un falso? Certamente la circostanza sarebbe da approfondire, stante che, tra l’altro, l’Unione europea sta trattando con i turchi per contenere il flusso di migranti.

Trattativa nella quale è previsto un finanziamento di 3 miliardi (altri 3 sono stati stanziati in precedenza) per Ankara. Soldi che, a stare a questo documento, andrebbero anche per finanziare il terrorismo internazionale, quello che ha seminato stragi in Europa e minaccia di metterla a ferro e fuoco.

Sicuramente quando nel documento si accenna al fatto che la «maggior parte» degli jihadisti anti-Assad, miliziani di al Nusra compresi, «passa da qui» non meraviglia, anzi. Si sa che il territorio turco è da tempo zona di transito per tali organizzazioni (basti pensare, ad esempio ai tanti foreign fighter occidentali che per combattere in Siria sono passati da Ankara). Una circostanza che a volte è stata anche oggetto di lamentele da parte dell’Occidente. 

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Le comunità armene per la Giornata dei Giusti (Gariwo 04.03.2016)

Le iniziative per la Giornata Europea dei Giusti 2016 organizzate da Gariwo dal 6 all’8 marzo a Milano, hanno trovato anche l’appoggio dell’Ambasciata della Repubblica d’Armenia in Italia, dell’Associazione Italiarmenia e dell’Unione degli Armeni d’Italia.

Di seguito il messaggio dell’Ambasciata: 

“La Giornata Europea dei Giusti non commemora soltanto la storia, non ricorda soltanto le opere di donne e uomini del passato che hanno agito per la verità, la giustizia, la salvaguardia della dignità umana mettendo a repentaglio la loro libertà e vita; è un tema purtroppo di estrema attualità tanto quanto sono di estrema attualità gli omicidi di massa ed i crimini contro l’umanità. In Medio Oriente e in Europa allargata assistiamo oggi all’arrivo di migliaia di profughi che scappano dalla guerra e che nei paesi di transito o di arrivo sono oggetto di xenofobia se non vengono addirittura relegati nell’indifferenza più totale.

L’auspicio è che anno dopo anno siano sempre più numerosi i “Giusti riconosciuti” da celebrare e siano sempre più numerosi i paesi dove si istituisca formalmente il 6 marzo come Giornata dei Giusti. L’esempio della loro vita e delle loro azioni soprattutto per le nuove generazioni è ciò di cui abbiamo bisogno per agire e poter contrastare il male con il bene.”

Di seguito il messaggio dell’Associazione:

“L’associazione Italiarmenia intende ricordare che il 6 marzo ricorre la Giornata Europea dei Giusti nel Mondo.

In questa giornata vengono onorati i Giusti per il Genocidio Armeno, per la Shoah, per i diversi genocidi e le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate nel mondo.
In tale circostanza Italiarmenia segnala le diverse iniziative che l’associazione Gariwo – fondata da un armeno, Pietro Kuciukian, e da un ebreo, Gabriele Nissim – attuerà in concomitanza con tale data.”

Di seguito il messaggio del Presidente dell’Unione degli Armeni d’Italia Baykar Sivazliyan:

Esprimo a Gariwo e all’Associazione del Giardino dei Giusti il sostegno sempre più convinto alle celebrazioni della Giornata europea in memoria dei Giusti. Le iniziative che avendo come centro Milano si irradiano in altri luoghi, in Italia, in Europa e nel mondo, segnano una tappa importante nel cammino di valorizzazione della memoria del bene. Nella nostra contemporaneità che vede il male, le atrocità di massa e la violenza risorgere in tutto il mondo e anche dentro le nostre città, l’Europa può ritrovarsi soltanto nella condivisione dei valori per i quali i giusti e i resistenti morali hanno sacrificato e sacrificano la vita e la libertà.

Il tema della resistenza morale e civile delle donne a difesa della propria dignità, posto al centro delle celebrazioni di quest’anno, riveste un valore particolare nella dimensione di un mondo globalizzato che ci mostra quanto estesa sia la violenza contro le donne e i loro diritti fondamentali. La testimonianza di chi a questa violenza ha saputo, sa resistere e la combatte, anche sacrificando la propria vita, costituisce l’unica speranza che possiamo offrire alle generazioni future.

Alla resistenza di poche donne sopravvissute, noi armeni dobbiamo la rinascita, dopo il Genocidio del nostro popolo, il primo del Novecento.

Le sei donne di tutto il mondo che verranno onorate l’8 marzo al Giardino di Monte Stella di Milano, tengono accesa una fiamma di umanità nel buio che ci circonda e l’auspicio è che dal loro esempio si possa ricavare la forza necessaria per abbattere i muri e i fili spinati delle frontiere e per accogliere un’umanità ferita e sofferente che cerca la salvezza. La resistenza morale e civile delle donne può diventare così un patrimonio universale.”

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