Libano. Il quartiere armeno apre ai rifugiati siriani (Nena news, 08.04.16)

Beirut, 8 aprile 2016, Nena News – Borj Hammoud fu fondato nel 1915 dai sopravvissuti del genocidio armeno. Gli armeni che raggiunsero Beirut dopo il collasso dell’Impero Ottomano ottennero il diritto di costruire accampamenti e baracche nella periferia est del fiume Beirut. Molti degli edifici costruiti a quel tempo sono presenti ancora oggi.

Il “padre fondatore” del quartiere, successivamente diventato comune indipendente, fu Paul Ariss, padre della Chiesa Cattolico-Armena, al quale è stata dedicata la via principale di Borj Hammoud. Sin dai primi anni di nascita del quartiere, Borj Hammoud fu testimone della rivalità fra due partiti politici armeni: la Federazione Rivoluzionaria Armena e il Partito Social Democratico Hunchkian, i quali si contesero a lungo il controllo della zona, specialmente durante la crisi libanese del 1958.

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7 semplici fatti che spiegano il Nagorno Karabakh e gli ultimi conflitti (Panarmenian 08.04.16)

Molti di voi avranno sentito parlare degli ultimi conflitti attualmente in corso in Nagorno Karabakh e non hanno ben compreso le ragioni scatenanti, o hanno forse letto qualcosa sul confitto e vorrebbero magari saperne qualcosa di più.

April 8, 2016

PanARMENIAN.Net – Se la risposta è si, il materiale fornito da PanARMENIAN.Net potrà fornirvi uno sguardo più completo sulla vicenda.

Cosa sono l’Armenia, l’Azerbaijan e il Nagorno Karabakh ?

Si tratta di Paesi che si trovano nella regione sudcaucasica. L’Armenia esisteva già ai tempi dell’Antica Babilonia e dell’Assiria, mentre l’attuale stato dell’Azerbaijan è apparso per la prima volta su una mappa del 1918, indicato con il termine « Azerbaijani » (nativo dell’Azerbaijan) creato addirittura dopo – nel 1936 – dall’Unione Sovietica. Il Karabakh (storicamente conosciuto come Artsakh tra gli armeni), una regione da secoli popolata da Armeni, è una repubblica de facto indipendente. L’Azerbaijan ha lottato per riconquistare l’Artsakh, rivendicandolo come suo territorio nazionale. L’Armenia supporta il Karabakh proteggendo la sua indipendenza e i confini dall’aggressione azera. (per conoscere in maniera piu’ approfondita il Karabakh, una semplice ricerca su Wikipedia può essere sufficiente).

Perche’ il Karabakh è diventato parte dell’Azerbaijan ?

Nel 1918-1920, l’appena costituito Azerbaijan, appoggiato dalla Turchia, ha iniziato a battersi contro l’Armenia per conquistare il Karabakh. Gli Armeni, però, hanno sventato le loro intenzioni. Quando i comunisti russi si sono allora impadroniti della regione del Caucaso Meridionale (l’allora Transcaucasia) all’inizio del 1920, Joseph Stalin prese la decisione avventata che ha poi portato all’immediata annessione del Karabakh all’appena sovietizzato Azerbaijan. L’Armenia e gli Armeni del Karabakh erano contrari alla decisione, ma erano anche altrettanto impotenti.

Perché gli Armeni non si sono adattati alla situazione ?

Le politiche adottate dalle autorità azere portarono ad un graduale declino della presenza armena nel Karabakh, con le autorità locali che ostacolavano lo sviluppo economico, educativo e culturale degli Armeni, chiudendo le scuole armene e impedendo agli Armeni del Karabakh di avere un contatto con l’Armenia. Allo stesso tempo, Baku accrebbe il numero di azeri nel Karabakh, costruendo più insediamenti per loro.

Come si è arrivati allo scoppio di una Guerra?

Nel 1988, gli Armeni diedero vita ad un movimento nazionale nel Karabakh nel tentativo di secedere dall’Azerbaijan e riunirsi con l’Armenia. Le autorità azere, però, risposero alla determinazione del popolo del Karabakh organizzando massacri e deportazioni di Armeni in diverse città. L’esercito sovietico provò allora a liberare il Karabakh della presenza armena, con l’Artsakh che si ribellava contro le forze sovietiche e azere. Tra l’altro, gli Armeni locali sono eccellenti combattenti ; 2 marescialli, 11 generali e 50 colonnelli del villaggio di Chardakhlu combatterono da soli contro i nazisti.

Con la caduta dell’Unione Sovietica, il già indipendente Azerbaijan continuò la sua lotta contro il Karabakh. Gli Armeni riuscirono a tenere il Karabakh, ma ad un prezzo : persero un’intera regione e alcune parti di due altre regioni, anche se dopotutto riuscirono a ottenere sette altre regioni da dare all’Azerbaijan, che nel 1920 furono divise da territori armeni e del Karabakh grazie a Stalin. E’ solo grazie a quelle regioni che l’artiglieria azera non può bombardare Stepanakert, la capitale del Karabakh.

Perché la guerra è riesplosa dopo decenni ?

Secondo diverse organizzazioni internazionali, l’Azerbaijn è una dittatura corrotta, ricca di petrolio, ma con bassa qualità della vita. Il reddito medio in Azerbaijan è più basso del Karabakh. Con l’intento di distrarre l’attenzione della popolazione azera da diversi problemi interni, le autorità azere hanno accresciuto le tensioni con il Karabakh e l’Armenia. L’ultima intensificazione ha coinciso con lo scandalo dei « Panama Papers » e la pubblicazione di prove sul riciclaggio di miliardi di dollari associati al clan del Presidente Ilham Aliyev.

Infine, a chi apparterrebbe il territorio del Karabakh?

Ci sono più di 3000 monumenti armeni, incluse 500 chiese cristiane nel Karabakh, con la più antica che è stimata avere 2000 anni, mentre il numero di monumenti musulmani non eccedono le due o tre dozzine, con il più antico tra questi risalente soltanto al XVIII secolo.

Lascio a voi trarre le dovute conclusioni

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Armenia | 2 soldati armeni uccisi in scontri con l’ Azerbaijan nonostante il cessate il fuoco (Zazoom Social News 08.04.16)

Armenia: 2 soldati armeni uccisi in scontri con l’Azerbaijan nonostante il cessate il fuoco (Di venerdì 8 aprile 2016) Due soldati armeni sono morti nei combattimenti con le forze azere questo venerdi mentre gli arci nemici si sono accusati a vicenda di rompere un cessate il fuoco che ha cessato la peggiore esplosione di violenza da decenni su contesa regione separatista. Questi ultimi scontri sono la prima seria violazione di un cessate il fuoco mediato da Mosca che è entrato in vigore da martedi, ponendo termine a giorni di combattimenti per la regione Nagorno Karabakh che ha causato la morte di 90 persone. …

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Nagorno Karabakh, Armenia: colpi mortaio Baku su nostri villaggi (Tendenze on line 08.04.16)

Nuovi attacchi dell’Azerbaigian in Nagorno Karabakh. Assadakah: punire Aliyev per crimini di guerra (Spondasud 08.04.16)

L’Azerbaigian continua a violare il cessate il fuoco in Nagorno Karabakh. Il Ministero della Difesa armeno ha accusato le forze armate azere di aver attaccato a colpi di mortaio tre villaggi nel nord-est del Paese, nella notte. Secondo una fonte armena si tratta della regione tra Tavush e Gegharkunik (nel nord est dell’Armenia) dove si trovano unità militari e insediamenti civili.

In particolare, colpi da 120 millimetri sono stati sparati sul villaggio di Karmir, e su Ttudzhur Baghanis. “Non ci sono stati feriti” ha scritto il segretario stampa del Ministero della Difesa armeno Arutsrun Hovannisian sulla sua pagina Facebook. La tregua era stata concordata dai capi di stato maggiore di Azerbaigian e Armenia in un incontro avvenuto nei giorni scorsi a Mosca, interessata a un ruolo di primo piano nella mediazione. Ma nella crisi si riflettono anche tutte le tensioni esistenti tra Russia e Turchia: quest’ultima accusa Mosca di parteggiare per gli armeni, mentre l’Azerbaigian è considerato da Ankara più di un semplice vicino.

ASSOCIAZIONE ASSADAKAH: CRIMINI DI GUERRA DA PARTE DELL’AZERBAIGIAN – La Federazione Assadakah Italia – Centro Italo Arabo e del Mediterraneo Onlus, con un durissimo comunicato stampa, nel frattempo denuncia i crimini di guerra commessi dall’esercito di Baku e la “persistente violazione del diritto internazionale come i bombardamenti indiscriminati dell’artiglieria azera sui centri abitati da civili e di scuole, la decapitazione di un soldato armeno del Karabakh con esibizione trionfante della testa tagliata, fotografata e mostrata come trofeo sui social media e la barbara esecuzione di una coppia di anziani armeni cattolici nella loro abitazione nel villaggio di Talish, occupato il 2 aprile scorso dalle truppe dell’Azerbaijan. I due anziani – è scritto la nota – sono stati uccisi con la loro figlia, a sangue freddo dopo aver loro amputato le orecchie”.

La Federazione Assadakah Italia chiede pertanto che il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev (definito “un dittatore”) sia portato davanti a un Tribunale Internazionale per essere giudicato come criminale di guerra insieme agli ufficiali che si sono resi responsabili di queste atrocità. L’associazione nazionale paventa il rischio di una “pulizia etnica e religiosa nei confronti della popolazione armena e cristiana da parte dell’Azerbaigian”. Un pericolo è motivato anche dal fatto che tra i soldati azeri che in questi giorni combattono in Nagorno Karabakh ci sarebbe anche un numero imprecisato di miliziani che lo Stato Islamico ha reclutato in Siria e in Iraq: “Nel corso degli ultimi mesi, – ricorda la Federazione Assadalah – i media di Ankara e di Baku hanno pubblicato diversi articoli sulla presenza di foreign fighters azeri tornati in patria. Si tratta di circa 3000 combattenti, molti dei quali oggi si trovano in Azerbaigian e devono essere considerati dei pericolosi terroristi”.

L’organizzazione accusa inoltre la Turchia di essere la “terza forza” che agisce nella regione del Nagorno-Karabakh, con l’obiettivo di attaccare la Repubblica Armena. Per questa ragione la Federazione Assadakah Italia chiede al Governo e al Parlamento Italiano di assumere un’iniziativa forte contro l’Azerbaigian, condannando le ostilità nei confronti del Nagorno Karabakh e i crimini perpetrati a danno della popolazione civile e dei soldati armeni: “Occorre che l’Italia adotti una presa di posizione ferma anche per le pericolose conseguenze che dall’Azerbaigian possono arrivare in tema di terrorismo”.

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Agos, da 20 anni giornale del dialogo (Gariwo 08.04.16)

Agos, il settimanale nato come espressione della comunità armena in Turchia, ha compiuto 20 anni dalla prima uscita il 5 aprile 1996. Fondato da Hrant Dink con un gruppo di amici, è il primo giornale in edizione bilingue – turco e armeno – dalla fondazione della Repubblica turca e dà spazio ai temi della democrazia, dei diritti delle minoranze, del pluralismo in un Paese dove il confronto politico e le libertà di espressione stanno subendo restrizioni da parte del potere esecutivo.

Con la morte tragica di Dink, assassinato fuori della sede di Agos a Istanbul da Ogün Samast il 19 gennaio 2007, era scomparsa una figura carismatica per la comunità armena, un giornalista che si era battuto per la democratizzazione della Turchia e la riconciliazione tra questa e l’Armenia, più volte processato per aver “denigrato la nazione turca” per gli articoli sull’identità armena e i massacri del 1915, che la Turchia rifiuta tuttora di considerare come genocidio.

La redazione di Agos ha continuato il suo lavoro facendo della testata una piattaforma indipendente aperta al dibattito sulle questioni sociali, e per festeggiare il 20esimo compleanno ha deciso di aprire le sue pagine ai lettori e agli amici invitandoli a ‘Raccontare Agos ad Agos‘. “Diteci il posto che il giornale occupa nel vostro cuore e nella vostra mente, il suo significato nella vostra vita e come vi ha cambiato; scrivete le vostre aspettative, le critiche e i suggerimenti. Abbiamo creato l’indirizzo e-mail agosamektup@agos.com.tr per le lettere, che saranno pubblicate nella rubrica ‘lettere del 20esimo anniversario’ per un anno” dice l’editoriale dedicato all’anniversario apparso sul numero in edicola. “Vogliamo delineare i prossimi 20 anni di Agos con i nostri lettori e amici. Non esitate a scriverci suggerimenti e critiche. Sappiamo che lo fate come amici”.

Il giornale, ora diretto da Yetvart Danzikyan, ha anche una versione online con articoli tradotti in inglese e da circa un anno ha lasciato la sede originaria per trasferirsi nell’edificio di una ex-scuola elementare armena – la Anarad Hığutyun – che ospita anche la Hrant Dink Foundation, creata in memoria del giornalista.

“Siamo sicuri che il messaggio di Hrant si diffonde e rafforza sempre di più di anno in anno, anche se lui non c’è più. Così, abbiamo deciso di organizzare una serie di dibattiti e tavole rotonde per valutare quello che abbiamo fatto e ciò che potremmo fare sugli argomenti approfonditi da Hrant e Agos, come la natura giuridica delle minoranze, le scuole e l’istruzione per le minoranze, i problemi di rappresentanza della società armena, le relazioni tra Armenia e Turchia, le aspettative dei giovani armeni, il futuro della lingua armena, il patrimonio culturale armeno in Anatolia…. Per 20 anni, abbiamo cercato di offrire una piattaforma per esprimere queste istanze. E cercheremo di continuare questa missione. Infatti, questa è la nostra promessa a Hrant Dink. Impegnamoci insieme.”

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Armenia-Azeirbagian, Baku non riconosce l’indipendenza di fatto del Nagorno Karabakh (Il Velino 08.04.16)

L’Azerbaigian non riconosce l’indipendenza di fatto del Nagorno Karabakh come parte in conflitto in corso e firmerà un accordo di cessate il fuoco solo con l’Armenia. Lo ha riferito il portavoce del ministero degli Esteri Azero Hikmet Gadzhiev. “È stato raggiunto un accordo di cessate il fuoco sulla linea di contatto tra le forze armate dell’Azerbaigian e dell’Armenia il 5 aprile. L’Armenia è riconosciuta come una parte in conflitto ed è così che rimarrà. Baku non riconosce Stepanakert come parte in conflitto e firmerà accordi solo con l’Armenia”, ha detto Gadzhiev.

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Nagorno Karabakh, Armenia: colpi mortaio Baku su nostri villaggi (08.04.16)

Mosca, 8 apr. (askanews) – Non solo fatica a reggere la tregua in Nagorno Karabakh, ma la violenza sembra allargarsi. Il Ministero della Difesa armeno ha accusato le forze armate azere di aver attaccato a colpi di mortaio tre villaggi nel nord-est del Paese, nella notte. Secondo una fonte armena si tratta della regione tra Tavush e Gegharkunik (nel nord est dell’Armenia) dove si trovano unità militari e insediamenti civili.

In particolare, colpi da 120 millimetri sono stati sparati sul villaggio di Karmir, e su Ttudzhur Baghanis. “Non ci sono stati feriti” ha scritto il segretario stampa del Ministero della Difesa armeno Arutsrun Hovannisian sulla sua pagina Facebook. La tregua era stata concordata dai capi di stato maggiore di Azerbaigian e Armenia in un incontro avvenuto nei giorni scorsi a Mosca, interessata a un ruolo di primo piano nella mediazione. Ma nella crisi si riflettono anche tutte le tensioni esistenti tra Russia e Turchia: quest’ultima accusa Mosca di parteggiare per gli armeni, mentre l’Azerbaigian è considerato da Ankara più di un semplice vicino.

Armenia e l’Azerbaigian hanno ufficializzato lo scorso 2 aprile l’aggravarsi della situazione nella zona del Karabakh: Baku ha denunciato bombardamenti da parte delle forze armate armene, con il Ministero della Difesa armeno che ha riferito di “azioni offensive” dal lato azero. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, il 4 aprile sono state uccise 33 persone, più di 200 ferite. Secondo altre fonti in 4 giorni di scontri le vittime sarebbero più di 75.

Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian per il Nagorno-Karabakh è antichissimo. Dopo la Rivoluzione Russa del 1917, il Karabakh fu inglobato nella Federazione Transcaucasica, che ben presto si divise tra Armenia, Azerbaigian e Georgia. Il territorio del Nagorno Karabakh venne rivendicato sia dagli armeni (che all’epoca costituivano il 98% della popolazione) sia dagli azeri. Dopo la conquista bolscevica del 1920 il territorio venne assegnato, per volere di Stalin, all’Azerbaigian e nel 1923 venne creata l’Oblast Autonoma del Nagorno Karabakh.

Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta, la questione del Nagorno Karabakh riemerse, si riaccese il fronte militare con conseuenze disastrose per la popolazione. La situazione insoluta si trascina sino a oggi.

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Nagorno Karabakh: Mosca impegnata nella mediazione (Euronews-it 08.04.16)

Diplomazia al lavoro per consolidare il cessate il fuoco nel Nagorno Karabakh.
Russia, Turchia e Iran partecipano ai colloqui sulla crisi che è tornata a contrapporre Armenia e Azerbaijan.

Il premier di Mosca Dmitri Medvedev ha incontrato a Erevan il suo omologo armeno Hovik Abrahamyan.

“Questa situazione sta sollevando senza dubbio grande preoccupazione” ammette Medvedev. “Speriamo che il cessate il fuoco tenga. E speriamo che il processo politico, col contributo di molti, riprenda. Sono i diplomatici e non i militari che dovrebbero occuparsi di sistemare la questione.”

Nel frattempo il ministro degli esteri russo Lavrov ha avuto incontri con autorità di Teheran e Baku.

Il capo della diplomazia dell’Azerbaijan, Elmar Mamedyarov, non si mostra ottimista.
“Lo status quo – dice – è non solo insostenibile, è inaccettabile. E presto sarà riproposta l’idea ingenua, che qualcuno ha sempre avuto, che si possa continuare così per sempre o per un lungo periodo, ma ci saranno ancora più scontri.”

Le diverse visioni sul futuro della regione separatista dell’Azerbaijan restano distanti.
Anche se il cessate il fuoco sarà rispettato, questa rimarrà solo la prima di una serie di questioni da risolvere

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Nagorno Karabakh: non chiamateli separatisti! (L’Opinione 08.04.16)

Nell’esaminare la rassegna stampa sui recenti, gravi sviluppi nel Nagorno Karabakh sono state rilevate numerose inesattezze, giustificate da una non completa conoscenza della materia. Noi dell’Iniziativa italiana per il Karabakh ci permettiamo pertanto di sintetizzare alcuni aspetti che ci paiono necessari di chiarimenti.

Non chiamateli separatisti: la Repubblica del Nagorno Karabakh non ha mai fatto storicamente parte della repubblica dell’Azerbaigian.

Nel 1921 Stalin inserì il soviet del Nk a quello dell’Azerbaigian (nonostante il 95 per cento nulla avesse a che spartire per razza, lingua e religione con gli azeri) e, nell’ambito della successiva Rss Azera venne creata nel 1923 la regione autonoma (oblast) del Nagorno Karabakh. Quando la Rss Azera decise di lasciare l’Urss (30.08.91), il soviet karabako in forza della legislazione vigente (legge 7.04.90, Norme che regolano la secessione di una repubblica dall’Urss) diede vita a un’entità statale autonoma che nulla aveva a che fare con la nuova repubblica dell’Azerbaigian. Non c’è stata alcuna separazione o secessione, ma con la nascita del nuovo Azerbaigian (che oltretutto nel suo atto costitutivo ripudiava tutta la precedente esperienza sovietica, quindi anche il “regalo” fatto da Stalin…) si sono create due distinte realtà autonome, come peraltro fu confermato dalla Corte Costituzionale di Mosca nel novembre successivo.

Gli armeni del Nk non sono “ribelli”: vivono da 25 anni in un loro Stato dove operano democratiche istituzioni, si tengono con cadenza periodica elezioni presidenziali, politiche e amministrative.

I 150mila abitanti del Nagorno Karabakh non si devono “ribellare” ad alcuna autorità, vivono pacificamente nel loro Stato, ne difendono i confini dalle mire territoriali dell’Azerbaigian.

L’origine del conflitto: 4400 km2 senza petrolio e senza risorse particolari, solo montagne e monasteri armeni.

L’oblast sovietica del Nk era un fazzoletto di terra, un’enclave armena nel mare azero; il corridoio di Lachin la separava dalla stessa Armenia. Al termine del processo di autodeterminazione democratica l’Azerbaigian, per il tipico spirito ultranazionalista e armenofobo che contraddistingue la razza turca, rispose militarmente con l’intento di spazzare via gli armeni da quella loro terra. La guerra si concluse con una disfatta azera, gli armeni mantennero il controllo della regione e anche di alcuni territori circostanti la cui conquista permise la contiguità territoriale con l’Armenia e quindi la sicurezza di avere le spalle protette. Se l’Azerbaigian avesse concesso ampia autonomia in epoca sovietica o avesse rispettato la decisione del soviet del Karabakh, la questione si sarebbe risolta. Invece ha cercato lo scontro militare e lo ha perso.

Il conflitto congelato: chi ha interesse a soffiare sul fuoco della guerra

Dalla firma dell’accordo di cessate-il-fuoco di Bishkekh nel 1994, l’Azerbaigian ha continuato ad alimentare la sua armenofobia che già aveva sfogato in ripetuti massacri (Sumgait, Baku, Kirovabad,…) prima ancora della conclusione del processo di autodeterminazione. Gli armeni sono diventati un nemico da abbattere non tanto per la questione territoriale, quanto perché il “nemico” esterno serve al regime azero per coprire i suoi problemi interni. L’Azerbaigian nelle classifiche di Rsf e Freedom Press sulla libertà di espressione è agli ultimissimi posti nel mondo, un’unica famiglia governa potere e affari dal trenta anni, l’opposizione politica non esiste, decine di giornalisti sono incarcerati: gli armeni divengono una comoda valvola di sfogo per l’opinione pubblica. In tutti questi anni, con un crescendo negli ultimi tempi, si sono intensificate le violazioni dell’accordo: è pleonastico sottolineare come gli armeni del Nk non abbiano alcun interesse ad alzare il livello della tensione visto che difendono i loro confini e sono gli azeri ad attaccare. Più passa il tempo e più si consolida la realtà statuale della repubblica del Nagorno Karabakh.

L’attacco azero e la cosiddetta “aggressione” armena: gli azeri dal 2 aprile hanno sferrato un attacco senza precedenti ma parlano di aggressione…

Utilizzando centinaia di uomini e mezzi l’Azerbaigian ha cercato di travolgere il piccolo Nagorno Karabakh cogliendolo di sorpresa, penetrando nel settore nord orientale per alcune decine di chilometri nel territorio armeno e attaccando su tutta la linea del fronte. Dopo l’iniziale smarrimento gli armeni hanno cominciato a riorganizzarsi e a ricacciare indietro gli invasori. Incredibilmente l’Azerbaigian parla di “aggressione”, ossia sottintende che siano stati gli armeni ad attaccare per primi: Aliyev deve però giustificare le decine di cadaveri di suoi soldati e le decine di mezzi che si trovano in territorio armeno. Il tentativo diplomatico e mediatico di far passare un attacco (in violazione di tutti gli appelli al non uso della forza) come un’aggressione armena non ha bisogno di commenti. Eppure gli azeri scrivono alla stampa e organizzano manifestazioni contro la “aggressione armena”. Inoltre, una volta costretti a ritornare dietro alla linea di confine, gli azeri hanno cominciato a sparare razzi Grad e Smerch contro gli insediamenti civili del Nk.

L’orrore alle spalle: la ritirata dei soldati azeri ha lasciato testimonianze di brutalità. Famiglie torturate e trucidate, combattenti Isis in appoggio

Nelle poche ore di permanenza sul suolo armeno gli azeri hanno dato perfetto esempio del loro sentimento verso gli armeni: orecchie mozzate ad anziani agricoltori, soldati nemici sgozzati. Sono state confermate da dati attendibili le voci che volevano combattenti dell’Isis (parlavano turco e arabo, non avevano divisa, avevano un’età superiore alla media dei soldati) a spalleggiare l’esercito dell’Azerbaigian nel tentativo di conquistare il Nk. Le verità nascoste dell’Azerbaigian: migliaia tra morti e feriti Conversazioni telefoniche tra civili captate dall’intelligence armena confermano i sospetti: Aliyev ha spedito al massacro il suo esercito. Sono almeno duemila i feriti ricoverati negli ospedali, camion trasportano carichi di cadaveri. Ma il governo riferisce solo 16 vittime…

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Nagorno-Karabakh, l’Ambasciatore armeno Ghazaryan: “Azerbaigian e Turchia vogliono forse finire il lavoro iniziato con il genocidio armeno” (Iltabloid.it 07.04.16)

In merito al conflitto tra l’Azerbaigian e le autorità separatiste della regione contesa del Nagorno-Karabakh sostenute dall’Armenia, il Dott. Sargis Ghazaryan, Ambasciatore della Repubblica di Armenia, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Il mondo è piccolo”, condotta da Fabio Stefanelli su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano. Presente in studio anche il Prof. Enrico Ferri, docente di Filosofia del diritto all’Università Niccolò Cusano.

Bisognerebbe chiedere al dittatore azero perché si sta verificando questa situazione –ha affermato il Dott. Ghazaryan-. Gli azeri per la prima volta, su una larga scala, combinano forze di terra e di aria. Al vertice sulla sicurezza nucleare che si è tenuto negli Stati Uniti, IL GIORNO PRIMA DELL’ATTACCO, i mediatori avevano cercato di organizzare un incontro tra il presidente armeno e quello azero per accelerare il processo negoziale. La parte azera però ha rifiutato l’incontro. Non hanno rispettato nemmeno la tregua nei giorni di festività RELIGIOSE, CHIESTA A GRAN VOCE DALLA PRESIDENZA TEDESCA DELL’OSCE. Potrei pensare, così come la maggior parte degli analisti e della Comunità internazionale, che stiano agendo in questo modo per l’onda di critiche fondatissime sulle violazioni dei diritti dell’uomo in Azerbaigian da parte della dittatura di Aliyev o per il drastico abbassamento dei prezzi del petrolio sui mercati internazionali, visto che gli introiti dell’Azerbaigian per l’80% derivano dal petrolio, CON CONSEGUENTI PROTESTE E MANIFESTAZIONI DI PIAZZA. Potrei pensare anche al ruolo preponderante della famiglia presidenziale azera nei Panama Papers. Potremmo pensare a questo, ma difficilmente potevamo immaginare che sarebbe stata lanciata un’operazione su larga scala per controllare il Nagorno Karabakh. La portata di questa operazione è assolutamente senza precedenti, UN TENTATIVO DI INVASIONE VERA E PROPRIA”. 

“A noi non appartiene il pensiero della costruzione di una grande Armenia –ha spiegato il Dott. Ghazaryan-. Questo probabilmente è un trucco mediatico dei miei colleghi azeri che, comparativamente, utilizzano delle teorie che avevano scatenato i conflitti nei Balcani. Cento anni fa il popolo armeno è stato soggetto ad un genocidio perché proprio vittima di quel pensiero di uno stato panturanico. Il conflitto nasce quando nel 1922 Stalin decide di trasferire la sovranità del Nagorno Karabakh alla Repubblica socialista azera. Sulle prove di armenità di questa regione io credo che dovremmo tornare ad Erodoto e alle sue memorie di viaggi quando scrive degli armeni in quei territori. Le richieste di maggiore autonomia culturale degli armeni del Nagorno Karabakh, che alla fine degli ’80 costituivano quasi il 90% della popolazione, sono richieste legittime, non soltanto perché sancite dalla Carta delle Nazioni Unite, ma dalla stessa costituzione sovietica vigente in quel periodo. A queste richieste l’Azerbaigian risponde alla fine degli anni ’80 con Pogrom. A quel punto il popolo del Nagorno Karabakh decide di esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione con un referendum in cui ha deciso di rimanere parte dell’Unione Sovietica, ma come una repubblica autonoma, staccata dall’Azerbaigian. In quel momento la questione si trasferì dal campo politico a quello militare, perché l’Azerbaigian rispose a questa decisione con un’invasione massiccia della regione. Una guerra sporca, in cui le forze dell’esercito di autodifesa del Nagorno Karabakh erano in netta minoranza. A differenza degli azeri che erano invasori, le truppe armene difendevano le loro case e le loro famiglie. Alla fine hanno prevalso”.

“L’attacco del 1 aprile non è incomprensibile, ma è illegittimo –ha aggiunto il Dott. Ghazaryan-. E’ un’aperta violazione degli obblighi internazionali dell’Azerbaigian, di quell’accordo trilaterale DI CESSATE IL FUOCO del 1994 che ha messo fine alla guerra in Nagorno Karabakh tra l’Azerbaigian, il Nagorno Karabakh e l’Armenia. In termini assoluti, si parla dell’aumento del 2400% della spesa militare azera negli ultimi 12 anni. Incoraggiati dagli introiti delle esportazioni degli idrocarburi, anziché investire in politiche sociali, la dittatura azera si è armata, acquisendo in giro per il mondo armi letali che in questi giorni sono state usate contro i civili. La risposta armena non si limiterà in termini diplomatici al quadro dell’Osce che è l’unico quadro internazionalmente riconosciuto e mandatario per la composizione pacifica del conflitto. Negli ultimi 4 giorni sono state violate LE NORME DELLO JUS BELLI E DELLE CONVENZIONI DI GINEVRA SUL DIRITTO UMANITARIO, una scuola armena in Nagorno Karabakh è stata bombardata dagli azeri uccidendo un bambino e ferendone altre. Le forze speciali azere hanno occupato per giorni un villaggio, uccidendo tre novantenni armeni mutilandone i corpi. Oggi si parla di guerriglieri Isis lungo la linea di contatto e di formazione di lupi grigi. Quindi l’Azerbaigian sta cominciando ad ospitare, nel nome del suo avventurismo militaristico, anche quella che è la più grottesca barbarie dei nostri tempi. Negli ultimi giorni c’è stata una manifestazione di una criminale solidarietà del governo turco verso il governo azero. Erdogan ha dichiarato che avrebbe supportato i fratelli azeri fino alla fine. La domanda che ci poniamo è: si tratta di finire il lavoro iniziato con il genocidio armeno, in nome di una solidarietà panturca e di un’idea panturanica? SE L’ULTIMO ATTO DI UN GENOCIDIO è IL NEGAZIONISMO, il primo atto di un genocidio, NEL NOSTRO CASO è STATA l’armenofobia e l’armenofobia ormai è politica, formale, ufficiale, dichiaratoria del presidente AZERO. Sicuramente siamo preoccupati, ma a differenza di 100 anni fa oggi l’Armenia, ha uno Stato, una popolazione coesa, delle forze armate e un servizio diplomatico”.

“L’Armenia, insieme al Nagorno Karabakh, non vede alternative al negoziato e agli strumenti politici per la composizione del conflitto –ha concluso il Dott. Ghazaryan-. Il formato negoziale è quello dell’Osce. Il negoziato da un lato serve a risolvere i motivi del conflitto e dall’altro lato serve ad eliminarne le conseguenze. OGGI, PIù CHE MAI CHIEDIAMO, INSIEME ALLA COMUNITà INTERNAZIONALE, LA MESSA IN ESSERE DI UN MECCANISMO PER LE INDAGINI CONGIUNTE DELLE VIOLAZIONI DEL REGIME DI TREGUA, IL RAFFORZAMENTO DEL MANDATO DEGLI OSSERVATORI OSCE E L’AUMENTO DI QUESTI ULTIMI”.

Fonte: Radio Cusano Campus

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