Anniversario del genocidio armeno | Storie e controstorie: “Alla mia patria” (RaiRadiotre 24.04.24)

Conduce Guido Barbieri: con Sonig Tchakerian per l’anniversario del genocidio armeno | con Ascanio Celestini per la rassegna Storie e controstorie: “Alla mia patria” a Roma

Azeri, Liberate i Prigionieri Armeni in Nagorno Karabakh/Artskah. Sciopero della Fame di Ruben Vardanyan. (Stilum Curiae 23.04.24)

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, domani, 24 aprime, in tutto il mondo si ricorda il genocidio degli Armeni, iniziato questo stesso giorno del 1915 a Costantinopoli. Iieri abbiamo ricevuto questo messaggio, che ci parla di un dramma, la pulizia etnica in Nagorno Karabakh-Artsakh in corso adesso, e che portiamo alla vostra attenzione. Buona lettura e diffusione.

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Cari sostenitori,

Il Free Armenian Prisoners Team condivide la lettera di appello del figlio di Ruben Vardanyan:

”Cara Comunità Aurora,

Come amici e sostenitori dell’Iniziativa Umanitaria Aurora nel corso degli anni ho voluto contattarvi per aggiornarvi sulla situazione di mio padre. Volevo innanzitutto ringraziarvi per il sostegno che avete fornito per garantire il rilascio di mio padre, arrestato illegalmente da oltre 200 giorni a seguito della pulizia etnica di 120.000 armeni nel settembre dello scorso anno dal Nagorno-Karabakh.

Vorrei poterti scrivere per darti notizie migliori ma, con nostro sgomento, la situazione di mio padre sta diventando critica.

Non abbiamo notizie di mio padre dal 2 aprile e siamo sempre più preoccupati per le sue condizioni. La settimana scorsa abbiamo scoperto che Ruben era in sciopero della fame dal 5 aprile e completamente tagliato fuori dal resto del mondo mentre le autorità azere cercavano senza dubbio di mettere a tacere la sua protesta per il rilascio incondizionato di tutti i prigionieri armeni. Non avevamo informazioni sulle sue attuali condizioni di salute e la nostra preoccupazione aumentava di giorno in giorno.

Venerdì, dopo due settimane di detenzione in incommunicado, abbiamo portato questa situazione ai media globali e alla comunità internazionale per esercitare pressioni sul governo azero. Dopo le nostre azioni di sabato il governo ha ceduto e ha permesso a Ruben di contattarci. Tuttavia, abbiamo appreso che ora è tenuto in completo isolamento, senza accesso ad alcun materiale di lettura. Per quanto ne sappiamo, l’unica valutazione del suo stato di salute è stata il monitoraggio della pressione sanguigna, il che ci rende ancora più preoccupati per il suo peggioramento delle condizioni di salute.

Abbiamo chiesto che l’Azerbaigian consenta al Comitato Internazionale della Croce Rossa di visitarlo immediatamente per garantire prove indipendenti del suo benessere e garantire che gli venga fornita tutta l’assistenza medica adeguata.

Inoltre, ribadiamo la richiesta di Ruben per il rilascio immediato e incondizionato dei prigionieri armeni in Azerbaigian.

La situazione sta diventando insostenibile ed è fondamentale mobilitarsi e chiedere il suo rilascio immediato o almeno che il suo processo si svolga a maggio senza ulteriori ritardi e con osservatori internazionali.

Io e la mia famiglia chiediamo il vostro aiuto per sensibilizzare l’opinione pubblica sul trattamento umano di Ruben e sul suo appello:

Condivido il link al comunicato stampa di venerdì e al comunicato di sabato alla tua rete sui social media.

Pubblicare questo grafico sui social media

Inoltre, se avete la possibilità di parlare con qualcuno dei vostri politici locali, leader dei diritti umani o imprenditori con legami con l’Azerbaigian, per favore sollevate la questione della detenzione di mio padre e del suo peggioramento delle condizioni.

Siete stati tutti fonte d’ispirazione per mio padre grazie al vostro incredibile lavoro e vi ringrazio ancora una volta per il vostro supporto e aiuto in questo momento difficile.

Cordiali saluti,

David Vardanyan

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Capo d’Orlando – Il genocidio “dimenticato” del popolo armeno: seminario in biblioteca – (Amnotizie 23.04.24)

 

Nell’ambito delle iniziative che ricordano il terribile genocidio del popolo armeno (medz yeghern – il grande crimine) domani, martedì 23 aprile, alle ore 18,30, si terra presso la biblioteca comunale di Capo d’Orlando un seminario dal titolo “Zartir Lao. Armenia e Nagorno-Karabakh. Il genocidio dimenticato”.

 

Una tragedia e un crimine contro l’umanità che, fino al 1973, il mondo ha finto di ignorare. Solamente allora, infatti, la Commissione dell’Onu per i diritti umani ha riconosciuto ufficialmente lo sterminio di circa 1 milione e mezzo di armeni – da parte dell’Impero ottomano (tra deportazioni ed eliminazioni perpetrate tra il 1915-1916 – come il primo genocidio del XX secolo). Ancora oggi, in Turchia, l’argomento è tabù. Ufficialmente, quella armena fu una “rivolta” e le vittime non superarono le 300.000. Pochi turchi osano parlare apertamente di genocidio, anche perché l’articolo 301 del Codice penale turco (introdotto nel 2005) punisce il reato di “offesa allo Stato turco”.

All’evento interverranno Agop Monoukian (sociologo e presidente on. Unione Armeni d’Italia); Arsen Hakobyan (antropologo, Yerevan State University); Leone Michelini (antropologo, Università di Messina); Marcello Mollica (antropologo, Università di Messina); Massimo Ingrassia (psicologo, Università di Messina). Coordina il dott. Calogero Sapone, responsabile della Biblioteca.

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Nagorno Karabakh: Baku e Yerevan verso la pace, stabiliti confini (Upday 23.04.24)

Armenia e Azerbaigian hanno annunciato oggi l’inizio dei lavori per la delimitazione dei confini nella contesa area del Nagorno Karabakh, nel Caucaso Meridionale.  Si tratta di un passo verso la normalizzazione dei rapporti tra due Paesi in guerra sin dal 1989.


L’annuncio è arrivato direttamente dai ministri degli Interni di Yerevan e Baku, che hanno confermato il via al lavoro sul campo mirato alla definizione dei confini, da effettuare in base alle mappe del periodo sovietico. A spianare la strada alla delimitazione dei rispettivi territori è stata la decisione del premier armeno Nikol Pashinyan, che il mese scorso ha accettato di restituire all’Azerbiagian 4 villaggi occupati dalle forze armene nel 1990: Askipara, Baghanis Ayrum, Gizilhajili e Kheirimly. Si tratta di insediamenti abbandonati negli anni del conflitto, ma che all’epoca dell’Unione Sovietica appartenevano all’Azerbaigian. La decisione di Pashinyan ha scatenato proteste nel Paese, i manifestanti hanno anche bloccato in piu’ punti l’autostrada che collega Armenia e Georgia e diverse altre arterie stradali. Il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, ha recentemente dichiarato che i due Paesi “non sono mai stati cosi’ vicini alla pace”.

Potrebbe essere la fine di un conflitto pluridecennale che ha vissuto lo scorso settembre un picco di tensione; l’Azerbaigian aveva infatti lanciato una breve operazione militare per liberare dalle truppe armene parte dell’area contesa. Un’offensiva che ha spinto più di 100 mila armeni residenti in zona a lasciare il Nagorno Karabakh e fuggire in Armenia. Un episodio in seguito al quale il governo armeno ha chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia di imporre all’Azerbaigian di ritirare le proprie truppe e permettere il rientro degli armeni che abitano l’area. Lo scorso novembre il tribunale con sede all’Aja ha ordinato all’Azerbaigian di garantire un rientro sicuro per coloro che dall’Armenia volessero tornare alle proprie case e proprieta’. Come ricordato, l’intera regione del Nagorno Karabakh è sin dal 1989 teatro di scontri esplosi in seguito al collasso dell’Unione Sovietica; un conflitto che ha causato migliaia di morti e centinaia di migliaia di sfollati. Nel 2020 il conflitto è riesploso e andato avanti per settimane fino all’intervento di Mosca, che ha mediato fino alla firma di un accordo che riconosce la legittimità del controllo azero sul territorio conteso. Accordo che l’opinione pubblica e larga parte della politica armena non ha accettato (Agi con Upday)

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Colloqui tra Armenia e Azerbaigian su delimitazione dei confini (Ansa)

Armenia-Italia: i presidenti Simonyan e Fontana firmano un protocollo di collaborazione parlamentare (AgenziaNova 23.04.24)

Il presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, ha firmato oggi con il presidente dell’Assemblea nazionale armena, Alen Simonyan, un protocollo di collaborazione parlamentare. La firma è avvenuta durante i lavori della Conferenza dei presidenti dei Parlamenti Ue in corso a Palma di Maiorca.

Domani a Cagliari i cantanti armeni Aram e Virginia Pattie Kerovpyan in concerto (Sardegnareporter 23.04.24)

Cagliari, 23 aprile 2024 – Appuntamento a Cagliari alla stagione di Teatro da camera della Fabbrica Illuminata nel giorno del ricordo del genocidio armeno. Domanimercoledì 24 aprile, i cantanti armeni Aram Kerovpyan Virginia Pattie si esibiscono alle 20.30 al sito Archeologico di Sant’Eulalia nel concerto dal titolo Par monts et par vaux: un progetto musicale per kanoun, strumento a 78 corde della tradizione araba, e canto. Con loro Anna Lou Toudjian nella lettura di poesie armene e dei testi delle canzoni, da lei tradotte.

Aram e Virginia Kerovpyan provengono dall’ensemble Kotchnak, fondato nel 1980 . Perpetuando l’eredità dello stesso, presentano dei canti tradizionali armeni nella loro forma originale e modale. L’ interpretazione si iscrive in una tradizione di rigenerazione continua del repertorio che, attraverso l’improvvisazione e l’ornamento intriseco della lingua armena, rappresenta in ogni esecuzione concertistica, una première.

Sabato, 27 aprile, i due cantanti saranno alla Fondazione Siotto per condurre degli ateliers di canto modale armeno.

L’ingresso alla serata è gratuito con prenotazione ai numeri +39 070 2061531 – +39 389 878 7413 (solo WhatsApp).

LA FABBRICA ILLUMINATA

telefono 389 878 7413

email lafabbricailluminata@gmail.com

indirizzo via Falzarego 35 09123 Cagliari

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Comune di Padova: cerimonia per il 109° anniversario del Genocidio Armeno (Padovanews 23.04.24)

Cerimonia commemorativa per il 109° anniversario del Genocidio Armeno con deposizione di una corona di alloro, presso il bassorilievo in bronzo, a ricordo dei martiri del genocidio armeno

mercoledì 24 aprile 2004, ore 10:30
Cortile di Palazzo Moroni, via VIII Febbraio

interventi di:

  • assessora alla Cooperazione internazionale e Pace
  • ​Vartan Giacomelli, rappresentante della Comunità Armena e dell’Associazione Italiarmenia
  • Padre Serop Jamourlian, congregazione Mechitarista dell’Isola di San Lazzaro degli Armeni – Venezia

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ARMENIA / AZERBAIGIANConflitto nel Caucaso: avviate le trattative territoriali (Tio.ch 23.04.24)

BAKU – L’Armenia e l’Azerbaigian hanno annunciato di aver avviato i colloqui per la delimitazione del loro confine comune, un passo importante per i due Paesi del Caucaso, che hanno combattuto diverse guerre per questioni territoriali.

Il Ministero degli Interni azero ha dichiarato che gruppi di esperti stanno «chiarendo le coordinate sulla base di un’indagine geodetica del terreno». Il Ministero degli Interni armeno ha escluso «il trasferimento di qualsiasi parte del territorio sovrano dell’Armenia» a Baku come risultato di questa delimitazione.

La scorsa settimana i due Paesi avevano confermato che avrebbero anticipato la delimitazione del confine nell’area sulla base di mappe di epoca sovietica. La decisione ha scatenato le proteste dei residenti dei vicini villaggi armeni. Gli abitanti temono di finire isolati dal resto del Paese e che alcune case possano cadere nel territorio controllato dall’Azerbaigian.

I territori sono di importanza strategica per l’Armenia, priva di sbocchi sul mare, in quanto controllano parti dell’autostrada per la Georgia – vitale per il commercio estero del Paese – e un gasdotto russo, oltre a costituire posizioni militari vantaggiose.

Decine di manifestanti hanno bloccato l’autostrada cruciale Armenia-Georgia in diversi punti, tra cui vicino al lago Sevan e alla città di Novemberyan, vicino al confine con l’Azerbaigian, hanno riferito i media armeni.

Il primo ministro armeno Pashinyan ha insistito sulla necessità di risolvere le dispute di confine “per evitare una nuova guerra” e ha dichiarato che le guardie di frontiera russe – dispiegate nell’area dal 1992 – saranno sostituite da militari armeni.

Il trattato di pace – Il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev ha dichiarato che il suo Paese e l’Armenia sono vicini alla firma di un accordo di pace per porre fine a una disputa territoriale che dura da decenni e che ha scatenato molte guerre.

«Siamo vicini come mai prima d’ora», ha dichiarato Aliyev a Baku, aggiungendo che «ora abbiamo un’intesa comune su come dovrebbe essere l’accordo di pace, dobbiamo solo affrontare i dettagli».

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Ecco come il ritiro delle forze russe impatta sulla geopolitica nel Caucaso (Formiche 23.04.24)

Pochi giorni fa, Mosca ha annunciato il ritiro dei quasi duemila soldati del contingente di peacekeeping dispiegati nella regione del Karabakh sin dal 2020, sulla base degli accordi di cessate il fuoco stipulati da Armenia e Azerbaigian al termine del conflitto in Nagorno Karabakh scoppiato nell’autunno dello stesso anno. Il compito dei militari russi, il cui ritiro arriva diciotto mesi prima della conclusione della missione, prevista per novembre 2025, era quello di evitare ulteriori scontri tra le due fazioni e di garantire il rispetto di quanto stabilito dal suddetto accordo.

Ma così non è stato. Quando l’Azerbaigian ha imposto un blocco delle linee di rifornimento della regione a partire dal dicembre 2022, causando una crisi umanitaria, i militari russi non sono intervenuti. E poco prima che l’Azerbaigian iniziasse un’offensiva a sorpresa per prendere il pieno controllo del Nagorno Karabakh nel settembre del 2023, le forze di Mosca si sono ritirate dalle loro posizioni anziché agire come strumento di interposizione tra armeni e azeri. Permettendo così la ripresa degli scontri, e la conseguente crisi umanitaria dovuta alla fuga della popolazione armena dall’area. E anche se a dicembre il capo dello Stato Maggiore delle forze armate russe Valery Gerasimov ha dichiarato che “il nostro contingente militare continua a svolgere compiti di garanzia della possibilità di costruire una vita pacifica e del ritorno dei residenti nella regione”, nessun meccanismo di sorta che consenta ai rifugiati di tornare a casa è stato implementato.

L’annuncio del ritiro, in uno dei rari casi in cui le unità armate russe lasciano volontariamente e prematuramente il territorio di uno Stato post-sovietico, è dunque soltanto l’ultima tappa dello sganciamento di Mosca. Che, anche se in parte dovuto ad una rifocalizzazione verso l’Ucraina delle risorse militari disponibili, si inscrive in un più ampio distacco tra la Russia e l’Armenia, due Paesi che negli ultimi tempi stanno attraversando un momento di crisi nelle loro relazioni. Il Paese caucasico si sta infatti avvicinando sempre di più all’Occidente, allontanandosi di conseguenza dal tradizionale alleato. Solo poche settimane fa ha recentemente sfidato Mosca sospendendo la sua adesione al blocco militare russo Csto, subito prima di organizzare esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti. L’Armenia sta anche spingendo per una più stretta integrazione con l’Unione Europea.

Il ritiro dei peacekeeper russi segna in ogni caso una svolta significativa nell’influenza russa nel Caucaso meridionale, poiché il Cremlino non potrà più fare sulla sua presenza militare nella regione nelle future occasioni di interfaccia tanto con l’Azerbaigian quanto con l’Armenia. Allo stesso tempo, l’allontanamento delle forze straniere dal proprio territorio ha rafforzato in modo significativo la posizione geopolitica dell’Azerbaigian, il vincitore del conflitto in Nagorno Karabakh, che non ha mai apprezzato particolarmente la presenza di truppe di Mosca nella regione.

Hikmet Hajiyev, consigliere di politica estera del presidente azero Ilham Aliyev, ha dichiarato ai media che “il ritiro anticipato delle forze di pace russe… è stato deciso dai leader di entrambi i Paesi”. Mentre Aleksey Zhuravlev, primo vicepresidente della Commissione per la Difesa della Duma di Stato russa, ha dichiarato che la missione del contingente di pace può essere considerata “pienamente compiuta”, sottolineando che, poiché attualmente non ci sono parti in guerra in Karabakh, non c’è più bisogno della missione di pace. Molti analisti della regione si interrogano sul come i due Paesi si siano accordati in merito. Anche la tempistica del ritiro solleva interrogativi. Meno di due settimane prima dell’annuncio, il capo dell’Agenzia nazionale dell’Azerbaigian per l’azione contro le mine aveva annunciato in un briefing del 4 aprile che erano in corso negoziati con Mosca per il coinvolgimento del contingente di pace russo nelle operazioni di sminamento. “Sono già in fase di accreditamento. Tecnici, cani e uomini inizieranno presto il processo di sminamento a Khojaly”. Ma le cose sembrano essere andate diversamente.

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TRADIZIONI | IN ARMENIA LA CONFERENZA MONDIALE SUL TURISMO DEL VINO: È L’OTTAVA EDIZIONE DELLA GLOBAL CONFERENCE ON WINE TOURISM (Turismoitalianews 23.04.24)

Si svolgerà in Armenia dall’11 al 13 settembre 2024 l’ottava edizione della Global Conference on Wine Tourism di Un Tourism, l’organizzazione del Turismo delle Nazioni Unite. Non a caso ovviamente la prossima Conferenza mondiale sul turismo del vino sarà in Armenia: rinomato per le sue ricche e antiche tradizioni vinicole, il Paese ospitante offre uno sfondo ideale per questo illustre raduno, promettendo un’esperienza davvero coinvolgente per i partecipanti.

 

(TurismoItaliaNews) L’ottava edizione della conferenza rappresenta un’opportunità unica per gli esperti provenienti da tutto il crescente settore dell’enoturismo di individuare tendenze emergenti e opportunità di sviluppo. L’evento riunirà una variegata gamma di partecipanti internazionali, tra cui rappresentanti di enti pubblici, organizzazioni per la gestione delle destinazioni (Dmo), organismi globali e intergovernativi, rinomati esperti del settore vinicolo e vari altri attori chiave. Si tratta di un forum innovativo per collaborare e ideare soluzioni concrete e una risorsa inestimabile per l’industria internazionale del turismo enogastronomico.

In Armenia la Conferenza mondiale sul turismo del vino: è l’ottava edizione della Global Conference on Wine Tourism

In Armenia la Conferenza mondiale sul turismo del vino: è l’ottava edizione della Global Conference on Wine Tourism

L’Armenia, con il suo mix di antiche tradizioni vinicole, varietà di uve autoctone, terroir diversificati e un profondo legame culturale con il vino, è posizionata come host ideale per la conferenza del 2024. La nazione è desiderosa di condividere la sua passione e la sua esperienza, mostrare il suo importante patrimonio vinicolo e favorire collaborazioni internazionali nel settore del turismo enogastronomico. Tra le molte esperienze emozionanti che attendono i partecipanti di questa conferenza, ci sarà l’opportunità di esplorare la caverna di Areni-1, dove è stata ritrovata la più antica cantina al mondo, risalente a 6.100 anni fa.

“La conferenza, destinata ad attirare appassionati e professionisti del vino a livello mondiale, promette di essere una pietra miliare per il settore. Non vediamo l’ora di dare il benvenuto a tutti in Armenia, dove i nostri paesaggi risuonano con le storie dei nostri vigneti e lo spirito dell’ospitalità scorre generosamente come i nostri migliori vini”, ha sottolineato Sisian Boghossian, a capo della Commissione Turismo del Ministero dell’economia della Repubblica d’Armenia. Il Tourism Committee della Repubblica dell’Armenia e Un Tourism non vedono l’ora di accogliere i partecipanti alla Conferenza mondiale sul turismo del vino delle Nazioni Unite in Armenia dall’11 al 13 settembre 2024.

 

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