Storie di Gente Ferita dall’Artsakh. Il Rimedio Potente contro Ogni Male. Teresa Mkhitaryan. (Stilum Curiae 17.05.24)

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo messaggio, scritto da un’amica armena, che si è recata a visitare i profughi armeni dell’Artsakh – Nagorno, cacciati dalla pulizia etnica azera. Buona lettura e condivisione.

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Durante le vacanze, vado sempre in Armenia e in questi ultimi 3-4 anni, tutte le volte che vado, ho la sensazione che non tornerò più dall’Armenia. Ci sono costanti minacce di attacco turco. Si sa che succederà di sicuro, ma non sai il giorno e l’ora. E quando torno dall’Armenia (anche questa volta sono tornata ) e l’aereo decolla, ho una sensazione simile a quando lasci un bambino con 39 di febbre a casa, perché hai una cosa urgente da fare. Lo lasci con qualcuno, ma lo lasci.

In questi mesi abbiamo fatto una cosa molto bella. Ho proposto ai sacerdoti e ai diaconi delle nostre scuole domenicali (ormai siamo in 100 tra i maestri, sacerdoti e diaconi in tutta l’Armenia)

 

 

di chiedere ai nostri bambini in tutte le scuole domenicali di informarsi sui profughi dall’Artsakh, che vivono nelle loro vicinanza, vanno insieme a scuola, di scrivere i loro contatti e portarli al sacerdote.

Ho proposto  ai sacerdoti insieme con i bambini delle scuole domenicali  di portare a tutte queste famiglie dei bei regali.

All’inizio i sacerdoti e le maestre mi hanno detto che i bambini delle nostre scuole domenicali nei villaggi vengono maggiormente dalle famiglie povere. Quindi anche loro vorrebbero  avere dei regali.

Gli ho risposto:

  • Sono poveri, ma non hanno perso la Patria, casa, i cimiteri, il lavoro, tutto… E poi sono sicura, che se i bambini percepiscono questo enorme Bene nel fare felice il prossimo, saranno così felici e la felicità porterà via ogni invidia.  – Ho insistito io.

Ed è stato così. I bambini delle nostre scuole domenicali erano felicissimi di andare insieme con i sacerdoti nelle case dei profughi. Anche i loro genitori erano molto fieri.

A nord, sud, est, ovest centinaia di bambini con i sacerdoti bussavano alla porta della famiglia profuga, gli davano i regali e una cartolina con su scritto:

«Il Signore provvederà!

Nostra carissima famiglia dell’ Artsakh, veniamo per esprimervi il nostro amore, per tenervi per mano e per dire che non siete soli, perché il SIGNORE PROVVEDERÀ, e noi, confidando nel Signore, mano nella mano, cammineremo lungo questo cammino difficile insieme e raggiungeremo l’alba della speranza vittoriosa.

Sempre con voi e amandovi, la Fondazione Il Germoglio e i bambini  della scuola domenicale del villaggio…. ». 

Abbiamo pensato di regalare loro un set di igiene e anche vari detersivi, sapone, gel douche, dentifricio… Ho scelto le cose migliori come regali.  Poi i giochi di società- domino, Monopoli , scacchi etc.Le famiglie dell’Artsakh sono numerose, e i giochi li aiuteranno a passare le serate.

Sono molto felice che i bambini abbiamo sperimentato questa grande gioia di dare, di regalare la cosa più bella, la cosa che vorresti anche tu. Vedete nelle foto che allego qua sotto quanto sono felici.

 

Ho imparato in questi anni, molto difficili per l’Armenia, che in qualsiasi situazione, la più difficile inimmaginabile, c’è uno che ti cura l’anima, che non ti lascia cadere nella paura, nella disperazione, che non ti fa abbattere dal dolore, che ti ricupera con la Speranza, che il Male ha cercato di rubarti- è fare del bene gratuitamente, mettere il tempo, mezzi, l’attenzione, la passione per aiutare il prossimo.

Il fatto è che quando dai al tuo prossimo un bicchiere d’acqua perché ha sete e non vuoi niente in cambio, allora permetti al Signore di agire, di essere presente. Il Signore è sempre presente, quando c’è amore gratuito. Allora Lui con la Sua presenza ti cura l’anima da qualsiasi dolore e anche dà speranza alla persona che viene aiutata. Ho provato centinaia di volte questa Consolazione, il rimedio potente contro ogni male.

 

Da quando abbiamo perso (temporaneamente ) l’Artsakh, quasi tutti i giorni mi sono occupata dei profughi in tutto quello che avevano e hanno bisogno…. e questo mi ha aiutato a superare il dolore della perdita dell’Artsakh. Superare non è la parola giusta, ma un’altra non la trovo.

Lo dico sempre in Armenia, che la speranza di noi Cristiani non dipende dalle circostanze della vita, ma è nel Signore, che è al di sopra di tutte le circostanze.

E poi è successo il miracolo  con la nostra Maria. Una bravissima ragazza che andava in Artsakh alla scuola domenicale e adesso è scappata in Armenia e vive a 1km dalla frontiera con l’Azerbaijan, nel villaggio di Movses. Adesso lei va alla scuola domenicale di questo villaggio.

In aprile gli azeri hanno cominciato a bombardare il villaggio a mezzanotte e hanno continuato fino alle 4 del mattino. Miravano alla chiesa del villaggio. La nuova casa di Maria e della sua famiglia sta vicino alla chiesa. E hanno colpito la casa di Maria e la stanza proprio dove dormiva Maria, le finestre, la parete sono stati danneggiati.

Ma la cosa bella è che a Maria, che era nel suo letto, non è successo niente, ha continuato a dormire, non si è accorta. Solo al mattino ha visto che le finestre  della stanza non c’erano più.

Mi ricordo una volta ero in uno di questi villaggi, molto vicini alla frontiera. Eravamo nascosti con una famiglia dei contadini nella loro cantina, una grande stanza di cemento, con vari letti di metallo . Di notte turchi hanno cominciato a sparare con le mitragliatrici.  C’era questo rumore du-du-du-du u….. mi veniva mal di pancia dalla paura. Non riuscivo a non avere questo mal di pancia dalla paura… Guardavo in giro, tutti dormivano. Mi domandavo come facessero  a dormire…. E tutta la notte mi dicevo: ’Dormi, dormi , dormi…’.Volevo addormentarmi anche io, ma non riuscivo. Al mattino non sparavano più.

 

Invece la cosa ancora più bella che è successa, è proprio un Bene per sempre, è che 75 bambini della scuola domenicale del più distante villaggio, Khoznavar, circondato dai turchi da tutte le parti, sono stati battezzati. Era un evento grande per il villaggio, per la regione. I bambini erano radiosi, hanno messo il loro miglio vestito. Diversi genitori e anche fratellini più piccoli hanno anche loro voluto il battesimo. Sono arrivati i sacerdoti da diversi villaggi del sud per aiutare, 7-8 sacerdoti, il vescovo, dei diaconi.Ho preso a Echmiadzin delle croci d’argento per tutti i bambini e poi un asciugamano bianco per ognuno di loro.

Dopo il battesimo abbiamo fatto festa tutti insieme. Noi abbiamo preso la carne, invece le famiglie hanno portato qualcosa – pane, pomodori , formaggi.

È stato molto molto bello, quando il Signore è presente, tutti sono felici e si sentiva com’è forte la fratellanza.

E poi, avevo un’amico in Artsakh, si chiamava Gagik. Forse ve lo ricordate. Ci aiutava a cercare il cibo durante l’assedio dell’Artsakh. Mi aveva chiamato il 19 settembre 2023 , io ero in banca, non potevo parlare…

  • Se non è urgente- gli dissi- ti richiamo.
  • Non so se mi puoi richiamare, i turchi ci hanno attaccato. Vado a difendere la nostra terra, non so se torno più ….

Non è tornato più Gagik.

Ho trovato suo padre, si chiama Artur.

È un uomo che ha sofferto moltissimo.

I due figli gemelli sono stati uccisi, la moglie è morta … ho cominciato prendermi cura di di Artur. Ha un grande cuore.

Ho trovato una casa bella per lui, per il suo terzo figlio e la sua famiglia. Chiedo a tutti gli amici armeni che sono in giro per il mondo di dare le loro case alle famiglie dell’Artsakh, temporaneamente.

Per mesi abbiamo cercato il corpo di Gagik. Artur non riusciva proprio a trovare pace. Diceva che  non avrebbe potuto vivere senza aver seppellito il corpo di Gagik. Finalmente abbiamo trovato Gagik. A marzo è stato seppellito a Erablur, dove sono sepolti tutti i ragazzi che hanno dato la vita per la Patria.

  • Artur, sei battezzato ? – un giorno gli chiesi.
  • No.
  • Perché no? Sei un uomo che vive da Cristiano.
  • Perché i miei figli non erano battezzati e nemmeno mia moglie e ho pensato se mi battezzo dopo la morte non li incontrerò.- mi ha risposto lui.

Ho parlato con diversi sacerdoti e poi con Artur e gli ho proposto di battezzarsi con i 75 bambini e di chiedere la Misericordia Divina per i figli e anche per la moglie …

Dopo il battesimo ho chiesto Artur.

  • Cosa senti ?
  • Leggerezza, tanta leggerezza – ha risposto con un grande sorriso ..

Anche io sono molto felice per il mio amico Gagik che è in Cielo, aveva un cuore immenso, durante l’assedio dei turchi  quante volte non ha mangiato lui perché ha dato il suo agli altri e per Artur, l’insegnante di storia, che ha vissuto la vera storia ….

Un abbraccio forte

Grazie per l’amicizia,

Teresa

Korazym 

La Francia accusa l’Azerbaigian dei disordini in Nuova Caledonia (Renovatio21 17.05.24)

L’Azerbaigian ha avuto un ruolo nelle proteste contro la riforma costituzionale nel territorio francese d’oltremare della Nuova Caledonia, ha affermato il ministro degli Interni Gerald Darmanin.

La violenza è scoppiata all’inizio di questa settimana nel territorio francese del Pacifico, una delle poche aree ancora sotto il controllo di Parigi nell’era postcoloniale, provocando la morte di almeno cinque persone, tra cui due agenti di polizia.

A scatenare le proteste è stata la proposta dei parlamentari parigini di concedere il diritto di voto nella provincia ai residenti francesi che vivono in Nuova Caledonia da dieci anni.

L’iniziativa ha fatto temere che i voti degli indigeni Kanak, che costituiscono il 40% della popolazione dell’arcipelago, possano essere diluiti.

Giovedì, alla domanda se crede che l’Azerbaigian, la Cina o la Russia si stiano intromettendo negli affari della Nuova Caledonia, Darmanin ha puntato il dito contro la repubblica post-sovietica si trova a circa 14.000 km dalla Nuova Caledonia.

«Non è una fantasia, è una realtà», ha detto il ministro, aggiungendo che «alcuni separatisti caledoniani hanno stretto un accordo con l’Azerbaigian».

Il mese scorso, tuttavia, il Parlamento dell’Azerbaigian e il congresso della Nuova Caledonia hanno firmato un memorandum di cooperazione in cui Baku riconosceva il diritto all’autodeterminazione della popolazione locale.

In seguito agli eventi, il Darmanin ha accusato l’Azerbaigian di sostenere il separatismo sul suo territorio e ha suggerito che Baku stesse sfruttando le tensioni nella regione per rispondere alla “difesa francese degli armeni” che, secondo lui, sono stati «massacrati» dagli azeri.

Baku ha negato con veemenza le accuse di incoraggiamento al separatismo in Nuova Caledonia, sostenendo che tutte le insinuazioni sull’interferenza dell’Azerbaigian sono infondate.

Ad aprile, il portavoce del ministero degli Esteri azerbaigiano Aykhan Hajizada ha respinto le accuse di pulizia etnica tra gli armeni, dicendo a Darmanin che «non dovrebbe dimenticare che come parte della politica coloniale… [la Francia] ha commesso crimini contro l’umanità nei confronti delle popolazioni locali e ha brutalmente ha ucciso milioni di persone innocenti».

Le relazioni tra Francia e Azerbaigian sono in crisi del Nagorno-Karabakh dello scorso 2023, quando l’occupazione azera fu condannata da Parigi. Baku occupò la regione a maggioranza armena, staccatasi dall’Azerbaigian durante il tramonto dell’Unione Sovietica, innescando un esodo di massa di rifugiati dalla zona: nella totale indifferenza del mondo, i cristiani armeni sfollati sarebbero almeno 120 mila, con testimonianze di indicibili atrocità.

Come riportato da Renovatio 21, l’Azerbaigian negli scorsi mesi è arrivato a dichiarare che la Francia è responsabile di ogni nuovo conflitto con l’Armenia.

Tra scontri con morti, le tensioni tra Erevan e Baku stanno continuando anche ora, tracimando anche nella politica interna armena. L’Armenia, sostanzialmente, avrebbe pagato il fatto di aver lasciato il blocco guidato da Mosca – della cui alleanza militare è parte – per avvicinarsi agli USA, che tuttavia non hanno fatto nulla per contenere Baku, appoggiata apertamente da un alleato importante di Washington, la Turchia.

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Bruxelles accoglie con favore i progressi tra Armenia e Azerbaigian (Ansa 17.05.24)

BRUXELLES – “L’Ue accoglie con favore i progressi compiuti nel quadro del processo di delimitazione dei confini tra Armenia e Azerbaigian, sulla base dell’accordo di Almaty del 1991, e in particolare il protocollo firmato durante la nona riunione delle commissioni di confine di Armenia e Azerbaigian mercoledì 15 maggio, che ha portato a un accordo su diverse sezioni del confine”.

“L’Ue incoraggia le parti a compiere ulteriori passi decisivi per affrontare altre questioni bilaterali in sospeso e rimane impegnata a sostenere gli sforzi volti a portare una pace sostenibile e duratura nella regione del Caucaso meridionale”.

Le credenziali del nuovo ambasciatore di Armenia (Osservatore Romano 17.05.24)

Nella mattina di oggi, venerdì 17 maggio, Papa Francesco ha ricevuto in udienza Sua Eccellenza il Signor Boris Sahakyan, nuovo ambasciatore di Armenia, in occasione della presentazione delle lettere con cui viene accreditato presso la Santa Sede.

Il rappresentante diplomatico è nato il 19 dicembre 1971 a Yerevan. È sposato e ha due figli. Si è laureato in Ingegneria all’Università Statale degli Studi di Ingegneria (Politecnico) d’Armenia (1993) e ha seguito i corsi di formazione dell’Organization for the Prohibition of Chemical Weapons nei Paesi Bassi (2000), del George C. Marshall European Center for Security Studies in Germania (2001) e l’U Disarment Scholarship Program (2007). Ha ricoperto i seguenti incarichi: attaché presso la divisione Verifica, dipartimento per il Controllo degli armamenti e della sicurezza del ministero degli Affari esteri (1998-2001); terzo segretario della divisione Controllo degli armamenti convenzionali, dipartimento per il Controllo degli armamenti e della sicurezza internazionale del ministero degli Affari esteri (2001-2003); secondo segretario dell’ambasciata in Austria e della missione permanente presso l’O SCE , l’Ufficio delle Nazioni Unite e altre Organizzazioni Internazionali a Vienna (2003-2006); primo segretario della divisione per la Cooperazione politica-militare, dipartimento per il Controllo degli armamenti e la sicurezza internazionale del ministero degli Affari esteri (2006-2007); capo della divisione per la Cooperazione politica-militare, dipartimento per il Controllo degli armamenti e la sicurezza internazionale del ministero degli Affari esteri (2007-2010); primo segretario dell’ambasciata in Italia (2011-2011); consigliere dell’ambasciata in Italia (2011-2014); consigliere del segretariato del Personale del ministero degli Affari esteri (2014-2017); inviato speciale e ministro plenipotenziario dell’ambasciata presso la Federazione Russa (2017-2021); consigliere del segretariato del ministero degli Affari esteri (2021); segretario generale del ministero degli Affari esteri (2021-2024).

A Sua Eccellenza il Signor Boris Sahakyan, nuovo ambasciatore di Armenia presso la Santa Sede, nel momento in cui si accinge a ricoprire il suo alto incarico, giungano le felicitazioni del nostro giornale.

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BORGARO: LAURA EPHRIKIAN, UNA VITA NON SOLO DI ARTE, MA ANCHE DI SOLIDARIETÀ E DI ORGOGLIO (Sullascia 16.05.24)

Era il 1915 quando il popolo armeno fu vittima di un terribile genocidio – che anni più tardi ispirò Hitler e un’altra terribile pagina di storia – che molti non conoscono o che alcuno hanno dimenticato. Ma dimenticare quella tragedia è impossibile e Laura Ephrikian – sicuramente più famosa come attrice teatrale e televisiva – quella storia vuole ricordarla con forza e con coraggio attraverso l’opera “Una famiglia armena”.

Un libro che la settimana scorsa è stato presentato dalla collega Nadia Bergamini presso il Ristorante La Perla – con l’avvio della campagna elettorale non si possono utilizzare le sedi istituzionali – dove Ephrikian racconta la storia della sua famiglia partendo dalle vicissitudini del nonno Akop, scampato al genocidio e divenuto poi cittadino italiano nel 1957, e dell’incontro con la nonna Laura, conosciuta per caso. Una coppia che ha avuto un vero colpo di fulmine che si è poi riproposto tra il padre e la madre e tra la Ephrikian stessa e Gianni Morandi, anche se poi la loro relazione si è conclusa nel 1979. Ma la tragedia che ha colpito il suo popolo – che ama la pace e non la guerra e le cui origini incise nel cognome ne ha segnato l’infanzia – non è stato l’unico argomento emerso durante la presentazione. Buona parte del tempo è anche stato occupato dal racconto della sua esperienza in Kenya –iniziata con un semplice viaggio da turista e proseguito come volontaria – affrontando il tema scomodo dello sfruttamento delle risorse del territorio africano e soprattutto dei bambini.

Un incontro che ha saputo coinvolgere e appassionare i presenti, tra cui il sindaco Claudio Gambino – che ha sottolineato l’importanza dei momenti culturali, ringraziando Ephrikian per l’intervento – e l’assessore Eugenio Bertuol. “Sono molto soddisfatto di questo pomeriggio – ha commentato Bertuol – perché è stato un modo per scoprire qualcosa di nuovo e intimo su un personaggio noto”. Anche il titolo dato all’incontro, “Borgaro incontra l’arte e la solidarietà” non è stato dato a caso, dal momento che oltre al libro è stato possibile acquistare anche dei dipinti realizzati dalla stessa Ephrikian, per finanziare i suoi progetti in Kenya.

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La ragazza zingara e l’eroi del Crocus City Hall. Due squarci luminosi nell’oscurità calata di nuovo sul popolo armeno (Korazym 15.05.24)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 15.05.2024 – Renato Farina] – Nulla di buono, in apparenza, cinge il destino della mia amata Armenia e soprattutto dell’Artsakh (Nagorno-Karabach). Le truppe russe che avrebbero dovuto garantire, secondo accordi internazionali siglati nel novembre del 2020 alla fine dell’aggressione azerbajgiano-turca almeno per 5 anni, l’intangibilità dei territori intorno a Stepanakert e dei loro abitanti Armeni, hanno abbandonato il Caucaso Meridionale. Ma sì, andatevene! Siete state la quinta colonna del Turco oppressore! La vera natura di questa interposizione pacificatrice, è diventata chiara: non erano venuti per soccorrere gli inermi, ma per dar tempo al dittatore Ilham Aliyev di pianificare l’invasione e la cacciata genocidaria dei Cristiani caucasici ottenendo il sostegno increscioso dell’Italia e di altri Stati bisognosi del gas azero. L’Armata Rossa-Russa dopo non aver fatto nulla per preservare la popolazione armena dell’Artsakh, ha collaborato alla deportazione dei miei fratelli.

Che dire? Niente. Comprimo il mio disgusto per la complicità di taluni vostri governanti con gli aguzzini, ma so bene che il popolo italiano non sa quello che fanno costoro, e a noi vuol bene, ma accidenti: chi tra voi è informato provi a trasmettere coscienza di questo orrore.

Ho scritto: nulla di buono. Eppure alcune notizie di morte – una antica e già annunciata dal Molokano il mese scorso, e un’altra che ci ha raggiunti sul Lago di Sevan da Mosca – hanno una strana dolcezza, squarciano l’oscurità della violenza inondandoci di un amore che riscatta la morte seppellendola di rosei petali. Non sto zuccherando l’atrocità, che resta tale, e cioè male e ancora male, però ho visto il balzo improvviso e felice delle trote, principesse argentate, sul lago caucasico increspato di lacrime azzurre, mentre leggevo alla mia gente molokana quanto segue.

È il racconto zingaresco dei Rom d’Armenia trafitti dai Turchi nel 1915. Un sacerdote italiano, Don Renato Rosso, che condivide la vita e la fede di Rom e Sinti in Italia, appreso da svariati testi dell’esistenza di popolazioni Rom in Armenia al tempo del genocidio di un secolo fa, ne ha cercato le tracce. Scoprì che i Rom in Armenia erano (e sono) appartenenti alla Chiesa Apostolica Armena (oggi in piena comunione con il Papa di Roma), e si chiese: anche loro sono stati uccisi e dunque cantano nella schiera dei “Santi Martiri Armeni”? Sì! Il Vescovo Grigoris Balakian, scampato alla deportazione (=condanna a morte) scrisse nel 1934, in 580 pagine, il Golgota armeno. Una memoria del genocidio armeno, 1915-1918. Fu tradotto in America nel 2009, e nessuno da allora può più negare lo sterminio premeditato e totalitario.  Grigoris era pastore del Vilayet di Kastamonu, una provincia ottomana sul Mar Nero (terra armena oggi turca). Scrive: “Nel giugno 1915, il governo centrale promulgò un’urgente ordinanza di deportazione nel deserto di Deir ez-Zor per gli Armeni della mia provincia. In totale 1.800 famiglie di cui mille di Zingari Armeni, circa 7000 persone”.

A pagina 117 dell’edizione americana, Balakian, tra tutte la storia di Zingari uccisi, sceglie quella di una ragazza, in tutto somigliante ad Agnese, Agata, Cecilia, alle sante splendenti dei primi secoli.  Il nome non è riferito. È semplicemente la “ragazza zingara”. Ella era parte di una carovana fatta di donne e bambine, delle quali otto sui dieci erano Rom. Riluceva per bellezza, e uno dei giovani Turchi che scortava le deportate se ne innamorò. Le propose di salvarsi. Se si fosse convertita all’islam l’avrebbe sposata, e portata con sé. Rispose: “Perché non diventi tu Cristiano, e così ti sposo io?”. Il guardiano si infuriò, provvide a farla torturare. Le fece amputare un seno. Non cambio idea. Alla fine la “ridussero in tanti pezzettini”.

Seconda luce che buca la morte. Karen se n’era dovuto andare dall’Artsakh, viveva a Mosca con la moglie Nana. Quando è successo l’atto terroristico a Mosca, il 23 marzo scorso, lui lavorava non molto lontano dal Crocus City Hall. Non si sentiva bene, aveva la febbre, ma è corso lo stesso a soccorrere i feriti. Praticava il severo digiuno quaresimale, gli girava la testa, ma intendeva compiere gesti di carità, non soltanto “fare quaresima” – ha spiegato alla moglie. Ha lavorato tutta la notte, tirando fuori le persone dalle macerie. C’era tantissimo fumo dopo l’attacco e aveva dato la sua giacca a una donna. Tornato a casa stava male. L’hanno portato in ospedale e non sono riusciti a salvarlo. I sacerdoti Armeni di Mosca gli volevano tanto bene, aiutava sempre in tutti i lavori per la chiesa. Andava sempre a Messa, stava in piedi per 2-3 ore, come una colonna, non si muoveva. Mi ha scritto Teresa Mkhitaryan: “Sono un po’ preoccupata per la famiglia di Karen”.

Che Dio invii lui e la martire Zingara in terra ad aiutare il loro popolo, noi compresi, siamo tutti Armeni o no?

Il Molokano

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di maggio 2024 di Tempi in formato cartaceo e sulla edizione online Tempi.it [QUI].

Foto di copertina: una carovana di deportati Armeni (Armenian Genocide Museum-Institute, Viktor Pietschmann’s collection).

Eurovision, la cantante dell’Armenia canta «Dicitencello vuje» e il video diventa virale (IlMattino 15.05.24)

La musica napoletana conquista il mondo. Alcuni brani, entrati nella storia, fanno parte non solo del bagaglio culturale della città ma della cultura globale. La tradizione nostrana ha sempre affascinato molto gli stranieri che, molto spesso, sono attratti dai ritmi e dalla musicalità dei brani napoletani. Questo stato anche il caso della cantante Jaklin Baghdasaryan, voce del duo franco armeno Ladaniva che quest’anno rappresentava l’Armenia all’Eurovision Song Contest di Malmo.

Durante una intervista con il settimanale Elle, Jaklin ha intonato «Dicitencello vuje» brano della tradizione napoletana. Senza sforzo la cantante ha cantato in un ottimo napoletano. Il video è diventato immediatamente virale sui social rispettando anche l’essenza di un gruppo come Ladaniva.

 

 

La cantante, infatti, ha raccontato come il suo stile prenda come riferimento i ritmi tradizionali di molte musiche etniche provenienti da tutto il mondo. Il gruppo Ladaniva ha portato sul palco dell’Eurovision Song Contest il brano «Jako», arrivando ottavi alle spalle di Angelina Mango.

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Cooperazione. Cirielli: nuove priorità in Asia Centrale e Caucaso (Ilmetropolitano 15.05.24)

(DIRE) Roma, 15 Mag. – Kirghizistan e Tagikistan, in Asia centrale, e Armenia, nel Caucaso, saranno nuovi Paesi prioritari per la cooperazione italiana: è l’indicazione data dal viceministro Edmondo Cirielli in un’intervista con l’agenzia Dire a margine di Codeway Expo.

In primo piano, nelle sue dichiarazioni, le opportunità legate al dialogo tra settore pubblico e imprese private in un ambito di sostenibilità e crescita a livello globale. Cirielli, che è viceministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, è appena rientrato da una missione in Kirghizistan, una ex repubblica sovietica. “Con il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ovviamente d’accordo con il ministro Antonio Tajani”, sottolinea, “abbiamo da tempo deciso che l’Asia centrale costituisce un elemento geostrategico fondamentale per la sicurezza del mondo e per la sicurezza dell’economia”.

Cirielli spiega: “Non per niente l’antica Via della seta era diretta in Cina ma non era della Cina; era soprattutto Asia centrale e Caucaso, erano i due mari, il mar Nero e il mar Caspio”. Il viceministro aggiunge: “E’ chiaro che c’è la volontà di una nostra presenza nei Paesi più in difficoltà, che più hanno bisogno di un sostegno allo sviluppo”. Cirielli precisa quadro e obiettivi di prospettiva. “Penso al Kirghizistan e al Tagikistan, nell’Asia centrale, e all’Armenia, nel Caucaso” dice il viceministro: “Devono rappresentare una priorità per l’Italia e in questo senso abbiamo deciso di prevederli nel piano triennale della cooperazione allo sviluppo”.  (Dire) 12:23 15-05-24

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Le aziende italiane attendono con impazienza la cooperazione negli sforzi di ricostruzione del Karabakh

Armenia, l’arcivescovo chiede le dimissioni di Pashinyan (Osservatorio Balcani e Caucaso 14.05.24)

Dai 20 ai 30mila manifestanti, capeggiati dall’arcivescovo Bagrat Galstanyan, hanno protestato nella capitale armena per opporsi al processo di demarcazione in corso tra Armenia e Azerbaijan, a seguito della guerra per il Nagorno Karabakh, e chiedere le dimissioni del primo ministro

14/05/2024 –  Onnik James Krikorian

Giovedì scorso, prima dell’incontro dei ministri degli Esteri armeno e azero ad Almaty, in Kazakistan, circa 20-30.000 manifestanti si sono radunati in Piazza della Repubblica a Yerevan per opporsi al processo di demarcazione avviato in una parte dell’Armenia nord-orientale. La manifestazione è stata preceduta da una marcia di 170 chilometri guidata dall’arcivescovo della regione di Tavush, Bagrat Galstanyan.

Vestito di bianco, anziché di nero come suo solito, Galstanyan ha chiesto le dimissioni del primo ministro armeno Nikol Pashinyan. Ad affiancarlo c’erano membri dell’opposizione armena e rappresentanti di vari gruppi militanti, tra cui Hampig Sassounian, condannato per l’assassinio del console generale turco a Los Angeles nel 1982 fino alla controversa libertà condizionale ottenuta nel 2021.

Galstanyan, nato a Gyumri, ex arcivescovo della Chiesa apostolica armena in Canada, è noto per aver partecipato alle manifestazioni della Federazione Rivoluzionaria Armena – Dashnaktsutyun (ARF-D) per deporre Pashinyan e ostacolare la normalizzazione dei rapporti armeno-azeri nel 2022.

Il suo coinvolgimento ha sollevato dubbi sulla separazione tra Chiesa e Stato in Armenia. “Un religioso non può pronunciare un testo politico senza il permesso o le istruzioni del Catholicos di tutti gli armeni”, ha affermato Pashinyan in un’intervista televisiva in diretta il 7 maggio. “È ovvio che il leader del processo è il Catholicos di tutti gli armeni, e il beneficiario è [l’ex presidente] Robert Kocharyan”.

Intervenendo alla manifestazione, il carismatico e populista sacerdote ha solo accennato al processo di delimitazione e demarcazione, chiedendo invece le dimissioni di Pashinyan entro un’ora, aggiungendo poi una proroga di 15 minuti caduta nel vuoto.

Galstanyan ha poi incontrato i rappresentanti dei blocchi parlamentari di opposizione Hayastan di Kocharyan e Pativ Unem di Serzh Sargsyan, costituiti principalmente da Dashnaktsutyun e dal Partito della Repubblica, per discutere i prossimi passi.

I partiti hanno concordato di chiedere nuovamente un voto di sfiducia nei confronti di Pashinyan in Parlamento, anche se per farlo hanno bisogno di 36 deputati. Il blocco di Kocharyan e Sargsyan ha solo 35 seggi su 107.

Nel frattempo, la seconda manifestazione indetta da Galstanyan ha attirato molti meno partecipanti, stimati intorno agli 11.000. La terza, tenutasi domenica, ha attirato appena 9.000 persone. Con la notevole diminuzione delle presenze in così poco tempo, le manifestazioni sono state interrotte e i suoi sostenitori ora si incontreranno ogni giorno in una chiesa vicina. Galstanyan, tuttavia, ha chiesto la ripresa della campagna di disobbedienza civile nella città a partire da lunedì. A mezzogiorno, 151 persone erano state arrestate dalla polizia.

Molti osservatori ritengono che, nonostante la novità iniziale di una marcia e manifestazione guidata da sacerdoti, la sua associazione con partiti vicini all’ex presidente Robert Kocharyan e al Catholicos armeno abbia già danneggiato il nascente movimento. Galstanyan continua però a chiedere la cacciata di Pashinyan. “Abbiamo bisogno di un nuovo governo, un governo del popolo, un governo attento e paziente, un governo di riconciliazione”, ha detto ai manifestanti.

Venerdì, anche l’ex ministro degli Esteri di Kocharyan, Vardan Oskanyan, ha sorpreso molti dicendo che il primo ministro di tale governo potrebbe essere lo stesso Galstanyan, che però non è idoneo in quanto ha anche la cittadinanza canadese. Ciò, tuttavia, non sembra averlo scoraggiato.

“Se il popolo lo vuole e il patriarca armeno lo benedirà, chi sono io per dire di no?”, ha detto Galstanyan ai media. Considerando i numeri, tuttavia, ciò sembra improbabile anche se l’opposizione riuscisse a mettere sotto accusa Pashinyan, il cui partito del Contratto Civile detiene ancora la maggioranza in Parlamento.

Il governo continua a sostenere che le proteste sono coordinate da Kocharyan e Sargsyan, figure ampiamente impopolari in Armenia, anche se il rating di Pashinyan è peggiorato. Galstanyan sostiene di non essere contrario alla pace o alla demarcazione, ma la retorica delle azioni di protesta manda un messaggio diverso.

Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno accolto con favore l’accordo sui confini e lunedì il Ministero degli Esteri francese ha esortato le parti a proseguire il processo. Domenica, un gruppo di ex diplomatici allineati a Galstanyan ha affermato che basare la demarcazione sulla dichiarazione di Almaty del 1991, come concordato, è “illegale” e porterà ripercussioni “penali”.

Il giorno successivo, il ministro degli Esteri armeno Ararat Mirzoyan non si è trattenuto nella sua risposta. “Minando la dichiarazione di Almaty e il processo di pace basato su di essa, queste persone continuano […] a minare la sovranità, lo stato e l’integrità territoriale dell’Armenia: nella migliore interpretazione, senza rendersene conto, [ma] nella peggiore, sotto dettatura diretta di un altro Paese”, ha detto con un velato riferimento, molto probabilmente, alla Russia.

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“Una famiglia armena”, al Castello d’Aquino l’attrice Laura Ephrikian (Avellinotoday 14.05.24)

Prosegue il Cartellone di eventi del Comune di Grottaminarda “Incontriamoci con la Cultura”, una finestra sul patrimonio locale e sull’attualità nel mondo.

Sabato 18 maggio, alle ore 16:30, il Castello d’Aquino ospiterà l’attrice Laura Ephrikian che presenterà il suo libro: “Una famiglia armena”, iniziativa a cura dell’Associazione psico-socio culturale “Il Quarzo Rosa”, con il patrocinio del Comune di Grottaminarda.

Laura Ephrikian è nota al grande pubblico per i “Musicarelli” e per il matrimonio con Gianni Morandi, in realtà è un’intellettuale a tutto tondo, oltre ad essere un’attrice di teatro, di cinema, di televisione, è anche una pittrice e scrittrice e da 20 anni si occupa del Kenya come volontaria.

Nel libro che vede la prefazione di Valter Veltroni, Laura Ephrikian, racconta le sue origini armene. Seppur nata a Treviso, infatti, i suoi antenati erano armeni, e non ha mai cancellato queste sue origini; rileggendo le lettere che suo nonno, Akop, diventato italiano dopo la guerra, scriveva a nonna Laura, ha deciso di scrivere il libro. Un libro sull’orgoglio delle proprie radici, ma anche sulla storia di un popolo vittima di genocidio.

L’incontro moderato dalla Presidente de “Il Quarzo Rosa” Nadia Ianniciello, vedrà i saluti del Sindaco, Marcantonio Spera, e dell’Assessora alla Cultura, Marilisa Grillo, gli interventi di Angelo Nenna e Giuliana Caputo e le conclusioni dell’autrice.