Inaccettabile parole contro gli Armeni alla Conferenza azero sul Cristianesimo in Azerbaigian alla Pontificia Università Gregoriana (Korazym 11.04.25)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 11.04.2025 – Vik van Brantegem] – Giovedì 10 aprile 2025 alla Pontificia Università Gregoriana a Roma si è svolta la XII Conferenza Scientifica Internazionale dal titolo Cristianesimo in Azerbaigian: storia e modernità dedicata al patrimonio dell’Albania caucasica. L’evento è stato organizzato dal Baku International Multiculturalism Center, dall’A.A. Bakikhanov Institute of History and Etnology dell’Accademia Nazionale delle Scienze dell’Azerbaigian, dall’Ambasciata della Repubblica di Azerbaigian presso la Santa Sede e dalla Comunità religiosa cristiana Alban-Udi. Una iniziativa che ha lasciato sgomenti tutti gli Armeni d’Italia e sicuramente del mondo intero, come espresso da Letizia Leonardi in un articolo su Assadakah News [*] e dal Consiglio per la comunità armena di Roma in un Comunicato Stampa questa mattina.




Sembra che nessuna organizzazione di studi armeni fosse stata a conoscenza di questa Conferenza. Ieri, il team di Monitoraggio del patrimonio culturale dell’Artsakh ha diffuso un avviso in armeno, inglese e russo: «Sono stati riuniti e reclutati decine di specialisti provenienti da diversi paesi (Turchia, Kazakistan, Uzbekistan, Corea del Sud, Russia, Polonia, Italia, Georgia, Germania, Francia, Canada, Stati Uniti, Lituania) con l’obiettivo di escludere la storia armena, la cultura armena e la presenza degli Armeni nel territorio dell’Azerbaigian, quindi, in particolare quei monumenti armeni, ricoperti da centinaia di iscrizioni armene, vengono presentati come albanesi. Si tratta di Amaras, Ganadzasar, Dadivank, ecc.
Per noi è anche incomprensibile che abbiano partecipato alcuni noti ricercatori del settore, visto che a questa Conferenza non ha partecipato nessun ricercatore Armeno e non è stata pronunciata una sola parola sugli Armeni.
Esprimiamo la nostra protesta e preoccupazione alle organizzazioni e alle comunità armene per la conservazione della cultura, alla comunità scientifica internazionale e alle nostre autorità per aver nascosto e ignorato in questo modo la nostra memoria, la nostra storia e la nostra cultura».
Pecunia non olet
Con l’occasione ricordiamo che l’Ambasciatore della Repubblica di Azerbaigian presso la Santa Sede è stato insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Piano, con una cerimonia tenutasi in Vaticano il 3 aprile 2025. Il riconoscimento è stato consegnato a S.E. Ilgar Mukhtarov dal Sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, Arcivescovo Edgar Peña Parra.
Inoltre, che l’Ambasciata della Repubblica di Azerbaigian presso la Santa Sede ha messo in risalto sulla propria pagina Facebook, «che Vatican News aggiunge la lingua azerbaigiana alla sua offerta informativa dal 2 aprile, nel ventesimo anniversario dalla morte di San Giovanni Paolo II, il primo Papa a visitare l’Azerbaigian. Questo, spiega il Direttore editoriale dei media vaticani, Andrea Tornielli – “rappresenta un contributo non soltanto per la diffusione della parola del Papa ma anche per il dialogo fra le religioni: il messaggio di pace del Successore di Pietro, in un mondo sconvolto da guerre e violenza, è un ponte verso tutti coloro che non si arrendono al clima di chiusura e di odio ma cercano di costruire percorsi di incontri, conoscenza reciproca e fraternità”».
Inaccettabili parole contro gli Armeni
alla Pontificia Università Gregoriana
Comunicato Stampa
del Consiglio per la comunità armena di Roma
Venerdì, 11 aprile 2025
Il Consiglio per la comunità armena di Roma si unisce allo sgomento e rabbia di tutti gli Armeni per quanto accaduto ieri presso la Pontifica Università Gregoriana di Roma dove l’Ambasciata dell’Azerbaigian presso la Santa Sede ha organizzato un convegno dal titolo Cristianesimo in Azerbaigian, affittando un locale dell’Istituto senza rivelare alla proprietà la vera natura politica dell’iniziativa, come già accaduto anche in passato per concerti organizzati presso parrocchie romane.
Nel corso di questo evento ancora una volta gli oratori hanno ripetuto la falsa teoria sulla Chiesa Cristiana Albana che sarebbe stata spodestata da quella Armena; teoria infondata e ridicola che non ha alcun cultore al di fuori dell’Azerbaigian e che è stata riproposta per giustificare l’occupazione del Nagorno-Karabakh (Artsakh) cancellando secoli di civiltà e storia armena nella regione, dopo aver cacciato da quei territori, sotto la minaccia della pulizia etnica, più di 120 mila Armeni, che oggi, dopo aver perso tutto, persino le tombe dei loro cari, si trovano rifugiati in Armenia.
Ma non solo tali assurdità sono risuonate alla Gregoriana. Vi è stato persino chi ha attaccato gli Armeni, come l’analista politico Fuad Akhundov, accusandoli di distruggere i monumenti e i siti religiosi azeri e arrivando perfino ad affermare che “queste azioni non sono solo atti di vandalismo contro il patrimonio storico e culturale dell’Azerbaigian, ma riflettono anche una politica anticristiana volta a distorcere la vera storia della regione”.
Non possiamo che rilevare che si tratti solo di un patetico tentativo per scaricare sull’inerme popolo armeno le proprie colpe, vista l’opera di distruzione compiuta recentemente in Nagorno-Karabakh e, sul finire del secolo scorso, a Julfa.
Il Consiglio per la comunità armena di Roma, che ha provveduto ad inviare una missiva al Rettore dell’Università Gregoriana, ritiene inaccettabile che istituzioni pontificie, ancorché in buona fede, ospitino tali eventi caratterizzati da armenofobia, razzismo, intolleranza e basati su teorie prive di qualsiasi valore storico, religioso e scientifico e offensive nei confronti di un popolo che ha versato il proprio sangue per non rinnegare la propria fede Cristiana e che si sta accingendo a commemorare il prossimo 24 aprile il 110° anniversario del Genocidio del 1915 dove persero la vita più di un milione e mezzo di Cristiani Armeni.
Non è tollerabile che università, chiese e parrocchie diventino vittime della politica manipolatrice di un regime che Freedom House colloca tra le dieci peggiori dittature al mondo. Un regime che a suon di soldi e bugie cerca di annientare la millenaria civiltà̀ di un popolo che per primo, nel 301, abbracciò ufficialmente il Cristianesimo.
Ci appelliamo alla Conferenza Episcopale Italiana e alle Istituzioni vaticane a vigilare con attenzione per prevenire simili atti mistificatori e non rischiare di essere accusate di complicità con il regime dell’Azerbaigian.
Convegno azero sul Cristianesimo
alla Pontificia Università Gregoriana
di Letizia Leonardi
Assadakah News, 10 aprile 2025
Dopo la mostra turca a Roma al Colosseo, in Vaticano arrivano gli Azeri. Oggi 10 aprile, dalla mattina e fino alle 18, alla Pontificia Università Gregoriana della Santa Sede in Vaticano, gestita dai Padri Gesuiti, si è svolta la XII Conferenza Scientifica Internazionale dal titolo Cristianesimo in Azerbaigian: storia e modernità dedicata al patrimonio dell’Albania caucasica. L’evento è stato organizzato dal Baku International Multiculturalism Center, dall’A.A. Bakikhanov Institute of History and Etnology dell’Accademia Nazionale delle Scienze dell’Azerbaijan, dall’Ambasciata della Repubblica di Azerbaijan presso la Santa Sede e dalla comunità religiosa Cristiana Alban-Udi.
Alla conferenza sono intervenuti studiosi albanologici provenienti da Turchia, Kazakistan, Uzbekistan, Corea del Sud, Russia, Polonia, Italia, Georgia, Germania, Francia, Canada, Stati Uniti e Lituania.
Una iniziativa che ha lasciato sgomenti tutti gli Armeni d’Italia e sicuramente del mondo intero. Un convegno sulla Cristianità organizzata da un Paese musulmano che non ha avuto pietà di attaccare il Nagorno-Karabakh, di provocare una grave crisi umanitaria che ha colpito 120 mila Armeni, che ha attuato una pulizia etnica in una terra ancestralmente abitata e governata da Armeni che adesso è sparita dalle cartine geografiche perché presa con la forza dalla dittatura di Baku. Un Paese, l’Azerbaijan condannato per crimini dal Parlamento Europeo e non solo e che, non contento, ora minaccia l’Armenia.
Un evento, quello di oggi, presentato con una locandina che riproduce una chiesa chiaramente di architettura armena ma che loro spacciano come quella dell’Albania Caucasica.
Incredibile il discorso inviato dal Cardinale e Prefetto del Dicastero della Santa Sede per le Chiese Orientali Claudio Gugerotti che riportiamo integralmente.
«Grazie estimati organizzatori per aver reso possibile questo incontro, che certamente intende essere il segno eloquente dell’impegno alla valorizzazione del patrimonio spirituale e culturale, nella promozione del dialogo, della ricerca e dell’incontro tra culture e confessioni religiose.
L’Azerbaijan, crocevia di popoli e fedi, è una terra antica su cui territorio si custodiva una tradizione cristiana che affonda le sue radici nell’epoca dell’Albania caucasica.
I monumenti sacri, le chiese, i manoscritti e le memorie del tutto rappresentano non solo testimonianze artistiche, ma espressioni tangibili dell’anima di un popolo che ha saputo onorare Dio nella varietà e nelle forme e nella fedeltà della propria fede.
Questa conferenza si presenta pertanto quale un’opportunità eminente di riflessione, in cui il sapere scientifico si intreccia alla memoria e la ricerca, onesta e spensierata e spassionata, si fa ponte tra presente e futuro.
Gli interventi degli illustri relatori, provenienti da diversi contesti culturali e accademici, non solo arricchiscono l’intelletto, ma edificano altresì uno spirito di concordia e di rispetto tra le civiltà, suscitato da una riflessione su un’eminente eredità religiosa, che come sempre accade nelle diverse queiti, segna profondamente l’anima del popolo.
Quanto all’impegno promosso dall’Azerbaijan alla ripresa della multiculturalità, le parole del Santo Padre Francesco qua ci paiono particolarmente confacenti: “Il dialogo interreligioso è una condizione necessaria per la pace nel mondo, e quindi è un dovere per i cristiani, come anche per le altre comunità religiose” (Evangelii gaudium di Papa Francesco, al numero 250).
Non posso qui non evocare con viva commozione le due visite apostoliche che hanno segnato le relazioni tra la Santa Sede e la nazione azerbaigiana, quella di San Giovanni Paolo II nel 2002 e quella di Papa Francesco nel 2016.
In particolare, San Giovanni Paolo II, rivolgendosi alla città di Baku, affermò: “La vostra è una terra di incontro, di scambio e di dialogo. In essa possono convivere uomini e donne appartenenti a diverse religioni e culture. Questo è un grande dono e una grande responsabilità” (Baku, 23 maggio 2002).
Questo dono e responsabilità restano oggi più che mai attuali.
Essi esigono che si custodiscano con coraggio e sapienza i segni del passato, affinché la memoria non venga violata e le nuove generazioni possano riconoscersi in un patrimonio che parla di identità nella pluralità.
Illustri Signori e Signore, che il presente simposio rappresenti una luminosa occasione di scambio, di crescita comune e di consolidamento dei valori legali, culturali e spirituali.
Auspico che i frutti di questo incontro non si limitino all’ambito accademico, ma si producano in testimonianza concreta di pace, giustizia e verità, che in un impegno veramente scientifico, certo, costituiscono a dissipare il livore e la divisione. Con tale animo e nella fiducia al futuro segnato dalla concordia, vi auguro proficuo e ispirato svolgimento dei lavori».
Un discorso sicuramente non critico, anzi. Un evento a Roma poco pubblicizzato ma che avrà gran clamore in Azerbaijan. Il Vaticano sapeva ma si è vergognato a diffondere la notizia o non sapeva? Il Rettore della Pontificia Università Gregoriana, che ha dato in affitto la sala, la più grande e di rappresentanza, sapeva o non sapeva che conferenza si sarebbe tenuta? Fatto è che il Cardinale e Prefetto del Dicastero della Santa Sede per le Chiese Orientali Claudio Gugerotti ha inviato il suo messaggio. Forse sarebbe stato meglio tacere, come ha taciuto quando gli Armeni sono stati attaccati e stremati dall’Azerbaijan.
Un comportamento ambiguo del Vaticano e della Pontificia Università Gregoriana che sarebbe il caso venisse chiarito. Pecunia non olet vale anche per il Vaticano visto che Baku sta finanziando, in occasione del Giubileo, il restauro della basilica di San Paolo fuori le Mura e di diversi monumenti storici e chiese?
[*] L’associazione Assadakah, termine che significa “Amicizia”, nasce a Roma nel 1994, per iniziativa di Talal Khrais, giornalista di fama internazionale, per anni corrispondente di guerra. Proprio in ragione dell’esperienza professionale, Talal si è impegnato e continua a impegnarsi nella promozione di iniziative internazionali per divulgare la cultura della convivenza, della pace e della cooperazione fra le nazioni e le popolazioni. Ha ottenuto importanti riconoscimenti in diverse parti del mondo e ha lavorato in stretto rapporto con la Associazione della Stampa Estera di Roma.
Grazie alla propria attività, Assadakah oggi è una realtà consolidata e profondamente impegnata nell’organizzazione e nell’assistenza a giornalisti di tutti i Paesi in missione in zone di crisi, in particolare del Medio Oriente e Africa.
L’Associazione opera in collegamento con una solida rete di referenti e corrispondenti nelle diverse capitali del mondo arabo, oggi coordinate da un’efficiente squadra di collaboratori che formano lo scheletro portante della Redazione di Assadakah News Agency, agenzia stampa collegata, diretta da Roberto Roggero, a sua volta giornalista con alle spalle diversi anni di corrispondenza di guerra.
Nonostante non pochi tentativi di imitazione, Assadakah, rimane l’unica reale associazione italo-araba che agisce per abbattere le frontiere sociali, culturali e religiose e che lavora per divulgare la cooperazione e la convivenza, all’insegna delle diversità come strumento di unione e non di separazione fra i popoli. In virtù di tale missione ha ottenuto il riconoscimento ufficiale della Lega degli Stati Arabi. Negli anni ha continuato a mantenere un elevato livello di informazione e di gestione dei rapporti culturali e politici, anche grazie all’adesione di nuovi soci, esponenti di alta professionalità nel campo giuridico internazionale, nell’arte, nella cultura, nella comunicazione, nell’ambiente, nella promozione di gemellaggi fra realtà italiane, europee e del mondo arabo, nelle relazioni istituzionali e diplomatiche, nei rapporti imprenditoriali italiani ed esteri.