Come tanti armeni, sparsi per il mondo, anche io sono sempre tornata in Armenia, la mia Madre Terra, a incontrare parenti, amici, andare nei ristoranti belli e soprattutto buoni, a fare i giri turistici. E anche nel novembre del 2015 sono tornata in Armenia a festeggiare il mio compleanno. (Per le persone nate in Unione Sovietica il compleanno è una festa importante).
Due giorni prima del mio compleanno, in un negozio locale ho incontrato una signora, che stava comprando un pugno, forse 100 grami di vermicelli (sono una pasta corta e fine). Questa persona mi ha colpito molto …, si vedeva che era tutto quello che si poteva permettere di comprare.
La venditrice del negozio mi ha spiegato che il marito della signora ha avuto un incidente durante i lavori di costruzione, la suocera aveva cancro, e lei faceva tanta fatica a far sopravvivere la famiglia, i figli.
Dopo aver incontrato quella signora, è come se mi si fossero aperti gli occhi d’improvviso. Ho cominciato ad accorgermi che c’erano altre famiglie in situazioni simili.
I poveri c’erano sempre stati, sapevo che c’erano, ma era come se facessero una vita a parte, non li notavo, anche perché nel mio lavoro ho avuto sempre a che fare con gente molto ricca. E così ho cancellato la grande festa del mio compleanno e ho fatto pacchi alimentari con del cibo, quanto ne sarebbe bastato a una famiglia che fosse in estrema difficoltà per almeno tre mesi.
E poi ho fondato il Banco Alimentare in Armenia, abbiamo dato da mangiare a migliaia di migliaia di persone… Sapevo come si fa perché anni prima avevo partecipato come volontaria a Varese, in Italia, al Banco Alimentare e mi era piaciuta molto l’idea di poter condividere del cibo.
E poi abbiamo regalato case e appartamenti a circa 500 persone, che avevano perso tutto durante il terremoto…
E tutte le volte che facevo qualcosa mi ponevo una scadenza dicendomi: “Faccio ancora questo e poi basta, aiuto queste persone e poi basta … Voglio tornare alla mia vita normale. Non posso occuparmi sempre dei problemi degli altri. …”
E la mia mamma continuava a dirmi: ‘’Non puoi mica risolvere i problemi di tutto il popolo armeno!’’. Ed era contenta tutte le volte che io tornavo in Svizzera, perché in Armenia era sempre preoccupata che mi potesse succedere qualcosa, perché andavo sulle strade giacchiate delle montagne, in posti dove arrivava -30 e in zone di guerra.
Una volta avevamo preparato due camion con i regali di Natale per i bambini dei villaggi sulla frontiera, e prima di partire ci è arrivata la notizia, che i turchi avevano cominciato a sparare.
La mia mamma si è messa davanti alla mia auto pregandomi di non andare. Insisteva tantissimo. Ma io dicevo: “Mamma, i bambini ci stanno aspettando, non possiamo non andare.”
Allora è tornata in casa, ha preso il capotto, si è seduta nell’auto e mi ha detto: “Beh, allora vengo anch’io.”
È andato tutto bene; i miei amici militari mi avevano insegnato che bisogna guidare a più di 60km all’ora per non essere beccata da un cecchino turco. Ma sulle curve giacchiate di montagna non è per niente facile accelerare. Allora dicevo un Padre Nostro e schiacciavo il gas….
Questo “E poi basta” non veniva mai. Non riuscivo a tornare alla mia vecchia vita. Finiva una cosa e ne cominciava un’altra. Bisognava aiutare i Cristiani siriani a scappare dalla guerra, e fare in modo che potessero venire in Armenia.
Poi, girando per i villaggi, mi sono accorta che in tante scuole e asili le finestre erano spesso mezzi rotti, abbiamo cominciato a cambiare le finestre…
Poi, ho incontrato bambini che erano separati dalle loro famiglie solo perché erano molto povere. Non riescono a mantenerli e allora li portano negli orfanotrofi. Ho cominciato a riunire queste famiglie una dopo l’altra, tirando fuori i bambini dagli orfanotrofi e dando a loro l’indispensabile per vivere.
Man mano che facevo le cose, i compiti aumentavano. Sembrava una palla di neve che rotolava giù da una collina e diventava sempre più grande, più grande, più importante. Dentro di me però continuavo sempre a dirmi: ‘’Faccio questo e torno alla mia vita normale. In 2 mesi finisco tutto, un altro mese e poi basta’’.
Ma c’era una forza più grande di me che mi portava e che non riuscivo a fermare.
Ad ogni mio appello con cui chiedevo alla gente di partecipare a fare una cosa come raccogliere il cibo, aiutare i profughi o piantare gli alberi da frutto, rispondevano centinaia se non migliaia di persone, non solo in Armenia ma in tanti altri paesi come l’Australia, l’Argentina, gli Stati Uniti, la Russia, l’Italia, la Svizzera, o paesi europei….. Venivano sia gli armeni ma non solo gli armeni (certo, erano tutti amici degli armeni) da tutto il mondo e sopratutto tantissima gente nella stessa Armenia. Non mi dimenticherò mai che al primo appello in cui chiedevo di partecipare a regalare i pacchi alimentari hanno risposto gli amici ticinesi e le primissime persone sono stati Linda e Fabio Leidi. È così nella vita – il camino si comincia con gli amici più stretti, poi man mano si estende, si allarga perché altri si aggregano.
Tante persone in Armenia mi dicevano di non poter partecipare con aiuti materiali, però volevano assolutamente aiutare con il loro lavoro, preparando i pacchi e distribuendo.
Cosi erano insieme ricchi, poveri, generali dell’esercito, artisti, cantanti, professori dell’Università, studenti, proprietari di ristoranti. Tutti hanno partecipato nell’aiutare il prossimo, nel fare del bene.
Persino gli agenti di KGB (il servizio nazionale di sicurezza) hanno partecipato. Una del KGB che era stata messa a seguire tutti i miei passi. (Ovviamente si chiedevano: ‘’Chi è questa qua? Viene, fa e disfa, muove così tanta gente…”).
Un giorno, anni dopo, questa agente del KGB mi ha scritto che anche lei avrebbe voluto aiutare una famiglia scappata dalla guerra.
Questa è stata un’esperienza che mi ha commosso molto.
E poi quando cercavo case per i profughi, l’ex capo del KGB mi ha chiamata e mi ha offerto la casa dei suoi genitori e per il mio compleanno mi ha scritto: ‘’Tanti auguri. Che tu sia molto felice! Sei veramente l’esempio luminoso di una persona che ama veramente la sua patria.‘’
‘’L’amore per la patria comincia con l’amore per il Signore’’- risposi a lui.
Un generale dell’esercito con il quale abbiamo fatto un progetto nel nord dell’Armenia (su un territorio di 180 km abbiamo messo degli strumenti sorveglianza per proteggere i contadini dalle invasioni inaspettate dei turchi) anni dopo, quando ormai eravamo diventati amici mi ha detto :
“Sai, Teresa, prima di cominciare a lavorare con te, prima di accettare la tua proposta di aumentare la difesa dei contadini, abbiamo controllato tutto, tutto su di te, e non abbiamo trovato niente.”
E fanno bene a controllare!
Tantissime organizzazioni internazionali cosiddette di beneficenza, molto spesso la fanno per portare avanti un progetto politico, sono uno strumento per esercitare il potere. È come se dicessero: “Vi diamo i soldi, se fate questa cosa. Vi diamo un litro di olio di girasole, ma dovete rinnegare la vostra chiesa e seguire un ‘guru’ che sta negli USA, ha fondato la sua ‘chiesa’ e vi sa spiegare meglio la Bibbia.”
Un’organizzazione americana che ‘aiuta’ le donne e le ragazze, faceva un seminario nei villaggi di Tavush e spiegava alle ragazze che quando si sposano è nei loro diritti il decidere se avere o non avere figli.
Una ragazza di 15-16 anni, figlia di contadini, gli ha risposto: “Se non voglio avere i figli, cosa mi sposo a fare ? Che senso ha sposarsi, se non vuoi avere figli?”
Ho conosciuto tantissimi contadini in questi anni, sono molto intelligenti, legati alla terra e alla realtà nella sua verità. In città ci si stacca dalla realtà molto più facilmente.
I giornalisti mi chiedono spesso interviste perché vogliono capire ‘’il fenomeno del successo’’.
Anche il presidente voleva capire. È un uomo ricchissimo, cittadino anche dell’Inghilterra, e ha una sua grande fondazione di beneficenza. Mi ha invitato una volta e mi ha chiesto:
“Senti, la mia fondazione spende molti più soldi di te, ma quello che facciamo noi va nei giornali e finisce lì . Invece tu riesci toccare i cuori delle persone, cosa fai di diverso?”
Gli ho risposto: “Quando fai le cose col cuore, tocchi il cuore. Dal cuore al cuore.”
Più di mille volte mi hanno chiesto: ‘’Ma qual è la forza che sta dietro di te? ‘’
E io rispondevo sorridendo: “La Forza dell’Onnipotente’’.
Ovviamente, chi non ha ancora conosciuto il Signore, farà fatica capire il fenomeno del ‘’successo’’.
Più andavo avanti col tempo, più ero sicura che erano tutti compiti che mi stava dando il Signore. Lui mi dava i compiti e poi mandava tutto l’indispensabile per realizzare questi compiti, io dovevo solo eseguirli.
In effetti non ho avuto nemmeno una volta la preoccupazione di fare riuscire in un progetto, mai. Ho fatto quello che dovevo fare, seguivo i segni e il cammino che mi si aprivano, mai ansiosa, mai preoccupata di arrivare ad un certo risultato …
In realtà non credo nel ‘buonismo’ umano, certo che esiste; ma si esaurisce subito.
Se sono io, Teresa, che faccio le cose per gli altri, le farò 1, 2, 3, 10 volte e poi mi sarò esaurita.
Invece se è Il Signore che le fa, operando attraverso di me, è una forza inesauribile, onnipotente, è fonte di tutto, che semplicemente attraversa e si riversa anche nelle persone. È come il cavo dell’elettricità, l’elettricità che passa attraverso il cavo, porta la luce. Il cavo può servire per portare la luce o può rimanere semplicemente cavo.
E quando mi ringraziano, dico sempre che non devono ringraziare me, ma il Signore. Senza di Lui, io non farei niente.
Dal 2016 in Armenia mi invitano in TV, alla radio, sui giornali … e non mi stanco mai di dire che tutta la Bellezza, la Giustizia, la Bontà, il Coraggio … la Letizia… tutto il Bene viene dal Signore. Gli uomini senza Dio sono molto, ma molto limitati. Possono trasportare il Bene, ma non ne sono la fonte, non sono i creatori di tutto ciò.
E questa cosa ha trovato corrispondenza in tante persone, perché su questo mi scrivono in moltissimi.
La mia mamma mi dice sempre: “Non capisco come fai a far lavorare così tanta gente col sorriso sulla faccia? Come se fossero sempre contenti?”
(spesso ci capita fare dei lavori fisici anche pesanti).
E io rispondo: “Non lavorano per me, lavorano per il Signore, e per quello sono così contenti.”
Più spiegavo agli altri, più capivo anch’io.
Ed è così che ad un certo punto ho smesso di dire ‘E poi basta’. È stato come un lampo nella mente: se le opere sono del Signore, solo Lui sa quando sarà ‘E poi basta ‘.
E a dire la verità le mie cose personali mi interessavano sempre meno, mi sembravano sempre più insignificanti, noiose, piccole. E poi si risolvevano da sé nel miglior modo possibile, immaginabile.
Il centuplo che promette il Signore è davvero così. Sono immensamente grata di questa amicizia: è un Amico che sorprende sempre, è divertente, gioioso, affidabile… Ho visto un sacco di miracoli, tante situazioni, dove tutti dicevano ‘’Impossibile, impossibile’’. Invece l’impossibile diventava possibile …
Quando le 120,000 persone dell’Artsakh erano assediate dai turchi e i turchi non facevano passare neanche un kg di riso, ho fatto un appello per raccogliere il latte in polvere per i bambini neonati, che soffrivano più di tutti la fame. In un giorno abbiamo raccolto 5 tonnellate di latte in polvere e le persone che portavano il latte al punto di raccolta mi dicevano: ‘Ormai non ti chiediamo più come farai a portare questo latte in Artsakh, perché abbiamo visto tante volte che hai legame diretto con il Cielo …’ . E veramente siamo riusciti a far arrivare tutto questo latte in Artsakh, grazie a Dio Onnipotente.
Mi capita sovente di rimanere come i bambini piccoli con la bocca aperta a dire: ‘Woooooooooow’. Il Signore arriva sempre con soluzioni che non avresti mai e poi mai immaginato. L’Amicizia con Lui è un Wooooooow interminabile.
Così questo cammino mi ha insegnato quello che nel Cristianesimo è proprio basilare: la teoria la sapevo, però la vita pratica è tutta un’altra cosa.
Ho capito che tutte le volte che desideriamo il bene del prossimo e facciamo qualcosa per il prossimo senza aspettarci nulla in cambio, quando non c’è calcolo, facciamo spazio perché intervenga il Signore.
E quando interviene il Signore, possiamo essere gioiosi, lieti anche nelle situazioni più difficili.
E poi ho capito anche che il Signore non fa dei miracoli per farci credere, ma fa i miracoli per quelli che credono in Lui. Nel senso che non ti deve convincere Lui con i suoi miracoli, ma più tu sei convinto di Lui e della Sua Onnipotenza, più Lui ti sorprende.
E ho capito che il bisogno dell’altro non è mai un peso, ma è una possibilità che ci da il Signore per la salvezza della nostra anima.
Insomma, più facciamo gli altri felici, più siamo felici noi.
È un universo di scoperte. Il Signore mi ha tirato fuori dal mio buco di Zurigo e mi ha fatto scoprire il Mondo.
Spesso mi sento così felice, immensamente felice, che mi sento invidiosa della mia felicità. È difficile da spiegare. Però il segreto che ho scoperto è proprio un teorema matematico: ‘’Il mio star bene dipende da quanto bene io tratto il prossimo”. Sono tanto felice quanto faccio felice il prossimo. Dio ci ha creati così. Nessuno può farsi felice da solo, pensando solo a se stesso.
Ho conosciuto migliaia di persone in tutto il mondo, tante anime belle che hanno partecipato in queste opere del Signore, hanno aiutato a realizzare delle cose impossibili, incredibili… Non posso immaginare la mia vita senza queste persone, è una ricchezza infinita.
D’altra parte migliaia di persone che abbiamo aiutato, migliaia di destini cambiati, migliaia di sorrisi, di lacrime di gioia e tanti tanti miracoli…Ho fatto 260 mila kilometri di strada in Armenia con la mia auto…
Attraverso tutte quelle vite, quei gesti di carità, quel lavoro, il Signore mi ha dato la possibilità di cambiare me stessa, di conoscerLo meglio, di amarLo di più. Più ho amato il Signore, più ho amato il prossimo.
E soprattutto mi ha regalato la felicità, che NON dipende dalle circostanze…
In agosto sono di nuovo stata in Armenia. Per tre settimane sono andata da un villaggio all’altro ad organizzare i battesimi per i nostri bambini, quelli delle nostre scuole domenicali.
Il sacerdote fa la lista dei bambini che vogliono essere battezzati e io preparo le croci, gli asciugamani, la festa dopo il battesimo. Abbiamo battezzato circa 125 bambini questa volta e sono stati dei giorni felicissimi per tutti.
Quello che mi commuoveva di più erano le nonne e i nonni di questi bambini, che chiedevano di essere battezzati anche loro, insieme con tutti i piccoli.
Poi anche i genitori, i fratellini più piccoli hanno voluto il Battesimo.
C’era un papà che faceva il militare, ha chiesto al suo capitano di poter lasciare la trincea per mezza giornata , perché voleva battezzarsi con i suoi figli.
C’era una nonna di 93 anni che è venuta con suo nipote.
C’era una famiglia di 9 persone che si sono battezzate tutte e 9.
I nonni mi hanno detto che tutta la vita hanno voluto il Battesimo e il loro sogno finalmente si è avverato.
(la gente bei villaggi è molto povera e tante volte non ha i mezzi per pagare anche le cose minime, soprattutto la festa del battesimo) .
Le ragazze con i veli sulla testa erano bellissime, sembravano uscitiedall’epoca dei tempi di Gesù.
Andavo da una regione all’altra, Nord, Sud, Est, Ovest … Quando entravo in un villaggio vedevo già dalla macchina, vicino alla chiesa, i sacerdoti, i diaconi, bambini e le loro famiglie che mi aspettavano.
Che bello vedere il popolo di Gesù aumentare così. Il Battesimo è solo l’inizio del camino Cristiano, ma è un inizio indispensabile.
(Quest’anno abbiamo già battezzato 300 persone e ho la lista lunga dei bambini e i loro genitori che vogliono ricevere il battesimo).
Dopo che ho finito con i battesimi, mi ha contattato un giovane sacerdote dal nord dell’Armenia, dal Vardenis, vicino al lago di Sevan, e mi ha detto che anche loro volevano aprire delle scuole domenicali in 12 villaggi.
Sono andata ad incontrare i bambini in tutti i 12 villaggi, ho portati tanti giochi dalla capitale e poi dolci e le cose che gli piacciono … I bambini erano felici, sempre sorridenti, pieni di vita e di gratitudine.
Il diacono di uno di questi villaggi, dopo due mesi di scuola domenicale , mi ha scritto:
‘’ Buonasera Cara Teresa, ora vado nei villaggi di Makenis, Lchavan, Lusakunk e Khachaghbyur. I bambini degli ultimi due villaggi hanno cominciato a venire ogni domenica per la messa. Un amico ci dà l’autobus per organizzare il trasporto dei bambini. All’inizio della liturgia diciamo insieme il Padre Nostro. E oggi ho avuto la mia prima piccola alunna, che mi ha regalato il salmo 90, e io ho promesso di farle un regalino.’’
I bambini delle scuole domenicali imparano a memoria il Salmo 90, abbiamo promesso una gita ad Echmiadzin a tutti quelli che sapranno recitarlo a memoria. 300 bambini l’hanno già imparato.
Il Salmo 90 dice così:
«…..Poiché tuo rifugio è il Signore
e hai fatto dell’Altissimo la tua dimora,
non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
Egli darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutti i tuoi passi.
Sulle loro mani ti porteranno
perché non inciampi nella pietra il tuo piede.
Camminerai su aspidi e vipere,
schiaccerai leoni e draghi.
Lo salverò, perché a me si è affidato;
lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e gli darò risposta;
presso di lui sarò nella sventura,
lo salverò e lo renderò glorioso.
Lo sazierò di lunghi giorni
e gli mostrerò la mia salvezza».
Anche io lo dico tutte le mattine, ma a memoria non l’ho ancora imparato.