INTENZIONE DI PREGHIERA PER IL POPOLO ARMENO (Aprile 2021)
INTENZIONE DI PREGHIERA PER IL POPOLO ARMENO
Traendo spunto da una richiesta che ci era giunta questa mattina da un lettore, abbiamo preparato una piccola preghiera che potrà essere proposta come “intenzione” durante le messe di sabato e domenica prossime. La mettiamo a disposizione di tutti. Eccola:
“In occasione del 106 anniversario della Memoria del genocidio del popolo armeno definito da Papa Francesco “Il primo genocidio del XX secolo” raccogliamoci in preghiera per questi nostri fratelli cristiani martiri che 106 anni fa hanno sacrificato la loro vita per non rinnegare la loro fede ancestrale e preghiamo per il popolo armeno sparso nel mondo, che tanto ha sofferto e continua a soffrire per via di discriminazioni e odio affinché trovi pace e possa vivere nella sua terra con dignità e prosperità. Preghiamo”.
CONTRO LE BUGIE AZERE, SOLIDARIETA’ ALLE VITTIME. L’ORRORE DI KHOJALI. AZERI COLPITI DA AZERI
COMUNICATO STAMPA
“L’ORRORE DI KHOJALI. AZERI COLPITI DA AZERI”
La guerra, si sa, porta distruzione e morte. Lo abbiamo sperimentato nei mesi scorsi, durante 44 giorni di conflitto nel Nagorno Karabakh (Artsakh).
Suonerà forse strano per qualcuno ma oggi noi armeni vogliamo ricordare le vittime azere di Khojaly.
Quei civili usati dal loro stesso governo prima come scudi umani e poi ammazzati per lotte politiche interne dell’Azerbaigian.
Quelle anime innocenti alle quali era stata data la possibilità di salvare la vita durante le operazioni militari, ma che i leader politici e militari azeri hanno preferito sacrificare per biechi interessi strategici.
La narrazione sulle vicende di Khojaly che il governo dell’Azerbaigian ha cominciato a proporre dagli anni 2000 in poi, investendo anche ingenti somme, corrompendo giornalisti e politici, fa acqua da tutte le parti e viene smentita, così come avvenuto anche in quest’ultima guerra, dalle stesse fonti azere.
La verità è stata prima nascosta e poi ribaltata a uso e consumo della propaganda di un Paese che da trenta anni è retto dalla dittatura della dinastia Aliyev. Tutto nell’intento di alimentare l’ odio antiarmeno.
Menzogne, bugie sulla pelle di poveri innocenti. Non sapremo mai quanti sono quelli che persero la vita tra il 25 e il 26 febbraio 1992, visto che non è mai stata presentata una documentazione probatoria e il numero dei caduti è andato crescendo di anno in anno. Ma sappiamo solo che le vittime di Khojaly (e qualche soldato disertore infilatosi nel corridoio umanitario garantito dagli armeni) sono stati ammazzati in territorio azero, oltre le prime linee azere di combattimento dove mai e poi mai i soldati armeni si sarebbero spinti per colpire dei civili ai quali avevano tra l’altro concesso da giorni una via di fuga per non coinvolgerli nell’operazione militare mirata solo ad annientare le batterie lanciamissili azere che colpivano Stepanakert, la capitale dell’Artsakh.
Da anni la propaganda azera parla di ” genocidio”, da anni mente su cos’è effettivamente accaduto laggiù.
Ecco una breve cronistoria:
– Il 30 gennaio 1992 L’AZERBAIGIAN ATTACCA la repubblica del Nagorno Karabakh (Artsakh). E’ la loro risposta, anche quella volta di natura bellica, alla richiesta di esercitare il diritto all’autodeterminazione basata sulla Carta delle Nazioni Unite e legislazione sovietica dell’epoca.
– dalla cittadina di Khojaly (prevalentemente abitata da azeri) piovono quotidianamente (anche prima della guerra vera e propria) razzi Grad sulla popolazione di Stepanakert.
– il Comando armeno decide un’operazione militare per eliminare le batterie lanciamissili e la annuncia una settimana prima invitando le autorità ad allontanare la popolazione civile; da Baku la risposta è negativa. Solo all’ultimo accettano che venga istituito un corridoio umanitario che porti i civili fino in territorio azero.
– i civili scappano utilizzando quel corridoio ma quando sono arrivati in Azerbaigian (fuori dal territorio del Nagorno Karabakh) vengono falcidiati dagli stessi militari azeri.
– tre giorni dopo viene organizzata una messa in scena dei corpi (non si conoscerà mai l’effettivo numero che andrà aumentando di anno in anno…) a beneficio di giornalisti; quasi tutti sono turchi e azeri ma ci sono anche stranieri fra i quali una reporter cecoslovacca che per errore viene invitata due volte sul sito e si accorge che alcuni cadaveri tra una visita e l’altra sono stati “manipolati” per far apparire mutilazioni e torture.
– Il presidente dell’Azerbaigian, Mutalibov, accusato di una gestione fallimentare della guerra appena iniziata, accusa apertamente il Fronte Popolare dell’Azerbaigian per il massacro di Khojaly affermando che lo stesso è stato organizzato per provocare un colpo di stato. Pochi giorni dopo, proprio in conseguenza di quanto accaduto, Mutalibov sarà costretto a dimettersi.
– con gli anni la propaganda azera ha ribaltato i fatti e ha addebitato il massacro agli armeni;
CONTRO LE BUGIE AZERE, SOLIDARIETA’ ALLE VITTIME. DIFFIDATE DELLE MENZOGNE DI STATO AZERE!
Consiglio per la comunità armena di Roma
La solidarietà del Comune di San Vincenzo al popolo Armeno nella battaglia per la verità storica
Il Consiglio per la comunità armena di Roma esprime la propria gratitudine a tutti i membri del Consiglio comunale di San Vincenzo per aver approvato una mozione che riconosce il Genocidio Armeno del 1915 e per aver voluto manifestare la “proprio piena solidarietà al popolo armeno nella sua battaglia per la verità storica e per la difesa dei diritti umani”.
“Il Consiglio Comunale esprime il proprio riconoscimento circa i fatti storici del genocidio del 1915 ed esprime la piena solidarietà al popolo armeno nella sua battaglia per la verità storia e per la difesa dei diritti umani” si legge nella delibera della mozione presentata dal consigliere Roberta Casali e votata all’unanimità dei presenti nella seduta del primo dicembre 2020
Tale atto è un ulteriore incoraggiamento per proseguire la battaglia della Memoria con la consapevolezza di avere al nostro fianco uomini e donne che hanno dimostrato coraggio e onestà intellettuale e che, come gli armeni, credono ancora nella verità e nella giustizia.
Un sincero GRAZIE
Consiglio per la comunità armena di Roma
CHI AVRA’ IL CORAGGIO DI SOSTENERE LA DITTATURA AZERA? (comunicato stampa)
Lettera aperta degli armenisti italiani sul Nagorno-Karabakh
Al Presidente della Repubblica
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
A Ministro degli Affari Esteri
Al Presidente della Commissione Esteri del Senato
Al Presidente della Commissione Esteri della Camera
Di fronte alla gravità della situazione che si è creata in questi giorni in Armenia e nel Nagorno-Karabakh, gli armenisti italiani hanno scritto una dichiarazione che proponiamo alla Vostra attenzione nella convinzione che l’Italia possa contribuire attivamente alla cessazione delle ostilità e alla costruzione di una pace duratura nella regione.
Lettera aperta di studiosi della cultura armena sulla situazione del Nagorno-Karabakh
Come studiosi della cultura armena ma anche come cittadini italiani ed europei, non possiamo non esprimere la nostra profonda preoccupazione di fronte alla situazione creatasi in questi giorni nel Nagorno-Karabakh, aggravata dalla circolazione di notizie non sempre obiettive. Condanniamo fermamente l’aggressione militare iniziata il 27 settembre dall’Azerbaigian con il sostegno della Turchia, erede diretta dello stato che un secolo fa ha compiuto, senza mai riconoscerlo, un genocidio ai danni della popolazione armena. Il coinvolgimento della Turchia a fianco dell’Azerbaigian mette in serio pericolo la sicurezza dell’intera regione e la stessa esistenza fisica degli armeni, tanto nel Nagorno-Karabakh quanto nella repubblica d’Armenia. Riteniamo che la popolazione armena del Nagorno-Karabakh debba poter decidere liberamente il proprio futuro e che la questione dello status di questa regione debba essere risolta per via diplomatica e non con l’uso delle armi.
Chiediamo pertanto alla comunità internazionale – a partire dal nostro paese – in primo luogo di intervenire immediatamente sull’Azerbaigian e la Turchia perché mettano fine alle attività militari, quindi di impegnarsi in favore della ripresa delle trattative diplomatiche in vista di una pace definitiva nella regione.
Maria Lucia Aliffi, Università degli Studi di Palermo
Federico Alpi, Università di Modena e Reggio Emilia/ FSCIRE, Bologna
Antonia Arslan, Università di Padova
Marco Bais, Pontificio Istituto Orientale
Emilio Bonfiglio, Dumbarton Oaks, Washington DC
Don Matteo Crimella, Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale – Milano
Aldo Ferrari, Università Ca’ Foscari, Venezia
Emiliano B. Fiori, Università Ca’ Foscari, Venezia
Giorgio Gianighian, Università e-Campus
Sona Haroutyunian, Università Ca’ Foscari, Venezia
Vasco La Salvia, Università di Chieti
Paolo Lucca, Università Ca’ Foscari, Venezia
Paola Mildonian, Università Ca’ Foscari, Venezia
Moreno Morani, Veneranda Accademia Ambrosiana
Alessandro Orengo, Università di Pisa
Stephanie Pambakian, University of St Andrews
Don Riccardo Pane, Accademia Ambrosiana
Zara Pogossian, Università di Firenze
Elisa Pruno, Università di Firenze
Stefano Riccioni, Università Ca’ Foscari, Venezia
Marco Ruffilli, Université de Genève
Andrea Scala, Università degli Studi di Milano
Sara Scarpellini, Université de Genève
Giancarlo Schirru, Università di Napoli «L’Orientale»
Anna Sirinian, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Baykar Sivazliyan, Università Statale di Milano
Beatrice Spampinato, Università Ca’ Foscari, Venezia
Gioacchino Strano, Università della Calabria
Irene Tinti, Université de Genève
Rachele Zanone, Università degli Studi Roma Tre
L’APPELLO DI PERSONALITÀ ITALIANE DI SPICCO PER LA PACE E LA LIBERTÀ DEL NAGORNO KARABAKH (ARTSAKH)
BARBARIE IN NAGORNO KARABAKH (ARTSAKH) – BOMBARDATA DAGLI AZERI ANCHE LA CATTEDRALE DI SHUSHI
BARBARIE IN NAGORNO KARABAKH (ARTSAKH) – BOMBARDATA DAGLI AZERI ANCHE LA CATTEDRALE DI SHUSHI
Non contento di bombardare a tappeto gli insediamenti civili della repubblica dell’Artsakh, di lanciare razzi su Stepanakert e le altre città, di costringere la popolazione a vivere nelle cantine come accaduto durante la guerra degli anni Novanta, ora il dittatore Aliyev arriva a colpire anche i simboli religiosi.
Questa mattina è infatti stata colpita da razzi la cattedrale di Ghazanchetsots (san Salvatore) nella cittadina di Shushi.
Per il “Consiglio per la comunità armena di Roma” si tratta di un atto gravissimo e ancora una volta domanda l’attenzione dell’Italia e dell’Europa e la condanna di queste azioni barbare che colpiscono la fede degli individui.
L’Azerbaigian (forse per compiacere i mercenari jihadisti tagliagole che combattono per esso) cerca di spostare il conflitto sul piano di una guerra di religione.
Tutto ciò è inaccettabile; è vergognoso colpire simboli religiosi a qualunque confessione essi appartengano.
La cattedrale di Shushi sorge in luogo piuttosto isolato lontano da qualsiasi edificio che possa avere un minimo interesse strategico. È stata colpita in quanto simbolo della rinascita del popolo armeno dopo la guerra di trenta anni fa.
CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA
www.comunitaarmena.it
APPELLO AL MINISTRO DI MAIO DA PARTE DELLE ORGANIZZAZIONI ITALO ARMENE
Le sottoscriventi associazioni e organizzazioni, rappresentanti cittadini italiani di origine armena, si rivolgono pubblicamente al ministro degli Esteri della Repubblica italiana, on. Luigi Di Maio
Premesso che
- Dalla mattina di domenica 27 settembre è in corso un violento attacco da parte delle forze armate dell’Azerbaigian, spalleggiate da miliziani stranieri e armate dalla Turchia, contro la Repubblica d’Armenia de facto del Nagorno Karabakh (Artsakh)
- L’azione, sviluppata su tutta la linea di contatto, ha chiari connotati di premeditazione
- Solo tre giorni prima l’Azerbaigian si è rifiutato di accogliere la richiesta del rappresentante speciale del Presidente dell’Osce in carica perché la suddetta linea fosse monitorata stabilmente da osservatori internazionali
- In spregio delle convenzioni internazionali vengono colpiti insediamenti civili armeni con vittime tra la popolazione
- L’aggressione azera sta provocando decine di morti tra i militari di entrambi gli schieramenti
- Da ultimo droni azeri hanno colpito un autobus civile nei pressi della città di Vardenis che si trova nella Repubblica d’Armenia
- Dopo gli scontri provocati dall’Azerbaigian al confine con la Repubblica d’Armenia nello scorso mese di luglio sembra ora chiaro l’intento di spostare il conflitto da contesa territoriale sul Nagorno Karabakh a guerra aperta contro la Repubblica d’Armenia
- Il presidente turco Erdogan nei giorni scorsi ha proclamato che la Turchia “porterà a compimento l’opera dei padri” con chiaro riferimento al genocidio del popolo armeno del 1915
Atteso che
- La guerra ora in corso sta determinando conseguenze umanitarie gravissime oltre tutto in un periodo nel quale il mondo è flagellato dalla pandemia Covid 19
- L’Italia, come membro dell’UnioneEuropea e di altre organizzazioni internazionali, è fortemente interessata al processo negoziale
- Le pipeline di gas e petrolio provenienti dal mar Caspio rischiano di essere fortemente danneggiate dal conflitto in corso e provocare gravi problemi di approvvigionamento all’Italia stessa che beneficia di abbondanti forniture da quelle zone
- La Turchia e l’Azerbaigian sono Paesi con basso livello di democrazia nei quali i diritti umani sono palesemente violati e la libertà di informazione è nulla e l’Europa non può consentire che regimi autoritari inneschino conflitti ai suoi confini orientali
- L’attacco azero al popolo armeno rischia di destabilizzare l’intero quadro mediorientale
Si appellano al ministro Di Maio affinchè
- L’Italia sia protagonista di azioni finalizzate alla cessazione delle ostilità unendo la propria voce a quella delle organizzazioni internazionali
- Condanni con fermezza ogni atto di ostilità verso la popolazione civile e qualsiasi ingerenza di Paesi terzi che possa aumentare ulteriormente la tensione e minacciare la stabilità regionale
Unione degli Armeni d’Italia
Associazione Armeni Apulia/Apuliay Hayer
Associazione della Comunità Armena di Roma e del Lazio
Associazione Zizernak di Udine
Associazione Pro Loco di Brancaleone
Casa Armena – Hay Dun
Cattedra di Lingua e Letteratura Armena di Bologna
Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena di Venezia
Comunità Armena – Calabria
Comunità Armena Napoli
Comunità Armena Roma
Consolato Onorario di Milano
L’ AZERBAIGIAN LANCIA ATTACCO MISSILISTICO CONTRO LA REPUBBLICA ARMENA DEL NAGORNO KARABAKH (ARTSAKH)
Comunicato stampa
L’ AZERBAIGIAN LANCIA ATTACCO MISSILISTICO CONTRO LA REPUBBLICA ARMENA DEL NAGORNO KARABAKH (ARTSAKH)
Da questa mattina è in corso un pesante attacco missilistico azero contro la repubblica del Nagorno Karabakh (Artsakh).
Colpiti insediamenti civili compresa la capitale Stepanakert. Si registrano morti e feriti tra la popolazione
Molti cittadini stanno trovando riparo nei rifugi.
Le forze armate armene hanno abbattuto diversi elicotteri e tre droni; distrutti anche alcuni carri armati.
Tutte le milizie armene sono strenuamente impegnate nella difesa dei confini in questo che risulta essere un attacco ancor più grave di quello del 2016. Proclamata nella repubblica la legge marziale e la mobilitazione nazionale.
Alla luce di quanto sta accadendo:
- Condanniamo l’ennesima aggressione dell’Azerbaigian contro la popolazione armena e il nuovo tentativo di risolvere con la guerra il problema del contenzioso sul Nagorno Karabakh.
- Esprimiamo preoccupazione per la immediata piena solidarietà della Turchia all’Azerbaigian e per il rischio di un coinvolgimento su scala regionale con conseguenze gravissime per la stabilità di un’area così critica come quella del Caucaso meridionale e per le forniture energetiche all’Italia
- Ricordiamo che nello scorso mese di luglio l’Azerbaigian ha attaccato la repubblica di Armenia lungo il confine nord-orientale con scontri senza precedenti in quell’area e che nelle scorse settimane, nonostante gli inviti della diplomazia internazionale, Turchia e Azerbaigian hanno compiuto provocatorie manovre militari ai confini con l’Armenia
- Sottolineiamo le notizie di questi ultimi giorni che informavano circa il trasferimento di miliziani sunniti pro-Isis in Turchia e Azerbaigian
- Denunciamo il “fiancheggiamento” di taluni media e politici italiani che nello scorso mese di luglio hanno appoggiato senza alcuna cognizione di causa le provocazioni militari azere e hanno di fatto avallato la politica dello scontro militare in luogo della risoluzione pacifica.
- Ribadiamo ancora una volta che la via della pace è l’unica praticabile, il diritto all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh e la fine della politica guerrafondaia della dittatura azera spalleggiata dalla dittatura turca
- Preghiamo per la popolazione vittima degli attacchi e stiamo al fianco dei soldati armeni che difendono i confini della Nazione
- Invitiamo le istituzioni italiane ad adoperarsi – nel quadro delle organizzazioni internazionali e dei format negoziali esistenti – affinchè cessi immediatamente l’aggressione azera contro il popolo armeno e venga espressa una netta condanna di ogni atto di violenza ai danni della popolazione
- Chiediamo alla stampa italiana di non usare espressioni della propaganda azera quali “separatisti”, “ribelli armeni” ecc per descrivere la popolazione del Nagorno Karabakh che ha esercitato il proprio diritto all’autodeterminazione secondo la legge sovietica dell’epoca (in particolare legge aprile 90 “Norme sulla secessione di repubbliche dall’Urss”), ha proclamato la propria indipendenza dopo la fuori uscita dall’Unione della RSSAzera, ha visto confermato il suo pronunciamento dalla Corte costituzionale di <Mosca, ha tenuto un referendum confermativo nel dicembre 1991, ha tenuto elezioni politiche monitorate da osservatori internazionali nello stesso mese, ha proclamato ufficialmente la nascita dello Stato il 6 gennaio 1992, ha sottoscritto l’accordo di Bishkekh per il cessate il fuoco con i rappresentanti di Armenia e Azerbaigian. La repubblica del Nagorno Karabakh-Artsakh è uno Stato de facto con una popolazione di 150.000 abitanti buona parte dei quali non era neppure nata all’epoca della guerra degli anni Novanta che chiede di poter vivere in pace nella propria terra.
Ancora una volta ribadiamo che gli armeni vogliono la pace, turchi e azeri la guerra.
Consiglio per la comunità armena di Roma