E’ in libreria la nuova edizione di “I quaranta giorni del Mussa Dagh” con la prefazione di Antonia Arslan

I QUARANTA GIORNI DEL MUSSA DAGH
Traduzione di Cristina Baseggio ed Elena Broseghini
Prefazione di Antonia Arslan

Primavera 1915, nei pressi di Antiochia, Impero ottomano. Gabriel Bagradian, un armeno da tempo stabilitosi all’estero, è in visita nel villaggio natale con la moglie francese e il figlioletto quando il governo ottomano dà inizio alla deportazione e allo sterminio del suo popolo. Le comunità che abitano alle pendici del monte Mussa Dagh decidono di combattere. Gabriel Bagradian, l’intellettuale che ha studiato alla Sorbona, si trova così, quasi per caso, a guidare l’eroica resistenza di alcune migliaia di armeni asserragliati sulla “Montagna di Mosè”. Grande poema corale brulicante di personaggi indimenticabili, “I quaranta giorni del Mussa Dagh”, pubblicato nel 1933, fece conoscere al mondo il feroce sterminio del popolo armeno. Basato su una ricchissima documentazione storica, è soprattutto un romanzo epico e drammatico, una vibrata, profetica denuncia di tutti i genocidi della storia e un inno alla determinazione dell’uomo e alla sua capacità di resistere. Prefazione di Antonia Arslan.

Novità in Libreria: Il Calice Frantumato di Arthur Alexanian

Il Calice Frantumato è fatto di memorie che Arthur Alexanian dedica al padre Boghos. L’autore affianca delicatamente il precedente romanzo Il bambino e i venti d’Armenia. Boghos, il personaggio principale rappresenta il prototipo dell’uomo spostato dalle proprie terre, l’armeno scampato al genocidio, che ha trovato la Francia come sponda. Arthur, figlio di Boghos è la prima generazione nata in Francia da genitori armeni che riesce ad aprire una finestra sul padre, diventando una delle voci narranti del libro; lo segue nelle ambizioni e desideri in un viaggio di vita. Questa condizione umana che unisce padre e figlio come in un arcobaleno, non ha fine. Questa storia rappresenta l’eterna condizione umana.

Novità in libreria: NERSĒS ŠNORHALI, Con fede ti confesso.

NERSĒS ŠNORHALI, Con fede ti confesso. Ventiquattro preghiere, Introduzione, traduzione e commento a cura di Matteo CRIMELLA, Prefazione di Boghos Levon
ZEKIYAN (Padri orientali), Qiqajon, Magnano (BI) 2021, pp. 194, € 20.
Il volume intende far conoscere al pubblico italiano le Ventiquattro preghiere di Nersēs Šnorhali, per secoli vero e proprio manuale di orazione del popolo armeno.
Il libro consta di tre parti: un’introduzione (pp. 11-40), il testo delle ventiquattro preghiere (pp. 41-91), il commento teologico (pp. 93-190).
Nell’introduzione viene presentata la figura di Nersēs Šnorhali (1100/2 1173) nel contesto del suo tempo, ovverosia il momento in cui viene a formarsi il regno di Cilicia. Particolare risalto è dato alla discussione fra gli armeni e i greci, cioè fra Nersēs Šnorhali e l’imperatore Emanuele Comneno (e il suo teologo Theorianos). Alcuni passi della corrispondenza fra i due sono tradotti, così da rendere conto, con documenti di prima mano, del livello della discussione, incentrata su questioni cristologiche, ma riguardante pure usanze e tradizioni ecclesiali. V’è poi un’introduzione storico-letteraria alle Ventiquattro preghiere di Nersēs Šnorhali. Il testo delle preghiere affianca l’originale armeno (seguendo l’edizione dei Mechitaristi) e la versione italiana. La traduzione è volutamente abbastanza letterale, nello sforzo di rendere il più possibile la ricchezza dell’originale armeno.
V’è poi il commento ad ogni strofa, quasi parola per parola. L’intuizione di fondo è la seguente: Nerses non cita mai né la Scrittura, né la liturgia, ma allude in continuazione sia alla Scrittura, sia al patrimonio liturgico della Chiesa cui appartiene. Concordanze alla mano il commentatore ha intenso mostrare il mondo che sta dietro il testo di Nersēs Šnorhali. I riferimenti alla Bibbia armena sono stati esplicitati e i passi sono stati tradotti abbastanza letteralmente; anche le allusioni alla grande tradizione liturgica sono state chiarificate, così che il lettore italiano (che solitamente non conosce la liturgia armena) possa cogliere i nessi fra il testo di Nersēs e il patrimonio eucologico. Le ventiquattro preghiere di Nersēs Šnorhali appaiono essere un vero e proprio tessuto composto dalla trama della Bibbia con l’ordito della liturgia e mostrano la loro immensa ricchezza, la quale riflette la statura teologica e spirituale del loro autore, uno dei giganti della spiritualità armena


PREFAZIONE
La traduzione e il commento che l’amico don Matteo Crimella porge oggi al pubblico italiano della grande preghiera, in ventiquattro strofe, di san Nersēs Šnorhali, catholicos ed esimio dottore della chiesa armena, nella sua semplicità e profondità di significati, nella sua unzione e trasparenza di un’esperienza mistica per quanto sublime altrettanto accessibile a tutti i fedeli, è uno dei capolavori della letteratura spirituale cristiana. Tradotta in non meno di trentasei lingue, sparse sull’intero pianeta, e pubblicata in numerose edizioni, essa ha avuto, a seconda dei tempi, una notevole diffusione in diversi ambienti culturali oltre ai paesi dell’Europa occidentale. Quanto al suo congenito ambiente armeno, questa preghiera faceva parte fino a tempi recenti – praticamente fino alla grande convulsione delle patrie
tradizioni e abitudini provocata dal genocidio del Metz Yeghern nel 1915 – della devozione quotidiana dei credenti armeni: moltissimi la conoscevano a memoria, per intero o in buona sua parte.
L’importanza e la singolare grandezza di san Nersēs Šnorhali deriva anzitutto dalla profonda originalità della sua spiritualità, che si è espressa nella più assoluta semplicità, ma al tempo stesso con una forza di risonanza quasi travolgente, tanto nella vita interiore del santo quanto nei suoi comportamenti pubblici come monaco, presbitero, vardapet (dignità gerarchica particolare nella chiesa armena, riconosciuta ai presbiteri celibi rivestiti del ruolo di “maestri di teologia”), vescovo e infine catholicos (la dignità gerarchica suprema nella chiesa armena). Originalità che è attestata altresì da tanti episodi, simili ai fioretti del Poverello d’Assisi, tramandati  dalla devozione popolare e trascritti dai discepoli e ammiratori più fedeli del santo, come nel caso di san Francesco. Il carisma, quasi irripetibile, che Šnorhali rappresenta nel firmamento della santità e della dottrina cristiana universale deriva al tempo stesso dal fatto che abbiamo in lui un precursore assoluto del movimento ecume nico contemporaneo, di cui san Paolo VI non esitava ad affermare espressamente che è “una cosa nuova” nella vita della chiesa1.
Infatti lo sforzo sublime in cui Nersēs Šnorhali s’impiegò, avendo come interlocutore il grande imperatore bizantino Manuele Comneno (1143-1180), offre il modello e le linee “direttrici” fondamentali, come si esprimeva un grande studioso della storia della chiesa armena,il mechitarista padre Paolo Ananian, di ogni eventuale unione fra le chiese. Di lui scriveva infatti l’Ananian che, nonostante il mancato compimento dell’obiettivo di unione con i greci, egli “tracciò, pur
tuttavia, le direttrici di un’unione ecclesiastica, che rimarranno per sempre valide”2.
Il nocciolo della questione può essere riassunto nella seguentefrase: la medesima fede cristiana può essere espressa in varie formulazioni secondo categorie concettuali diverse, purché quelle categorie siano chiaramente definite nella loro portata filosofica e teologica, per esprimere la sostanza della fede che si vuole tradurre nel linguaggio umano. Tale principio suppone una coscienza profonda, raramente evidenziata nella storia cristiana, della fragilità e della convenzionalità del linguaggio umano, coscienza e consapevolezza che Šnorhali aveva ereditato e interiormente assimilato dal suo modello e maestro di santità e di dottrina, san Gregorio di Narek, elevato da papa Francesco alla dignità di dottore universale della chiesa cattolica. Infatti, è uno dei punti cruciali della mistica narekiana il
“naufragio”, inevitabile, del linguaggio umano, per cui di Dio non 1 Citato da G. Pattaro, Corso di teologia dell’ecumenismo, Queriniana, Brescia 1985,
p. 4.2 P. Ananian, s.v. “Narsete IV Klajetzi”, in Bibliotheca sanctorum IX, Città Nuova, Roma 1967, coll. 746-759. possiamo né dire né non dire, ma di fronte alla sua inaccessibile grandezza cadiamo per terra privi di parole e “ammutoliti”. Ancora una volta è giocoforza pensare al Poverello d’Assisi che, nell’ultima fase della sua vita, si prostrava a terra sul monte della Verna escla mando continuamente: Deus meus, quis es tu et quis sum ego?,
“Dio mio, chi sei tu e chi sono io?”.
Mi congratulo di cuore con don Matteo Crimella per questo lavoro di traduzione e commento assai utile, con l’auspicio che il devoto e pio lettore trovi in questa semplice ma sublime preghiera un denso nutrimento per la sua vita spirituale.
✠ Boghos Levon Zekiyan
arcieparca degli armeni cattolici
di Istanbul e di Turchia
delegato pontificio
per la congregazione mechitarista

Novità editoriale: PALLOTTOLE E PETROLIO di Emanuele Aliprandi

Il 27 settembre 2020 l’Azerbaigian, con il supporto logistico della Turchia e l’impiego di mercenari jihadisti provenienti dalla Siria, attaccava la piccola repubblica armena de facto dell’Artsakh (Nagorno Karabakh).

Quarantaquattro giorni di violenti combattimenti e bombardamenti, un accordo di tregua mediato dalla Russia a novembre, la vittoria per il regime di Aliyev e la pesante sconfitta armena. Un dopoguerra ancora turbolento tra violazioni dell’accordo, prigionieri di guerra armeni non riconsegnati e problemi di confine tra le due ex repubbliche sovietiche.

Ancora una volta nel contenzioso su questo fazzoletto di terra nel Caucaso meridionale la diplomazia cede il passo alle armi.

Intrecci geopolitici, l’ombra inquietante della Turchia di Erdogan, questioni energetiche che toccano da vicino anche l’Italia, exit strategy mancate e future vie d’uscita alla ricerca di una pace ancora lontana.

Preceduta da una breve disamina storica e giuridica della questione, la cronaca drammatica di un conflitto che riguarda da vicino l’Italia molto più di quanto potrebbe apparentemente sembrare.


Emanuele Aliprandi da anni studia la questione armena e in particolare il caso del Nagorno Karabakh.

Su tale tema ha tra l’altro pubblicato “Le ragioni del Karabakh” (2010).


Un libro che non può mancare nelle nostre librerie! Si acquista direttamente su AMAZON

€ 15,00 (194 pagine)

PALLOTTOLE E PETROLIO: Il conflitto del Nagorno Karabakh (Artsakh) e la nuova guerra che ha infiammato il Caucaso. I rischi per l’Italia e il fattore energetico. Exit strategy mancate e ipotesi per un futuro di pace

di Emanuele Aliprandi | 24 apr. 2021

Novità in libreria: “Il viaggio in Armenia: Dall’antichità ai nostri giorni”

“Il viaggio in Armenia: Dall’antichità ai nostri giorni”

Aldo Ferrari    Università Ca’ Foscari Venezia, Italia

Sona Haroutyunian    Università Ca’ Foscari Venezia, Italia

Paolo Lucca    Università Caʼ Foscari Venezia, Italia

PDF 

ABSTRACT

Il volume raccoglie saggi di studiosi di diversa estrazione dedicati alle narrazioni che visitatori, mercanti, missionari e viaggiatori di varie epoche e provenienze hanno dedicato all’Armenia, alla sua storia, alla sua cultura. Attraverso l’analisi di fonti primarie e documenti inediti, il tema del viaggio in Armenia è affrontato in prospettiva storica, storico-artistica, religiosa, filologica e letteraria, coprendo un periodo di quasi mille anni.

Il volume è liberamente scaricabile a questo indirizzo:   https://edizionicafoscari.unive.it/it/edizioni4/libri/978-88-6969-498-5/.

Novità in Libreria: Armenia, Caucaso e Asia Centrale Ricerche 2021

Il volume intende rappresentare le principali linee di ricerca sviluppate in ambito accademico italiano da studiosi nazionali e internazionali sulle aree caucasica e centro-asiatica. In questa prospettiva, il volume presenta una serie di saggi che traggono spunto da interventi effettuati nell’ambito dei principali appuntamenti annuali incentrati sull’area: il Convegno annuale dell’Associazione per lo Studio in Italia dell’Asia centrale e del Caucaso (ASIAC) e la XIV Giornata di Studi Armeni e Caucasici. Per sua natura, il volume ospita dunque contributi di differente matrice disciplinare, che spaziano da studi di carattere storico e filologico fino a studi di taglio linguistico, letterario e politologico.

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Auguri di Buon Natale e Felice 2022

L’Eco della Vita

Un bambino e suo padre andavano a passeggio tra le montagne… All’improvviso il bambino incespicò, e cadendo urlò:Ahiaaaaaaaa!!

Con sua grande sorpresa il bimbo sentì una voce giungere dalle montagne che ripeteva: Ahiaaaaaaaa!!

Incuriosito egli chiese: “Tu chi sei? E ricevette la risposta: Tu chi sei?

Arrabbiato da quella risposta egli urlò: Vigliacco E ricevette la risposta: Vigliacco

Allora il bambino guardò suo padre e gli chiese: “Cosa succede?”

Il padre gli sorrise e rispose:”Figlio mio, ascolta bene e stai attento:”  L’uomo gridò: “Tu sei un campione”. La voce rispose: “Tu sei un campione”.

L’uomo gridò di nuovo: “ti voglio bene”. La voce rispose: “ti voglio bene”.

Il figlio era meravigliato ma non capiva ancora.

Allora il padre gli spiegò: “La gente lo chiama  ECO ma in realtà è la VITA.

La Vita ti restituisce quello che tu dici o fai. Non è altro che il riflesso delle nostre azioni.

Se tu desideri più amore nel mondo, crea più amore intorno a te;

Se desideri la felicità, dona felicità a quelli che ti circondano.

Se desideri un sorriso nell’anima, dona un sorriso all’anima di quanti conosci.

Se vuoi rispetto, rispetta gli altri per primo.

La Vita non fa altro che restituirti ciò che tu hai dato ad essa.

Sinceri auguri di

BUON ANNO

NUOVA AGGRESSIONE MILITARE AZERA CONTRO L’ARMENIA – COMUNICATO

CONDANNIAMO LA NUOVA AGGRESSIONE MILITARE AZERA CONTRO L’ARMENIA

APPELLO DEL GRUPPO PROMOTORE DEL COORDINAMENTO DELLE ASSOCIAZIONI E ORGANIZZAZIONI ARMENE IN ITALIA

Oggi, alle ore 13,00 locali le forze armate dell’Azerbaigian hanno attaccato la Repubblica di Armenia, sono penetrate  nel territorio sovrano armeno, attualmente occupano circa 41 km quadrati e hanno causato più di 15 morti, ci sono numerosi feriti e almeno 12 ostaggi.

Dallo scorso mese di maggio centinaia di soldati azeri stanno occupando porzioni di territorio sovrano internazionalmente riconosciuto di uno Stato membro delle Nazioni Unite. Le truppe azere sparano sui villaggi di confine, rubano bestiame, avvelenano sorgenti, mettono in atto provocazioni sia nel territorio della Repubblica di Armenia che in quello dell’Artsakh (Nagorno Karabakh).

Alla luce dei nuovi drammatici sviluppi:

–        Chiediamo che le istituzioni italiane si adoperino per esercitare, in quanto l’Italia è Paese membro del Gruppo di Minsk, ogni azione  utile a fermare l’aggressione militare dell’Azerbaigian;

–        Auspichiamo iniziative parlamentari di sostegno e solidarietà alla repubblica di Armenia e al popolo armeno;

–        Condanniamo l’attività di lobbying di alcuni membri del parlamento che in diverse sedi in Italia sostengono senza scrupoli  il regime dell’Azerbaigian (Paese che secondo RSF è al 168° posto su 180 nazioni nella classifica del Freedom world press sulla libertà di informazione).

L’Armenia vuole la pace, l’Azerbaigian vuole l’Armenia.

 

Gruppo Promotore Coordinamento Associazioni e Organizzazioni Armene in Italia

COMUNICATO STAMPA: UN ANNO DOPO. LA GUERRA IN NAGORNO KARABAKH È L’11 SETTEMBRE DEGLI ARMENI

 

Il 27 settembre 2020, forze turche e azere con il supporto di mercenari jihadisti tagliagole hanno sferrato un attacco congiunto contro la repubblica armena del Nagorno Karabakh (Artsakh).

Al termine di 44 giorni di guerra e di indiscriminati bombardamenti sulla popolazione civile di Stepanakert e degli altri insediamenti civili, è stato firmato il 9 novembre un armistizio che ha sancito la vittoria militare azera e la occupazione militare di quasi tutto il territorio sia dentro i confini dell’oblast di epoca sovietica che nei territori circostanti.

Per gli armeni di tutto il mondo, l’aggressione azera simboleggia un undici settembre di dimensioni ancor più gravi in termini di perdite umane e materiali.

 

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” nel ricordare le migliaia di vittime civili e militari causate dalla guerra azera sottolinea che:

  • Il regime dell’Azerbaigian persevera in una politica di odio nei confronti dell’Armenia come ripetutamente evidenziato nei discorsi ufficiali del suo presidente Aliyev;
  • La popolazione armena continua ad essere continuamente minacciata e provocata dai soldati azeri nonostante il dispiegamento di un contingente di forze di pace russo:
  • Le ambizioni dell’Azerbaigian si sono progressivamente spostate sulla repubblica di Armenia nel cui territorio da oltre cinque mesi sono entrate centinaia di soldati azeri per ridisegnare i confini secondo la volontà del dittatore Aliyev.

 

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma”fa appello alle istituzioni, alla politica e ai media italiani chiedendo che:

  • La repubblica italiana si attivi in tutte le sedi per l’immediato rilascio delle decine di prigionieri di guerra armeni ancora trattenuti nelle carceri azere in dispregio dell’accordo di tregua del 9 novembre e delle convenzioni internazionali;
  • Venga riconosciuto il diritto della popolazione armena del Nagorno Karabakh (Artsakh) a vivere in pace nella propria terra;
  • Sia riconosciuto dunque il diritto all’autodeterminazione della regione entro in confini dell’oblast sovietica attesa che la convivenza entro lo Stato dell’Azerbaigian è di fatto impossibile.
  • Siano attivati tutti i mezzi possibili per la preservazione del patrimonio storico, artistico e religioso armeno nei territori occupati dall’Azerbaigian favorendo in primo luogo la missione Unesco per la verifica dello stato di conservazione dei monumenti armeni molti dei quali purtroppo già distrutti o vandalizzati.

CONSIGLIO PER COMUNITA’ ARMENA DI ROMA

www.comunitaarmena.it

TRENTA ANNI DI INDIPENDENZA ARMENA MA UN CUORE FERITO DAL DOLORE

COMUNICATO STAMPA
TRENTA ANNI DI INDIPENDENZA ARMENA MA UN CUORE FERITO DAL DOLORE

Trenta anni or sono, 21 settembre 1991, la repubblica di Armenia diventava indipendente. Un traguardo importante nella storia della giovane democrazia nata dall’esperienza sovietica.
Il “Consiglio per la comunità armena di Roma”, pur conscio dell’importanza di tale traguardo, ha tuttavia deciso di non organizzare iniziative, neppure sui canali social, per festeggiare la ricorrenza.
Troppo grande è, infatti, il dolore per le conseguenze disastrose della guerra scatenata dai turco-azeri-jihadisti contro la piccola repubblica armena del Nagorno Karabakh-Artsakh di cui il prossimo 27 settembre ricorrerà proprio il primo anniversario dell’inizio delle ostilità.
“Le migliaia di caduti, le immani distruzioni, la perdita dei territori e di città simbolo come Hadrut e Shushi, le decine di soldati armeni ancora detenuti a Baku ma soprattutto, la perdurante ostilità della dittatura azera contro la popolazione armena non ci permettono di guardare al trentennale dell’indipendenza armena con sufficiente serenità” riferisce una nota del Consiglio per la comunità armena di Roma pubblicata su suoi canali comunicativi.

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA