Da oggi nelle librerie: L’uccello blu di Erzerum di Ian Manook

Titolo originale: L’Oiseau bleu d’Erzeroum
Collana: Le strade
Numero collana: 504
Pagine: 520
Codice ISBN:
9791259670885
Prezzo cartaceo: € 20
Data pubblicazione: 21-04-2022

Ian Manook, autore della trilogia di Yeruldelgger, racconta la storia della sua famiglia scampata al genocidio armeno in un’indimenticabile saga carica di umanità e dal grande afflato epico, sulla quale soffia, furioso, il vento della Storia.

1915, non lontano da Erzerum, nell’Armenia turca: Araxie ha dieci anni quando, sotto ai suoi occhi, tre predoni curdi uccidono la madre e feriscono la sorellina Haïganouch, che perde la vista. Salvate dai miliziani armeni, le due piccole vengono ospitate dai loro parenti, ma per breve tempo: comincia infatti la deportazione degli armeni che, a Erzerum come altrove, sono costretti a rinunciare ai loro beni e ad abbandonare la loro terra. Deportate nel deserto di Deir ez-Zor e condannate a una morte atroce, le bambine riescono a salvarsi grazie a una vecchia insegnante che le prende sotto la sua ala. Quando poi un medico le compra come schiave per la figlia, le priva della libertà ma permette loro di sfuggire a una fine ineluttabile. Ma la Storia le getta ancora una volta nel caos: separate e spinte verso due capi del mondo opposti, Araxie e Haïganouch sopravvivranno alle guerre e ai tradimenti di un secolo crudele? Troveranno finalmente la pace?

Muovendo dal racconto dell’infanzia della nonna, Manook tratteggia la tragica e appassionante odissea di due sorelle in fuga: uno struggente ritratto dei bambini della diaspora armena al quale fa da contorno una galleria di personaggi desiderosi di sottrarsi alla follia degli uomini.

«Una storia avventurosa e travolgente di sangue, di lacrime – di tante lacrime… – e di riscossa, terribile e dolcissima».
Antonia Arslan

«Ricco di colpi di scena, questo romanzo mozzafiato ti riporta indietro nel tempo… Ian Manook dipinge un ritratto vivido e toccante della diaspora armena».
«Le Courrier»

«Ian Manook firma il romanzo terribile e magnifico sui sopravvissuti al genocidio armeno. Da leggere assolutamente».
«Valeurs actuelles»

«Un grande romanzo d’avventura che si unisce a una storia commovente».
«Paris Match»

«Un romanzo affascinante dedicato al destino di due ragazze orfane».
«La Croix»

 

Novità in Libreria: Storia di Vardan e compagni martiri

La Storia di Eliseo è un’opera poliedrica in cui convivono molteplici generi letterari. È la principale fonte storica per ricostruire gli eventi bellici del 451, che videro gli Armeni scendere in campo contro i Persiani per difendere la propria fede cristiana dalle imposizioni zoroastriane. È anche opera agiografica, che immortala il martirio di san Vardan e dei suoi compagni. È opera teologica, ricca di professioni di fede e formule cristologiche. È opera apologetica, che ci restituisce stralci delle controversie cristiane contro i zoroastriani. Ed è anche un’opera segnata da passaggi di intenso afflato lirico. Il volume fa parte dell’Opera Omnia di Eliseo.
Accanto al capolavoro principale il volume contiene scritti minori, alcuni dei quali tradotti per la prima volta in una lingua occidentale, che appartengono all’esperienza monastica dell’autore, che rivestono un interesse notevole non solo per la disciplina canonica e la storia del monachesimo, ma anche per alcuni importanti passaggi teologici.
Per la prima volta al mondo La Storia di Vardan e le altre opere di Eliseo sono riprodotte nel testo critico armeno con traduzione in una lingua moderna (nel nostro caso l’italiano) a fronte.
Introduzione, traduzione e note di Riccardo Pane.

https://www.edizionistudiodomenicano.it/prodotto/storia-di-vardan-e-compagni-martiri/

 VENEZIA – dal 23 aprile – PADIGLIONE DELL’ ARMENIA 59esima Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia Andrius Arutiunian GHAR!B ֊ ՂԱՐԻԲ

PADIGLIONE DELL’ ARMENIA
59esima Esposizione Internazionale d’Arte
La Biennale di Venezia
Andrius Arutiunian
GHAR!B ֊ ՂԱՐԻԲ
23 Aprile ֊ 27 Novembre, 2022
Castello 2125, Campo Tana, Venezia

 


Comunicato Stampa “107°ANNIVERSARIO DEL GENOCIDIO DEL POPOLO ARMENO”

 

24 APRILE 1915 – 24 APRILE 2022

107°ANNIVERSARIO DEL GENOCIDIO DEL POPOLO ARMENO

Anche quest’anno, il 24 aprile, noi, italiani di origine armena ed armeni in Italia, uniti in un’unica voce con le organizzazioni che ci rappresentano, facciamo memoria del Genocidio subito dagli armeni nel 1915 ad opera dell’Impero ottomano.

In un contesto internazionale quale quello attuale, così segnato da instabilità ed incertezza, ci rivolgiamo ai cittadini, ai media e alle Istituzioni sentendo il dovere di un impegno che si rinnova: non solo nel rievocare la tragedia che ha travolto il destino del popolo armeno 107 anni fa ma anche nel richiamare le urgenze e le sfide che quel ricordo, ancora da troppi ignorato, impone oggi sul presente.

È prima di tutto una sfida di conoscenza, per non fermarsi a un uso retorico della memoria. Occorre invece approfondire le complessità del passato per comprendere che l’annientamento di un popolo e della sua identità è un dramma che ci riguarda davvero tutti e, al contempo, ci porta a riscoprire la ricchezza che la cultura armena è ancora in grado di offrire.

È una sfida di coraggio, per leggere le conflittualità del presente ed affrontarle senza timori, avendo ben in mente la drammatica lezione del passato, coscienti che la posta in gioco è il nostro futuro, con i suoi valori di integrazione e difesa della propria identità. Per noi, che siamo orgogliosamente anche cittadini italiani, essi sono la vera eredità che proviene da chi ci ha preceduto e possono diventare un patrimonio da condividere con la nazione in cui abbiamo scelto di vivere.

È un impegno contro le spinte alla sopraffazione e alla rimozione della memoria dei fatti, che ancora oggi affiorano e minacciano l’esistenza stessa della nazione armena, soprattutto dopo l’aggressione militare dell’Azerbaigian contro la Repubblica di Artsakh (Nagorno Karabakh) di un anno e mezzo fa, l’assordante silenzio della comunità internazionale che ne è seguito, i criminali tentativi di cancellare ogni traccia di cultura armena nelle zone occupate, e le recenti, gravi violazioni del cessate il fuoco ai danni degli armeni, approfittando del drammatico conflitto in corso in Ucraina.

È la vera lezione della Memoria, quella che dal passato ci apre gli occhi sul presente, ci aiuta ad essere responsabili del nostro futuro, e, soprattutto, vigili sui pericoli cui i singoli e le comunità sono esposti quando non sono riconosciuti i loro diritti fondamentali.

Ecco, allora, il nostro compito di cittadini europei: non restare schiacciati sotto il peso delle nostre paure, indifferenze, apatie e disillusioni ma diventare riferimenti credibili e concreti per prevenire nuovi odi e combattere con le armi della conoscenza e della verità i persistenti tentativi di rimozione e di manipolazione della Storia.

24 aprile Per non dimenticare.

Unione Armeni d’Italia

Associazione Assoarmeni (Roma)

Associazione Casa di Cristallo (Padova)

Associazione Italiarmenia (Padova)

AGBU Milan

Casa Armena – Hay Dun  (Milano)

Comunità Armena – Calabria

Comunità Armena – Napoli

Consiglio per la comunità armena di Roma

Unione Talenti Armeni d’Italia

MILANO – VENEZIA – PADOVA – ROMA- LUINO – 24 aprile – Funzioni religiose in memoria del 107° del Genocidio Armeno

MILANO

Ore 11:00 Liturgia dedicata ai Santi Martiri del genocidio Armeno,

Chiesa armena di via Jommelli.

Ore 14.00 Cerimonia di intercessione davanti al khachkar di piazza S. Ambrogio


PADOVA

Alle 11:00 – Chiesa di S. Andrea

Liturgia in rito armeno in memoria dei martiri del Genocidio degli Armeni

officiata dai Padri della Congregazione Mechitarista dell’isola di San Lazzaro degli Armeni di Venezia


VENEZIA

Ore 11.00, Isola di S.Lazzaro degli armeni

Messa Solenne commemorazione dei martiri del genocidio.


>> ROMA – 24 aprile 2022 – ore 11.00 – Messa in occasione del 107° anniversario del Genocidio Armeno


LUINO

Sabato 30 aprile 0re 18.00  chiesa Prepositurale SS.Pietro e Paolo – piazza Giovanni XXIII,

Liturgia dedicata ai Santi Martiri del Genocidio degli armeni, celebrata da P. Tyrair Hakobyan.

IL GAS DI ALIYEV CHE PIACE TANTO…

La popolazione armena del Nagorno Karabakh, al buio, senza gas e in difficoltà da sei giorni.

Viviamo tempi difficili con l’ennesima guerra che insanguina il mondo.
E tuttavia questo nuovo bagno di sangue non frena certi dittatori dal continuare a perseguire la strada della violenza e della minaccia contro i “nemici”, contro l’inerme popolazione.

Per nulla scottato dal voto quasi unanime del Parlamento europeo che lo scorso 10 marzo ha votato una risoluzione a favore della protezione del patrimonio culturale armeno nei territori del Nagorno Karabakh (Artsakh) ora occupati dagli azeri dopo la guerra da loro scatenata nell’autunno 2020, il presidente dell’Azerbaigian, Aliyev sta di nuovo alzando la tensione nella regione.

Negli ultimi giorni si intensificano le violazioni del cessate-il-fuoco con colpi anche di mortaio da 120 mm contro i pacifici insediamenti armeni che hanno portato al ferimento di alcuni civili.

DA SEI GIORNI L’INTERO NAGORNO KARABAKH E’ SENZA GAS perché la condotta che arriva dall’Armenia è stata interrotta in un tratto sotto controllo azero e i soldati delregime azeroimpediscono ai tecnici di riparare quello che potrebbe essere un guasto o più probabilmenteun sabotaggio intenzionale.

Oltre centomila persone vivono senza riscaldamento (con temperature che in questo periodo sono abbondantemente sotto lo zero), senza possibilità di cucinare e di usare acqua calda per lavarsi.

Un nuovo crimine del dittatore azero (ricordiamo sempre che l’Azerbaigian è al 168° posto su 180 nazioni nella classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di informazione nel mondo) che si fa forte del suo tesoro energetico specie in questi tempi di crisi.

Ora va bene fare affari anche con i peggiori regimi, ma dimenticare e calpestarei diritti dell’uomo, i valori della democrazia, il rispetto per le persone, in nome del commercio non può essere accettato.

Ci appelliamo alle istituzioni italianeperché facciano pressione sull’Azerbaigian e venga immediatamente ripristinato il diritto degli armeni a scaldarsi, mangiare e lavarsi, il diritto di vivere. In pace.

 

P.S. Ci domandiamo se il Dr. Antonio Stango, nella sua veste di Presidente della “Federazione italiana diritti umani- Comitato Helsinki”, sempre così “sensibile” verso l’Azerbaigian, ritenga questa volta opportuno intervenire nei confronti del regime azero per la violazione dei diritti della popolazione del Nagorno Karabakh

Il Parlamento Europeo vota una risoluzione di condanna per la distruzione del patrimonio culturale armeno in Nagorno Karabakh. L’Azerbaigian sta commettendo un Genocidio culturale

Vai al sito del Parlamento Europeo QUI

Parlamento europeo

2019-2024

 

TESTI APPROVATI

 

P9_TA(2022)0080

Distruzione del patrimonio culturale nel Nagorno-Karabakh

PE719.421

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2022 sulla distruzione del patrimonio culturale nel Nagorno-Karabakh(2022/2582(RSP))

Il Parlamento europeo,

–       viste le sue precedenti risoluzioni sull’Armenia e l’Azerbaigian,

–       vista la sua risoluzione del 16 febbraio 2006 sul patrimonio culturale in Azerbaigian[1],

–       vista la sua risoluzione del 17 febbraio 2022 sull’attuazione della politica estera e di sicurezza comune – relazione annuale 2021[2],

–       vista la dichiarazione comune rilasciata il 9 dicembre 2021 dalla presidente della delegazione per le relazioni con il Caucaso meridionale, dal relatore permanente del Parlamento europeo sull’Armenia e dal relatore permanente del Parlamento europeo sull’Azerbaigian sulle ordinanze emanate dalla Corte internazionale di giustizia il 7 dicembre 2021 nelle cause tra Armenia e Azerbaigian,

–       viste le relazioni della commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) del Consiglio d’Europa,

–       vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 18 marzo 2020, dal titolo “La politica del partenariato orientale dopo il 2020: rafforzare la resilienza – Un partenariato orientale vantaggioso per tutti” (JOIN(2020)0007),

–       visto il piano economico e di investimenti per i paesi del partenariato orientale,

–       vista la dichiarazione rilasciata dai copresidenti del gruppo di Minsk dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) l’11 novembre 2021, in cui ribadiscono l’importanza di proteggere i siti storici e culturali nella regione,

–       vista le ordinanze emanate il 7 dicembre 2021 dalla Corte internazionale di giustizia,

–       viste le conclusioni del Consiglio, del 21 giugno 2021, sull’approccio dell’UE al patrimonio culturale nei conflitti e nelle crisi,

–       vista la convenzione dell’UNESCO concernente la protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale del 16 novembre 1972,

–       vista la dichiarazione dell’UNESCO, del 17 ottobre 2003, sulla distruzione intenzionale del patrimonio culturale,

–       visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici del 16 dicembre 1966,

–       viste la Convenzione culturale europea, la Convenzione europea riveduta per la protezione del patrimonio archeologico e la Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali, di cui l’Armenia e l’Azerbaigian sono parti,

–       visti la Convenzione dell’Aia del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, di cui l’Armenia e l’Azerbaigian sono parti, e il relativo protocollo, applicabile ai territori occupati, nonché il secondo protocollo sulla protezione rafforzata dei beni culturali, che vieta “qualsiasi alterazione o modifica di uso dei beni culturali con lo scopo di celare o distruggere reperti culturali, storici o di valore scientifico”,

–       vista la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 10 dicembre 1948,

–       vista la Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale del 21 dicembre 1965,

–       visti l’articolo 144, paragrafo 5, e l’articolo 132, paragrafo 4, del suo regolamento,

  1. considerando che la distruzione o la dissacrazione di qualsiasi monumento o bene appartenente al patrimonio culturale, religioso o nazionale viola i principi dell’Unione europea;
  2. considerando che 1 456 monumenti, principalmente armeni, sono passati sotto il controllo dell’Azerbaigian dopo il cessate il fuoco del 9 novembre 2020; che durante la guerra del 2020 l’Azerbaigian ha deliberatamente provocato ingenti danni al patrimonio culturale armeno, in particolare con il bombardamento della Chiesa di Gazanchi, la cattedrale di Cristo San Salvatore/Ghazanchetsots a Shusha/Shushi nonché la distruzione, la riconversione o i danni inflitti ad altre chiese e cimiteri durante e dopo il conflitto, come la chiesa di ZoravorSurbAstvatsatsin nei pressi della città di Mekhakavan e la chiesa di San Yeghishe vicino al villaggio di Mataghis nel Nagorno‑Karabakh; che in occasione della sua visita alla chiesa armena del XII secolo a Tsakuri il presidente Aliyev ha promesso di rimuovere le iscrizioni armene dalla chiesa;
  3. considerando che, come indicato nella dichiarazione dell’UNESCO del 2003 sulla distruzione intenzionale del patrimonio culturale, quest’ultimo costituisce un elemento importante dell’identità culturale delle comunità, dei gruppi e degli individui, nonché della coesione sociale, cosicché la sua distruzione intenzionale può avere conseguenze negative per la dignità umana e i diritti umani;
  4. considerando che la distruzione di siti, manufatti e oggetti del patrimonio culturale contribuisce all’inasprimento delle ostilità, dell’odio reciproco e dei pregiudizi razziali tra le società e al loro interno;
  5. considerando che il rispetto delle minoranze, compresa la tutela del loro patrimonio culturale, è parte integrante della politica europea di vicinato; che la politica europea di vicinato mira a istituire un partenariato con l’Armenia e l’Azerbaigian sulla base di valori comuni;
  6. considerando che il più recente conflitto armato nel Nagorno-Karabakh e nelle zone limitrofe si è concluso a seguito di un accordo su un cessate il fuoco integrale nel Nagorno-Karabakh e dintorni tra Armenia, Azerbaigian e Russia, firmato il 9 novembre 2020 ed entrato in vigore il 10 novembre 2020;
  7. considerando che il Nagorno-Karabakh ospita numerose chiese, moschee, khachkar (cippi funerari) e cimiteri;
  8. considerando che il 7 dicembre 2021 la Corte internazionale di giustizia ha disposto nella sua ordinanza che l’Azerbaigian “adotta tutte le misure necessarie per prevenire e punire atti di vandalismo e dissacrazione a danno del patrimonio culturale armeno, inclusi ma non limitati a chiese e altri luoghi di culto, monumenti, punti di riferimento, cimiteri e manufatti”; che la Corte internazionale di giustizia ha ordinato all’Armenia e all’Azerbaigian di adottare “tutte le misure necessarie per prevenire l’incitamento e la promozione dell’odio razziale”; che essa ha inoltre ordinato all’Azerbaigian di “proteggere dalla violenza e dalle lesioni personali tutte le persone catturate in relazione al conflitto militare del 2020 che rimangono in stato di detenzione”; che nelle sue ordinanze la Corte internazionale di giustizia ha sancito che “entrambe le parti si astengono da qualsiasi azione che possa aggravare o estendere la controversia dinanzi alla Corte o rendere più difficile la risoluzione”;
  9. considerando che l’UNESCO ha ribadito l’obbligo dei paesi di proteggere il patrimonio culturale conformemente ai termini della Convenzione dell’Aia del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato e ha proposto di condurre una missione di esperti indipendenti al fine di redigere un inventario preliminare dei beni culturali significativi come primo passo verso l’effettiva salvaguardia del patrimonio della regione;
  10. considerando che la tutela del patrimonio culturale svolge un ruolo fondamentale nel promuovere una pace duratura, favorendo la tolleranza, il dialogo interculturale e interreligioso e la comprensione reciproca, nonché la democrazia e lo sviluppo sostenibile;
  11. considerando che i beni culturali rivestono grande importanza culturale, artistica, storica e scientifica e devono essere protetti da appropriazioni illecite, deterioramento e distruzione; che le chiese e i monasteri armeni appartengono al più antico patrimonio cristiano del mondo e al patrimonio comune dell’umanità;
  12. considerando che nella causa dinanzi alla Corte internazionale di giustizia sono state formulate gravi accuse circa il coinvolgimento delle autorità azere nella distruzione di cimiteri, chiese e monumenti storici nel Nagorno-Karabakh;
  13. considerando che il prolungato conflitto ha avuto un impatto catastrofico sul patrimonio culturale del Nagorno-Karabakh e della regione; che negli ultimi 30 anni l’Azerbaigian ha causato la distruzione irreversibile del patrimonio religioso e culturale, in particolare nella Repubblica autonoma di Nakhchivan, dove sono state distrutte 89 chiese armene, 20 000 tombe e oltre 5 000 lapidi; che ciò si è verificato anche nelle precedenti zone di conflitto restituite all’Azerbaigian dall’Armenia, in particolare la distruzione e il saccheggio quasi totale di Aghdam e Fuzuli;
  14. considerando che la prima guerra del Nagorno-Karabakh ha portato al deterioramento e alla distruzione del patrimonio culturale azero, compresi i siti culturali e religiosi abbandonati dagli sfollati interni azeri nella regione; che tali siti sono stati distrutti, parzialmente distrutti, trascurati o demoliti per ottenere materiali da costruzione;
  15. considerando che il patrimonio culturale armeno nella regione del Nagorno-Karabakh si sta eliminando non solo mediante il suo deterioramento e la sua distruzione, ma anche attraverso la falsificazione della storia e i tentativi di ricollegare tale patrimonio all'”Albania caucasica”; considerando che il 3 febbraio 2022 il ministro della Cultura dell’Azerbaigian, AnarKarimov, ha annunciato l’istituzione di un gruppo di lavoro incaricato di eliminare “le tracce fittizie lasciate dagli armeni sui santuari religiosi albanesi”;
  16. condanna con forza la persistente politica dell’Azerbaigian di cancellare e negare il patrimonio culturale armeno nella zona del Nagorno-Karabakh e nelle aree limitrofe, in violazione del diritto internazionale e della recente decisione della CIG;
  17. riconosce che la cancellazione del patrimonio culturale armeno si iscrive nel quadro più ampio di una politica sistematica a livello statale promossa dalle autorità azere incentrata sull’armenofobia, il revisionismo storico e l’odio nei confronti degli armeni, che include la disumanizzazione, l’esaltazione della violenza nonché rivendicazioni territoriali nei confronti della Repubblica d’Armenia che minacciano la pace e la sicurezza nel Caucaso meridionale;
  18. sottolinea che il patrimonio culturale si compone di una dimensione universale quale testimonianza della storia indissolubilmente legata all’identità dei popoli, che la comunità internazionale deve proteggere e preservare per le generazioni future; evidenzia l’importanza del ricco patrimonio culturale della regione; esorta tutti gli Stati ad adottare le misure necessarie per garantire la salvaguardia dei siti del patrimonio culturale immateriale presenti nel territorio sotto il loro controllo; deplora il fatto che i conflitti nella regione del Nagorno-Karabakh abbiano portato alla distruzione, alla razzia e al saccheggio del patrimonio culturale comune, alimentando ulteriori diffidenze e animosità;
  19. ricorda che il revisionismo storico e la deturpazione e la distruzione del patrimonio culturale o religioso sono in contrasto con l’ordinanza della CIG del 7 dicembre 2021 e con la risoluzione del Parlamento del 20 maggio 2021[3];
  20. riconosce, al pari dell’Ufficio del procuratore della CIG, che il patrimonio culturale costituisce una testimonianza unica e importante della cultura e delle identità dei popoli, e che il degrado e la distruzione del patrimonio culturale, sia esso materiale o immateriale, rappresenta una perdita per le comunità colpite e per la comunità internazionale nel suo complesso;
  21. valuta positivamente il ruolo centrale svolto dall’UNESCO nella protezione del patrimonio culturale e nella promozione della cultura quale strumento per avvicinare le persone e favorire il dialogo;
  22. accoglie con favore la proposta dell’UNESCO di inviare una missione di esperti indipendenti e ne chiede l’invio senza indugio; sottolinea che l’Azerbaigian deve concedere un accesso senza restrizioni a tutti i siti del patrimonio culturale affinché la missione possa redigere un inventario sul campo e valutare quanto accaduto ai siti;
  23. insiste fermamente sul fatto che l’Azerbaigian debba consentire all’UNESCO di avere accesso ai siti del patrimonio culturale nei territori sotto il suo controllo, al fine di poter procedere con l’inventario e assicurare la loro protezione; esorta l’Azerbaigian a garantire che non venga eseguito alcun intervento sui siti del patrimonio armeno prima di una missione di valutazione dell’UNESCO e che gli esperti armeni e internazionali in materia di patrimonio culturale vengano preventivamente consultati nonché strettamente coinvolti durante tali interventi; chiede la piena ricostruzione di questi e di altri siti distrutti nonché un maggiore coinvolgimento della comunità internazionale, in particolare dell’UNESCO, nella protezione dei siti del patrimonio mondiale situati nella regione;
  24. invita l’UE a partecipare attivamente agli sforzi tesi a proteggere il patrimonio culturale a rischio nel Nagorno-Karabakh, in particolare ricorrendo a meccanismi atti ad agevolare la missione conoscitiva dell’UNESCO; incoraggia tutte le iniziative, comprese quelle private, a contribuire alla conservazione di tale patrimonio; suggerisce di ricorrere al Centro satellitare dell’UE (SatCen) per fornire immagini satellitari che possano contribuire a determinare le condizioni esterne del patrimonio in pericolo nella regione;
  25. evidenzia che la protezione del patrimonio storico e culturale deve essere affrontata nell’ambito del più ampio quadro di risoluzione dei conflitti tra Armenia e Azerbaigian e della definizione definitiva dello status del Nagorno-Karabakh; invita, in tale contesto, l’Azerbaigian ad abbandonare le mire massimaliste, l’approccio militaristico e le rivendicazioni territoriali nei confronti dell’Armenia e a impegnarsi in buona fede nei negoziati sotto l’egida del gruppo di Minsk dell’OSCE sullo status definitivo del Nagorno-Karabakh;
  26. sottolinea che le misure indicate nell’ordinanza della CIG del 7 dicembre 2021 devono essere adottate senza indugio; evidenzia che qualsiasi nuovo caso di distruzione o alterazione del patrimonio culturale dovrebbe essere affrontato immediatamente dalla comunità internazionale;
  27. invita l’Azerbaigian ad attuare pienamente la decisione provvisoria della CIG, in particolare “astenendosi dal sopprimere la lingua armena, distruggere il patrimonio culturale armeno o eliminare in altro modo la presenza culturale storica dell’Armenia o impedire agli armeni l’accesso a tale presenza culturale e la fruizione della stessa” nonché “ripristinando o restituendo edifici, siti, artefatti o beni del patrimonio culturale e religioso armeno”;
  28. ribadisce il suo invito all’UE a includere una clausola sulla protezione dei siti archeologici e storici nei piani d’azione che orientano il partenariato tra l’UE e l’Armenia e l’Azerbaigian, giacché entrambi i paesi fanno parte della politica europea di vicinato;
  29. sottolinea che il rispetto dei diritti delle minoranze, compreso il patrimonio storico, religioso e culturale, è un presupposto indispensabile per un’efficace attuazione della politica europea di vicinato e per la creazione di condizioni favorevoli alla riabilitazione postbellica, a un’autentica riconciliazione e a relazioni di buon vicinato tra Armenia e Azerbaigian;
  30. invita i governi dell’Azerbaigian e dell’Armenia, con il sostegno della comunità internazionale, a garantire indagini efficaci su tutte le accuse di violazione del diritto internazionale, anche per quanto riguarda la protezione del patrimonio culturale;
  31. chiede che l’UE e gli Stati membri continuino a sostenere il lavoro delle organizzazioni internazionali impegnate nella protezione del patrimonio culturale e religioso;
  32. invita l’UE e gli Stati membri a continuare a sostenere la fornitura di assistenza umanitaria urgente;
  33. chiede che l’UE e gli Stati membri sostengano le organizzazioni della società civile in Armenia e Azerbaigian che contribuiscono realmente alla riconciliazione;
  34. invita l’UE, l’UNESCO, il Consiglio d’Europa e l’OSCE a incoraggiare e sostenere congiuntamente gli sforzi tesi a salvaguardare il patrimonio culturale e religioso;
  35. chiede che la Commissione si avvalga di tutti gli strumenti disponibili per prevenire atti di vandalismo, distruzione o alterazione del patrimonio culturale nel Nagorno-Karabakh;
  36. evidenzia che gli sforzi della comunità internazionale nella salvaguardia del patrimonio culturale sono essenziali per gettare le basi per una pace duratura nella regione;
  37. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, al governo e al Presidente dell’Armenia, al governo e al Presidente dell’Azerbaigian, alla Segretaria generale dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, alla Segretaria generale del Consiglio d’Europa, alla direttrice generale dell’UNESCO e al Segretario generale delle Nazioni Unite.

 

[1]        GU C 290 E del 29.11.2006, pag. 421.

[2]        Testi approvati, P9_TA(2022)0039.

[3]        Risoluzione del Parlamento europeo del 20 maggio 2021 sui prigionieri di guerra all’indomani del più recente conflitto tra Armenia e Azerbaigian (GU C 15 del 12.1.2022, pag. 156).

Storie dei Giusti: Armeni T Wegner (GARIWO)

EPISODIO 2: ARMIN T. WEGNER

Alla scoperta di uno dei personaggi più incredibili del Novecento, che documentò il genocidio degli armeni ed ebbe persino il coraggio di scrivere una lettera a Hitler per suggerirgli di non perseguitare gli ebrei.
Pacifista, spirito libero e strenuo difensore dei diritti umani, lo scrittore Armin Wegner è riconosciuto dagli armeni come “Giusto” per essere stato uno dei primi a denunciare il dramma del loro popolo attraverso le fotografie scattate nei campi profughi della Mesopotamia. Quello stesso riconoscimento lo ha ricevuto nel 1967 anche a Gerusalemme per aver denunciato le leggi antisemite.

Non solo, durante la sua vita Armin Wegner ha raccontato e denunciato anche i crimini sovietici e scritto decine di lettere contro la guerra indirizzate ai grandi della Terra.

Ospite: Pietro Kuciukian

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Novità in Libreria: I ribelli del Mussa Dagh

Narek, quattordici anni, studia con brillante profitto ad Antiochia. Per lui, figlio di contadini, si profila un futuro diverso. Quando, senza motivo apparente, viene emarginato e poi espulso dalla scuola inizia a capire. La sua colpa? Essere armeno. Siamo in Turchia, nel 1915. Sta per iniziare uno dei più spaventosi genocidi della storia. Seguiamo le vicende di Narek, i giorni della resistenza sul monte Mussa Dagh, il crescendo di paura, lo spirito di ribellione, l’amore per la propria identità, la voglia di vivere e di gioire delle piccole cose, nonostante tutto. Postfazione di Antonia Arslan. Età di lettura: da 11 anni.