Il Vice Presidente del Parlamento Europero FABIO MASSIMO CASTALDO (m5s) con altri 51 deputati chiede all’UE di prevenire la catastrofe umanitaria in NK

(ANSA) – STRASBURGO, 11 SET – “Con una lettera a mia prima firma e cofirmata da 51 colleghi del Parlamento europeo appartenenti a sei gruppi politici diversi, abbiamo chiesto alla Presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, all’Alto Rappresentante, Josep Borrell, e al Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, di assumere una posizione chiara e netta rispetto alla situazione umanitaria in Nagorno-Karabakh”. Lo dichiara l’europarlamentare del M5S, Fabio Massimo Castaldo. “Esprimiamo la nostra forte preoccupazione per le persistenti notizie sul continuo deterioramento delle condizioni della popolazione armena residente nella regione, a causa del prolungato blocco del Corridoio Lachin imposto illegalmente dalle forze armate azere, contravvenendo all’Accordo Trilaterale siglato tra Armenia, Azerbaigian e Russia del novembre 2020. Da diversi mesi le autorità di Baku hanno schierato personale militare per bloccare l’accesso di cibo, forniture mediche e altri beni essenziali, mettendo a rischio i 120mila abitanti di etnia armena della regione”, prosegue Castaldo.
“Si tratta inequivocabilmente di crimini contro l’umanità e crediamo che la nostra Unione dovrebbe assumere una posizione di fortissima condanna al riguardo, considerando anche l’imposizione di un regime sanzionatorio nei confronti di Baku, per evitare una pulizia etnica nella regione e per garantire i presupposti per la conclusione di un accordo di pace duraturo e reciprocamente accettabile tra Armenia e Azerbaigian”, continua la nota.
“L’Unione europea deve intervenire con decisione per prevenire una catastrofe umanitaria. Le recenti pseudo-aperture al dialogo da parte di Baku non solo non convincono, ma alla luce dei crescenti movimenti di truppe verso il confine, rendono ancora più urgente più azioni politica di dissuasione per bloccare una postura che nasconde, di fatto, la volontà di occupare l’intero Nagorno-Karabakh e scacciare dalle loro terre ancestrali le popolazioni armene residenti all’interno del territorio azero”, conclude Castaldo. (ANSA).

Novità in libreria: Giustificare il Genocidio La Germania, gli Armeni e gli Ebrei da Bismark a Hitler

Il saggio di Stefan Ihrig, storico tedesco che insegna in Israele, mette in luce le connessioni, spesso ignorate, tra la storia tedesca e il Genocidio armeno perpetrato nell’Impero ottomano agli albori del Novecento. Prima, durante e dopo la sua attuazione.


Se non è più in discussione la connessione tra il Genocidio armeno, con cui si aprono i massimi orrori del XX secolo, e la Shoah ebraica, occorrevano però indagini storiche per capire l’importanza che quelle vicende di sangue della Prima guerra mondiale ebbero per la storia tedesca.

Stefan Ihrig, professore di Storia all’Università di Haifa (Israele), colma questa lacuna con un ampio e documentato saggio di agile lettura in quattro parti, di cui la terza costituisce il cuore del libro, «Dibattito sul genocidio». In essa Ihrig si dedica all’impatto che ebbero le notizie del Genocidio sui tedeschi negli anni Venti, quando sia la Germania sia la Turchia si risollevavano dai disastri del conflitto da cui uscivano sconfitti. Ihrig si concentra perciò sul Paese che era stato stretto alleato degli ottomani nella guerra, ma che si era legato a Costantinopoli fin dai tempi di Bismark.

Come scrive l’autore nell’introduzione, questo «non è un libro che intende processare la Turchia. È un libro sulla Germania e sul cammino che la condusse all’Olocausto». La Germania, infatti, non fece tesoro di queste ripercussioni. Neppure I quaranta giorni del Mussa Dagh, il capolavoro letterario di Franz Werfel sull’annientamento degli armeni, che fu straordinario monito lanciato alla vigilia dell’avvento del nazismo, fece breccia.

Ihrig dimostra che il genocidio era ampiamente noto e denunciato fin dal momento della sua commissione, in particolare proprio in Germania, la nazione che presto avrebbe costruito in modo aggressivo sul precedente turco. Nessun governo in Europa era meglio informato di Berlino di quanto avveniva tra Anatolia e Mesopotamia. I diplomatici tedeschi di stanza in Turchia sapevano fin dall’inizio delle «deportazioni» degli armeni e trasmisero molte informazioni in patria. Il resoconto assai dettagliato del missionario protestante tedesco Johannes Lepsius circolò già nel 1916 in ventimila copie e l’autore parlò delle atrocità ai parlamentari del Reichstag.

Certo, la parola «genocidio» apparve solo nel 1944 e non può essere attribuita negli anni Venti al destino degli armeni. Affermare che i funzionari tedeschi erano a conoscenza dei crimini commessi contro gli armeni ottomani non significa automaticamente affermare che fossero consapevoli del carattere genocida di questi crimini. Ihrig dimostra, tuttavia, in modo convincente, che i resoconti tedeschi dell’epoca usavano un vero e proprio «linguaggio del genocidio», descrivendo la carneficina come equivalente allo «sterminio» e all’«annientamento» di un popolo. Völkermord, cioè omicidio di popolo, anticipava il neologismo «genocidio» coniato dal giurista ebreo polacco Raphael Lemkin e circolava nei rapporti delle autorità tedesche.

L’omicidio compiuto in piena Berlino nel marzo 1921 di uno dei principali architetti del genocidio, Talat Pasha, da parte di uno studente armeno, Soghomon Tehlirian, pose la questione agli occhi dell’opinione pubblica. Lo spettacolare processo che ne seguì portò sul banco degli imputati non solo l’autore materiale dell’omicidio, ma la vittima e l’intero regime deli Giovani Turchi. Alla fine, Tehlirian fu assolto, anche se non sono chiare le motivazioni. Il dibattito sui giornali, tra negazionisti del Genocidio e filo-armeni, spesso cristiani, fu acceso. I circoli nazionalisti difesero l’alleato turco: una difesa impressionante se si pensa all’evolvere della storia tedesca di pochi anni dopo.

L’immagine che si diffuse degli armeni fu denigratoria. Benché possa sembrare strano che una nazione europea si allei con una maggioranza musulmana contro una minoranza cristiana, Ihrig ricorda che gli armeni erano visti meno in termini religiosi che in termini razziali, come costituenti un tipo distinto di essere umano. Perciò non è una coincidenza, secondo l’autore, che questo suoni familiare: il libro mette a nudo la «confluenza» tra stereotipi antisemiti tedeschi e antiarmeni.

Lo studio di Ihrig non giunge alla conclusione che i nazisti fossero semplici imitatori dei Giovani Turchi. Ma la Turchia aveva introdotto lo sterminio come un modo in cui un moderno Stato nazionale poteva «risolvere» i problemi posti da una minoranza sgradita. E nel dibattito tedesco, nei decenni precedenti la loro più ambiziosa campagna di genocidio, molti tedeschi di destra avevano risposto con comprensione se non aperta approvazione. (f.p.)


Stefan Ihrig
Giustificare il Genocidio
La Germania, gli Armeni e gli Ebrei
da Bismark a Hitler

Guerini e Associati, 2023
pp. 492 – 35,00 euro

Pubblicazione: Armenia, Caucaso e Asia Centrale. Ricerche 2022

Si segnala la pubblicazione del nuovo volume  Armenia, Caucaso e Asia Centrale. Ricerche 2022,
a cura di Carlo Frappi, Daniele Artoni, Paolo Sorbello,
Edizioni Ca’ Foscari, Venezia,
liberamente leggibile e scaricabile a questo indirizzo:
Il volume intende rappresentare le principali linee di ricerca sviluppate in ambito accademico italiano da studiosi nazionali e internazionali sulle aree caucasica e centroasiatica. In questa prospettiva, il volume presenta una serie di saggi che traggono spunto da interventi effettuati nell’ambito dei principali appuntamenti annuali incentrati sull’area: l’edizione del 2021 del Convegno annuale dell’Associazione per lo Studio in Italia dell’Asia centrale e del Caucaso (ASIAC) e la XV Giornata di Studi Armeni e Caucasici. Per sua natura, il volume ospita dunque contributi di differente matrice disciplinare, che spaziano da studi di carattere storico e filologico fino a studi di taglio linguistico, letterario e politologico.

Novità in libreria: Sonya Orfalian – Alfabeto dei piccoli armeni

Sonya Orfalian

Alfabeto dei piccoli armeni

Postfazione di Gérard Chaliand

In trentasei racconti, tanti quante le lettere dell’alfabeto armeno, le tramandate testimonianze e le storie di bambini e bambine che sono sopravvissuti al genocidio armeno per mano ottomana, tra il 1915 e il 1923. Il toccante libro di Sonya Orfalian, apolide, rifugiata e figlia della diaspora, è destinato a diventare un classico, per il suo coraggio, per la sfrontata volontà di mostrare tutto, anche un universo di oltraggio e prevaricazione che dovrebbe appartenere solo al mondo della fantasia più nera e sfrenata.

 

«Negli anni della mia infanzia sentivo che c’era un segreto, nella mia famiglia. Qualcosa che non poteva essere detto». Era il segreto celato in ciascuna delle famiglie dei sopravvissuti al genocidio degli armeni, compiuto nei territori dell’Impero ottomano tra il 1915 e il 1922. Le storie dei piccoli scampati allo sterminio: ciò che avevano subito, ciò a cui avevano assistito, come erano sopravvissuti, chi furono gli aguzzini, chi li aiutò a salvarsi, quale capriccio del caso li sottrasse alla morte. Nelle case dei discendenti, a causa del logorio del tempo e della diaspora, echeggiava solo un’eco lontana di tali racconti. E queste voci di ultima testimonianza, «ricordi, frammenti, sussurri» di bimbi e ragazzini indifesi, l’autrice ha raccolto nel corso del tempo da famigliari e conoscenti per tratteggiare nel modo più autentico il disegno di una tragedia collettiva. Quello che più risalta è che si tratta di bambini in marcia, che guardano e subiscono indicibili sofferenze lungo un cammino interminabile, perché lo specifico di quel massacro fu che esso si compì soprattutto attraverso terribili «marce della morte» (lezione utile, come dicono gli storici, per i successivi sterminatori del Novecento). E sono i figli di ogni classe sociale e ogni mestiere: dai professionisti delle città, dagli intellettuali cosmopoliti, ai poveri contadini delle campagne d’Anatolia. Dalle loro flebili voci, emergono anche i caratteri: gli audaci, gli avviliti, i vinti, gli speranzosi.

2023

La memoria n. 1269

200 pagine

EAN 9788838944994

Formato e-book: epub

Protezione e-book: acs4

Autore

Sonya Orfalian è nata in Libia nel 1958 da genitori armeni. Apolide, rifugiata e figlia della diaspora, dagli anni Settanta vive a Roma e da sempre si dedica ai temi del genocidio armeno e delle radici culturali del suo popolo. Ha pubblicato diversi volumi, tra cui La cucina d’Armenia. Viaggio nella cultura culinaria di un popolo (2009), A cavallo del vento. Fiabe d’Armenia (2014), e con questa casa editrice Alfabeto dei bambini armeni (2023).

Comunicato stampa ANNIVERSARIO GENOCIDIO ARMENO, SOLIDARIETA’ DALLA POLITICA ITALIANA

Le Associazioni e Organizzazioni armene in Italia desiderano ringraziare gli esponenti di tutte le forze politiche italiane, le amministrazioni comunali, università, associazioni e i concittadini italiani, che hanno ricordato la Giornata della Memoria armena (24 aprile) nel 108° anniversario dell’inizio del massacro di un milione e mezzo di persone per opera dei Giovani turchi dell’impero Ottomano.

I messaggi di vicinanza e solidarietà verso il popolo armeno acquistano ancor più rilievo in questi giorni nei quali ancora una volta dobbiamo assistere ad atti di forza nei confronti della popolazione dell’Armenia e dell’Artsakh (Nagorno Karabakh).

In particolare, da tre giorni l’Azerbaigian ha imposto un ulteriore illegale blocco all’ingresso del corridoio di Lachin in violazione dell’accordo di cessate-il-fuoco siglato a novembre 2020 e in dispregio della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite che a febbraio aveva emesso una sentenza (cogente) con la quale sollecitava l’Azerbaigian a rimuovere qualsiasi ostacolo al libero transito di persone e merci tra l’Armenia e l’Artsakh.

Gli ultimi sviluppi nella regione dimostrano che, contrariamente agli auspici anche dell’Unione europea, non vi è alcun desiderio da parte dell’Azerbaigian di concludere un processo di pace ma solo quello di attuare una nuova pulizia etnica del territorio imponendo la regola della minaccia e della forza.

Il recente blocco aggrava ulteriormente la crisi umanitaria per i 120.000 armeni dell’Artsakh.

Alla luce di quanto sopra, e a maggior ragione considerando gli intensi rapporti commerciali fra Italia ed Azerbaigian, i messaggi di vicinanza degli esponenti politici italiani che rappresentano anche il sentimento dei nostri concittadini italiani, sono un segno di speranza per il futuro e aiutano gli armeni in Italia e gli italiani di origine armena a proseguire l’impegno per la pace, la verità e la giustizia.

Coordinamento delle organizzazioni armene in Italia

Comunicato stampa – RICORDARE IL PASSATO, VIGILARE IL PRESENTE, TEMERE IL FUTURO

24 APRILE – GIORNATA DELLA MEMORIA ARMENA

Nel 108° anniversario dell’inizio del genocidio (24 aprile 1915) che causò la morte di un milione e mezzo di armeni, associazioni e comunità armene in Italia ribadiscono il fondamentale valore della Memoria come strumento necessario ad impedire nuove tragedie e ad educare le giovani generazioni al rispetto e alla tolleranza.

L’indifferenza, o peggio la negazione, elevano la barbarie ad atto ammissibile. L’equidistanza tra vittime e carnefici si trasforma in complicità con i secondi.

Per tali ragioni, ancora una volta, gli Armeni – in Italia e in ogni continente – ricordano la Giornata della Memoria armena e ringraziano quanti si uniscono a loro nel momento del raccoglimento.

Un filo rosso sangue unisce però il “Grande male” del 1915 all’attualità.
Le minacce dell’Azerbaigian rivolte verso gli armeni del Nagorno Karabakh-Artsakh (da oltre quattro mesi isolati dal resto del mondoa causa del blocco dell’unica strada di collegamento con l’esterno) e le pretese territoriali sulla stessa repubblica di Armenia richiamano le teorie nazionaliste dei Giovani Turchi e mettono a rischio la sicurezza delle popolazioni.

L’occupazione di porzioni del territorio sovrano della repubblica di Armenia, i recenti attacchi militari con conseguente sacrificio di centinaia di vite, unitamente alla consueta retorica minacciosa dell’autocrate Aliyev, sono un pericolo per il popolo armeno ma anche per tutti quei popoli che credono nei valori della democrazia e dell’autodeterminazione.

Per questi motivi, il ricordo del genocidio armeno del 1915 assume un valore che va oltre la mera ricorrenza storica.

Associazioni e comunità armene in Italia confidano che cittadini e istituzioni italiane dimostrino ancora una volta vicinanza al popolo armeno.

Coordinamento delle organizzazioni armene in Italia

CERIMONIE EVENTI E APPUNTAMENTI PER LA GIORNATA DELLA MEMORIA DEL GENOCIDIO ARMENO

EVENTI E APPUNTAMENTI

 

ARMENIA 2023 30.06.23 – 07.07.23 Viaggio Culturale con il Prof. Aldo Ferrari

ARMENIA 2023

30.06.23-07.07.23

Viaggio Culturale con il Prof. Aldo Ferrari

Questo viaggio conduce attraverso uno dei paesi più affascinanti del mondo cristiano d’Oriente. Convertiti già nei primi anni del IV secolo, gli Armeni sono rimasti sino ai nostri giorni tenacemente fedeli alla loro tradizione nazionale e religiosa. Nonostante una storia tormentata e spesso tragica, nel corso dei secoli questo popolo ha prodotto una grande e originale cultura: dalle fortezze alle inconfondibili chiese, dalle croci di pietra che ne costellano il territorio agli antichi manoscritti sontuosamente miniati. I paesaggi suggestivi dell’altopiano armeno, dominato dal biblico monte Ararat, aggiungono un fascino particolare a questo viaggio.

1° giorno (30 giugno) Milano/Yerevan

Partenza con volo diretto per Yerevan, arrivo alle 18.55 e trasferimento in albergo. Cena a pernottamento in albergo a Yerevan, capitale della repubblica d’Armenia.

2° giorno (1 luglio) Yerevan/Etchmiatzin/Yerevan

In mattinata visita di Echmiatzin, centro spirituale della Chiesa armena, (Cattedrale, rovine di Zvartnosts, chiese di santa Gayane e santa Hripsime). Nel pomeriggio visita del Museo dei Manoscritti (Matenadaran) e di alcuni luoghi significativi della capitale (Cascade, Piazza della Repubblica). Pranzo e cena in ristorante a Yerevan. Pernottamento in albergo a Yerevan.

3°giorno (2 luglio) Yerevan/Garni/Geghard/Vishapalich/Yerevan

Nella mattinata visita alla regione di Kotayk, con sosta al tempio pagano di Garni e allo straordinario monastero rupestre di Geghard. Pranzo a Garni. Nel pomeriggio partenza In 4×4 per il “lago dei draghi”, dove si vedranno alcuni vishap, suggestivi monumenti preistorici del territorio armeno. Rientro a Yerevan in serata e cena in ristorante.

4° giorno (3 luglio)
Yerevan/Khor Virap/ Sevan/ Diligian

Partenza per Diligian. Lungo il trasferimento visita del monastero di Khor Virap, collocato ai piedi del Monte Ararat e di grande importanza per la nascita del cristianesimo armeno, quindi il monastero di Noravank, il caravanserraglio di Selim, il cimitero di Noradus con le caratteristiche croci di pietra (khachkar), le chiese sul lago Sevan. Pranzo presso il fiume Arpa, vicino al monastero di Noravank. E’ prevista anche una piccola gita in barca sul lago Sevan. Cena in un ristorante sul lago e arrivo a Diligian. Pernottamento in albergo a Diligian.

5° giorno (4 luglio) Diligian/Haghpat

Trasferimento nella regione di Lori, posta al confine con la Georgia e di grande bellezza naturale. Nel corso della giornata visita della casa-museo del poeta Tumanyan e dei magnifici monasteri medievali di Akhtala, Sanahin e Haghpat. Pranzo a Haghpat. Cena e pernottamento in albergo a Haghpat o a Dzoraghet.

6° giorno (5 luglio) Haghpat-Gyumri

In mattinata visita alla basilica di Odzun, quindi trasferimento via Stepanavan verso Gyumri, seconda città dell’Armenia, dove si visitano la fortezza Nera (esterno), il centro cittadino e il Centro culturale italiano. Pranzo lungo il percorso. Cena al ristorante a Gyumri. Pernottamento in albergo a Gyumri.

7° giorno (6 luglio) Gyumri-Yerevan

Nel corso della giornata visita della basilica di Thalin, del grande khachkar di Kosh, della suggestiva fortezza di Amberd, degli splendidi monasteri di Hovhannavank e Saghmossavank, posti accanto ad uno spettacolare canyon, del Parco dell’Alfabeto, che ha un significato estremamente importante nella cultura armena. Pranzo in ristorante presso Amberd e in serata arrivo a Yerevan per la cena in ristorante. Pernottamento in albergo a Yerevan.

8° giorno (7 luglio) Yerevan/Milano

In mattinata visita del Memoriale di Sardarabad, che commemora la decisiva vittoria del 1918, grazie alla quale nacque la Prima Repubblica d’Armenia. Quindi Museo e Memoriale del Genocidio. Pranzo di congedo. Nel pomeriggio Vernissage e trasferimento in aeroporto per la partenza prevista per le ore 21.15.

Hotel a Yerevan 4*

Messier 53 Hotel, oppure Congress Hotel, oppure Opera Suite, oppure Ramada Hotel & Suites

QUOTA A PERSONA IN CAMERA DOPPIA – servizi a terra Euro 1970,00 a persona

Supplemento singola Euro 399.00 a persona
Gruppo minimo richiesto 14 persone
Euro 60,00 assicurazione medico/ bagaglio obbligatoria a persona

VOLATO WIZZAIR

30 giugno Malpensa – Yerevan 12,40 – 18,55
07 luglio Yerevan – Malpensa 21,15 – 23,45
A partire da Euro 440,00 volo aereo, tasse incluse
Tariffa volo aggiornata al 28.02.23.
Tariffa soggetta a riconferma al momento della emissione. Le tariffe includono:

  • ●  Trasporto con bus privato come da programma, durante il tour
  • ●  Accompagnatore culturale dall’Italia Prof. Aldo Ferrari
  • ●  Guida locale parlante Italiano per tutto il tour
  • ●  Ingressi ai musei e siti culturali, come da programma
  • ●  Pensione completa (7 x pranzi e 7 x cene), bevande escluse
  • ●  1 x bottiglietta d’acqua a persona al giorno
  • ●  Jeep 4×4 per la salita verso il lago dei “draghi”
  • ●  Una gita in barca sul lago Sevan (20-30 min.)
  • ●  Assicurazione medico – bagaglio base
  • ●  Pernottamenti:4 x pernottamenti a Yerevan
    1 x pernottamento a Dilijan
    1 x pernottamento a Alaverdi o Dzoraghet 1 x pernottamento a Gyumri

Le tariffe non includono:

  • ●  Volo aereo Wizzair A/R Malpensa – Yerevan – Malpensa
  • ●  Tariffa aerea, con 1 bagaglio a mano piccolo 40x30x20x ( borsetta o zainetto) e 1 trolley a mano (55x40x23) + 1bagaglio da stiva da 20kg
  • ●  Assicurazione annullamento / Covid facoltativa 4% sul totale pacchetto
  • ●  Alcool
  • ●  Facchinaggio
  • ●  Extra e spese personali
  • ●  Mance alla guida ed all’autista
  • ●  Tutto quanto non indicato ne “Tariffe includono”

| Direzione Tecnica |
Punta Est Viaggi Srl – via Giovanni Cittadella, 1 – 35137 Padova PI 05233970283 – REA PD-453432 / Licenza SCIA Prot.0425641/E del 24/10/2019 – Polizza RC n. 4273286 Europe Assistance Italia Srl Fondo di Garanzia Il Salvagente| A.I.A.V. n. 2020/1-3264

 

RAPPORTO SULLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI INDIVIDUALI E COLLETTIVI A SEGUITO DEL BLOCCO DELL’ARTSAKH

Ufficio del Difensore dei diritti umani

della

Repubblica di Artsakh

  

RAPPORTO

SULLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI INDIVIDUALI E COLLETTIVI A SEGUITO DEL BLOCCO DELL’ARTSAKH

(NAGORNO KARABAKH)

DA PARTE DELL’AZERBAIGIAN

(dopo 100 GIORNI)

 

Stepanakert, 21 marzo 2023

 

INTRODUZIONE

Dal 12 dicembre 2022, intorno alle 10:30 (GMT+4), un gruppo di azeri in abiti civili, presentandosi come presunti “attivisti ambientalisti”, ha bloccato l’unica strada, Goris – Stepanakert, che attraversa il distretto di Lachin (Berdzor) che collega l’Artsakh (Nagorno Karabakh) con l’Armenia e il mondo esterno. La cosiddetta “eco-protesta” con la partecipazione documentata degli agenti dei servizi speciali sponsorizzati dallo stato azero ha dimostrato di essere completamente orchestrata dal governo azero.

Di conseguenza, il blocco in corso ha fisicamente ostruito l’unica strada della vita dell’Artsakh già da 100 giorni, lasciando l’intera popolazione, 120.000 persone, tra cui 30.000 bambini, in uno stato di totale isolamento, di fronte a massicce violazioni dei diritti umani individuali e collettivi, così come molteplici minacce esistenziali e alla sicurezza.

Insieme al blocco in corso del corridoio di Lachin, l’Azerbaigian ha anche deliberatamente interrotto il funzionamento delle infrastrutture critiche dell’Artsakh (fornitura di gas naturale, fornitura di elettricità, Internet e comunicazioni mobili) con l’obiettivo di aggravare ulteriormente la già grave crisi umanitaria e causare un’eccessiva sofferenze umane al popolo Artsakh.

Inoltre, nel periodo successivo alla Dichiarazione trilaterale sul cessate il fuoco, firmata dai leader di Armenia, Azerbaigian e Federazione Russa il 9 novembre 2020, la parte azera ha ripetutamente gravemente violato le disposizioni della Dichiarazione, ricorrendo a mezzi militari escalation, interrompendo la normale vita e attività della popolazione civile dell’Artsakh, dando inizio ad attacchi fisici e psicologici e violenze contro la popolazione.

Il blocco in corso dell’Artsakh e l’interruzione delle infrastrutture vitali da parte dell’Azerbaigian, così come i regolari e costanti attacchi armati, mirano a sottoporre l’Artsakh alla pulizia etnica attraverso l’intimidazione fisica e psicologica, creando condizioni insopportabili e distruggendo la popolazione armena indigena dell’Artsakh.

Questo rapporto presenta in modo esaustivo le costanti e significative violazioni dei diritti umani individuali e collettivi a seguito del blocco dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian, che sono state registrate durante i 100 giorni del blocco a partire dal 21 marzo 2023. Il rapporto è stato preparato in occasione sulla base delle indagini rivolte agli organi statali dall’ufficio del difensore dei diritti umani (difensore civico) della Repubblica dell’Artsakh, studi condotti e informazioni ricevute da interviste e fonti aperte.

 

[NOTA – Questa traduzione in lingua italiana del rapporto ha emendato alcune parti aggiuntive del testo originale con la descrizione di testimonianze su quanto sta accadendo nella repubblica di Artsakh in conseguenza del blocco nonché le foto. Per ogni evenienza si veda al link https://artsakhombuds.am/en/document/1004]

 

DIRITTI INDIVIDUALI

Di seguito sono presentate le principali conseguenze del blocco di 120.000 persone, l’interruzione di infrastrutture vitali, la violazione dei diritti individuali e le sofferenze dirette delle persone.

 

  1. Il diritto alla libertà di movimento

1 – Le restrizioni al diritto alla libertà di movimento hanno leso quasi tutti i diritti umani.

2 – Prima del blocco, una media di circa 2.450 persone transitavano quotidianamente sulla strada Stepanakert-Goris in entrambe le direzioni, il che significa che in condizioni ordinarie durante 100 giorni ci sarebbero 245.000 entrate e partenze per l’Artsakh. Mentre durante il suddetto periodo di tempo, 1.386 persone (858 membri di famiglie separate, 518 pazienti e accompagnatori) sono state trasferite in entrambe le direzioni con l’aiuto del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) e della missione di pace russa. Ciò significa che durante 90 giorni di blocco, il movimento delle persone è diminuito di 178 volte.

3 – Prima del blocco, una media di circa 920 veicoli transitavano giornalmente sulla strada Stepanakert-Goris in entrambe le direzioni, il che significa che in condizioni normali durante 100 giorni ci sarebbero 92.000 entrate e partenze per Artsakh. Mentre durante il suddetto periodo di tempo, nessun veicolo appartenente a cittadini dell’Artsakh ha attraversato la strada Stepanakert-Goris. Sono passati solo i veicoli del CICR e delle forze di pace russe (in totale 2154 entrate e partenze per Artsakh, compresi i carichi vuoti che hanno lasciato Stepanakert per Goris per consegnare aiuti umanitari). Ciò significa che durante 100 giorni di blocco è stato registrato un movimento di veicoli quasi 43 volte inferiore a quello che avrebbe dovuto essere in assenza di blocco.

4 – Prima del blocco, ogni giorno venivano importate in Artsakh una media di 400 tonnellate di merci varie per soddisfare i bisogni vitali delle persone e sostenere l’economia. Ciò significa che durante 100 giorni di blocco si sarebbero dovute importare 40.000 tonnellate di merci, mentre durante il suddetto periodo di tempo circa 3.3707 tonnellate di merci, per lo più cibo e medicine, sono state importate in Artsakh attraverso il CICR e la missione di mantenimento della pace russa, che è circa 11 volte inferiore rispetto al caso di assenza di blocco.

5 – Prima del blocco, una media di 201 tonnellate di merci e materiali venivano esportate giornalmente dall’Artsakh, mentre durante il blocco le esportazioni sono state completamente sospese, il che significa che durante i 100 giorni del blocco più di 20.000 tonnellate di merci e materiali non sono stati esportati dall’Artsakh.

6 – Il primo giorno del blocco, circa 1.100 persone (di cui circa 270 bambini) sono rimaste bloccate per strada e sono dovute rientrare immediatamente a casa. Un totale di circa 3.900 persone, tra cui 570 bambini, persone che lavorano temporaneamente in Artsakh e in Armenia, studenti dell’Artsakh che studiano in Armenia che avrebbero dovuto visitare le loro famiglie almeno per le vacanze di Capodanno e Natale, non hanno potuto tornare a casa.

7 – Nelle condizioni di grave penuria di carburante, la circolazione interna sia dei mezzi pubblici che dei mezzi privati ne ha risentito in modo significativo. Questo problema è diventato ancora più acuto durante le interruzioni della fornitura di gas poiché più della metà del numero totale di veicoli in Artsakh funziona a gas.

 

  1. Il diritto alla salute fisica e mentale

8 – Ci sono state grandi difficoltà nel trasferire pazienti con gravi e particolari problemi di salute in Armenia, soprattutto nella prima fase del blocco. Il CICR ha potuto effettuare il primo trasferimento solo l’ottavo giorno del blocco.

9 – Come conseguenza diretta del blocco, 1 persona è morta durante 100 giorni di blocco a causa dell’impossibilità del suo tempestivo trasferimento nella Repubblica di Armenia. I problemi causati dal blocco hanno avuto un impatto negativo anche in caso di altri decessi, ma non ne sono stati la causa principale.

10 – Durante i 100 giorni di blocco, 194 pazienti sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia, 91 dei quali sono stati curati e dimessi dagli ospedali, mentre 103 continuano il loro trattamento. Inoltre, non è possibile trasferire i pazienti in posizione supina, poiché la parte azera impedisce il movimento delle ambulanze dell’Artsakh. Tuttavia, la Croce Rossa in Artsakh non possiede mezzi adeguatamente equipaggiati, quindi trasporta tutti i pazienti in posizione seduta tramite auto normali.

11 – 900 cittadini sono stati privati dell’opportunità di sottoporsi a interventi chirurgici per risolvere i loro problemi di salute a causa della sospensione delle operazioni previste in tutte le istituzioni mediche dell’Artsakh. Dal 31 gennaio, le operazioni pianificate sono state parzialmente riprese presso il “Centro per la salute materna e infantile” e “Arevik” CJSC. Al momento sono state effettuate 33 operazioni pianificate.

12 – L’assenza o la carenza di medicinali e forniture mediche è regolarmente registrata sia nelle istituzioni mediche, in particolare nelle farmacie, la più acuta delle quali è la mancanza di antibiotici, antipiretici, medicinali per malattie croniche generali e altri tipi di farmaci.

13 – Le persone con malattie croniche (4697 persone con diabete, 8450 con malattie circolatorie) rischiano di esaurire le scorte di farmaci forniti gratuitamente dallo Stato. Inoltre, nelle farmacie mancano i medicinali di cui queste persone hanno bisogno regolarmente o secondo necessità.

14 – C’è stata una mancanza e una grave carenza di latte artificiale durante tutto il blocco che ha portato a gravi problemi nutrizionali per centinaia di neonati. Successivamente, un lotto limitato di latte artificiale è stato importato tramite il CICR e le forze di pace russe, il che ha risolto temporaneamente il problema.

15 – Un certo numero di articoli per l’igiene scarseggia costantemente, come prodotti chimici per la casa, saponi e articoli da toeletta, carta igienica, articoli dentali, pannolini, articoli per l’igiene femminile, che porteranno sempre più a gravi problemi di salute pubblica.

16 – A causa del continuo stress causato dalle minacce poste dalle attività criminali azere e dalla situazione generale di incertezza, i tassi di una serie di malattie e complicanze sono aumentati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, inclusa la malattia coronarica (58%), paralisi cerebrale (36%), complicanze del parto (11,6%) e una serie di altre malattie.

17 – Si registra un aumento dei problemi neuropsichiatrici tra gli adulti e soprattutto i bambini rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ciò è dimostrato dall’aumento delle visite di bambini e adulti da neurologi e psicologi del 46% e del 47% di conseguenza.

18 – Ci sono problemi con l’approvvigionamento alimentare dei pazienti, soprattutto a causa dell’assenza o della grave carenza di frutta e verdura che possono portare a carenze di vitamine e micronutrienti.

19 – Il numero di interventi chirurgici per occlusione intestinale è aumentato del 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, forse a causa della mancanza di fibre nella dieta delle persone.

20 – A causa della mancanza di medici qualificati e attrezzature mediche in Artsakh, centinaia di persone non hanno potuto visitare l’Armenia o altri paesi per esami e/o interventi ricorrenti o una tantum che hanno portato e/o continuano a peggiorare la salute di queste persone.

21 – Ci sono stati 67 casi di avvelenamento da gas dovuti alla serie di interruzioni complete della fornitura di gas all’Artsakh dall’Armenia e al suo parziale recupero.

22 – A causa dei problemi con il riscaldamento, migliaia di famiglie hanno dovuto passare alle stufe a legna, che incidono negativamente sulla salute delle persone, in quanto l’esposizione al fumo è un fattore scatenante, soprattutto per le persone con malattie croniche respiratorie e cardiovascolari.

23 – Sono sorti seri problemi in relazione alla manutenzione delle apparecchiature mediche, in quanto viene effettuata principalmente da specialisti provenienti dall’Armenia o da paesi stranieri. Ad esempio, la macchina a raggi X per pazienti ricoverati del Republican Medical Center non funziona da molto tempo.

 

  1. Il diritto al cibo

24 – Il blocco ha creato problemi relativi a tutte e quattro le componenti del diritto al cibo come definito dall’ONU: disponibilità, accessibilità, utilizzazione e stabilità.

25 – Dall’inizio del blocco, la gamma di prodotti alimentari si è fortemente ridotta e successivamente è diminuita, in particolare quasi tutti i tipi di frutta e verdura, poiché vengono importati principalmente dall’Armenia, soprattutto nella stagione invernale.

26 – Tenendo conto della carenza di cibo e della necessità di una distribuzione proporzionale delle riserve statali esistenti, dal 20 gennaio 2023 è stato introdotto in Artsakh uno speciale sistema di coupon, nell’ambito del quale vengono venduti 9 tipi di prodotti più venduti in quantità limitata: pasta, grano saraceno, riso, zucchero, olio, frutta, verdura, uova, nonché detersivo per bucato tra i prodotti non alimentari.

27 – Prima del blocco, circa il 90% del cibo venduto in Artsakh veniva importato dall’Armenia e da altri Paesi, quindi il blocco ha influenzato notevolmente la quantità e la varietà delle scorte alimentari. Durante questo periodo, il cibo è stato fornito dalla riserva statale e importato in quantità limitate attraverso il CICR e le forze di pace russe. Il livello di sicurezza alimentare è diminuito drasticamente a seguito della guerra del 2020, poiché le terre agricole più fertili sono state sequestrate dall’Azerbaigian.

28 – Nell’ambito di tale diritto, l’incapacità di soddisfare i bisogni nutrizionali speciali di vari gruppi vulnerabili (bambini, persone con disabilità, donne incinte, persone anziane) con la limitata quantità di cibo disponibile può essere considerata il problema più acuto, date le attuali sfide in materia di diversità alimentare e nutrizione.

 

  1. Il diritto a un adeguato standard di vita

29 – A seguito del blocco e della deliberata interruzione delle infrastrutture vitali, il tenore di vita della popolazione dell’Artsakh è notevolmente peggiorato, oltre a problemi di nutrizione e salute.

30 – L’Azerbaigian ha interrotto completamente o parzialmente la fornitura di gas dall’Armenia all’Artsakh per un totale di 34 giorni (il 13-16 dicembre – completamente, il 17-29 gennaio – completamente e talvolta del 50%-80%, e il 29 gennaio- 6 febbraio – a intermittenza e talvolta del 20%, 8-13 febbraio – completamente, 13-16 febbraio – del 90%, 10-13 marzo – completamente) peggiorando la situazione umanitaria nell’Artsakh e aggravando ulteriormente le violazioni dei diritti umani.

31 – Poiché circa l’80% della popolazione dell’Artsakh (quasi 100.000 persone) è consumatrice di gas, la maggior parte di essa utilizza il gas non solo per scopi domestici, come l’acqua calda e la cucina, ma anche per il riscaldamento, quindi le interruzioni della fornitura di gas hanno portato a un’ulteriore crisi del riscaldamento e del tenore di vita della maggioranza della popolazione.

32 – A causa delle interruzioni della fornitura di gas, gli istituti scolastici riscaldati a gas non hanno funzionato completamente o hanno funzionato parzialmente per circa quattro settimane, portando a una massiccia violazione del diritto all’istruzione dei bambini.

33- Dato che nel marzo 2022, dopo che l’Azerbaigian ha fatto saltare in aria l’unico gasdotto proveniente dall’Armenia verso l’Artsakh, la parte azera ha installato una valvola sul gasdotto ed è ora in grado di interrompere la fornitura di gas in qualsiasi momento, la popolazione dell’Artsakh ora dipende da una fornitura di gas inaffidabile e incerta, sapendo che le interruzioni del gas possono ripetersi in qualsiasi momento e per qualsiasi periodo di tempo.

34 – Dal 9 gennaio 2023, l’unica linea elettrica ad alta tensione tra Armenia e Artsakh che attraversa il territorio controllato dall’Azerbaigian (vicino al villaggio di Aghavno) è stata danneggiata, mentre la parte azera non consente agli specialisti dell’Artsakh di raggiungere il sito per ripristinare l’alimentazione. Dato che il volume della produzione elettrica domestica è notevolmente inferiore al volume dei consumi, così come le risorse idriche del bacino di Sarsang sono in diminuzione, il governo dell’Artsakh ha adottato un sistema di blackout continuativo di 2 ore a partire dal 10 gennaio, poi passato a 4 interruzioni di elettricità di 3 ore dal 17 gennaio e interruzioni di 6 ore dal 21 gennaio.

35 – I blackout regolari e di emergenza comportano privazioni per l’intera popolazione, anche per quanto riguarda il riscaldamento, l’acqua calda, la cucina, la pulizia, le comunicazioni e una serie di altri problemi.

36 – Dato che prima del blocco circa la metà del consumo di elettricità in Artsakh era fornito dalle centrali idroelettriche locali, principalmente dalla grande centrale idroelettrica di Sarsang, le risorse idriche del bacino sono in rapido declino. Pertanto, il governo dell’Artsakh dovrà presto aumentare l’attuale programma di 6 ore di blackout continui, che a sua volta aggraverà ulteriormente le privazioni delle persone.

37 – Tra le infrastrutture vitali attaccate, l’Azerbaigian ha preso di mira anche le telecomunicazioni, le comunicazioni mobili e l’infrastruttura Internet. In particolare, sia prima del blocco (con una certa frequenza) che durante quasi tutto il blocco, la parte azera provoca costantemente interruzioni significative nella connessione mobile dell’Artsakh tramite jammer, il che porta a difficoltà di comunicazione generali. Il 12 gennaio, l’unico cavo in fibra ottica che fornisce servizi Internet è stato danneggiato nell’area di Shushi, esattamente nello stesso punto in cui la strada è attualmente bloccata. Per un giorno intero, la parte azera non ha permesso agli specialisti dell’Artsakh di ripristinarlo.

38 – I diritti e le opportunità delle persone di ricevere informazioni e comunicazioni sono di grande importanza, specialmente durante il blocco. Prendere di mira le infrastrutture di telecomunicazione non solo comporta l’interruzione di una varietà di lavori e servizi, ma aumenta anche l’insicurezza, l’isolamento e la sofferenza mentale delle persone.

39 – Il blocco ha generato anche problemi con l’accesso al prelievo di contante, dato il comportamento delle persone in situazione di crisi, quando si sforzano di mantenere i propri soldi in contanti. Per risolvere questo problema, dall’11 gennaio è stato introdotto un limite di prelievo di contanti fino a 50.000 AMD al giorno [€ 120, NdT].

40 – Sebbene il fabbisogno di abbigliamento tenda ad essere a lungo termine e in lenta crescita, la mancanza di fornitura di abbigliamento dall’Armenia all’Artsakh a causa del blocco ha creato rischi in termini di soddisfazione del fabbisogno di abbigliamento delle persone per un lungo periodo di tempo. Tuttavia, in caso di indumenti usati e cambiati di frequente, la carenza di scorte si fa già sentire (es. biancheria intima femminile e maschile, calze, collant ecc.).

 

  1. I diritti del lavoro

41 – Durante tutto il blocco, 782 imprese, pari al 18,3% del loro numero totale, hanno ufficialmente cessato la loro attività a seguito della quale 1170 dipendenti sono rimasti senza lavoro, mentre 342 imprese, pari all’8% del loro numero totale, che hanno continuato la loro attività, sono stati costretti a tagliare le loro spese, lasciando 1699 dipendenti senza lavoro. Grazie al sostegno statale aggiuntivo, le entità imprenditoriali del 2021 sono riuscite a trattenere 3.817 dipendenti, che sarebbero stati ridotti se non fosse stato per i programmi di aiuti di Stato attuati nel contesto del blocco.

42 – Sebbene la maggior parte delle imprese dei settori manifatturiero, edile, agricolo e commerciale sia del tutto o non sia attualmente in grado di operare in larga misura a causa dell’impossibilità di importare i beni necessari, unita ai problemi di approvvigionamento di elettricità e gas, alcune delle mantengono ancora i loro lavoratori. Tuttavia, con l’aggravarsi della crisi, il numero di aziende che sospendono le proprie attività, così come il numero effettivo di disoccupati, aumenteranno rapidamente.

43 – Dati i casi ufficiali di cassa integrazione, sulla base dell’analisi della riduzione dei lavoratori autonomi e dei lavori sommersi, per blocco e interruzione di infrastrutture vitali, si stima che circa 9.800 persone (compresi i casi di mantenimento del lavoro) abbiano perso il lavoro posti di lavoro e fonti di reddito dal 12 dicembre 2022, rappresentando oltre il 50% dei lavoratori del settore privato.

 

  1. Il diritto alla vita familiare

44 – Più di 3.900 persone sono state separate dalle loro famiglie e bloccate su entrambi i lati della strada a causa del blocco, di cui 1376 sono state riunite con l’assistenza del CICR e delle forze di pace russe.

45 – La sofferenza psichica dei componenti delle famiglie separate è aggravata dal fatto che non hanno trascorso insieme le importanti festività di Capodanno e Natale, compresi lavoratori e studenti rimasti ai due lati della strada.

46 – A causa del blocco, circa 570 bambini sono stati privati dell’opportunità di tornare alle loro famiglie e alle loro case, 83 di loro sono rimasti senza cure parentali, mentre il resto con uno dei genitori. Solo il 39° giorno del blocco, con il sostegno del CICR e delle forze di pace russe, è stato possibile restituire alle famiglie i bambini rimasti senza cure parentali, nonché un gruppo di bambini insieme ai genitori. Molti bambini sono ancora bloccati lontano da casa, nella speranza di tornare insieme ai genitori o con uno di loro.

47 – Ci sono ancora più di 2.100 bambini su entrambi i lati del blocco, il cui genitore è dall’altra parte del blocco e non può tornare a casa.

48 – A seguito del blocco, molte persone non sono state in grado di rendere l’ultimo omaggio ai loro parenti defunti (266 casi simili) perché si trovavano dall’altra parte del blocco. Ciò si riferisce sia alle famiglie separate sia alle cerchie più ampie di parenti.

49 – Durante il blocco, i parenti di oltre 24 persone dell’Artsakh morte al di fuori della Repubblica dell’Artsakh non hanno potuto restituire i resti del defunto all’Artsakh e rendere loro l’estremo omaggio, quindi sono stati costretti a seppellirli nella Repubblica di Armenia in previsione di una successiva riesumazione e sepoltura in Artsakh. Il corpo di una delle persone decedute rimane insepolto e conservato nell’obitorio, in quanto i parenti sono in attesa di un possibile trasferimento in Artsakh.

 

  1. Il diritto all’educazione

50 – A causa delle interruzioni della fornitura di gas, tutte le attività di 118 scuole dell’Artsakh sono state completamente sospese dal 18 al 30 gennaio, privando circa 20.000 bambini del diritto all’istruzione. Dal 7 al 20 febbraio è stato sospeso il processo educativo dei gruppi prescolari, 1-8 classi delle scuole pubbliche riscaldate a gas, istituti extrascolastici, istituti di istruzione professionale primaria e secondaria, privando circa 18.000 bambini del diritto all’istruzione.

51 – A causa della crescente carenza di cibo durante il blocco, tutti i 41 asili e 56 gruppi prescolari sono stati chiusi dal 9 gennaio, mentre 20 istituzioni educative a giornata lunga funzionavano parzialmente. Di conseguenza, 6828 bambini non hanno più potuto frequentare gli istituti scolastici o frequentarli in modalità diurna estesa, perdendo l’opportunità di ricevere cure e alimentazione adeguate. Dal 23 febbraio sono riprese le attività delle citate istituzioni scolastiche a seguito della temporanea risoluzione delle problematiche alimentari e di riscaldamento.

52 – A causa delle incertezze e delle minacce causate dalle attività criminali dell’Azerbaigian, vi è un diffuso declino dell’attenzione e della ricettività nei confronti dell’istruzione tra i bambini che influenzerà negativamente il loro sviluppo a lungo termine.

53 – Difficoltà specifiche sono emerse in relazione all’organizzazione dell’educazione dei bambini con famiglie separate, e specialmente di quelli rimasti senza cure parentali, alcuni dei quali hanno anche a lungo rifiutato di frequentare la scuola pur essendo lontani dalle loro famiglie.

54 – Anche i programmi educativi IT sono stati pesantemente influenzati dalle interruzioni di corrente e di Internet e hanno in gran parte cessato di funzionare.

55 – A causa dei problemi di riscaldamento e fornitura di energia elettrica, ci sono interruzioni regolari e difficoltà nell’organizzazione di varie attività culturali e sportive extrascolastiche che incidono negativamente sullo sviluppo psicofisico di migliaia di bambini.

 

DIRITTI DEI GRUPPI VULNERABILI

Il blocco di 120.000 persone dell’Artsakh e l’interruzione delle infrastrutture vitali colpiscono in modo più acuto i diritti degli individui di un certo numero di gruppi vulnerabili della società, con implicazioni sia specifiche che generali.

  1. Il diritto dei bambini

56 – Diversi diritti di circa 30.000 bambini vengono violati a causa del blocco e delle interruzioni di infrastrutture vitali, data la loro ulteriore vulnerabilità.

57 – I problemi di salute dei bambini fanno parte delle questioni menzionate nella sezione sul diritto alla salute, tra cui la mancanza di medicinali e forniture igieniche, le visite periodiche di pazienti cronici in Armenia e in altri paesi, la sospensione degli interventi chirurgici programmati, ecc.

58 – In diversi momenti, nell’Artsakh si è verificata una carenza o una forte carenza di latte artificiale che ha portato a gravi problemi nutrizionali per centinaia di neonati. Successivamente, attraverso il CICR e le forze di pace russe, è stato importato un lotto limitato di latte artificiale, che ha risolto temporaneamente il problema.

59 – La grave mancanza di vari alimenti ricchi di vitamine mette in pericolo lo stabile sviluppo fisico e mentale dei bambini.

60 – Le incertezze e le minacce derivanti dalle attività criminali della parte azera influiscono notevolmente sulla salute mentale e sul comportamento, come evidenziato dall’aumento del 47% delle visite a neurologi e psicologi infantili, nonché dalle lamentele di genitori e insegnanti sui problemi comportamentali dei bambini.

61 – Circa 570 bambini sono stati privati della possibilità di tornare alle loro famiglie e case a causa del blocco, 83 di loro sono stati lasciati senza cure parentali, mentre il resto – con uno dei genitori. Solo il 39° giorno del blocco, con il sostegno del CICR e delle forze di pace russe, è stato possibile restituire alle famiglie i bambini rimasti senza cure parentali, nonché un gruppo di bambini insieme ai genitori. Molti bambini sono ancora bloccati lontano da casa, nella speranza di tornare insieme ai genitori o con uno di loro.

62 – Più di 2.100 bambini non possono vedere uno (in pochi casi entrambi) dei genitori perché quest’ultimo si trova dall’altra parte del blocco. A seguito dei tentativi di ricongiungimento familiare, una parte dei genitori e dei figli è tornata a casa, ma la maggior parte delle famiglie rimane ancora separata, il che si traduce in una continua sofferenza mentale e psicologica, soprattutto per i bambini.

63 – A causa del blocco, della mancanza di cibo, dell’interruzione delle infrastrutture vitali, delle incertezze e del terrore psicologico, anche l’istruzione dei bambini è fortemente influenzata dall’annullamento delle lezioni e dallo svolgimento delle lezioni in condizioni inadeguate, che porta alla diminuzione del livello generale della ricettività dei bambini.

 

  1. Il diritto delle persone con disabilità

64 – Circa 9.000 persone con disabilità subiscono ulteriori violazioni e limitazioni di una serie di diritti a causa della loro disabilità.

65 – La generale mancanza di medicinali e articoli per l’igiene ha uno specifico impatto negativo sulle persone con disabilità, in quanto nuoce alla loro salute.

66 – La maggior parte delle persone con disabilità ha esigenze nutrizionali particolari che non possono essere adeguatamente soddisfatte a causa dei problemi di approvvigionamento alimentare sotto il blocco, che incidono negativamente anche sulla loro salute.

67 – Per acquistare beni (compresi i prodotti alimentari) disponibili in quantità limitate, le persone con disabilità, così come gli altri cittadini, devono fare lunghe file, il che genera ulteriori problemi di disponibilità e accessibilità.

68 – A causa della carenza di forniture di beni necessari e problemi di riscaldamento, l’unico centro di riabilitazione per persone con disabilità in Artsakh non è stato in grado di fornire i propri servizi a circa 1.100 persone durante il blocco, il che ha portato a un ulteriore deterioramento della loro salute.

69 – Oltre ai disagi già esistenti nella loro vita quotidiana, le incertezze e le minacce derivanti dalle azioni dell’Azerbaigian, l’isolamento e lo stato psicologico della maggior parte delle persone con disabilità sono ulteriormente peggiorate, il che a sua volta porta a nuove violazioni dei i loro diritti.

 

  1. Il diritto delle persone anziane

70 – Circa 20.000 persone anziane dell’Artsakh con vari bisogni e problemi speciali vivono sotto blocco.

71 – La maggior parte delle persone anziane ha malattie croniche e necessita di cure mediche costanti che sono notevolmente ostacolate dalla mancanza di farmaci e dall’impossibilità di accedere a specialisti provenienti dall’Armenia o dall’estero.

72 – A causa dei problemi di salute già esistenti, una parte significativa delle persone anziane ha esigenze nutrizionali particolari che non possono essere adeguatamente soddisfatte a causa dei problemi di approvvigionamento alimentare che si ripercuotono negativamente anche sulla loro salute.

73 – In particolare, bisogni e problemi speciali sono diventati più pronunciati nel caso di 163 persone anziane sole, alle quali viene fornita un’assistenza statale e sociale speciale. Tuttavia, il blocco e l’interruzione delle infrastrutture vitali aggravano le loro privazioni e violano i loro diritti a causa dell’ulteriore pressione creata dal difficile accesso a cibo, medicine, servizi e altri beni necessari.

74 – A causa delle ulteriori privazioni, incertezze e minacce derivanti dalle azioni azere, l’isolamento e i problemi psicologici di una parte delle persone anziane si sono acuiti, il che porta naturalmente a nuove violazioni dei loro diritti.

 

  1. I diritti delle donne

75 – Nell’Artsakh vivono circa 60.000 donne (adulte e ragazze), una parte significativa delle quali ha anche bisogni speciali. I loro diritti sono palesemente violati dal blocco e dall’interruzione delle infrastrutture vitali.

76 – Dati gli stress e le paure causati dal blocco, così come l’ipotermia e la malnutrizione, vi sono notevoli rischi per la salute riproduttiva delle ragazze adolescenti.

77 – Le donne affrontano una grave carenza di articoli per l’igiene e medicinali che porta alla comparsa e/o al peggioramento dei loro problemi di salute.

78 – A causa della diffusione e dell’approfondimento dei problemi sociali e psicologici tra la popolazione, i rischi di casi di violenza domestica sono notevolmente aumentati. Tuttavia, a causa della loro natura in gran parte nascosta, al momento è impossibile fornire numeri precisi.

 

  1. I diritti degli sfollati interni

79 – Il blocco ha violato anche una serie di diritti aggiuntivi di circa 40.000 cittadini sfollati a seguito della guerra del 2020, di cui circa 15.000 vivono attualmente in Artsakh sotto blocco e in condizioni di costante interruzione delle infrastrutture vitali.

80 – Tra i grandi lavori di costruzione realizzati ad Artsakh, è stata anche bloccata la costruzione di circa 3.700 appartamenti previsti per gli sfollati interni, di cui circa 300 sarebbero già stati messi in funzione se non fosse stato per il blocco.

81 – Dati i notevoli problemi che il bilancio statale dell’Artsakh deve affrontare a causa del blocco, più di 29.000 sfollati interni nell’Artsakh e in Armenia bisognosi di un alloggio temporaneo non hanno ricevuto il compenso per l’affitto di tre mesi nell’ambito del programma statale, che ha portato ad un significativo deterioramento della loro situazione sociale e delle condizioni abitative.

82 – A causa delle incertezze e delle minacce derivanti dalle azioni azere, i problemi psicologici degli sfollati interni si sono ulteriormente approfonditi, dati i problemi psicologici già esistenti e le paure derivanti dalla guerra del 2020.

 

DIRITTI COLLETTIVI

Numerosi diritti collettivi sono stati violati anche a causa del blocco di 120.000 persone dell’Artsakh e dell’interruzione di infrastrutture vitali che, pur avendo un impatto specifico sui diritti di ogni persona, si manifestano e colpiscono collettivamente per la loro stessa natura.

 

  1. Il diritto a un ambiente sano

83 – A causa delle ricorrenti interruzioni della fornitura di gas e delle interruzioni programmate dell’elettricità, la popolazione dell’Artsakh è stata costretta a utilizzare stufe a legna per il riscaldamento, il che ha portato a una deforestazione non pianificata (circa 6.100 alberi) in due mesi, che a sua volta creerà ulteriori problemi a lungo termine in garantire un ambiente sano per la popolazione dell’Artsakh.

84 – A causa dell’interruzione della fornitura di energia elettrica dall’Armenia, l’Artsakh ha iniziato a far funzionare a pieno regime la centrale idroelettrica del bacino di Sarsang per soddisfare il fabbisogno interno. Di conseguenza, le riserve idriche di Sarsang hanno iniziato a diminuire rapidamente (il livello del bacino è già diminuito di circa 20 metri). Di conseguenza, in primavera e in estate, a differenza degli anni precedenti, non sarà possibile utilizzare l’acqua dell’invaso di Sarsang per irrigare circa 96.000 ettari di terre dell’Artsakh e gran parte dell’Azerbaigian. Ciò comporterà gravi conseguenze sociali e ambientali, nonché problemi con la produzione alimentare.

 

  1. Il diritto allo sviluppo

85 -Uno degli obiettivi del blocco è limitare e limitare le opportunità di sviluppo collettivo e individuale del popolo dell’Artsakh, impedendo l’importazione e l’esportazione di merci, il movimento di specialisti e il funzionamento di infrastrutture vitali.

86 – A seguito del blocco sono state colpite negativamente 41 sfere di attività economica, pari al 71% del totale.

87 – Durante il blocco, l’economia del Paese ha subito una perdita diretta di circa 190 milioni di dollari, portando a un calo di circa il 21% del PIL annuo previsto (903 milioni di dollari).

88 – Il 18,3% delle entità aziendali ha ufficialmente cessato di operare. Gli altri o non operano effettivamente o operano riducendo parzialmente il volume della loro attività.

89 – Secondo i dati preliminari, nel gennaio 2023, 1.902,3 milioni di AMD [ca. 4,5 mln di euro, NdT] di entrate fiscali e tasse sono state trasferite al bilancio statale della Repubblica dell’Artsakh, il 32,1% in meno rispetto al numero pianificato di 2.800 milioni di AMD [ca. 6,7 mln di euro, NdT] e il 28,5% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

90 – In assenza o grave carenza di sementi, fertilizzanti, pesticidi, combustibili e altri beni necessari, le attività agricole su larga scala che non vengono svolte incidono negativamente sul livello di sviluppo, occupazione e sicurezza alimentare, soprattutto in considerazione dell’urgente necessità di aumentare e diversificare la produzione locale sotto il blocco.

91 – Fermata la costruzione di 32,6 km di strade, decine di chilometri di acquedotti, impianti di irrigazione per migliaia di ettari di terreno, 3.717 appartamenti, oltre 40 infrastrutture sociali e industriali.

92 – A causa del blocco e delle interruzioni di corrente, oltre l’85% della produzione e il 100% delle esportazioni sono state interrotte.

93 – A causa della presa di mira della miniera di rame e molibdeno Kashen della società mineraria Base Metals – il più grande produttore e contribuente dell’Artsakh, il sito minerario è attualmente chiuso e i suoi quasi 2.000 dipendenti fissi, insieme al personale di servizio della miniera, sono attualmente a rischio di disoccupazione.

 

  1. l diritto alla libertà dalla discriminazione

94 – Il blocco, l’interruzione di infrastrutture vitali e altri reati sono commessi sulla base della logica della politica statale di discriminazione razziale (Armenofobia), finalizzata alla distruzione fisica e/o al rimpatrio degli armeni.

95 – I “manifestanti” che bloccano la strada e i loro sostenitori politico-pubblici usano frequentemente slogan e appelli che manifestano odio armeno e minacce di forza, come, ad esempio, il simbolo dell’organizzazione terroristica turca “Lupi Grigi”, espressioni armenofobe degli autori del genocidio armeno, insulti diretti agli armeni come collettività, ecc.

96 – Anche il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev aderisce apertamente a questa politica. Così, nella sua intervista del 10 gennaio 2023, ha affermato che l’uscita dall’Artsakh era aperta e che tutti potevano andarsene e che nessuno avrebbe interferito. Questo blocco è un’altra prova che l’obiettivo principale dell’Azerbaigian è la pulizia etnica degli armeni dell’Artsakh.

97 – Il 22 febbraio 2023 la Corte internazionale di giustizia (ICJ) delle Nazioni Unite (ONU) ha adottato una decisione per indicare all’Azerbaigian una misura provvisoria sull’immediata revoca del blocco del corridoio di Lachin nell’ambito di “Armenia vs Azerbaigian” e ha quindi riconosciuto il blocco come una manifestazione di discriminazione razziale contro gli armeni. Tuttavia, la parte azera fino ad oggi non adempie alla decisione della magistratura suprema internazionale.

98 – Inoltre, il 5 marzo 2023, la parte azera ha fatto ricorso a un nuovo atto terroristico, in particolare, un gruppo di agguato delle forze armate azere ha attraversato la linea di contatto e ha attaccato l’auto della polizia della Repubblica dell’Artsakh in servizio civile, che procedeva da Stepanakert lungo una strada a circa 1 km dalla linea di contatto. A seguito dell’attacco, tre poliziotti dell’Artsakh sono stati uccisi e un altro è rimasto ferito. Questo attacco e altre violazioni del regime di cessate il fuoco mirano a creare terrore fisico e psicologico contro il popolo dell’Artsakh sotto blocco, che è anche una chiara manifestazione della politica statale azera di discriminazione razziale contro gli armeni.

 

  1. Il diritto all’autodeterminazione

99 – Tutte le violazioni azere contro il popolo dell’Artsakh sono profondamente dirette contro il suo diritto all’autodeterminazione e il fatto della sua realizzazione, al fine di risolvere finalmente il conflitto a proprio vantaggio attraverso la pulizia etnica basata sul9la logica “nessun popolo, nessun diritto”.

100 – La sistematica e coerente politica di odio etnico condotta dall’Azerbaigian, manifestata sia durante l’aggressione militare scatenata contro l’Artsakh nel 2020 sia dopo l’istituzione del cessate il fuoco dalla Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, dimostra che ipotizzare qualsiasi status dell’Artsakh sotto l’Azerbaigian equivale alla pulizia etnica e al genocidio del popolo Artsakh. Pertanto, nel contesto del conflitto del Nagorno Karabakh, il diritto all’autodeterminazione equivale al diritto del popolo dell’Artsakh a vivere nella propria terra natale.

Il diritto fondamentale all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh e le invasioni e le minacce dell’Azerbaijan contro la sua esistenza fisica sulla base della discriminazione razziale sono motivi più che sufficienti per la protezione del popolo dell’Artsakh da parte della comunità internazionale, così come il riconoscimento internazionale della Repubblica dell’Artsakh basato sul principio del “riconoscimento correttivo”.

 

[Traduzione non ufficiale]