L’arte al servizio della Storia. Il GRANDE MALE – recensione

Dai Giovani Turchi dell’Impero Ottomano, anno 1915, alla Repubblica di Weimar, anno 1921; dalla cinica opportunità data dalla Prima Grande Guerra di eliminare un problema politico (l’alleanza tra Armenia e la nemica Russia) all’ultimo barlume di democrazia di un’intera era storica: è un fil rouge contraddittorio, quello che avvolge e caratterizza il Novecento come età di Vita e Morte. Epoca della rivoluzione tecnologica, sanitaria e alimentare, ma anche del dolore e dell’ignavia, nel XIX secolo trovano un accostamento solo apparentemente paradossale l’inaudita esplosione demografica (che portò da uno a quasi cinque miliardi la popolazione mondiale) e la miscela di darwinismo sociale, nazionalismo e totalitarismo dei Genocidi di Stato.

Riferito con ovvietà all’Olocausto degli Ebrei, il termine (Genocidio) non è, purtroppo, di esclusiva competenza del popolo ebraico, non il primo, l’unico o l’ultimo a essere oggetto di sterminio effettuato con metolodogia scientifica, razzista e ideologica. Era il 15 marzo 1921 quando, a Berlino, lo studente armeno Soghomon Tehlirian freddò lucidamente Taalat Pasha, ex Ministro degli Esteri turco, condannato dal Tribunale Rivoluzionario Armeno come responsabile della pulizia su base etnica del popolo armeno (pur nella controversia delle cifre, si contano oltre un milione di vittime): senza voler tornare all’annientamento dei popoli americani da parte di europei latini e anglosassoni e senza alcun forzatura, sarà lo stesso video in scena della dichiarazione di invasione della Polonia del 1939 di Hitler («Chi mai si ricorda oggi dei massacri degli armeni?») a ricordarci come le disperate marce della morte naziste (che, a conflitto ormai segnato, portarono al massacro prigionieri dei campi di concentramento) trovino un diretto antesignano nelle stragi degli armeni, nell’ordine dato dai Giovani Turchi di deportazione di oltre un milione di persone con la conseguente morte di migliaia di essi per malattia, fame o deperimento,

Il rischio di un taglio scontato e banale del tema centrale dello spettacolo, «la ricostruzione documentata di molteplici aneddoti che vanno a formare un chiaro quadro del contesto politico nel quale il progetto genocidiaro venne messo in atto» nei confronti degli armeni a opera dei turchi del 1915, viene complessivamente superato con merito, grazie a un allestimento chiaro nella sua cruda esposizione, a tratti barocco nella restituzione visiva (funzionale per gestire i cambi di scena) e non sempre efficace nel complicare con coerenza drammaturgica l’intreccio narrativo con la ricercata complessità di visione.

La regia e il testo di Sargis Galstyan non deludono, però, le aspettative, teatralizzando in modo lineare e coinvolgente le intricate e drammatiche vicende storiche, il «vortice di informazioni documentate che guidano lo spettatore nel dramma degli avvenimenti di quegli anni», nonostante alcuni personaggi risultino troppo caratterizzati per interpretare i diversi protagonisti della vicenda, come nel caso di Stefano Ambrogi nel doppio ruolo del carnefice (Taalat) e di convinto avvocato difensore di quello stesso Tehlirian che il tribunale tedesco decise clamorosamente di assolvere per onestà morale.

Senza voler approfondire la trama, tratta da una storia vera assolutamente incredibile, Il grande male è, dunque, la rappresentazione di un’etica manichea perché non ipocrita, che non cela dietro alcun buonismo le responsabilità storiche (come quelle della Germania), uno spettacolo che il regista Sargis Galstyan riesce a calibrare, approfondendo – al netto di una recitazione, probabilmente, dall’eccessiva enfasi retorica – i vari aspetti della vicenda attraverso la successione documentata, vivida e reale dei nomi, delle immagini e dei personaggi. Le video-scenografie tecnologiche, contribuendo attivamente alla costruzione della vicenda, assumono un interessante protagonismo, dando a Il grande male lo spessore di un’opera profondamente tragica nel e con la quale dar voce alle vittime e giusta consistenza al passato, affinché quest’ultimo possa, per il presente, costituire l’urgente e indispensabile monito a interrogarsi sulle responsabili di azioni che, ancora oggi (e a venire), chiedono giustizia. Continua…

Novità in Libreria : “Sansur: censura, giornalismo in Turchia”

La Turchia ci viene presentata come un paese democratico, modello per l’intera area mediorientale, e da anni se ne discute l’ingresso nell’Unione Europea. Nessuno rac¬conta che è uno dei paesi al mondo col più alto numero di giornalisti in carcere, colpevoli di svelare verità scomode della storia e dell’attualità politica turche.
Un filo invisibile lega le vite raccontate in questo libro. Si tratta di giornalisti, uomini e donne appassionati del proprio mestiere, impegnati a raccontare con professionalità la verità dei fatti e per tal motivo indagati e imprigionati, alcuni addirittura uccisi, in passato. Tutto questo accade in Turchia, paese del Mediterraneo, paese democratico, paese di cui da anni si discute il possibile ingresso nell’Unione Europea.
Marco Cesario ha vissuto a Istanbul, ne ha subito il fascino, i mercati di spezie, i gabbiani in volo sul Bosforo, e ne ha conosciuto le difficoltà e i timori di svolgervi un’inchiesta. Ha incontrato quei giornalisti, i loro colleghi, i loro familiari e attraverso quelle conversazioni, a volte a forti tinte intimiste, riavvolge quel filo narrandoci le loro vite distrutte dalle censure e dagli abusi di potere subiti. Così quel filo diviene testimone del passato e del presente della Turchia, ne svela le atmosfere e le contraddizioni, la cultura e le zone d’ombra. La volontà di svelarle per contribuire alla coscienza civile del proprio paese può condurre un giornalista in carcere, all’esilio o alla morte?
Questo è accaduto ad Ahmet Şık, in carcere per oltre un anno per aver scritto un libro confiscato ancor prima di esser stampato (e di cui qui pubblichiamo alcuni stralci inediti), a Dogan Özgüden, costretto alla fuga clandestina quarant’anni fa e tuttora oggetto di minacce ed intimidazioni nel suo esilio a Bruxelles, a Zeynep Kuray, imprigionata per aver raccontato la guerra di cui è vittima la minoranza curda, a Hrant Dink, ucciso per aver affrontato il tema del genocidio degli armeni, e a molti altri ancora.  Continua

JUNIOR EUROVISION 2015, Armenia: Mika e la sua “Love” con Aram Mp3 guest star (eurofestivalnews.com)

Manca sempre meno allo Junior Eurovision Song Contest 2015: ieri vi abbiamo fatto ascoltare i brani di Georgia e Macedonia, oggi è il turno dell’Armenia.

Il paese caucasico salirà sul palco della Armeec Arena di Sofia in Bulgaria con Mika (ebbene sì, proprio come il collega giudice di X Factor!), al secolo Michael Varosyan, 12enne non sconosciuto in patria. Ha infatti già preso parte alle selezioni nazionali per lo Junior Eurovision sin dal 2012.

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Il brano che canterà si intitola Love, un pezzo trascinante e retrò, sospeso fra pop e funky-soul, che si farà di certo notare nel baby contest europeo aperto a ragazzi dai 10 ai 15 anni.

Nel video di Love una guest star: Aram Mp3, personaggio di fama nazionale, quarto classificato per l’Armenia all’Eurovision Song Contest 2014 con Not alone.

La clip ruota attorno alla fantasiosa Cupid Incorporated, azienda guidata da Mika con un grande obiettivo, spargere amore e felicità nel mondo. Il protagonista è naturalmente il giovane cantante che, assieme ai suoi colorati colleghi, lavora duramente ogni giorno per assicurare che tutti siano felici.

http://eurofestivalnews.com/2015/10/10/junior-eurovision-2015-armenia-mika-e-la-sua-love-con-aram-mp3-guest-star/

ROMA – 19, 20 e 21 ottobre – La Pièce teatrale “IL GRANDE MALE” al Teatro India.

 

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ROMA – 19, 20 e 21 ottobre – La Pièce teatrale “Il Grande Male” al Teatro India.

I biglietti dello spettacolo tanto atteso saranno online tra 2 giorni, pubblicheremo il sito dove comprarli al più presto.
Potranno essere acquistati sia online che direttamente al teatro, intanto vi anticipiamo i prezzi.
intero 18 euro | ridotto 1 (under 35 e over 65) – 16 euro |ridotto 2 (cral e convenzionati) – 14 euro – Orario spettacoli ore 21,00

 

 

http://teatrodiroma.net/doc/3711/il-grande-male/

 

Sinossi
Berlino, 1921. Lo studente armeno Soghomon Tehlirian è sotto processo per aver uc- ciso con un colpo di pistola Talaat Pasha, uno degli organizzatori del genocidio, rifu- giato nel 1919 in Germania sotto falso nome, per sfuggire ad una condanna a morte per “crimine di lesa umanità” a danno delle popolazione armene residenti nell’Impero Ottomano.
Dopo due giorni di processo è Talaat – del quale vengono ricostruite le atroci gesta e attraverso le drammatiche rivelazioni dei sopravvissuti chiamati a deporre – ad essere condannato moralmente: le prove a suo carico sono talmente terrificanti che Tehlirian viene assolto per l’omicidio da lui compiuto.
Gli atti processuali, dai quali nasce l’ispirazione e la scrittura dello spettacolo ”Il gran- de male”, sono una preziosa chiave per comprendere quell’immane tragedia che fu il genocidio armeno nel 1915: attraverso i dialoghi riportati fedelmente dalle testimo- nianze scritte e le immagini dell’epoca proiettate in scena si va a formare un vortice di
informazioni documentate che guidano lo spettatore nel dramma degli avvenimenti di quegli anni, nel sistema della giustizia e portano luce su un capitolo dimenticato della storia dell’uomo. Attraverso la coralità di diciotto personaggi che intervengono nel processo avviene la ricostruzione documentata di molteplici aneddoti che vanno a formare un chiaro quadro del contesto politico nel quale il progetto genocidiaro venne messo in atto.
In ”Il grande male” vediamo i testimoni chiamati a deporre, una pluralità di voci che aiutano lo spettatore nella comprensione dei fatti storici: figure di anonimi turchi e curdi buoni, che vennero in soccorso ai deportati; Johannes Lepsius, responsabile della Deutsche Orient-Mission, che vuole dimostrare la precisa volontà genocidaria dei Giovani Turchi; il generale Otto Liman von Sanders, al cui comando erano le truppe tedesche inviate in Anatolia durante la Prima Guerra Mondiale, che invece cerca al- meno in parte di scagionare il Governo ottomano.
Tutte queste testimonianze scorrono in un contesto, quello di Berlino nell’anno 1921, in cui gli orientali vengono giudicati tendenzialmente inclini all’illegalità e scarsa- mente consapevoli del valore della vita umana

UN APPELLO ALL’ITALIA DEL CALCIO: NON DIMENTICHI I DIRITTI UMANI

Il prossimo 10 ottobre la nazionale italiana di calcio si recherà in Azerbaigian per disputare un incontro valido per la qualificazione alla fase finale dei Campionati Europei.
Per quanto consapevoli che sport e politica debbano necessariamente percorrere strade diverse, siamo altresì fermamente convinti che non è possibile astrarsi completamente da talune realtà che interessano la nostra coscienza di cittadini europei.
È bene che i nostri sportivi, le istituzioni e i media non dimentichino che la Nazionale si sta per recare in un Paese che “Reporter Senza Frontiere” colloca agli ultimissimi posti nella classifica mondiale sulla libertà di Informazione; un Paese dove i giornalisti e gli oppositori politici vengono accusati, incarcerati e condannati nel silenzio forzato dell’opinione pubblica; un Paese tra i più corrotti e corruttori del pianeta, dove il rispetto dei diritti umani viene progressivamente meno anno dopo anno; un Paese che mentre ospitava nel giugno scorso i Giochi olimpici Europei, incarcerava oppositori politici, impediva l’accesso a reporter stranieri e chiudeva la “scomoda” sede locale dell’Osce accusata di guardare troppo alla questione dei diritti umani. Un Paese che vanta il primato mondiale di riarmo e che bombarda quasi quotidianamente i villaggi di confine dell’Armenia e del Nagorno Karabakh rischiando di scatenare una guerra dalle conseguenze devastanti per tutta l’Europa.
Chiediamo ai nostri sportivi e alle nostre istituzioni di non lasciarsi distrarre dal luccichio dei petrodollari ma di guardare con spirito critico questa nazione che recentemente ha promesso di arrestare il calciatore armeno Mkhitaryan (Borussia Dortmund) in occasione della prossima trasferta a Baku della sua squadra.
Chiediamo ai giornalisti di non dimenticare i loro colleghi condannati ad anni di prigione per il solo motivo di non aver voluto allinearsi al regime di Aliyev.
Azerbaigian-Italia non può essere solo una partita di calcio ma una nuova importante occasione per chiedere all’Azerbaigian il rispetto dei diritti umani e la fine della sua armenofobia.

Il Consiglio per la comunità armena di Roma
www.comunitaarmena.it

COMUNICATO STAMPA: L’ITALIA FERMI ALIYEV E IMPEDISCA UNA NUOVA GUERRA NEL CAUCASO!

Negli ultimi mesi, e in particolare in questi ultimissimi giorni, è aumentata esponenzialmente la tensione nel Caucaso meridionale, lungo il confine tra Armenia e Azerbaigian e tra quest’ultimo e la repubblica del Nagorno Karabakh-Artsakh.
Il numero e la gravità delle violazioni azere dell’accordo del 1994 di cessate-il-fuoco sono cresciute enormemente e gli attacchi dei soldati di Baku hanno portato alla morte di alcuni civili residenti in villaggi di confine dell’Armenia nord orientale a di numerosi soldati dell’Esercito di Difesa del NK colpiti da tiri di mortaio e di missili di produzione turca di calibro mai utilizzato dalla fine della guerra, innescando inevitabili conseguenti ritorsioni.
Dopo l’abbattimento dell’elicottero armeno nel novembre 2014 e ripetuti attacchi destabilizzanti nei mesi scorsi, ora l’Azerbaigian sembra decisamente orientato a sfruttare l’attuale crisi medio orientale per cavalcare la tigre di una nuova guerra che avrebbe effetti devastanti non solo a livello regionale ma per tutta l’Europa.
Sfruttando la cortina fumogena dei tagliagole dell’Isis e l’incertezza di tutta l’area (Iraq e Siria in primo luogo), cercando di nascondere con una azione bellica le gravissime accuse che giungono per l’inosservanza dei diritti umani nel suo Paese, il dittatore Aliyev scarica sul pacifico popolo armeno la sua follia militare, frutto di un riarmo che il mondo non aveva mai conosciuto dai tempi della Germania hitleriana.Come cittadini italiani di origine armena, chiediamo al governo italiano, ai media e all’opinione pubblica di condannare con fermezza questa azione dell’Azerbaigian.
Ricordiamo che in caso di conflitto le pipe-line che portano energia all’Europa e all’Italia subirebbero le prime, inevitabili, conseguenze della guerra che lascerebbe al freddo il nostro Paese. In un mondo devastato da violenze, odio e guerre fratricide condanniamo ogni azione lesiva alla dignità umana al di là dell’appartenenza etnica e religiosa. Diciamo NO alla guerra, alla violenza che alimenta nuovi focolai di tensione. Diciamo STOP alle aggressioni! E Auspichiamo che i paesi occidentali ed in primis l’Italia, superino ogni logica di interesse economico e politico e condannino ”senza se e senza ma” la politica aggressiva azera scongiurando lo scoppio di nuove guerre, di nuovi massacri e di nuove perdite umane.
Consiglio per la comunità armena di Roma
www.comuntaarmena.it

NUOVO ATTACCO AZERO IN ARTSAKH, 4 MORTI (Karabakh.it, 25.09.15)

La campagna di aggressione bellica attuata dall’Azerbaigian abbandona il confine dell’Armenia e si sposta nuovamente nel Nagorno Karabakh. Questo pomeriggio razzi e colpi di mortaio hanno colpito la linea difensiva dell’Artsakh provocando la morte di quattro giovani soldati. Si tratta di Norayr Mikayel Khacatryan (venti anni), Robert Suren Mkrtchyan (venti anni), Harut Maxim Hakobyan (diciotto anni) e Karen Gevorg Shahinyan (diciotto anni).

Altri militari colpiti dalle esplosioni sono rimasti feriti. Non è stata precisata la località dell’incidente; il ministero della Difesa ha informato che il nemico ha utilizzato lancia razzi di fabbricazione turca (TR-107) recentemente forniti allo stato azero da Ankara.

(link alla pagina)

 

Nella giornata di ieri le forze azere hanno gravemente violato il fuoco lungo il confine con l’Armenia all’altezza della regione nord orientale di Tavush. Colpi di mortaio hanno bersagliato alcuni villaggi prossimi alla linea di confine causando la morte di tre civili e il ferimento di altri.

La comunità internazionale deve intervenire con fermezza per fermare questa aggressione che vanifica tutti gli sforzi dei negoziatori dell’Osce. La pazienza del popolo armeno non può essere infinita…

L’ARMENIA ALL’ARENA DI VERONA IL 29 SETTEMBRE (POSTICIPATO AD APRILE 2016)

COMUNICATO STAMPA: AMEN PROJECT AD APRILE 2016

A causa di insormontabili problemi tecnici e organizzativi, la produzione e gli enti interessati hanno deciso di rimandare la messa in scena di Amen Project all’Arena di Verona prevista per il 29 settembre 2015, all’aprile 2016.
Per il rimborso dei biglietti già venduti, gli interessati possono rivolgersi alle prevendite dove è stato effettuato l’acquisto per la procedura di rimborso o conferma per nuova data che verrà comunicata a breve.

PRESS RELEASE ON POSTPONEMENT OF AMEN PROJECT UNTILL APRIL 2016
Due to insurmountable technical and organizational reasons, the production and the institutions concerned have decided to postpone the staging of Amen Project at Arena di Verona scheduled for September 29, 2015 to April 2016.
We apologize for this inconvenience and are more than committed in the success of the concert in April 2016
For the reimbursement or the confirmation of the tickets already sold , interested parties should contact the pre-sales agencies.
The new date will be communicated shortly.

Addetta stampa
Cecilia Leo – 333.9287849

 


 

 

Martedì 29 settembre alle ore 21.00 all’Arena di Verona va in scena – in prima mondiale – Amen Project. Realizzato in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica Armena in Italia, patrocinato dal Ministero dei Beni Culturali della Repubblica d’Armenia e dal Comune di Verona, è un grande evento che celebra il popolo armeno e la sua storia.
Artisti internazionali, con musica, parole e danza, ripercorrono le tappe fondamentali della grande epopea armena: lotte, fede cristiana, passione e cultura. Amen Project è questo: uno straordinario viaggio che porta gli spettatori – dalle origini sino ai nostri giorni – nel cuore del popolo armeno, in terra d’Armenia e in tutti i luoghi del mondo raggiunti dalla diaspora. Amen Project non è solo una magnifica rappresentazione: è la prova che secoli di ingiustizie non hanno mai impedito agli armeni di continuare a vivere e creare. È la rinascita, il futuro di una civiltà.
Atto unico della durata di 1h e 40 minuti, Amen Project si avvale della direzione del Maestro Stefano Fonzi, che ha curato anche gli arrangiamenti e le orchestrazioni. Le musiche originali sono della compositrice armena Araksiya Musheghyan, mentre i testi del giornalista e scrittore Giommaria Monti. Sotto la bacchetta di Fonzi si alternano l’Orchestra Sinfonica dell’Istituto Musicale Peri-Merulo (Italia), il Coro Hover (Armenia), l’Ensemble Capella Regiensis (Italia) ma anche una pop band e musicisti della tradizione popolare armena. Il tutto accompagnato delle coreografie del regista Roudolf Kharatian alla direzione del corpo di ballo.
Renato Zero ha scritto per l’occasione “Vengo da te”. A interpretarlo la giovane artista toscana Amara, che ha già dato prova della sua forza espressiva all’ultimo festival di Sanremo.
Partecipano con brani inediti tre grandi artisti italiani: Fabio Concato, Dolcenera. e Simona Molinari.
Non mancano i solisti d’eccezione: il trombettista jazz Fabrizio Bosso e il pianista Nazzareno Carusi, raffinato interprete del repertorio pianistico dal ‘700 ai giorni nostri.
Tante e importanti le voci liriche che calcano il prestigioso palcoscenico dell’Arena: su tutti Placido Domingo Jr. tenore e figlio d’arte. E poi la soprano Hasmik Papian (Austria), il tenore Mario Frangoulis (Grecia), la mezzo soprano Juliette Galstian (Svizzera), il basso Barsegh Tumanyan (Armenia), il tenore Vincenzo Costanzo (Italia), la mezzo soprano Varduhi Khachatryan (Svizzera) e la soprano Rosy Anoush Svazlian (USA).
Una menzione speciale va al suonatore di duduk Gevorg Dabaghyan (Armenia) sensibile interprete del flauto tipico della tradizione musicale armena. Contaminazioni folk e rock infine con il gruppo Gabriel Wegner & Creative crimes (Italia).
Per info e biglietti:
info@amenproject.net
http://www.ticketmaster.de/event/amen-project-tickets/145373
http://www.ticketone.it/amen-biglietti-verona.html?affiliate=ITT&doc=artistPages/tickets&fun=artist&action=tickets&key=1481967$6362326
Ufficio Stampa: Sig.ra Cecilia Leo
cecilialeo79@gmail.com; +39 3339287849

ROMA – 05 settembre 2015 – L’Orchestra Filarmonica della Scala per l’Armenia

Comunicato stampa
L’Orchestra Filarmonica della Scala per l’Armenia
Filarmonica della Scala
Daniel Harding direttore
Alessandro Taverna pianoforte
1915 – 2015 Centennial of the Armenian Genocide
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In occasione del centenario del Genocidio armeno, sabato 5 settembre l’Orchestra Filarmonica della Scala diretta da Daniel Harding sarà ospite dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma (Sala Sinopoli – ore 21.00) con un concerto speciale.
Un evento straordinario che rientra in un progetto di più ampio respiro dal titolo “With you Armenia” partito da Gerusalemme lo scorso marzo dove ha riscosso notevole successo. Oltre Roma, l’iniziativa include altre tappe molto importanti tra cui la Carnagie Hall di New York con Evgeny Kissin e Krzysztof Penderecki, a Londra con la Royal Philharmonic Orchestra e Pinchas Zukerman, a Bruxelles l’Orchestra Nazionale Belga e ultima prestigiosa tappa a Vienna al Musikverein. Finalità del progetto è proprio quella di sensibilizzare sul tema del genocidio armeno attraverso musicisti di fama mondiale, le cui parole attirano l’attenzione di milioni di persone e dei mass media.
Portavoce di questo gesto di sensibilizzazione per l’Italia è l’Orchestra Filarmonica della Scala con il pianoforte solista di Alessandro Taverna e sotto la direzione uno dei più interessanti giovani direttori del panorama internazionale, Daniel Harding. L’evento, al quale presenzierà il Ministro della Cultura della Repubblica d’Armenia Sig.ra Hasmik Poghosyan, è organizzato con la collaborazione di Emilia Romagna Festival e dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Harding dirigerà il Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra di Ludwig Van Beethoven nell’esecuzione di Alessandro Taverna giovane e già affermato pianista veneto, indicato dalla critica musicale internazionale “il successore naturale del suo grande connazionale Arturo Benedetti Michelangeli”. Eseguito con Beethoven al pianoforte il 5 aprile 1803 a Vienna (direttore J. von Seyfried), il Concerto n.3 in do minore op. 37 viene pubblicato l’anno dopo, incontrando un successo che ne ha fatto per tutto l’Ottocento il concerto pianistico beethoveniano più eseguito.
Completano il programma la Sinfonia n. 8 di Antonín Dvořák considerata, assieme alla Sinfonia n. 7 in Re minore e alla più nota Sinfonia n. 9 in Mi minore, il picco degli scritti sinfonici del compositore boemo e tra le sinfonie meglio riuscite del XIX secolo; e “Waltz” di Aram Khachaturian, compositore russo di origine armena, conosciuto dal grande pubblico soprattutto per la “Danza delle spade”, ma autore anche di vari brani classici utilizzati talvolta nelle colonne sonore di alcuni film per la loro comunicativa immediata e passionale. Accordi fragorosi al limite della dissonanza e tocchi più lievi si susseguono in questo pezzo, primo di cinque movimenti della Masquerade Suite composta da Khachaturian per alcune musiche di scena.

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Centenario morte del Beato Ignazio Maloyan e proclamazione di San Gregorio di Narek dottore della Chiesa (Vaticanstate.va)

L’Ufficio Filatelico e Numismatico celebra quest’anno due personalità della Chiesa armena, il beato Ignazio Maloyan e San Gregorio di Narek. Il primo, per il quale ricorrono quest’anno i cento anni dal martirio, lo ricordiamo Arcivescovo di Mardine (Turchia), località dove fu sempre vicino ai problemi dei fedeli della diocesi sul piano materiale, sociale e spirituale. In particolare, ebbe cura di diffondere in tutte le parrocchie la devozione al Sacro Cuore e alla Madre di Dio. A noi rimane la testimonianza della sua Fede in Cristo Risorto, sia quando esortò a pregare e a restare saldi nella Fede i suoi sacerdoti, alla luce delle tristi notizie e delle minacce contro il popolo armeno di quel 1915 che così tanto segnò non solo la Turchia ma l’intera Europa, sia quando poco prima del supplizio, al suo carnefice, che lo spingeva a rinnegare la Fede per aver salva la vita, diceva «ti ho già detto che io vivo e muoio per la mia vera fede. Mi glorifico nella Croce del mio Signore e mio Dio». Il secondo, San Gregorio, è stato dichiarato quest’anno nel mese di aprile da Papa Francesco Dottore della Chiesa. Visse gran parte della sua vita nei monasteri di Narek, in Armenia, dove condusse una vita piena di umiltà e carità, coltivando le arti letterarie, retaggio dell’insegnamento della famiglia di origine, e la teologia. È ricordato come uno dei più grandi poeti della letteratura armena. Alla sua morte, la sua tomba fu da subito meta di pellegrinaggi del popolo armeno che lo invoca nella preghiera fin dagli anni delle prime persecuzioni.

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