Francobollo Azerbaigian su Nagorno Karabakh (Artsakh)

In qualità di cittadini italiani di origine armena dobbiamo segnalare che in data 30 dicembre le Poste dell’Azerbaigian hanno emesso un foglietto a celebrazione della vittoria nella recente guerra combattuta contro la repubblica armena de facto del Nagorno Karabakh (Artsakh).

In tale foglietto una vignetta evidenzia la disinfestazione della regione conquistata (parzialmente) dalle forze armate azere che per 44 giorni hanno sottoposto la popolazione a incessanti bombardamenti anche con armi proibite dalle convenzioni internazionali.

L’immagine richiama inequivocabilmente la propaganda nazista ed è frutto di una cultura dell’odio contro gli armeni che purtroppo impera nel regime azero.

Ci appelliamo alle istituzioni e agli amanti della filatelia perché condannino tale emissione. Un francobollo, propaganda a parte, non può essere veicolo di odio e discriminazione etnica.

La “disinfestazione” del Nagorno Karabakh va censurata in quanto rappresenta un insulto non solo al popolo armeno nel mondo ma anche all’arte del francobollo e ai valori che esso rappresenta.

Grazie per l’attenzione e per l’evidenza che vorrete dare al nostro messaggio.

Cordiali saluti

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA

 

***N. B.  Questo comunicato fa parte di iniziative di sensibilizzazione che il Consiglio per la comunità armena di Roma ha messo in atto ed è stato inviato agli operatori specializzati del settore.

LA DRAMMATICA FINE DELLA CANTINA KATARO IN NAGORNO KARABAKH (ARTSAKH)

La guerra scatenata a fine settembre dall’Azerbaigian contro la repubblica armena de facto del Nagorno Karabakh (Artsakh) non ha lasciato soltanto una scia di sangue e distruzioni dopo 44 giorni di violenti combattimenti e bombardamenti a tappeto sulla popolazione.

Dobbiamo purtroppo segnalare come la prestigiosa cantina Kataro nel villaggio di Togh, ora occupato dalle forze militari dell’Azerbaigian, è andata irrimediabilmente distrutta.

In rete abbiamo dovuto vedere le tristi immagini di soldati azeri che si accaniscono sulle botti che custodivano il pregiato vino, le rovesciano, spaccano bottiglie con l’unico scopo di vandalizzare un prodotto armeno.

Come novelli barbari, non hanno avuto alcun rispetto non solo del patrimonio culturale armeno ma neppure della civiltà del bere.

Lanciamo un appello alla “comunità del vino” in Italia perché condanni senza indugio tale crimine e solidarizzi con i proprietari della cantina che dal nulla, con amore e dedizione, avevano creato un’eccellenza vinicola.

Alziamo i calici!

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA


VINO KATARO: AZIENDA VINICOLA IN ARTSAKH

L’Artsakh, è situato nel Caucaso meridionale in Armenia ed è uno dei pochissimi posti sulla terra dove cresce il vitigno Khndoghni. Originario di questa regione, un tempo era usato per il vino fatto in casa.

Aghadjan Avetissyan, bisnonno dell’attuale proprietario, ha prodotto vino da uve Khondoghni per tutta la vita, ma con il crollo dell’URSS, e tutto ciò ne conseguì, la viticoltura fu messa da parte.

Fu solo nel 1996 che Grigory Avetissyan, l’attuale proprietario, decise di far rivivere i vigneti di Khndoghni e, dopo tanta sperimentazione, finalmente inizia nel 2010, i primi vini con il marchio Kataro.

Avetissyan coltiva vigneti di 11 ettari di Khndoghni e 2 ettari di uve Syrah. Questi si trovano a 6/700 metri sopra il livello del mare. Inverni miti ed estati soleggiate, contribuiscono alla maturazione armoniosa delle uve. La raccolta e la scelta a mano consentono di seguire le antiche tradizioni enologiche coniugandole sapientemente con le più moderne tecnologie di vinificazione.

 

Kataro Rosso

Imbottigliato dopo 12 mesi di invecchiamento. Gusto dominante di bacche rosse e la corniola, con tocco di melograno. Note di amarena matura, e retrogusto speziato medio lungo. Ricco di tannini.

Uve: vitigno autoctono khndoghni. Età media dei vigneti 20 anni.

Servire a 16-18 C, ottimo con carni cotti sulla brace, carne e formaggi forti.

Premi: ProdExpo 2014-2017, Prowein 2015-2016, Medaglia d’oro al Concours Mondiale de Bruxelle 2017, Medaglia d’argento Mundus Vini 2017.

 

Kataro Rosso Riserva

Invecchia per 18 mesi in botti di rovere del Caucaso delle foreste locali di alta quota. Ricco di tannino, gusto deciso presenta aromi di mirtilli e zucchero filato.

Uve: vitigno autoctono khndoghni. Età media dei vigneti 20 anni.

Servire a 16-18 C, ottimo con piatti di carne e formaggi piccanti.

Premi: : ProdExpo 2015-2017, Prowein 2016-2018, Concours Mondiale de Bruxelle Le grand Medal d’Or 2017, Le grand degustation de Montreal 2018.

 

Bianco secco

Affinamento in bottiglia per minimo 5 mesi. Elegante e floreale, fresco e minerale con sentori di agrumi e pesca bianca.

Uva: miscela di Queens of Armenian Highlands, varietà Vockehat, colvitata nella regione Vayots Dzor in Armenia, varietà Kangun e Babants di Artsakh. Età media dei vigneti 25 anni.

Servire a 8-10 C. Ideale con formaggio leggeri, pesce di acqua dolce, macedonie e dolci a base di caramello o vaniglia.

 

Rosé

Fruttato, fresco con note di fragola e frutta, chiude con spiccata mineralità.

Uve: vitigno autoctono Khndoghni. Età media dei vigneti 20 anni.

Affinamento in bottiglia minimo 5 mesi.

Servire a 8-10 C. Ottimo formaggi, insalate, pollo e verdure.

 

Dove si vende nel mondo: https://kataro.am/contacts

 

***N. B.  Questo comunicato fa parte di iniziative di sensibilizzazione che il Consiglio per la comunità armena di Roma ha messo in atto ed è stato inviato agli operatori specializzati del settore.

Novità editoriale: “Tracce armene nella Biblioteca Universitaria di Bologna”. A cura di A. Sirinian, P. Tinti

E’ stata recentemente pubblicata una raccolta di studi intitolata “Tracce armene nella Biblioteca Universitaria di Bologna e in altre biblioteche d’Italia” dedicata alla memoria di Gabriella Uluhogian, di cui comprende due lavori finora inediti.
Al volume hanno collaborato armenisti d’Italia e d’Armenia insieme a studiosi dell’Università di Bologna.
La pubblicazione è bilingue (italiano e inglese). La traduzione inglese è stata finanziata dalla Fondazione Gulbenkian.
Il volume inaugura la nuova collana della Biblioteca Universitaria di Bologna, e ad esso seguirà il catalogo degli antichi libri armeni a stampa posseduti dalla biblioteca.
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Descrizione del libro

Partendo dalla monumentale Mappa armena del conte bolognese Luigi Ferdinando Marsili (Costantinopoli, 1691), recentemente al centro di una serie di iniziative legate alla sua conservazione e valorizzazione, il volume propone un itinerario attraverso questa e altre «meraviglie» armene custodite nella Biblioteca Universitaria di Bologna e in varie biblioteche italiane. Lo sguardo nel contempo si allarga a considerare gli stretti contatti tra il popolo armeno e l’Italia documentati dalle numerose edizioni a stampa armene che dal Cinquecento all’Ottocento hanno visto la luce nel nostro Paese.


Anna Sirinian insegna Cultura e lingua armena all’Università di Bologna. Le sue ricerche riguardano la letteratura armena antica e medievale, i manoscritti armeni e la storia della presenza armena in Italia. È membro di diverse associazioni scientifiche nazionali e internazionali, accademico della Classe Orientale dell’Accademia Ambrosiana, dottore honoris causa dell’Accademia delle Scienze della Repubblica di Armenia.

Paolo Tinti insegna Storia del libro e Storia delle biblioteche all’Università di Bologna. Ha pubblicato saggi e volumi sulla storia delle biblioteche religiose e di università, sul libro del Quattrocento e sull’editoria del Novecento. Ha fondato e dirige la rivista «TECA» e coordina il CERB, Centro di Ricerca in Bibliografia dell’Università di Bologna.

CLAMOROSO: IL DOCUMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE DI NAPOLI SBUGIARDA L’AMBASCIATA AZERA CHE CONTINUA A PERSEGUIRE UNA POLITICA DI DISINFORMAZIONE, DI BUGIE E DI FAKE NEWS.

Contrariamente a quanto dichiarato dall‘ambasciatore dell’Azerbaigian in Italia e agli articoli fatti pubblicare dall’ambasciata da lui presieduta su alcune testate giornalistiche italiane, che hanno disorientato l’opinione pubblica italiana con palese  falsificazione della realtà,  la mozione inerente il Nagorno Karabakh e votata lo scorso 30 dicembre  dal Consiglio Comunale della città di Napoli non esprime affatto solidarietà al popolo azerbaigiano e non chiede alcuna implementazione  della documentazione internazionale, come scrive l‘Amb. Ahmadzada nel suo tweet (Vedi screenshot) .

Anzi…

Mentre l’Ambasciata azera negli articoli pubblicati afferma che: 

“Nella mozione si accenna che il Nagorno-Karabakh, territorio riconosciuto a livello internazionale come parte dell’Azerbaigian”

In realtà la mozione riporta:

“il Nagorno-Karabakh – regione storicamente abitata in prevalenza da una radicata e storica comunità armena che dagli anni ‘80 rivendica il diritto all’autodeterminazione”.

Mentre l’Ambasciata azera afferma che:

“nel testo si legge che  “Le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazione Unite (822, 853, 874 e 884 del 1993) e dell’Assemblea Generale (62/243 del 2008), le decisioni di altre organizzazioni internazionali, nonché tutti gli Stati Membri delle Nazione Unite, hanno riconosciuto il Nagorno-Karabakh come parte della Repubblica dell’Azerbaigian, e hanno confermato la sovranità, l’integrità territoriale e l’inviolabilità dei confini riconosciuti internazionalmente dell’Azerbaigian e hanno richiesto l’immediato ritiro di tutte le truppe di occupazione dai territori dell’Azerbaigian e il ritorno di tutti i rifugiati e profughi azerbaigiani nelle proprie terre”.

In realtà il documento riporta semplicemente la seguente frase:

“sulla questione si è espresso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU con quattro diverse Risoluzioni e successivamente l’OSCE anche nel quadro del processo negoziale guidato dai Co-Chair del Gruppo di Minsk”;

Mentre l’ambasciata azera afferma:

“Dopo l’ennesima aggressione da parte dell’Armenia iniziata lo scorso 27 settembre e la conseguente guerra durata 44 giorni…”

Il testo della mozione ribadisce:

“sin dal 1994 si sono susseguiti episodi di conflitto armato, fino a che il 27 settembre 2020 – a seguito di una iniziativa dell’Azerbaigian – sono riprese le ostilità tra Armenia e Azerbaigian che, nonostante tre tregue umanitarie, hanno causato la morte di almeno 5.000 persone, nonché ingenti danni a infrastrutture, abitazioni e monumenti di valore storico”;

Mentre l’ambasciata azera afferma che:

“la stessa mozione chiede alle autorità nazionali italiane di “mettere in campo un impegno concreto, finalizzato al rafforzamento del partenariato strategico multidimensionale con l’Azerbaigian, che entra in una nuova fase di crescita e sviluppo per il ripristino dei suoi territori e pianificare ulteriori iniziative sinergiche con un alleato di primo piano per l’Italia.”

In realtà la mozione impegna il Governo italiano:

  • a sollecitare tutte le Parti a rispettare il cessate il fuoco e ad attuare gli impegni convenuti con l’Accordo del 9 novembre e a perseguire soluzioni fondate su negoziati e non sull’uso della forza;
  • a sostenere la decisione della Presidenza del Gruppo di Minsk di riprendere la sua iniziativa volta a favorire una soluzione duratura e condivisa di pace e stabilità;
  • a sostenere, in tutte le sedi opportune, le iniziative di ONU e Unione europea utili a tal fine;
  • a sollecitare ogni Paese terzo ad astenersi da ogni forma di interferenza e di sostenere le iniziative di mediazione messe in campo dalle Istituzioni internazionali;
  • a richiedere a tutti gli attori della regione di contrastare ogni forma di presenza e iniziativa di miliziani estremisti e radicali;
  • a richiedere a tutte le Parti interessate di garantire nei territori da loro controllati il rientro degli sfollati, la tutela dei diritti umani, il rispetto dell’identità di ogni comunità e del pluralismo culturale e religioso, l’integrità e la preservazione del patrimonio storico;
  • a sostenere ogni iniziativa volta a tutelare la popolazione armena del Nagorno-Karabakh e il suo patrimonio culturale e religioso, custode di una presenza millenaria del cristianesimo;
  • a porre in sede OSCE – istituita come Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa – la necessità di una verifica sull’efficacia delle sue politiche e dei suoi strumenti, anche alla luce delle sue difficoltà ad esercitare un ruolo attivo nella crisi del Nagorno-Karabakh;
  • a garantire il massimo impegno dell’Italia, d’intesa con le Istituzioni europee e internazionali, nell’assicurare i necessari aiuti umanitari alle popolazioni civili colpite dal conflitto e per contribuire alla stabilizzazione e ricostruzione della regione;
  • a sollecitare i Paesi della regione a garantire la regolarità dei flussi energetici di oleodotti e gasdotti connessi all’Italia e all’Europa.

 

INSOMMA, LE BUGIE AZERE NON HANNO MAI FINE.

MA NON C’E’ DA SORPRENDERSI.

OGNI REGIME DITTATORIALE BASA LA SUA POLITICA SULLA DISINFORMAZIONE E SULLE BUGIE.

DIFFIDATE DALLE FAKE-NEWS

#STOPBUGIEAZERE

 

GRAZIE NAPOLI!!!

Il Consiglio per la Comunità armena di Roma esprime gratitudine e soddisfazione per l’approvazione da parte del Consiglio Comunale di Napoli di una mozione inerente il Nagorno Karabakh con la quale il Consiglio fa propria la risoluzione della III Commissione (Affari esteri e comunitari) della Camera dei Deputati dove si parla del Nagorno Karabakh come “regione storicamente abitata da armeni”, si fa cenno all’aggressione azera, all’esplicito  appoggio militare della Turchia nella guerra dei 44 giorni e al coinvolgimento gruppi di miliziani radicali.

La mozione tra le altre cose impegna il Governo italiano a sostenere gli sforzi internazionali incluso quella del Gruppo di Minsk al “fine di favorire una soluzione stabile e condivisa di pace”, e a “sostenere ogni iniziativa volta a tutelare la popolazione armena del Nagorno-Karabakh e il suo patrimonio culturale e religioso, custode di una presenza millenaria del cristianesimo”.

Di seguito la copia fotostatica della mozione insieme al testo trascritto.

Non avevamo dubbi che la città di cui è Co-Patrono San Gregorio Armeno non sapesse scegliere da che parte stare.

Grazie Napoli.

Consiglio per la comunità armena di Roma

www.comunitaarmena.it

MISSIONE “CAVIALE”?

In questi giorni, una delegazione di parlamentari della Repubblica italiana, ha affrontato (peraltro in piena emergenza Covid) un singolare viaggio in Azerbaigian, uno fra i Paesi più corrotti al mondo e che figura nella classifica mondiale sulla libertà di informazione (Freedom press Index, 2020) al 168° posto su 180 nazioni (l’Italia si colloca al 41° posto, l’Armenia al 61°, la Turchia al 157°).

Un viaggio organizzato all’indomani del cessate il fuoco firmato dai Presidenti della Russia e dell’Azerbaigian e dal Primo Ministro dell’Armenia che metteva fine all’aggressione militare iniziata lo scorso 27 settembre dall’Azerbaigian, con l’ausilio della Turchia e di jihadisti e mercenari filo-turchi, contro la piccola repubblica de-facto del Nagorno Karabakh, abitata da 150 mila armeni.

Alcuni membri della delegazione italiana, che risulta essere una delle prime a livello internazionale ad aver visitato i territori del Paese aggressore, si sono vantati di questo primato, mentre il dittatore azero Aliyev ha dato loro il benvenuto definendoli “amici” che dimostrano la “vera amicizia nei momenti difficili”.

Ovviamente non ci è dato sapere quali siano questi momenti difficili vissuti dall’Azerbaigian che durante i 44 giorni di guerra:

  • non ha esitato a prendere di mira, abitazioni e infrastrutture civili, inclusi ospedali, scuole e luoghi di culto;
  • violando il diritto internazionale umanitario e forte dell’appoggio del padrino Erdogan, non si è scoraggiato a utilizzare armi non convenzionali, incluse bombe a grappolo e al fosforo bianco, anche contro la popolazione civile;
  • ha promesso una paga di 2000 dollari al mese ai Jihadisti mercenari, fatti arrivare dalla Siria con il supporto turco, più un benefit di 100 dollari per ogni armeno ammazzato;
  • ha promosso esecuzioni sommarie di civili armeni e decapitazioni da parte delle truppe regolari, fatti ripresi e distribuiti sulle reti sociali senza il minimo tentativo di celare l’identità dei carnefici;
  • ha torturato e continua a torturare sia prigionieri inermi civili che militari, postando i video di tali atti criminali anche su reti sociali, senza alcun rispetto delle più basilari norme dello jus belli e delle Convenzioni di Ginevra;
  • ha distrutto e continua a distruggere i beni ed il patrimonio culturale, storico, artistico e religioso armeno;
  • continua ad essere una vera minaccia per gli armeni in quel fazzoletto di terra dell’Artsakh per il quale urge un riconoscimento internazionale al fine di scongiurare l’annientamento della popolazione, così come aveva fatto capire lo stesso presidente Erdogan in un suo recente discorso, dichiarando di voler portare a termine con i fratelli azeri il lavoro iniziato dai loro padri, cioè il genocidio del popolo armeno.

Si tratta di fatti ampiamente denunciati sia da parte di alcuni paesi membri dell’UE e alleati NATO, dai media internazionali e nazionali, che da Amnesty International e Human Right Watch. Mentre il gruppo dei parlamentari italiani si prestava alla propaganda del dittatore azero, diventando esso stesso uno strumento di propaganda, autorevoli organizzazioni internazionali stanno concludendo le fasi preliminari delle indagini sui crimini di guerra azeri. I membri della delegazione italiana, in quanto rappresentanti politici eletti di una nazione che ripudia la guerra e punisce l’incitamento all’odio sia etnico che religioso, sapevano  quanto sopra descritto, ma hanno scelto l’omertà e la dantesca ignavia   per intraprendere questo viaggio.

Per noi, cittadini italiani di origine armena, l’unico scopo moralmente accettabile della missione dei nostri parlamentari sarebbe stato quello di documentare e denunciare i crimini di guerra, recarsi in Nagorno Karabakh, dopo aver goduto del lusso del dittatore azero. Invece, i parlamentari italiani hanno giustificato tale missione con ragioni economiche, non le loro ben inteso, ma quelle di aziende italiane che possono essere coinvolte nel processo di ricostruzione. Operazione, per il momento, di pessimo gusto e inopportuna, dato che l’emorragia delle vittime civili non si è ancora fermata, le decapitazioni degli armeni, neanche. Inoltre, il 9 novembre scorso è stato raggiunto un accordo di tregua, non è ancora stato firmato alcun trattato di pace. Comprendiamo che le commesse per le aziende italiane sono importanti, ma le testimonianze pubbliche  nei quali parlamentari italiani si schierano apertamente con la parte azera e avallano le bugie storiche della propaganda di Baku generano effetti boomerang, rendono insostenibile qualsiasi commessa commerciale, allontanano la pace.

Il gruppo dei nostri parlamentari, guidato dal Sen. Ettore Rosato (Italia Viva) ha confuso la politica estera di una nazione del G7 con il commercio internazionale.

Ciò che ci lascia perplessi, infatti, sono le dichiarazioni dei parlamentari, foto e video postati sui loro canali social, che hanno suscitato non poche reazioni di sdegno da parte di tanti nostri connazionali italiani nel vedere i loro rappresentanti prestare il fianco alla dittatura azera in nome di un “interesse”.

Ci piace ricordare che benché l’Azerbaigian rimanga un fornitore primario di gas per l’Italia, i soldi spesi per quella fornitura sono sempre dei contribuenti italiani; i quali, nell’apprendere  che quel denaro è stato utilizzato per “finanziare”  i mercenari jihadisti che seminano morte e terrore, anche in certi Paesi europei, potrebbero non condividere le scelte fatte da parte di questi rappresentanti del popolo.

Noi, in quanto cittadini italiani di origine armena, di certo non lo condividiamo.

#IoStoConlArmenia

Consiglio per la comunità armena di Roma

QUESTI I PARLAMENTARI ITALIANI IN MISSIONE A BAKU:

On Ettore Rosato  (Italia Viva), capo delegazione

Sen. Alessandro Alfieri  (PD)

On. Rossana Boldi  (Lega)

On. Pino Cabras (M5S)

Sen. Gianluca Ferrara  (M5S)

Sen. Maria Rizzotti  (Forza Italia)

Sen. Adolfo Urso   (Fratelli d’Italia)

 

 

Il Comune di San Giorgio di Nogaro riconosce il genocidio del popolo Armeno perpetrato negli anni 1915 -1916.

Con una risoluzione presentata dal Consigliere Fabio Fiorin e votata all’unanimità dei presenti, il Comune di San Giorgio di Nogaro ha riconosciuto formalmente la verità storica del genocidio armeno “sulla base delle risoluzioni già assunte dall’ONU, dal Parlamento Europeo, dal Congresso e dal Senato degli Stati Uniti d’America e dallo stesso Parlamento della Repubblica Italiana”.

Con questo pronunciamento il nome del Comune di San Giorgio di Nogaro va ad aggiungersi ai più di 140 istituzioni italiane il cui nome è inserito  nella lista dei “Giusti” per la Memoria del Metz Yeghern, presso il Memoriale del genocidio armeno di Yerevan.

Il Consiglio per la comunità armena di Roma accoglie con commozione la notizia del riconoscimento ed esprime la propria gratitudine al Consiglio Comunale  di San Giorgio di Nogaro per aver scelto di stare dalla parte di valori universali come verità e giustizia e ha espresso vicinanza e solidarietà alla popolazione armena particolarmente provata in questo momento storico della vita.

Si fa presente che il Comune di San Giorgio di Nogaro ha votato lo scorso 25 novembre 2020 un’altra risoluzione con la quale si riconosceva l’indipendenza della Repubblica dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) “quale atto di civiltà che porti non solo all’attuazione di una azione giusta ma soprattutto la fine di un silenzio che a lungo sta diventando un atto di complicità con chi sta cercando di portare a termine quanto iniziato tra il 1915 – 1916”

 

 

La solidarietà del Comune di San Vincenzo al popolo Armeno nella battaglia per la verità storica

Il Consiglio per la comunità armena di Roma esprime la propria gratitudine a tutti i membri del Consiglio comunale di San Vincenzo per aver approvato una mozione che riconosce il Genocidio Armeno del 1915 e per aver voluto  manifestare la “proprio piena solidarietà al popolo armeno nella sua battaglia per la verità storica e per la difesa dei diritti umani”.

 “Il Consiglio Comunale esprime il proprio riconoscimento circa i fatti storici del genocidio del 1915 ed esprime la piena solidarietà al popolo armeno nella sua battaglia per la  verità storia e per la difesa dei diritti umani” si legge nella delibera della mozione presentata dal consigliere Roberta Casali e votata all’unanimità dei presenti nella seduta del primo dicembre 2020

Tale atto è un ulteriore incoraggiamento per proseguire la battaglia della Memoria con la consapevolezza di avere al nostro fianco uomini e donne che hanno dimostrato coraggio e onestà intellettuale e che, come gli armeni, credono ancora nella verità e nella giustizia.

Un sincero GRAZIE

Consiglio per la comunità armena di Roma

In libreria dal 3 dicembre: “Killing orders. I telegrammi di Talat Pasha e il Genocidio Armeno”

«Ho scritto questo libro nella speranza di eliminare l’ultimo mattone del muro del negazionismo». – Taner Akçam

“Killing orders. I telegrammi di Talat Pasha e il Genocidio Armeno”

Questo libro rappresenta un vero terremoto negli studi sul Genocidio Armeno. I telegrammi di Talat Pasha, l’architetto del Metz Yeghern – il Grande Male – qui provati nella loro autenticità e tradotti per la prima volta in lingua italiana, non lasciano, infatti, alcun dubbio:
quello patito dagli armeni fu un Genocidio, il primo del XX secolo.
Taner Akçam, coraggioso intellettuale e storico turco, rifugiatosi negli Stati Uniti per la sua lotta a favore della verità, ancora oggi insopportabile per il regime di Ankara, ha lavorato su preziosi ed eloquenti documenti originali inediti, restituendo con precisione al lettore, passo dopo passo, istruzione dopo istruzione, le varie fasi di preparazione, innesco e divampare dello sterminio.

Una macchina della morte su ampia scala affidata alla carta e all’inchiostro, intrisa del sangue di oltre un milione e mezzo di vittime. L’opera fondamentale di Akçam ci fa entrare nei meandri dell’organizzazione genocidaria e nella logica dei carnefici.
Il negazionismo di Stato che cerca di giustificare, ridimensionare o del tutto misconoscere questo immenso buco nero della Storia, su cui affonda la nostra contemporaneità sia in Europa sia nel Medio Oriente, è qui messo definitivamente con le spalle al muro.

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Taner Akçam è ampiamente riconosciuto come il primo storico turco ad aver scritto e discusso apertamente il Genocidio Armeno. Nato nella regione di Kars-Ardahan, nel 1976 viene arrestato e condannato a dieci anni di reclusione per i suoi scritti. Un anno dopo riesce a fuggire e a rifugiarsi in Germania. Oggi ha la cattedra di Studi sul Genocidio Armeno alla Clark University negli Stati Uniti. Per le nostre edizioni ha pubblicato Nazionalismo turco e Genocidio armeno (2005).

Novità in libreria: Armenia cristiana e fiera Di Daniele dell’Orco

Un diario di viaggio fotografico e testuale in Armenia, e una delle ultime testimonianze dalla Repubblica dell’Artsakh nel suo intero, poche settimane prima dello scoppio della II guerra del Nagorno-Karabakh. Un percorso emozionale, storico e religioso lungo la Terra Santa del Caucaso meridionale. L’Armenia millenaria ha resistito a qualsiasi tipo di dominazione, invasione e conquista. Grazie alla fierezza del suo popolo scolpita nella roccia, ma anche grazie alla fede, quella stessa fede che l’ha resa il primo Stato cristiano nella storia dell’umanità. Tra distese pianeggianti, monti biblici, specchi d’acqua limpida, monasteri scolpiti nella pietra, con “Armenia cristiana e fiera” un lungo e tortuoso cammino diventa un pellegrinaggio.

 

Armenia cristiana e fiera

 Daniele Dell’Orco

Editore: Idrovolante
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 17 novembre 2020
  • EAN: 9788899564704