Il 24 aprile in Italia – In Memoria dei martiri del primo genocidio del XX Secolo


 MILANO – Dal 27 aprile al 24 maggio – “METZ YEGHERN. Mostra fotografica sul GENOCIDIO ARMENO


Comunicato Stampa: VERGOGNA TURCA! Inaccettabili lezioni di storia e democrazia da una dittatura negazionista

Ci è giunta notizia che il Dr. Murat Salim Esenli, Ambasciatore Turco in Italia, ha spedito una lettera ai presidenti dei Consigli comunali di numerose località italiane che in passato hanno votato documenti di solidarietà al popolo armeno e di riconoscimento del genocidio.

Nella stessa l’Ambasciatore fa riferimento a una sentenza della Grande Camera della Corte Europea dei diritti dell’uomo e cerca di far credere ai suoi interlocutori che la stessa abbia classificato il genocidio armeno come un falso storico.

Invero dobbiamo specificare che la sentenza del 15 ottobre del 2015 (n° 27510/08) a cui fa cenno il diplomatico di Ankara riguarda, come riportato nella dichiarazione fatta alla stampa dallo stesso tribunale, “la violazione dell’art 10  (Libertà di espressione) della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo”. Pertanto nulla ha a che vedere con i fatti storici e con gli eventi drammatici che gli armeni dovettero subire per mano dell’impero ottomano nel 1915, come la deportazione di massa ed i massacri, che la Corte non esita a sottolineare distinguendo il tema della libertà di espressione da quello storico e ribadendo ancora una volta la incontrovertibilità dei fatti.

L’ambasciatore turco non pago delle immense sofferenze inflitte agli armeni da parte dei suoi avi, non pago della politica negazionista che la Turchia conduce da più di cent’anni mistificando i fatti storici,  prova anche in questo caso a manipolare la realtà storica e giuridica cercando di far credere che la sentenza a cui fa riferimento è un “forte avvertimento giuridico” ed “costituisce un precedente importante per casi simili agli eventi del 1915” mentre come già accennato essa non ha alcun rilievo giuridico per quanto riguarda la “storia” ma si riferisce sic et simpliciter  “alla libertà di espressione”, quella stessa  “libertà” che oggi viene negata e calpestata nel suo paese,  dove migliaia di insegnanti, giornalisti, politici di opposizione e scrittori sono processati e incarcerati, dove vige una politica di persecuzione verso le minoranze etniche, e dove coloro che scappano dalle guerre sanguinose dei paesi limitrofi subiscono ulteriori maltrattamenti e vengono spesso sfruttati come merce di scambio.

Avendo ricevuto evidentemente direttive al riguardo​ da colui che ormai comunemente etichettato come “dittatore” o “sultano” (il presidente Erdogan) ​il rappresentante di Ankara rinnova la tesi negazionista che da oltre un secolo è il filo conduttore della politica del suo Paese. Osa etichettare come “illazioni degli armeni” le verità storiche sul genocidio del 1915, classifica la vasta produzione documentale come “informazioni distorte”.

Dimentica l’Ambasciatore che il primo ad aver condannato in contumacia i diretti responsabili del genocidio armeno fu proprio il tribunale militare turco il cui atto d’accusa del 12 aprile 1919 affermava che “i crimini commessi durante la deportazione degli Armeni, in luoghi e momenti diversi, non erano episodi isolati e locali ma una forza locale e centrale organizzata, che ha premeditato tutto ed ha fatto eseguire gli ordini con istruzioni riservate e verbali” come si evince dalla montagna di documentazione prodotta a riguardo.

Non si poté usare il termine giuridico “genocidio”, anche se la definizione dei fatti è facilmente riconducibile ad esso, solo perché tale termine fu coniato in seguito, ed in chiaro riferimento al genocidio degli armeni, da un giurista ebreo-polacco di nome Raphael Lemkin, che era stato testimone di quanto avvenne agli armeni

Nel suo delirio negazionista l’ambasciatore turco dimentica che fu proprio il  Parlamento Europeo nel 1987 a votare una risoluzione in cui si constatava che  “durante la Prima Guerra Mondiale i massacri perpetrati dalla Turchia costituiscono crimini riconosciuti dall’ONU come genocidio. La Turchia è obbligata a riconoscere tale genocidio e le sue conseguenze“. Risoluzione ribadita anche il 15 aprile del 2015 dove si deplorava “fermamente ogni tentativo di negazionismo”.

Da che pulpito, poi, ci tocca sentir parlare di democrazia!

L’ambasciatore Esenli non manca di condire la sua lunga epistola con la consueta ventilata “minaccia” sulle relazioni diplomatiche ed economiche fra i due Stati, alludendo che “alcuni ambienti”  cercano di politicizzare la storia e trarre inimicizie dal passato per danneggiare la collaborazione italia-turchia, ma lo stesso dimentica che il suo paese, in barba alla politica di buon vicinato imposta dall’Unione Europea, tiene chiusi   unilateralmente i suoi confini con la vicina armen i a ed ha invaso militarmente,  dal 1974,  la parte Nord dell’isola europea di Cipro.

​Finge evidentemente di ignorare che la credibilità delle istituzioni e dei rappresentanti turchi in questo momento storico è pressoché nulla ma vorrebbe dare lezioni ai rappresentanti del popolo italiano sul rispetto delle opinioni commettendo però un grave errore diplomatico nell’interferire nelle “attività” di un paese sovrano.  Un errore che meriterebbe un richiamo ufficiale da parte della Farnesina.

Il  “Consiglio per la comunità armena” nel condannare, ancora una volta e con sempre maggiore forza, il negazionismo di uno Stato che non riesce a far pace con la propria storia, uno Stato che non esita a bombardare villaggi curdi nel nord della Siria e in Irak, uno stato i cui governanti sono una minaccia per la stessa popolazione della Turchia, ringrazia tutti  gli italiani che hanno mostrato vicinanza e solidarietà al popolo armeno e hanno scelto di stare dalla parte della verità e della giustizia.

Consiglio per la comunità armena di Roma


Copia della lettera dell’Ambasciatore Turco

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scarica l’allegato alla lettera

Anche il comune di Sasso Marconi (BO) sarà inserito nell’elenco dei Giusti del Medz Yeghern. Approvata mozione di solidarietà con il popolo armeno.

In data 29 marzo 2017 il Consiglio Comunale di Sasso Marconi sulla scia di altri comuni italiani a deliberato una mozione a “Sostegno a progetti di approfondimento storico e di divulgazione del genocidio del popolo armeno” nella quale

RILEVATO

che il genocidio è il più feroce e disumano fra i crimini in quanto tende all’eliminazione di tutto un popolo, della sua identità, della sua cultura, della sua storia e della sua religione;

RICONOSCIUTA

la necessità che l’opinione pubblica approfondisca il dramma del popolo armeno affinché tali tragedie della storia siano di monito soprattutto alle giovani generazioni;

ESPRIME

piena solidarietà al popolo armeno e

IMPEGNA

la Giunta Comunale a sostenere progetti di approfondimento storico e di divulgazione del genocidio del popolo armeno, oltre che a promuovere ogni possibile azione di riconciliazione fra i popolo armeno ed il popolo turco, partendo dal riconoscimento dei fatti storici e restituendone la memoria attraverso pubblici eventi, studi e qualsivoglia iniziativa di rievocazione.

DISPONE INOLTRE

la diffusione della presente ordine del giorno a mezzo comunicato stampa affinché l’intera cittadinanza sia partecipe del sentimento di solidarietà verso il popolo armeno;

Il Consiglio per la comunità armena di Roma esprime la propria gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito all’approvazione delle delibera dimostrando coraggio e onestà intellettuale e scegliendo la strada della verità e della giustizia.

Comunicato Stampa: I Cosiddetti “Giovani Turchi ” PD e le scuse di Orfini – Un’altra piccola grande nostra vittoria

Comunicato Stampa:  I Cosiddetti “Giovani Turchi ” PD  e le scuse di Orfini

 

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” esprime soddisfazione per la dichiarazione dell’on. Orfini con la quale ha voluto formalmente prendere le distanze dall’utilizzo del termine “Giovani turchi” per indicare la sua area politica di riferimento.

Dallo scorso mese di marzo il “Consiglio per la comunità armena di Roma” aveva intrapreso una nuova campagna di sensibilizzazione rivolta a politici e media denunciando il richiamo frequente al movimento nazionalista turco responsabile della pianificazione e attuazione del genocidio armeno del 1915.

Oltre che una specifica richiesta indirizzata all’interessato, sono state inviate ripetute segnalazioni alle testate giornalistiche che nei loro articoli di politica interna utilizzavano tale nome che suscita ancora oggi negli armeni rabbia per il ricordo dell’orrore di un secolo fa e sdegno per l’uso improprio che ne viene fatto.

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” continuerà la campagna di vigilanza monitorando la situazione e segnalando ai media quanto sopra.

Ringraziamo l’on. Orfini, al quale è stata inviata una lettera personale, per la sua dichiarazione, che salutiamo come una importante vittoria nella battaglia che gli armeni italiani conducono per il diritto alla Memoria del Grande Male.

 


COMUNICATO STAMPA

LA COMUNITA’ ARMENA DICE BASTA AI COSIDDETTI “GIOVANI TURCHI”

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” ha lanciato da alcuni giorni una nuova campagna di sensibilizzazione chiedendo che sia bandito l’uso del termine “Giovani Turchi”, oggi associato a una corrente del Partito Democratico.

Gli esponenti, ricordando che i veri Giovani Turchi nel 1915 pianificarono e misero in atto il genocidio di un milione e mezzo di armeni, si appellano alla sensibilità del mondo della politica e dell’informazione affinché non venga più utilizzata tale espressione altamente offensiva, il cui uso denota scarsa conoscenza storica.

Dal 20 marzo vengono inviate mail di sensibilizzazione alle testate giornalistiche, un appello è stato direttamente trasmesso all’on Matteo Orfini, capofila di tale corrente, con la richiesta di una pubblica dichiarazione che prenda definitivamente le distanze dal movimento dei Giovani Turchi e dal contemporaneo uso di tale nome. Abbiamo lanciato una campagna su Change org. e sono allo studio altre iniziative.

Già nel 2013 era stata promossa analoga iniziativa e il Consiglio aveva ricevuto rassicurazioni che il termine GT sarebbe stato progressivamente abbandonato ma ciò non è avvenuto.

Firma la petizione QUI


 

Fac-simile di lettera che viene inviata alle testate giornalistiche

Egregio direttore,

ci sia consentita una doverosa precisazione all’articolo pubblicato in data … sulla Sua testata, dal titolo “…..” nel quale viene ancora una volta utilizzato il termine “Giovani Turchi”.

Non abbiamo alcuna intenzione di entrare nelle dinamiche interne del Partito Democratico ma in passato abbiamo inutilmente cercato di far capire che i Giovani Turchi sono stati un movimento che ha pianificato e messo in pratica il genocidio armeno.

L’uso di tale nome (a dire il vero utilizzato anche negli anni Cinquanta per un breve periodo per etichettare un gruppo di politici sardi capeggiati da Cossiga) provoca negli armeni italiani e in tutti coloro che hanno un minimo di conoscenza storica un sentimento di repulsione e di rabbia. È come se un partito politico decidesse di chiamare (o accettare che venga chiamata) una propria corrente interna con il nome di Hitler Jugen.

Nel 1915 un milione e mezzo di armeni vennero massacrati in quello che è comunemente riconosciuto come il primo genocidio del Novecento; i sopravvissuti dovettero abbandonare la propria terra natale e tutti i beni. Oggi, il “Sultano” Erdogan e la Turchia continuano a perseguire una politica negazionista.

E, ci creda, è davvero penoso continuare a leggere o ascoltare in Italia il termine “Giovani Turchi”; specie con l’approssimarsi della ricorrenza del genocidio (24 aprile).

Le saremmo grati se potesse pubblicare questa precisazione a beneficio dei lettori che ancora non conoscono quella tragica pagina di storia, con l’augurio che i media e i politici interessati abbandonino definitivamente l’uso di tale nefasto nome.

Cordiali saluti e buon lavoro

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA


 

Lettera inviata all’On.le Orfini

Egr. on. Orfini,

continuiamo purtroppo a leggere e ascoltare il termine “Giovani Turchi”utilizzato dai media per etichettare la corrente politica del PD che viene ricondotta a Lei.

Già alcuni anni or sono, nel 2013, avevamo cercato di far capire quanto offensivo l’utilizzo moderno di tale nome che richiama quello dei pianificatori e attuatori del genocidio armeno del 1915. Francamente non comprendiamo per quale motivo – se non per una lacuna storica – venga ancora utilizzata tale espressione.

Da alcuni giorni stiamo rivolgendoci alla stampa per sensibilizzarla sul tema.

Le chiediamo una dichiarazione ufficiale con la quale prenda le distanze, in modo netto, dall’uso di tale termine e inviti il mondo dell’informazione a non utilizzarlo più.

A pochi giorni dall’anniversario del genocidio armeno (24 aprile) sarebbe un’attestazione di solidarietà e sensibilità.

La ringraziamo sin da ora per il riscontro che vorrà darci.

Cordiali saluti

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA

 

Il comune di Agnone esprime solidarietà al Popolo Armeno nella sua battaglia per la verità storica e per la difesa dei diritti umani.

Il Consiglio Comunale di Agnone, nella seduta del 8 marzo u.s., a seguito di azione proposta dal Presidente dell’Associazione Culturale “Viva la Solidarietà”, ha deliberato una mozione nella quale si esprime  piena solidarietà al popolo armeno vittima del “genocidio” di cui in narrativa, nella sua battaglia per la verità storica e per la difesa dei diritti umani.

Scarica il testo della Mozione

 

 

Anche il nome del comune di Cave sarà inserito nell’elenco dei Giusti per gli Armeni

Solo pochi giorni fa abbiamo ricevuto la delibera del Consiglio Comunale di Cave con la quale, in occasione del centenario del genocidio armeno, si esprimeva all’unanimità solidarietà al popolo armeno.

La proposta di deliberazione era stata messa a votazione il 7 aprile 2016 e protocollata nel mese di maggio dello stesso anno.

Nel testo approvato all’unanimità si legge:

  • vista la richiesta del “Consiglio per la Comunità Armena di Roma” per un atto ufficiale di riconoscimento del genocidio del popolo armeno in occasione delle commemorazioni del centenario di tale tragedia;
  • considerato che tale dramma storico è stato riconosciuto come genocidio dalla Sottocommissione per i diritti umani dell’ONU nel 1973 e 1986, dal Parlamento Europeo nel 1987, dal Parlamento Italiano (da tutti i gruppi parlamentari) in data 17 novembre 2000 e financo dalla stessa Corte Marziale ottomana nel 1919;
  • ricordato che il Tribunale Permanente dei Popoli ha riconosciuto fra l’altro che “lo sterminio delle popolazioni armene con la deportazione e il massacro costituisce un crimine imprescrittibile di genocidio ai sensi della convenzione del 9/12/1948 per la prevenzione e repressione del crimine di genocidio
  • tenuto conto che lo stesso Parlamento Europeo il 15 novembre 2000 ha approvato a larga maggioranza una risoluzione sulla relazione periodica 1999 della Commissione Europea sui progressi della Turchia verso l’adesione e che tale risoluzione affronta questioni che riguardano il popolo armeno in paragrafi significativi, invitando al riconoscimento del genocidio ai danni della minoranza armena commesso anteriormente alla nascita della moderna Repubblica Turca;
  • rilevato che il genocidio è il più feroce e disumano fra i crimini in quanto tende all’eliminazione di tutto un popolo, della sua identità, della sua cultura, della sua storia e della sua religione;
  • riconosciuta la necessità che l’opinione pubblica approfondisca il dramma del popolo armeno affinché tali tragedie della storia siano di monito soprattutto alle giovani generazioni;  “Grande Male”.

  Esprime la propria piena solidarietà al popolo armeno in occasione dell’anniversario del  “Grande Male”.

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Il Consiglio per la comunità armena di Roma esprime la propria gratitudine a tutti i membri del Consiglio comunale

ed a tutti coloro che si sono adoperati affinché la Memoria del genocidio del 1915 rimanga viva.

Grazie di cuore.

 

 

La rivista “LEA – Lingue e letterature d’Oriente e d’Occidente” dedica una sezione al ricordo di Gabriella Uluhogian

L’ultimo numero della rivista  “LEA – Lingue e letterature d’Oriente e d’Occidente” contiene una sezione intitolata “Armenia nelle pieghe della memoria e nel laboratorio delle idee. In ricordo di Gabriella Uluhogian” con diversi articoli sulla storia e la cultura armene. (Vai al sito)
Armenia nelle pieghe della memoria e nel laboratorio delle idee. In ricordo di Gabriella Uluhogian
La doppia salvezza di Noemi Khardiashian (racconto-saggio) PDF
Antonia Arslan 77-80
Un selfie alla cultura armena del settimo secolo: l’“Autobiografia” di Anania Širakacci PDF
Alessandro Orengo 81-102
Re-readings of the epic Sasna Tsrrer (Daredevils of Sassoun) in contemporary Armenian prose: from epic to novel PDF
Hayk Hambardzumyan 103-116
Il cerchio del ritorno. A proposito dell’arte di Mikayel Ohanjanian (con riproduzioni) PDF
Vazgen Pahlavuni-Tadevosyan (Vazo) 117-124
Narrating the Armenian Genocide: an Italian Perspective PDF
Sona Haroutyunian 125-138
Cento anni di Metz Yeghern, tra silenzio e speranza. A proposito del volume di Yeghiayan Vartkes, Pro Armenia. Voci ebraiche sul genocidio armeno, a cura di Fulvio Cortese e Francesco Berti (2015) PDF
Diana Battisti 139-159
L’Armenia, la diaspora, gli altri: questioni aperte ed urgenze culturali. A proposito del volume a cura di Stefan Nienhaus e Domenico Mugnolo Questione armena e cultura europea (2013) PDF
Diana Battisti 161-178
Viaggio nei luoghi della memoria armena in Turchia e Azerbaigian PDF
Aldo Ferrari 179-192
Occasioni perdute. Frammenti di letteratura sulle tracce dell’utopia? PDF
Giampiero Bellingeri 193-204
Dal giornale Agos alla riscoperta del patrimonio culturale armeno in Turchia PDF
Francesca Penoni 205-216
Nei luoghi della spiritualità armena (lavoro fotografico) PDF
Andrea Ulivi 217-227
Interview with Contemporary Armenian Writer and Translator Diana Hambardzumyan PDF
Beatrice Tottossy 229-235

COMUNICATO STAMPA: L’Azerbaigian viola il confine dello Stato sovrano dell’Armenia

COMUNICATO STAMPA

Azione militare dell’Azerbaigian contro l’Armenia.

l’Azerbaigian viola il confine dello Stato sovrano dell’Armenia

”Condanniamo con fermezza le azioni militari messe in atto dall’Azerbaigian nel tentativo di infiltrazione nel confine dello Stato sovrano dell’Armenia, che hanno  causato diverse perdite umane”. E’ quanto si legge in un comunicato diramato dal Ministero degli Esteri armeno dopo che truppe azere hanno cercato di penetrare il confine armeno nella provincia nord orientale di Talish,  causando la morte di tre militari armeni, mentre gli aggressori  hanno lasciato sul terreno sette soldati.

Non è la prima volta che il dittatore Aliyev ricorre a simili «provocazioni» nel tentativo di far fallire tutti gli accordi di cessate il fuoco e far saltare il tavolo di trattative avviato dal Gruppo Minsk il quale vede come unica soluzione del conflitto Armeno-Azero quello del negoziato pacifico. Soluzione alla quale l’Armenia ha dato piena adesione ma che  il regime di Aliyev continua ad ostacolare con tutti i mezzi a disposizione.

E’ notizia di qualche ore fa, la firma da parte del Presidente azero del bilancio preventivo per le spese militari per l’anno 2017 che sono in netto aumento e raggiungono quota 1,6 miliardi di dollari (nel 2016 ammontavano ad 1,43 miliardi), e sono il  segno che Baku è intenzionata a perseverare nella sua politica belligerante infischiandosi delle raccomandazioni della comunità internazionale.

Sono anni che sulla stampa internazionale vengono segnalate violazioni dei diritti umani da parte del dittatore di Baku, giornalisti incarcerati senza ragione, cittadini privati della loro libertà,  perseguitati e torturati dal regime, per non parlare poi delle migliaia di profughi azeri che non ricevono alcun aiuto da parte dello Stato mentre la famiglia Aliyev continua a sperperare il denaro pubblico ed arricchirsi sulle spalle degli ignari cittadini, cercando di «comprare» all’estero una reputazione a suon di caviale.

Nel clima delle festività natalizie e di capodanno il Consiglio per la comunità armena di Roma nel condannare fermamente le azioni militare intraprese da tempo dal Governo di Baku ed in particolare dal dittatore Aliyev, si appella alla comunità internazionale ed in particolare a tutte le forze politiche italiane ed alla società civile affinché  facciano sentire la loro voce nelle sedi opportune per far tacere, una volte per tutte, le armi del dittatore Aliyev, e le provocazioni dallo stesso avanzate e scongiurare che il Caucaso possa diventare teatro di altre atrocità disumane che la guerra provoca.

Noi diciamo no alla guerra. No all’odio. No al prevalere degli interessi personali e statali sui valori umani. Diciamo no, con forza, alle azioni militari. Diciamo no alla violenza.

E diciamo si alla convivenza tra i popoli, al rispetto delle regole e delle leggi internazionali.

Diciamo si alla pace.

Consiglio per la comunità armena di Roma

Regione Basilicata: Genocidio popolo armeno, approvata mozione Pace

27.09.2016

Il documento impegna il Consiglio “a trasmettere tale atto alla direzione del Memoriale del genocidio della capitale armena Yerevan per inserire il nominativo della Regione Basilicata nella lista dei ‘Giusti’ per la memoria del Metz Yeghern”

(ACR) – Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità una mozione di iniziativa del consigliere regionale Aurelio Pace (Gm) sul centenario del genocidio del popolo armeno.

Con la mozione si impegna il Consiglio regionale a “comunicare l’avvenuta approvazione di tale atto al Consiglio per la comunità armena di Roma affinché la trasmetta alla direzione del Memoriale del genocidio della capitale armena Yerevan ed il nominativo della Regione Basilicata sia inserito nella lista dei ‘Giusti’ per la Memoria del Metz Yeghern (il Grande Male) insieme a tutti gli altri che hanno adottato simili risoluzioni”.

“E’ pervenuta – si legge nel documento – la richiesta del Consiglio per la Comunità armena di Roma per un atto ufficiale di riconoscimento del genocidio del popolo armeno in occasione delle commemorazioni del centenario di tale tragedia. Questo dramma storico è stato riconosciuto come genocidio dalla Sottocommissione per i diritti umani dell’Onu nel 1973 e 1986, dal Parlamento europeo nel 1987, dal Parlamento italiano, da tutti i gruppi parlamentari, in data 17 novembre 2000 e anche dalla stessa Corte marziale ottomana nel 1919. E’ necessario che l’opinione pubblica approfondisca il dramma del popolo armeno affinché tali tragedie della storia siano di monito soprattutto alle giovani generazioni”.

Nella successiva votazione, relativa alla richiesta del consigliere Bradascio di rinviare alla prossima seduta l’esame di una sua mozione sulla maternità surrogata, il presidente Mollica, constatata la mancanza del numero legale (erano presenti al momento del voto i consiglieri Bradascio, Cifarelli, Miranda Castelgrande, Mollica, Napoli, Pace, Robortella e Romaniello) ha dichiarato sciolta la seduta.

Scarica la delibera

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La Regione Emilia Romagna riconosce il genocidio armeno ed esprime solidarietà agli armeni.

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Anche la Regione Emilia Romagna, sulla scia di tante altre istituzioni italiane, ha espresso la propria solidarietà al popolo armeno con una risoluzione votata all’unanimità nella quale oltre a riconoscere la realtà storica del genocidio impegna la Giunta Regionale “a sostenere progetti di approfondimento storico e di divulgazione del genocidio del popolo armeno, oltre che a promuovere ogni possibile azione di riconciliazione fra il popolo armeno ed il popolo turco, partendo dal riconoscimento dei fatti storici e restituendone la memoria attraverso pubblici eventi, studi e qualsivoglia iniziativa di rievocazione”.

Il Consiglio per la comunità armena non può che esprimere la propria gratitudine ai firmatari la mozione ed a tutti i componenti dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna che con questo voto hanno dimostrato sensibilità e vicinanza ad un popolo che da più di cento anni lotta per il diritto alla Memoria, ed hanno aggiunto il loro nome a coloro che credono ancora nella verità e nella giustizia.

Consiglio per la comunità armena di Roma

 

>> Vai alla Risoluzione dell’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna