COMUNICATO STAMPA MANIFESTAZIONE 13 OTTOBRE A ROMA

SIT-IN DAVANTI A MONTECITORIO

MARTEDI’ 13 OTTOBRE, ore 15-17

 

“PER LA PACE, PER LA LIBERTA’ DI INFORMAZIONE, PER I DIRITTI DEL POPOLO ARMENO”

Dal 27 settembre l’Azerbaigian ha sferrato – con il supporto logistico e militare della Turchia e di jihadisti mercenari arruolati da Ankara – un attacco armato senza precedenti alla repubblica del Nagorno Karabakh-Artsakh e all’Armenia, scatenando contemporaneamente una spregiudicata campagna di disinformazione in tutto il mondo.

Durissimi combattimenti sono in corso lungo la linea di contatto e si registrano pesanti bombardamenti indiscriminati sugli insediamenti civili da parte azera, incluso il capoluogo Stepanakert, anche con l’utilizzo di bombe a grappolo. E ciò in flagrante violazione del diritto internazionale. Un crimine di guerra con conseguenze di una catastrofe umanitaria.

Già il 12 luglio le forze armate azere avevano innescato una provocazione al confine nord-orientale dell’Armenia e quattro anni fa, nell’ aprile 2016, avevano perpetrato un altro attacco in quella che è stata battezzata la “guerra dei quattro giorni”.

Il popolo armeno, oltre alla minaccia militare, vede ancora una volta a repentaglio la propria esistenza.

I proclami dei due leader autoritari  Erdogan e Aliyev  fanno continuo riferimento all’annientamento del popolo armeno “per completare l’opera dei padri” (ovvero il genocidio armeno).

Comitati e associazioni, armeni e non, saranno davanti a Montecitorio martedì prossimo 13 ottobre 2020 per chiedere alle istituzioni italiane e, in primo luogo, al Parlamento di:

–          promuovere ogni azione possibile per il ristabilimento della pace nel Caucaso meridionale al fine di preservare il diritto alla vita, alla libertà e ai diritti delle popolazioni coinvolte nella guerra;

–          condannare l’intervento militare di terze parti nel conflitto;

–          non abbandonare il popolo armeno a un destino che evoca dolorose pagine di storia già vissute 105 anni fa;

– tutelare gli interessi nazionali italiani impedendo che la guerra arrivi a interessare anche le pipe line che portano petrolio in Italia dal mar Caspio;

–       prendere le distanze dalle politiche nazionali che esaltano lo sterminio di altri popoli;

–       tener conto del differente grado di democrazia e libertà di espressione che vige nei Paesi coinvolti nel conflitto;

–     lanciare un monito alle leadership locali affinché il dialogo con l’Italia e l’Unione Europea sia basato sul rispetto dei diritti umani, sulla libertà di parola e di stampa.

I Comitati e le Associazioni organizzatori si augurano che rappresentanti di tutte le forze politiche italiane si uniscano all’opinione pubblica e condannino senza se e senza ma l’ingiustificata aggressione contro l’aspirazione alla libertà e alla pace del popolo armeno.

L’invito al presidio (che si svolgerà nel rispetto delle norme anti-Covid19) è rivolto a tutte le Associazioni e cittadini italiani che condividono i principi di cui sopra.

Comunità e associazioni armene d’Italia

Roma 07.10.20

Lettera aperta degli armenisti italiani sul Nagorno-Karabakh

Al Presidente della Repubblica

Al Presidente del Consiglio dei Ministri

A Ministro degli Affari Esteri

Al Presidente  della Commissione Esteri del Senato

Al Presidente della Commissione Esteri della Camera

Di fronte alla gravità della situazione che si è creata in questi giorni in Armenia  e nel Nagorno-Karabakh, gli armenisti italiani hanno scritto una dichiarazione che proponiamo alla Vostra attenzione nella convinzione che l’Italia possa contribuire attivamente alla cessazione delle ostilità  e alla costruzione di una pace duratura nella regione.

 

Lettera aperta di studiosi della cultura armena sulla situazione del Nagorno-Karabakh

Come studiosi della cultura armena ma anche come cittadini italiani ed europei, non possiamo non esprimere la nostra profonda preoccupazione di fronte alla situazione creatasi in questi giorni nel Nagorno-Karabakh, aggravata dalla circolazione di notizie non sempre obiettive. Condanniamo fermamente l’aggressione militare iniziata il 27 settembre dall’Azerbaigian con il sostegno della Turchia, erede diretta dello stato che un secolo fa ha compiuto, senza mai riconoscerlo, un genocidio ai danni della popolazione armena. Il coinvolgimento della Turchia a fianco dell’Azerbaigian mette in serio pericolo la sicurezza dell’intera regione e la stessa esistenza fisica degli armeni, tanto nel Nagorno-Karabakh quanto nella repubblica d’Armenia. Riteniamo che la popolazione armena del Nagorno-Karabakh debba poter decidere liberamente il proprio futuro e che la questione dello status di questa regione debba essere risolta per via diplomatica e non con l’uso delle armi.

Chiediamo pertanto alla comunità internazionale – a partire dal nostro paese – in primo luogo di intervenire immediatamente sull’Azerbaigian e la Turchia perché mettano fine alle attività militari, quindi di impegnarsi in favore della ripresa delle trattative diplomatiche in vista di una pace definitiva nella regione.

 

Maria Lucia Aliffi, Università degli Studi di Palermo

Federico Alpi, Università di Modena e Reggio Emilia/ FSCIRE, Bologna

Antonia Arslan, Università di Padova

Marco Bais, Pontificio Istituto Orientale

Emilio Bonfiglio, Dumbarton Oaks, Washington DC

Don Matteo Crimella, Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale – Milano

Aldo Ferrari, Università Ca’ Foscari, Venezia

Emiliano B. Fiori, Università Ca’ Foscari, Venezia

Giorgio Gianighian, Università e-Campus

Sona Haroutyunian, Università Ca’ Foscari, Venezia

Vasco La Salvia, Università di Chieti

Paolo Lucca, Università Ca’ Foscari, Venezia

Paola Mildonian, Università Ca’ Foscari, Venezia

Moreno Morani, Veneranda Accademia Ambrosiana

Alessandro Orengo, Università di Pisa

Stephanie Pambakian, University of St Andrews

Don Riccardo Pane, Accademia Ambrosiana

Zara Pogossian, Università di Firenze

Elisa Pruno, Università di Firenze

Stefano Riccioni, Università Ca’ Foscari, Venezia

Marco Ruffilli, Université de Genève

Andrea Scala, Università degli Studi di Milano

Sara Scarpellini, Université de Genève

Giancarlo Schirru, Università di Napoli «L’Orientale»

Anna Sirinian, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna

Baykar Sivazliyan, Università Statale di Milano

Beatrice Spampinato, Università Ca’ Foscari, Venezia

Gioacchino Strano, Università della Calabria

Irene Tinti, Université de Genève

Rachele Zanone, Università degli Studi Roma Tre

 

L’APPELLO DI PERSONALITÀ ITALIANE DI SPICCO PER LA PACE E LA LIBERTÀ DEL NAGORNO KARABAKH (ARTSAKH)

L’APPELLO DI PERSONALITÀ’ ITALIANE DI SPICCO PER LA PACE E LA LIBERTÀ’ DEL NAGORNO KARABAKH (ARTSAKH)
L’appello è aperto a nuove adesioni. Per aderire è sufficiente aggiungere il proprio nome nella sezione “commenti” sulla nostra pagina FB  https://www.facebook.com/comunitaarmena/posts/3318091831632088
La lista delle adesioni è composta in ordine cronologico.
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Roma, 7 ottobre 2020
APPELLO PER LA PACE E LA DEMOCRAZIA
Gli armeni vogliono la pace, l’Azerbaijan e la Turchia vogliono l’Armenia e l’Artsakh.
È ormai da più di una settimana che il popolo armeno in Armenia e in Artsakh (Nagorno-Karabakh) sta respingendo la massiccia offensiva militare dell’Azerbaijan supportata apertamente dalla Turchia.
La capitale Stepanakert e le altre città e villaggi dell’Artsakh, gli ospedali e le scuole, sono bombardate con bombe a grappolo, con missili, cacciabombardieri e droni kamikaze. Il numero delle vittime civili sta crescendo. Anche diversi giornalisti della stampa internazionali sono rimasti feriti.
Ignorando gli appelli della comunità internazionale e dei mediatori internazionali (USA, Francia e Federazione Russa) per un cessate il fuoco immediato, l’Azerbaijan sta conducendo un’offensiva militare su larga scala contro l’Artsakh, con il diretto sostegno politico e militare della Turchia che sta trasferendo nella zona del conflitto armi e istruttori militari, nonché terroristi jihadisti dalla Siria. L’Unione Europea, gli Stati Uniti, la Russia e la Francia, hanno già rilasciato dichiarazioni allarmate al riguardo e le principali testate giornalistiche italiane e internazionali hanno confermato l’infiltrazione, da parte turca, di terroristi jihadisti.
Noi tutti stiamo assistendo impotenti all’esportazione nel Caucaso Meridionale della politica destabilizzante neo ottomana della Turchia. La stessa politica destabilizzante che Erdogan sta portando avanti in Siria, Libia e nel Mediterraneo orientale e che dovrebbe destare le più serie preoccupazioni dell’Europa e dell’Italia in primis.
In piena e grave violazione del diritto umanitario internazionale, l’Azerbaijan e la Turchia hanno ignorato gli appelli del Segretario Generale dell’ONU e di Papa Francesco per una tregua globale in tempo di Pandemia da Covid-19. Proprio nei giorni in cui il mondo intero sta celebrando il trentesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino, l’Azerbaijan intende sopprimere il diritto all’autodeterminazione che l’Artsakh esercita da prima della caduta dell’URSS.
Oggi, di fatto, il popolo armeno, sopravvissuto al genocidio commesso dall’Impero Ottomano tra il 1915 e il 1923, sta di nuovo combattendo da solo contro il terrorismo internazionale e sta affrontando una minaccia per la sua stessa esistenza.
Ci appelliamo affinché l’Italia, che ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (art. 11 della Costituzione Italiana), dia il suo contributo significativo invitando la Turchia, con cui siede assieme al tavolo della Nato, a mettere immediatamente fine al coinvolgimento militare nel conflitto, e insista affinché tutte le parti ripristinino il cessate il fuoco e tornino ad accettare la strada di negoziati pacifici.
La guerra scatenata dall’Azerbaijan ha un unico obiettivo: quello di entrare in possesso del territorio dell’Artsakh ma senza i suoi abitanti.
Ci appelliamo perché, sempre fedele alla sua Costituzione, l’Italia supporti la lotta per la libertà e la democrazia del popolo dell’Artsakh.
Firmatari:
ANTONIA ARSLAN – Scrittrice
DACIA MARAINI – Scrittrice
RICCARDO MUTI – Direttore d’orchestra
CRISTINA MAZZAVILLANI MUTI – Presidente e direttore artistico del Ravenna Festival
HENRIKH MKHITARYAN – calciatore, «Roma»
PAOLO KESSISOGLU – Аttore e autore
LUIGI DE MOSSI – Аvvocato e sindaco di Siena
LAURA EFHRIKIAN – Attrice
MARIANNA MORANDI – Attrice
ADELINA VON FÜRSTENBERG – Curatrice e produttrice indipendente
GIORGIO PETROSYAN – Kickboxer, Campione mondiale K1
BEPPE GIULIETTI – Presidente FNSI
MAURA CAPRIOLI – Giudice di Cassazione
MIKAYEL OHANJANYAN – Artista
ARIANE ASCARIDE – Attrice e sceneggiatrice
ROBERT JULES GUÉDIGUIAN – Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico
OLIVIERO TOSCANI – Fotografo
ANNALIA GUGLIELMI – Scrittrice
DARIO VOLTOLINI – Scrittore
MASSIMO ZAMBONI – Musicista e scrittore
SIMONE VENTURINI – Assessore Cultura Comune Venezia
MATTIA CARLIN – Vicepresidente Unione dei Consoli in Italia
EUGENIO LO SARDO – Ex direttore generale dell’archivio di stato centrale
EDI RABINI – Presidente Fondazione Langer
BEATRICE VENEZI – Direttrice d’orchestra
MARCELLO FLORES – Docente Universitario, Studioso Genocidi
MARIO FERRANTE – Professore ordinario diritto ecclesiastico università di Palermo
UMBERTO GALIMBERTI – Filosofo, scrittore, giornalista del quotidiano La Repubblica
CORRADO OCONE – Filosofo
STEFANO ZECCHI – Filosofo
MASSIMO GHELARDI – Scrittore
FABIO VOLO – Attore, scrittore, conduttore radiofonico, conduttore televisivo, sceneggiatore
FEDERICO FALOPPA – Docente universitario
FRANCESCO GIUBILEI – Editore e giornalista, Presidente Fondazione Tatarella
ANNALIA GUGLIELMI – Intellettuale, Professoressa
ROBERTO PACI DALÒ – artista, docente universitario
GABRIELE NISSIM – Giornalista, Saggista e Storico
VIVIANA KASSAM – Presidente di Hebrew University, Braincircleitalia e Braincirclelugano
PAOLO CAMPINOTTI – Presidente di Confindustria Toscana
ANTONIO FERRARI – Giornalista Corriere Della Sera
ANNA MAZZONE – Giornalista TG2 RAI
STEFANIA BATTISTINI – Giornalista TG1 RAI
FRANCA GIANSOLDATI – Giornalista Il Messaggero
SIMONE ZOPPELLARO – Giornalista
PAOLO CAPPUZZO – Presidente della Associazione Italo Araba – Assadakah
TALAL KHRAIS – Scrittore e giornalista, Correspondente a Roma Agenzia Nazionale Informazione ANI . Libano
MARCO TOSATTI – Giornalista e autore
MIMMO LOMBEZZI – Giornalista, Vignettista
MARTA FEDERICA OTTAVIANI – Giornalista
DANIELE DELL’ORCO – Giornalista
ALESSANDRO ARAMU – Giornalista
ROBERTO OLLA – Giornalista
MILENA GABANELLI – Giornalista
ADRIANO SOFRI – Giornalista e attivista
SERGIO STERBINI – Vice Presidente Nazionale Sindacato Nazionale Agenti Assicurazione
PIETRO BARBETTA – Direttore Del Centro Milanese Di Terapia Della Famiglia
ANGELO GUERINI – Edizioni Angelo Guerini e Associati Spa
CHIARA ZAPPA – Giornalista
ALESSANDRO BELLI – Avvocato
GUIDO FERRADINI – Avvocato
ODILIA DANIELE – Avvocato e docente diritto canonico ed ecclesiastico
GRAZIA PETRULLI – Avvocato
VINCENZO BAFUNNO – Notaio
ANDREA RISTORI – Consulente aziendale
MASSIMO MARIO SIMONELLI – Architetto
GRAZIA MICHELACCI – Regista
STEFANO SACCO – Insegnante
FABIO GENOVESI- Scrittore
ALBERTO ELLI – Scrittore

 

SALVATE IL SOLDATO LETIZIA (Replica a articolo Domenico Letizia su Opinione del 7 ott 2020)

SALVATE IL SOLDATO LETIZIA (Replica a articolo Domenico Letizia su Opinione del 7 ott 2020)

È rimasto l’unico, per lo meno in Italia. E fa quasi un po’ di tenerezza. Domenico Letizia su l’Opinione del 7 ottobre accusa l’Armenia di aver scatenato la guerra in corso nel Caucaso meridionale e difende a spada tratta l’Azerbaigian.

Come Hiiro Onoda, il soldato giapponese rimasto sull’isola deserta fino al 1974 ad attendere l’invasione di un nemico che non sarebbe più arrivato perché la seconda guerra mondiale era già finita da trenta anni, il soldato Letizia svolge il suo compitino a favore della propaganda azera senza accorgersi che tutto il resto del mondo la pensa diversamente da lui.

Tutto il globo è presso che unanime nell’accusare l’Azerbaigian di aver scatenato la guerra, Amnesty International denuncia Baku per la violazione delle convenzioni internazionali sull’uso delle bombe a grappolo sugli insediamenti civili, ma lui va avanti diritto per la propria strada.

Non vi è osservatore internazionale che non consideri un’azione premeditata quella di Aliyev contro il popolo armeno (al dittatore non interessa il Nagorno Karabakh ma un Nagorno Karabakh senza armeni), che non valuti negativamente l’intervento della Turchia con l’appoggio logistico e militare nei bombardamenti, che non denunci l’impiego di mercenari jihadisti tagliagole fatti arrivare dalla Siria via Ankara per combattere a fianco dei soldati azeri. E lui che fa?

Se la prende con gli armeni, con l’Armenia, con il governo di Pashinyan. In un’analisi a senso unico che farebbe felice ogni funzionario governativo dell’Azerbaigian.

Già l’Azerbaigian, l’amore smodato di Letizia che sul suo sito personale cita persino una frase di Alexis de Toqueville sulla libertà di stampa ma poi appoggia la politica di un Paese che nella classifica della libertà di informazione nel mondo (Freedom Press Index) figura al 168° posto su 180 nazioni e che ha le carceri piene di oppositori politici e attivisti della società civile.

È rimasto l’unico a parlare in tali termini; altri “fulminati” sulla via di Baku hanno moderato i toni o scelto la strada di un decoroso silenzio mentre i cittadini armeni di Stepanakert e delle altre città del Nagorno Karabakh-Artsakh si nascondono nelle cantine per sfuggire alle bombe di Aliyev.

Il povero soldato Letizia invece combatte una guerra che ha già moralmente perso. Quella vera purtroppo infuria senza tregua grazie al suo amico Aliyev.

 

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA

BARBARIE IN NAGORNO KARABAKH (ARTSAKH) – BOMBARDATA DAGLI AZERI ANCHE LA CATTEDRALE DI SHUSHI

BARBARIE IN NAGORNO KARABAKH (ARTSAKH) – BOMBARDATA DAGLI AZERI ANCHE LA CATTEDRALE DI SHUSHI

Non contento di bombardare a tappeto gli insediamenti civili della repubblica dell’Artsakh, di lanciare razzi su Stepanakert e le altre città, di costringere la popolazione a vivere nelle cantine come accaduto durante la guerra degli anni Novanta, ora il dittatore Aliyev arriva a colpire anche i simboli religiosi.

Questa mattina è infatti stata colpita da razzi la cattedrale di Ghazanchetsots (san Salvatore) nella cittadina di Shushi.

Per il “Consiglio per la comunità armena di Roma” si tratta di un atto gravissimo e ancora una volta domanda l’attenzione dell’Italia e dell’Europa e la condanna di queste azioni barbare che colpiscono la fede degli individui.

L’Azerbaigian (forse per compiacere i mercenari jihadisti tagliagole che combattono per esso) cerca di spostare il conflitto sul piano di una guerra di religione.

Tutto ciò è inaccettabile; è vergognoso colpire simboli religiosi a qualunque confessione essi appartengano.

La cattedrale di Shushi sorge in luogo piuttosto isolato lontano da qualsiasi edificio che possa avere un minimo interesse strategico. È stata colpita in quanto simbolo della rinascita del popolo armeno dopo la guerra di trenta anni fa.

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA

www.comunitaarmena.it

APPELLO AL MINISTRO DI MAIO DA PARTE DELLE ORGANIZZAZIONI ITALO ARMENE

Le sottoscriventi associazioni e organizzazioni, rappresentanti cittadini italiani di origine armena, si rivolgono pubblicamente al ministro degli Esteri della Repubblica italiana, on. Luigi Di Maio

Premesso che

  • Dalla mattina di domenica 27 settembre è in corso un violento attacco da parte delle forze armate dell’Azerbaigian, spalleggiate da miliziani stranieri e armate dalla Turchia, contro la Repubblica d’Armenia de facto del Nagorno Karabakh (Artsakh)
  • L’azione, sviluppata su tutta la linea di contatto, ha chiari connotati di premeditazione
  • Solo tre giorni prima l’Azerbaigian si è rifiutato di accogliere la richiesta del rappresentante speciale del Presidente dell’Osce in carica perché la suddetta linea fosse monitorata stabilmente da osservatori internazionali
  • In spregio delle convenzioni internazionali vengono colpiti insediamenti civili armeni con vittime tra la popolazione
  • L’aggressione azera sta provocando decine di morti tra i militari di entrambi gli schieramenti
  • Da ultimo droni azeri hanno colpito un autobus civile nei pressi della città di Vardenis che si trova nella Repubblica d’Armenia
  • Dopo gli scontri provocati dall’Azerbaigian al confine con la Repubblica d’Armenia nello scorso mese di luglio sembra ora chiaro l’intento di spostare il conflitto da contesa territoriale sul Nagorno Karabakh a guerra aperta contro la Repubblica d’Armenia
  • Il presidente turco Erdogan nei giorni scorsi ha proclamato che la Turchia “porterà a compimento l’opera dei padri” con chiaro riferimento al genocidio del popolo armeno del 1915

Atteso che

  • La guerra ora in corso sta determinando conseguenze umanitarie gravissime oltre tutto in un periodo nel quale il mondo è flagellato dalla pandemia Covid 19
  • L’Italia, come membro dell’UnioneEuropea e di altre organizzazioni internazionali, è fortemente interessata al processo negoziale
  • Le pipeline di gas e petrolio provenienti dal mar Caspio rischiano di essere fortemente danneggiate dal conflitto in corso e provocare gravi problemi di approvvigionamento all’Italia stessa che beneficia di abbondanti forniture da quelle zone
  • La Turchia e l’Azerbaigian sono Paesi con basso livello di democrazia nei quali i diritti umani sono palesemente violati e la libertà di informazione è nulla e l’Europa non può consentire che regimi autoritari inneschino conflitti ai suoi confini orientali
  • L’attacco azero al popolo armeno rischia di destabilizzare l’intero quadro mediorientale

Si appellano al ministro Di Maio affinchè

  • L’Italia sia protagonista di azioni finalizzate alla cessazione delle ostilità unendo la propria voce a quella delle organizzazioni internazionali
  • Condanni con fermezza ogni atto di ostilità verso la popolazione civile e qualsiasi ingerenza di Paesi terzi che possa aumentare ulteriormente la tensione e minacciare la stabilità regionale

 

Unione degli Armeni d’Italia

Associazione Armeni Apulia/Apuliay Hayer

Associazione della Comunità Armena di Roma e del Lazio

Associazione Zizernak di Udine

Associazione Pro Loco di Brancaleone

Casa Armena – Hay Dun

Cattedra di Lingua e Letteratura Armena di Bologna

Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena di Venezia

Comunità Armena – Calabria

Comunità Armena Napoli

Comunità Armena Roma

Consolato Onorario di Milano

L’ AZERBAIGIAN LANCIA ATTACCO MISSILISTICO CONTRO LA REPUBBLICA ARMENA DEL NAGORNO KARABAKH (ARTSAKH)

Comunicato stampa

L’ AZERBAIGIAN LANCIA ATTACCO MISSILISTICO CONTRO LA REPUBBLICA ARMENA DEL NAGORNO KARABAKH (ARTSAKH)

 

Da questa mattina è in corso un pesante attacco missilistico azero contro la repubblica del Nagorno Karabakh (Artsakh).

Colpiti insediamenti civili compresa la capitale Stepanakert. Si registrano morti e feriti tra la popolazione

Molti cittadini stanno trovando riparo nei rifugi.

Le forze armate armene hanno abbattuto diversi elicotteri e tre droni; distrutti anche alcuni carri armati.

Tutte le milizie armene sono strenuamente impegnate nella difesa dei confini in questo che risulta essere un attacco ancor più grave di quello del 2016. Proclamata nella repubblica la legge marziale e la mobilitazione nazionale.

 

Alla luce di quanto sta accadendo:

 

  • Condanniamo l’ennesima aggressione dell’Azerbaigian contro la popolazione armena e il nuovo tentativo di risolvere con la guerra il problema del contenzioso sul Nagorno Karabakh.
  • Esprimiamo preoccupazione per la immediata piena solidarietà della Turchia all’Azerbaigian e per il rischio di un coinvolgimento su scala regionale con conseguenze gravissime per la stabilità di un’area così critica come quella del Caucaso meridionale e per le forniture energetiche all’Italia
  • Ricordiamo che nello scorso mese di luglio l’Azerbaigian ha attaccato la repubblica di Armenia lungo il confine nord-orientale con scontri senza precedenti in quell’area e che nelle scorse settimane, nonostante gli inviti della diplomazia internazionale, Turchia e Azerbaigian hanno compiuto provocatorie manovre militari ai confini con l’Armenia
  • Sottolineiamo le notizie di questi ultimi giorni che informavano circa il trasferimento di miliziani sunniti pro-Isis in Turchia e Azerbaigian
  • Denunciamo il “fiancheggiamento” di taluni media e politici italiani che nello scorso mese di luglio hanno appoggiato senza alcuna cognizione di causa le provocazioni militari azere e hanno di fatto avallato la politica dello scontro militare in luogo della risoluzione pacifica.
  • Ribadiamo ancora una volta che la via della pace è l’unica praticabile, il diritto all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh e la fine della politica guerrafondaia della dittatura azera spalleggiata dalla dittatura turca
  • Preghiamo per la popolazione vittima degli attacchi e stiamo al fianco dei soldati armeni che difendono i confini della Nazione
  • Invitiamo le istituzioni italiane ad adoperarsi – nel quadro delle organizzazioni internazionali e dei format negoziali esistenti – affinchè cessi immediatamente l’aggressione azera contro il popolo armeno e venga espressa una netta condanna di ogni atto di violenza ai danni della popolazione
  • Chiediamo alla stampa italiana di non usare espressioni della propaganda azera quali “separatisti”, “ribelli armeni” ecc per descrivere la popolazione del Nagorno Karabakh che ha esercitato il proprio diritto all’autodeterminazione secondo la legge sovietica dell’epoca (in particolare legge aprile 90 “Norme sulla secessione di repubbliche dall’Urss”), ha proclamato la propria indipendenza dopo la fuori uscita dall’Unione della RSSAzera, ha visto confermato il suo pronunciamento dalla Corte costituzionale di <Mosca, ha tenuto un referendum confermativo nel dicembre 1991, ha tenuto elezioni politiche monitorate da osservatori internazionali nello stesso mese, ha proclamato ufficialmente la nascita dello Stato il 6 gennaio 1992, ha sottoscritto l’accordo di Bishkekh per il cessate il fuoco con i rappresentanti di Armenia e Azerbaigian. La repubblica del Nagorno Karabakh-Artsakh è uno Stato de facto con una popolazione di 150.000 abitanti buona parte dei quali non era neppure nata all’epoca della guerra degli anni Novanta che chiede di poter vivere in pace nella propria terra.

 

Ancora una volta ribadiamo che gli armeni vogliono la pace, turchi e azeri la guerra.

 

Consiglio per la comunità armena di Roma

www.comunitaarmena.it

BASTA FALSITÀ! BASTA BUGIE. L’Azerbaigian mente

Basta falsità. Basta Bugie.

L’Ambasciatore azero Ahmadzada risponda a queste domande:

  1. a) cosa ci faceva il 12 luglio scorso un veicolo militare azero nella zona cuscinetto sul confine azero armeno? Una gita fuori porta?
  2. b) Cosa ci facevano i soldati azeri nella stessa buffer zone? Un pic-nic?

Altro che comunicati stampa diffusi urbi et orbi con notizie fuorvianti, false e pretestuose.

 

#AGGRESSIONEAZERA

 Consiglio per la comunità armena di Roma

www.comunitaarmena.it

 

 

L’Armenia vuole la PACE, l’Azerbaigian la guerra.

L’Armenia vuole la PACE, l’Azerbaigian la guerra.

In questi giorni l’Azerbaigian, dopo aver aggredito lo scorso 12 luglio militarmente l’Armenia cercando di violare il suo confine di Stato, ha dato avvio a una campagna di disinformazione in tutto il mondo, cercando di addebitare all’Armenia tale incursione e accusando, per ultimo, anche la Diaspora armena di aggressione verso i cittadini azeri.

Come invece la cronaca di questi ultimi giorni ci sta evidenziando le informazioni diffuse dalle sedi diplomatiche e dagli ambasciatori azeri presso gli stati stranieri si sono verificate del tutto infondate e menzognere, perché sono proprio gli attivisti turco azeri, incitati da Baku e dal Presidente dittatore Aliyev, a compiere atti di violenza verso le sedi diplomatiche armene e verso gli armeni.

Gli azeri prima aggrediscono, ricorrono ad atti di violenza per poi correre ai ripari con accuse infondate, mistificando addirittura la storia e la realtà, come sta facendo da qualche giorno l’Ambasciatore azero in Italia Sua Eccellenza Mohammad Ahmadzada, inviando lettere piene di fake news a testate giornalistiche e politici.

L’Armenia vuole la pace, l’Azerbaigian la guerra.

D‘altronde da un Paese che ha portato in trionfo come eroe nazionale un proprio ufficiale condannato per aver decapitato un soldato armeno durante un corso NATO a Budapest non c’era da aspettarsi un diverso atteggiamento.

L’Azerbaigian, agli ultimi posti nella classifica mondiale sulla libertà di informazione e tra i paesi più corrotti e corruttori, è stato già giudicato dal mondo libero e democratico.

Come Consiglio per la comunità armena di Roma, in quanto componenti della diaspora armena in Italia, denunciamo questa ennesima campagna di odio e di armenofobia portata avanti dal regime di Baku. Condanniamo tutti gli atti di violenza compiuti perché crediamo e siamo convinti che la via maestra sia il dialogo e la diplomazia e non l’aggressione e la violenza.

L’Armenia vuole la pace, l’Azerbaigian la guerra. Lo ribadiamo.

Invitiamo tutte le istituzioni, i politici e i media italiani a non prestare in alcun modo il fianco alle infondate accuse della dittatura azera spalleggiata dal regime di Ankara. E anche a verificare sempre la fondatezza delle comunicazioni diffuse e ad appoggiare la linea della non violenza, ribadita anche dal ministero degli Esteri armeno e dal gruppo di Minsk dell’OSCE.

L’Armenia vuole la pace, l’Azerbaigian (e la Turchia) la guerra.

Consiglio per la comunità  armena di Roma

 

Il Consiglio per la comunità armena di Roma condanna l’aggressione dell’Azerbaigian contro l’Armenia.

Mentre il mondo è alle prese con la battaglia contro la pandemia del Covid-19,  il presidente dittatore dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, che  si trova a fronteggiare oltre alla diffusione del coronavirus nel Paese, anche una crescente opposizione interna, fa ricorso alle armi e alla guerra pur di distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica dalle forte difficoltà in cui si trova il Paese.

Domenica 12 luglio un attacco militare è stato sferrato sulla linea di confine con  l’Armenia (distretto di Tavush in Armenia e il distretto di Tovuz dell’Azerbaijan) che a oggi ha già provocato 16 vittime.

Le forze armate azere non hanno esitato a bombardare civili abitazioni nei villaggi armeni di confine e persino una fabbrica tessile che produce mascherine anti-covid.

Mentre la Turchia si è detta pronta ad affiancare l’Azerbaigian in caso di guerra, tutte le altre Le istituzioni internazionali hanno reagito invitando le parti a un immediato cessate-il-fuoco e all’attenuazione della tensione.

Il Consiglio per la comunità armena di Roma, nel condannare fermamente l’ennesima aggressione dell’Azerbaigian contro la pacifica popolazione armena, si appella alle Istituzioni Italiane affinché si facciano portavoce nelle sedi opportune per il perseguimento di una soluzione pacifica al conflitto, così come auspicato dalle istanze internazionali  e da parte dell’Armenia stessa, attraverso le vie della diplomazia e del dialogo.

Il Consiglio esprime il più profondo cordoglio per i militari armeni caduti mentre stavano difendendo la propria patria.