Il maestro Goebbel ha nuovi allievi… (Politicamentecorretto 15.04.21)

Il maestro Goebbel ha nuovi allievi…

Hanno lo sguardo torvo e il naso adunco. Sono brutti, sporchi e cattivi. Spesso in pose degradanti, umilianti. Ricordano molto da vicino le raffigurazioni degli ebrei nella propaganda nazista degli anni Trenta.

Sono però manichini di cera che raffigurano soldati armeni. Il dittatore Aliyev (l’appellativo non è solo esclusiva del suo compare Erdogan) non si è limitato a scatenare in piena pandemia una guerra contro la repubblica armena de facto dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), non si è limitato a sguinzagliare mercenari jihadisti tagliagole pagati un tanto ad armeno decapitato, non si è limitato a iniziare una distruzione del patrimonio architettonico e religioso nei territori ora occupati dalle truppe dell’Azerbaigian.

Ha vinto la guerra e infierisce sul nemico alimentando nella popolazione la campagna di odio razziale. Come un dittatore qualsiasi.

Ecco allora che allestisce a Baku un “parco della guerra” dove l’armeno vinto è messo alla berlina e umiliato. Ci sono gli elmetti dei giovani soldati armeni uccisi in conflitto e i loro effetti personali. Allegre famigliole azere scorrazzano tra quei trofei di guerra; gioiosi bambini si fanno fotografare mentre tentano di strozzare un manichino “nemico” o in posa con il saluto militare sul carro armato conquistato.

Un orrore senza fine degno solo di un regime quale è quello azero.

Non siamo nella Berlino hitleriana ma a Baku, Azerbaigian. Le istituzioni europee non hanno nulla da dire al riguardo? I paladini (interessati) della causa azera come commentano questa oscenità allestita da Aliyev?

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA

CONTRO LE BUGIE AZERE, SOLIDARIETA’ ALLE VITTIME. L’ORRORE DI KHOJALI. AZERI COLPITI DA AZERI

COMUNICATO STAMPA

“L’ORRORE DI KHOJALI. AZERI COLPITI DA AZERI”

La guerra, si sa, porta distruzione e morte. Lo abbiamo sperimentato nei mesi scorsi, durante 44 giorni di conflitto nel Nagorno Karabakh (Artsakh). 

Suonerà forse strano per qualcuno ma oggi noi armeni vogliamo ricordare le vittime azere di Khojaly.

Quei civili usati dal loro stesso governo prima come scudi umani e poi ammazzati per lotte politiche interne dell’Azerbaigian.

Quelle anime innocenti alle quali  era stata data la possibilità di salvare la vita  durante le operazioni militari, ma che i leader politici e militari azeri hanno preferito sacrificare per biechi interessi strategici. 

La narrazione sulle vicende  di Khojaly che il governo dell’Azerbaigian ha cominciato a proporre dagli anni 2000 in poi, investendo anche ingenti somme, corrompendo giornalisti e politici, fa acqua da tutte le parti e viene smentita, così come avvenuto anche in quest’ultima guerra,  dalle stesse fonti azere.

La verità è stata prima nascosta e poi ribaltata a uso e consumo della propaganda di un Paese che da trenta anni è retto dalla dittatura della dinastia Aliyev. Tutto nell’intento di alimentare l’ odio antiarmeno.

Menzogne, bugie sulla pelle di poveri innocenti. Non sapremo mai quanti sono quelli che persero la vita tra il 25 e il 26 febbraio 1992, visto che non è mai stata presentata una documentazione probatoria e il numero dei caduti è andato crescendo di anno in anno. Ma sappiamo solo che le vittime di Khojaly (e qualche soldato disertore infilatosi nel corridoio umanitario garantito dagli armeni) sono stati ammazzati in territorio azero, oltre le prime linee azere di combattimento dove mai e poi mai i soldati armeni si sarebbero spinti per colpire dei civili ai quali avevano tra l’altro concesso da giorni una via di fuga per non coinvolgerli  nell’operazione militare mirata solo ad annientare le batterie lanciamissili azere che colpivano Stepanakert, la capitale dell’Artsakh.

Da anni la propaganda azera parla di ” genocidio”, da anni mente su cos’è effettivamente accaduto laggiù.

 

Ecco una breve cronistoria:

– Il 30 gennaio 1992 L’AZERBAIGIAN ATTACCA la repubblica del Nagorno Karabakh (Artsakh). E’ la loro risposta, anche quella volta di natura bellica, alla richiesta di esercitare il diritto all’autodeterminazione basata sulla Carta delle Nazioni Unite e legislazione sovietica dell’epoca.

– dalla cittadina di Khojaly (prevalentemente abitata da azeri) piovono quotidianamente (anche prima della guerra vera e propria) razzi Grad sulla popolazione di Stepanakert.

– il Comando armeno decide un’operazione militare per eliminare le batterie lanciamissili e la annuncia una settimana prima invitando le autorità ad allontanare la popolazione civile; da Baku la risposta è negativa. Solo all’ultimo accettano che venga istituito un corridoio umanitario che porti i civili fino in territorio azero.

– i civili scappano utilizzando quel corridoio ma quando sono arrivati in Azerbaigian (fuori dal territorio del Nagorno Karabakh) vengono falcidiati dagli stessi militari azeri.

– tre giorni dopo viene organizzata una messa in scena dei corpi (non si conoscerà mai l’effettivo numero che andrà aumentando di anno in anno…) a beneficio di giornalisti; quasi tutti sono turchi e azeri ma ci sono anche stranieri fra i quali una reporter cecoslovacca che per errore viene invitata due volte sul sito e si accorge che alcuni cadaveri tra una visita e l’altra sono stati “manipolati” per far apparire mutilazioni e torture.

Il presidente dell’Azerbaigian, Mutalibov, accusato di una gestione fallimentare della guerra appena iniziata, accusa apertamente il Fronte Popolare dell’Azerbaigian per il massacro di Khojaly affermando che lo stesso è stato organizzato per provocare un colpo di stato. Pochi giorni dopo, proprio in conseguenza di quanto accaduto, Mutalibov sarà costretto a dimettersi.

– con gli anni la propaganda azera ha ribaltato i fatti e ha addebitato il massacro agli armeni;

 

CONTRO LE BUGIE AZERE, SOLIDARIETA’ ALLE VITTIME.  DIFFIDATE DELLE MENZOGNE DI STATO AZERE!

 

Consiglio per la comunità armena di Roma

www.comunitaarmena.it

“L’ORRORE DI KHOJALI. AZERI COLPITI DA AZERI”

La guerra, si sa, porta distruzione e morte. Lo abbiamo sperimentato nei mesi scorsi, durante 44 giorni di conflitto nel Nagorno Karabakh (Artsakh).

Suonerà forse strano per qualcuno ma oggi noi armeni vogliamo ricordare le vittime azere di Khojaly.

Quei civili usati dal loro stesso governo prima come scudi umani e poi ammazzati per lotte politiche interne dell’Azerbaigian.

Quelle anime innocenti alle quali  era stata data la possibilità di salvare la vita  durante le operazioni militari, ma che i leader politici e militari azeri hanno preferito sacrificare per biechi interessi strategici.

La narrazione sulle vicende  di Khojaly che il governo dell’Azerbaigian ha cominciato a proporre dagli anni 2000 in poi, investendo anche ingenti somme, corrompendo giornalisti e politici, fa acqua da tutte le parti e viene smentita, così come avvenuto anche in quest’ultima guerra,  dalle stesse fonti azere.

La verità è stata prima nascosta e poi ribaltata a uso e consumo della propaganda di un Paese che da trenta anni è retto dalla dittatura della dinastia Aliyev. Tutto nell’intento di alimentare l’ odio antiarmeno.

Menzogne, bugie sulla pelle di poveri innocenti. Non sapremo mai quanti sono quelli che persero la vita tra il 25 e il 26 febbraio 1992, visto che non è mai stata presentata una documentazione probatoria e il numero dei caduti è andato crescendo di anno in anno. Ma sappiamo solo che le vittime di Khojaly (e qualche soldato disertore infilatosi nel corridoio umanitario garantito dagli armeni) sono stati ammazzati in territorio azero, oltre le prime linee azere di combattimento dove mai e poi mai i soldati armeni si sarebbero spinti per colpire dei civili ai quali avevano tra l’altro concesso da giorni una via di fuga per non coinvolgerli  nell’operazione militare mirata solo ad annientare le batterie lanciamissili azere che colpivano Stepanakert, la capitale dell’Artsakh.

Da anni la propaganda azera parla di ” genocidio”, da anni mente su cos’è effettivamente accaduto laggiù.

 

Ecco una breve cronistoria

– Il 30 gennaio 1992 L’AZERBAIGIAN ATTACCA la repubblica del Nagorno Karabakh (Artsakh). E’ la loro risposta, anche quella volta di natura bellica, alla richiesta di esercitare il diritto all’autodeterminazione basata sulla Carta delle Nazioni Unite e legislazione sovietica dell’epoca.

– dalla cittadina di Khojaly (prevalentemente abitata da azeri) piovono quotidianamente (anche prima della guerra vera e propria) razzi Grad sulla popolazione di Stepanakert.

– il Comando armeno decide un’operazione militare per eliminare le batterie lanciamissili e la annuncia una settimana prima invitando le autorità ad allontanare la popolazione civile; da Baku la risposta è negativa. Solo all’ultimo accettano che venga istituito un corridoio umanitario che porti i civili fino in territorio azero.

– i civili scappano utilizzando quel corridoio ma quando sono arrivati in Azerbaigian (fuori dal territorio del Nagorno Karabakh) vengono falcidiati dagli stessi militari azeri.

– tre giorni dopo viene organizzata una messa in scena dei corpi (non si conoscerà mai l’effettivo numero che andrà aumentando di anno in anno…) a beneficio di giornalisti; quasi tutti sono turchi e azeri ma ci sono anche stranieri fra i quali una reporter cecoslovacca che per errore viene invitata due volte sul sito e si accorge che alcuni cadaveri tra una visita e l’altra sono stati “manipolati” per far apparire mutilazioni e torture.

– Il presidente dell’Azerbaigian, Mutalibov, accusato di una gestione fallimentare della guerra appena iniziata, accusa apertamente il Fronte Popolare dell’Azerbaigian per il massacro di Khojaly affermando che lo stesso è stato organizzato per provocare un colpo di stato. Pochi giorni dopo, proprio in conseguenza di quanto accaduto, MUTALIBOV sarà costretto a dimettersi.

– con gli anni la propaganda azera ha ribaltato i fatti e ha addebitato il massacro agli armeni;

 

CONTRO LE BUGIE AZERE, SOLIDARIETA’ ALLE VITTIME.  DIFFIDATE DELLE MENZOGNE DI STATO AZERE!

 

Consiglio per la comunità armena di Roma

www.comunitaarmena.it

IL CONSIGLIO COMUNALE DI SARCEDO RICONOSCE IL GENOCIDIO ARMENO

In questi giorni abbiamo ricevuto la delibera del Consiglio Comunale di Sarcedo (VI) con la quale

l’ Amministrazione comunale,

“nel riconoscere i fatti storici del genocidio del 1915, codesta

DELIBERA DI ESPRIMERE

la propria piena solidarietà al popolo armeno nella sua battaglia per la verità storica e per la difesa dei diritti umani.

 

—————————————————-

 

Il Consiglio per la comunità armena di Roma esprime la propria gratitudine a tutti i membri del Consiglio comunale  ed a tutti coloro che si sono adoperati affinché la Memoria del genocidio del 1915 rimanga viva.

Grazie di cuore.

Consiglio comunità armena di Roma


 

Novità in libreria: LA RESTAURATRICE DI LIBRI di Katerina Poladjan (EM Società Editrice Milanese)

La restauratrice di libri: Helene, una giovane restauratrice di libri tedesca, atterra a Erevan per restaurare antichi manoscritti e imparare le tecniche della legatoria armena. Le viene affidato un evangeliario del Diciottesimo secolo, passato di mano in mano fino ad arrivare, nel 1915, a una famiglia sulla costa del Mar Nero. Gli ultimi proprietari sono stati Anahid e Hrant, e quel libro è l’unica cosa che rimane ai due fratelli in fuga dal genocidio armeno. Helene, un secolo dopo, lavora minuziosamente al complicato restauro con bisturi, ago e filo; il processo è completato da procedimenti quasi alchemici di estrazione del colore. Sul bordo di una pagina trova una scritta scarabocchiata: Hrant non vuole svegliarsi. Incuriosita, approfondisce gli enigmi del vecchio libro nell’Armenia di oggi, ritrovandosi immersa ed emotivamente coinvolta in una storia di esilio, perdita e dolore, che si ripercuote tuttora, generazioni più tardi. Così decide di partire per un viaggio verso la costa del Mar Nero, fino all’altra parte dell’Ararat, per arrivare in fondo alla realtà. Un romanzo con due finali, uno tragico e uno positivo, divisi equamente tra realtà e finzione. Katerina Poladjan riflette sull’enorme tragedia del genocidio armeno con un linguaggio poetico e spigoloso, ricordando come ogni libro sia una “patria portatile”, qualcosa da proteggere e difendere.

 

MISSIONE “CAVIALE”?

In questi giorni, una delegazione di parlamentari della Repubblica italiana, ha affrontato (peraltro in piena emergenza Covid) un singolare viaggio in Azerbaigian, uno fra i Paesi più corrotti al mondo e che figura nella classifica mondiale sulla libertà di informazione (Freedom press Index, 2020) al 168° posto su 180 nazioni (l’Italia si colloca al 41° posto, l’Armenia al 61°, la Turchia al 157°).

Un viaggio organizzato all’indomani del cessate il fuoco firmato dai Presidenti della Russia e dell’Azerbaigian e dal Primo Ministro dell’Armenia che metteva fine all’aggressione militare iniziata lo scorso 27 settembre dall’Azerbaigian, con l’ausilio della Turchia e di jihadisti e mercenari filo-turchi, contro la piccola repubblica de-facto del Nagorno Karabakh, abitata da 150 mila armeni.

Alcuni membri della delegazione italiana, che risulta essere una delle prime a livello internazionale ad aver visitato i territori del Paese aggressore, si sono vantati di questo primato, mentre il dittatore azero Aliyev ha dato loro il benvenuto definendoli “amici” che dimostrano la “vera amicizia nei momenti difficili”.

Ovviamente non ci è dato sapere quali siano questi momenti difficili vissuti dall’Azerbaigian che durante i 44 giorni di guerra:

  • non ha esitato a prendere di mira, abitazioni e infrastrutture civili, inclusi ospedali, scuole e luoghi di culto;
  • violando il diritto internazionale umanitario e forte dell’appoggio del padrino Erdogan, non si è scoraggiato a utilizzare armi non convenzionali, incluse bombe a grappolo e al fosforo bianco, anche contro la popolazione civile;
  • ha promesso una paga di 2000 dollari al mese ai Jihadisti mercenari, fatti arrivare dalla Siria con il supporto turco, più un benefit di 100 dollari per ogni armeno ammazzato;
  • ha promosso esecuzioni sommarie di civili armeni e decapitazioni da parte delle truppe regolari, fatti ripresi e distribuiti sulle reti sociali senza il minimo tentativo di celare l’identità dei carnefici;
  • ha torturato e continua a torturare sia prigionieri inermi civili che militari, postando i video di tali atti criminali anche su reti sociali, senza alcun rispetto delle più basilari norme dello jus belli e delle Convenzioni di Ginevra;
  • ha distrutto e continua a distruggere i beni ed il patrimonio culturale, storico, artistico e religioso armeno;
  • continua ad essere una vera minaccia per gli armeni in quel fazzoletto di terra dell’Artsakh per il quale urge un riconoscimento internazionale al fine di scongiurare l’annientamento della popolazione, così come aveva fatto capire lo stesso presidente Erdogan in un suo recente discorso, dichiarando di voler portare a termine con i fratelli azeri il lavoro iniziato dai loro padri, cioè il genocidio del popolo armeno.

Si tratta di fatti ampiamente denunciati sia da parte di alcuni paesi membri dell’UE e alleati NATO, dai media internazionali e nazionali, che da Amnesty International e Human Right Watch. Mentre il gruppo dei parlamentari italiani si prestava alla propaganda del dittatore azero, diventando esso stesso uno strumento di propaganda, autorevoli organizzazioni internazionali stanno concludendo le fasi preliminari delle indagini sui crimini di guerra azeri. I membri della delegazione italiana, in quanto rappresentanti politici eletti di una nazione che ripudia la guerra e punisce l’incitamento all’odio sia etnico che religioso, sapevano  quanto sopra descritto, ma hanno scelto l’omertà e la dantesca ignavia   per intraprendere questo viaggio.

Per noi, cittadini italiani di origine armena, l’unico scopo moralmente accettabile della missione dei nostri parlamentari sarebbe stato quello di documentare e denunciare i crimini di guerra, recarsi in Nagorno Karabakh, dopo aver goduto del lusso del dittatore azero. Invece, i parlamentari italiani hanno giustificato tale missione con ragioni economiche, non le loro ben inteso, ma quelle di aziende italiane che possono essere coinvolte nel processo di ricostruzione. Operazione, per il momento, di pessimo gusto e inopportuna, dato che l’emorragia delle vittime civili non si è ancora fermata, le decapitazioni degli armeni, neanche. Inoltre, il 9 novembre scorso è stato raggiunto un accordo di tregua, non è ancora stato firmato alcun trattato di pace. Comprendiamo che le commesse per le aziende italiane sono importanti, ma le testimonianze pubbliche  nei quali parlamentari italiani si schierano apertamente con la parte azera e avallano le bugie storiche della propaganda di Baku generano effetti boomerang, rendono insostenibile qualsiasi commessa commerciale, allontanano la pace.

Il gruppo dei nostri parlamentari, guidato dal Sen. Ettore Rosato (Italia Viva) ha confuso la politica estera di una nazione del G7 con il commercio internazionale.

Ciò che ci lascia perplessi, infatti, sono le dichiarazioni dei parlamentari, foto e video postati sui loro canali social, che hanno suscitato non poche reazioni di sdegno da parte di tanti nostri connazionali italiani nel vedere i loro rappresentanti prestare il fianco alla dittatura azera in nome di un “interesse”.

Ci piace ricordare che benché l’Azerbaigian rimanga un fornitore primario di gas per l’Italia, i soldi spesi per quella fornitura sono sempre dei contribuenti italiani; i quali, nell’apprendere  che quel denaro è stato utilizzato per “finanziare”  i mercenari jihadisti che seminano morte e terrore, anche in certi Paesi europei, potrebbero non condividere le scelte fatte da parte di questi rappresentanti del popolo.

Noi, in quanto cittadini italiani di origine armena, di certo non lo condividiamo.

#IoStoConlArmenia

Consiglio per la comunità armena di Roma

QUESTI I PARLAMENTARI ITALIANI IN MISSIONE A BAKU:

On Ettore Rosato  (Italia Viva), capo delegazione

Sen. Alessandro Alfieri  (PD)

On. Rossana Boldi  (Lega)

On. Pino Cabras (M5S)

Sen. Gianluca Ferrara  (M5S)

Sen. Maria Rizzotti  (Forza Italia)

Sen. Adolfo Urso   (Fratelli d’Italia)

 

 

La solidarietà del Comune di San Vincenzo al popolo Armeno nella battaglia per la verità storica

Il Consiglio per la comunità armena di Roma esprime la propria gratitudine a tutti i membri del Consiglio comunale di San Vincenzo per aver approvato una mozione che riconosce il Genocidio Armeno del 1915 e per aver voluto  manifestare la “proprio piena solidarietà al popolo armeno nella sua battaglia per la verità storica e per la difesa dei diritti umani”.

 “Il Consiglio Comunale esprime il proprio riconoscimento circa i fatti storici del genocidio del 1915 ed esprime la piena solidarietà al popolo armeno nella sua battaglia per la  verità storia e per la difesa dei diritti umani” si legge nella delibera della mozione presentata dal consigliere Roberta Casali e votata all’unanimità dei presenti nella seduta del primo dicembre 2020

Tale atto è un ulteriore incoraggiamento per proseguire la battaglia della Memoria con la consapevolezza di avere al nostro fianco uomini e donne che hanno dimostrato coraggio e onestà intellettuale e che, come gli armeni, credono ancora nella verità e nella giustizia.

Un sincero GRAZIE

Consiglio per la comunità armena di Roma

La città di Paderno-Dugnano riconosce la verità storica del Genocidio Armeno

Anche la città di Paderno Dugnano ha voluto che il nome della città fosse inserito nell’elenco dei “Giusti” per la memoria del Metz Yeghern (il Grande Male) accanto a tutti gli altri comuni e istituzioni italiane, includo il Parlamento, che hanno riconosciuto con atto pubblico la verità storica del genocidio perpetrato a danno della minoranza armena da parte dell’Impero Ottomano nel 1915.

“Il Consiglio Comunale esprime il proprio riconoscimento circa i fatti storici del genocidio del 1915 ed esprime la piena solidarietà al popolo armeno nella sua battaglia per la  verità storia e per la difesa dei diritti umani” si legge nella delibera della mozione presentata dal consigliere Francesco Boatt0 e votata all’unanimità dei presenti lo scorso 15 ottobre.

Il Consiglio per la comunità armena di Roma esprime la propria gratitudine a tutti i membri del Consiglio comunale di Paderno Dugnano per aver voluto manifestare la proprio vicinanza e solidarietà al popolo armeno.

Tale atto è un ulteriore incoraggiamento per proseguire la battaglia della Memoria con la consapevolezza di avere al nostro fianco uomini e donne che hanno dimostrato coraggio e onestà intellettuale e che, come gli armeni, credono ancora nella verità e nella giustizia.

Consiglio per la comunità armena di Roma

LA GUERRA E’ FINITA MA L’AGGRESSIONE AZERA CONTINUA SUL PIANO CULTURALE.

Lo scorso 09 novembre è stato firmato un accordo di armistizio per la fine della guerra e la fine dell’aggressione dell’Azerbaigian contro l’inerme popolazione civile dell’Artsakh iniziata il 27 settembre 2020.
Ora inizia una nuova aggressione, un vero e proprio genocidio culturale. L’Azerbaigian vuole appropriarsi non solo dei territori storici dell’Armenia ma anche della storia.
In un post pubblicato in questi giorni il Ministro della cultura dell’Azerbaigian Anar Krimov attribuisce l’appartenenza dello storico monastero di Dadivank eretto dagli armeni tra il IX e XIII secolo all’antica civiltà Albana del Caucaso, che secondo la narrazione azera sarebbero gli antichi avi degli azeri. Loro cristiani che costruiscono delle chiese meravigliose avi degli azeri che sono musulmani?
Il Ministro della cultura usa nel post l’hashtag #Khudavang ignaro forse che “vang – vank” in armeno significa “convento – monastero”.
Non ci dobbiamo meravigliare se tra qualche giorno qualcuno ci verrà a raccontare che lingua armena in realtà non esiste …
Girano in rete diversi appelli per la salvaguardia dei monumenti Armeni culturali e storici dell’Artsakh. FIRMIAMOLI.
Fermiamo questo nuovo scempio. Non siamo riusciti a salvare gli Armeni dall’aggressione turco azera. Salviamo almeno la storia. Salviamo il patrimonio dell’umanità.
Consiglio per la comunità armena di Roma

CHI AVRA’ IL CORAGGIO DI SOSTENERE LA DITTATURA AZERA? (comunicato stampa)

comunicato stampa
CHI AVRA’ IL CORAGGIO DI SOSTENERE LA DITTATURA AZERA?
Una associazione denominata “Unione Azerbaigian-Italia”, con sede evidentemente a Baku a giudicare dalla posizione dei nomi delle due nazioni, ha organizzato una manifestazione davanti a Montecitorio in risposta a quella che si è tenuta ieri su iniziativa delle associazioni e comunità italo armene e alla quale hanno partecipato attivamente rappresentanti di tutte le forze politiche.
Orbene, ci domandiamo quale nostro politico italiano avrà il coraggio di prendere le difese dell’Azerbaigian considerato che quel Paese:
– È retto da una dittatura della famiglia Aliyev da oltre trenta anni
– Nella classifica mondiale della libertà di informazione (Freedom press index, 2020) si colloca al 168° posto su 180 nazioni (la Turchia è al 154°, l’Armenia al 61°, l’Italia al 41°); le carceri sono piene di giornalisti, oppositori politici, membri ONG
– È tra i Paesi più corruttori al mondo (Corruptionperceptions index)
– È acclarato da tutti gli osservatori internazionali che la guerra di queste settimane è stata scatenata dall’Azerbaigian stesso (sia per le modalità dell’attacco, sia per il non interesse armeno a scontrarsi contro un nemico molto più equipaggiato)
– È ugualmente certo che tra le fila delle forze combattenti azere sono arruolati mercenari jihadisti turcomanni provenienti dalla Siria e ingaggiati dalla Turchia che già si sono prodotti in atti di barbarie contro i soldati armeni
– Ripetutamente il dittatore Aliyev ha promesso di conquistare Yerevan; dopo il Nagorno Karabakh sarà la volta della repubblica di Armenia
– Il governo azero è ormai un fantoccio al servizio della politica espansionista di Erdogan che punta a riguadagnare una supremazia neo-ottomana nel Mediterraneo e nel Medio Oriente e ha promesso di completare nei confronti degli armeni l’opera dei padri (ovvero il genocidio del 1915)
Atteso tutto quanto sopra, siamo curiosi di vedere quali deputati avranno il coraggio di appoggiare le istanze dell’Azerbaigian e le bugie costruite dalla propaganda del regime
CHI AVRA’ IL CORAGGIO?
L’Armenia e il Nagorno Karabakh (Artsakh) vogliono la pace; l’Azerbaigian e la Turchia vogliono l’Armenia e il Nagorno Karabakh
L’Italia non deve rimanere indifferente, non deve alimentare un nuovo genocidio del popolo armeno. L’Europa non deve permettere che Erdogan e Aliyev diventino i nuovi Hitler del ventunesimo secolo
CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA