ARCO – Il Medz Yeghern (Grande Crimine), primo grande genocidio del XX secolo, è raccontato attraverso la storia esemplare di Danièl Varujan, poeta barbaramente assassinato nel corso dell’ancora poco conosciuto genocidio degli armeni perpetrato nel 1915.
Lo spettacolo «La storia vera di Daniel Varujan, armeno, nato il 20 aprile 1884, ucciso il 26 agosto 1915» si tiene domenica 15 gennaio nel salone delle feste del Casinò municipale, per la ventiduesima edizione della rassegna «Domeniche in musica», il cartellone di concerti che anche quest’anno come tradizione saluta l’anno nuovo all’insegna della musica e del teatro. Inizio alle ore 15.30, ingresso libero (fino all’esaurimento dei posti).
Le poesie di Varujan, ritrovate dopo lunghe e appassionate ricerche tra i beni sequestrati agli armeni, sono diventate memoria e simbolo per le genti armene sparpagliate nel mondo.
“Perché, puoi tentare di eliminare un intero popolo, ma basta che resti qualcuno, qualcosa, una parola bene-detta, che da questa può ricrescere tutto, ” come si recita nel corso di questo toccante lavoro teatrale e musicale. “A che serve un poeta” vede intrecciarsi le splendide poesie simboliste di Danièl Varujan con i racconti popolari arguti e fantasiosi che lo stesso Varujan si era ripromesso di raccogliere prima di essere trucidato.
Si tratta di storielle brevi, argute barzellette, condite di ironia, capaci di rompere la durezza della vita con la potenza di un sorriso. Testo e regia di Paolo Domenico Malvinni, voce narrante Nora Fuser, violino Daniel Demircian, chitarra Pino Angeli, violoncello Federico Magris e fisarmonica Fabio Rossato.
Le musiche eseguite sono di compositori armeni: la bellissima “Gru” e il “Quartetto su temi armeni” sono di Padre Komitas; “Alay Bar” e “Madnus Agi Mavi“, sono riscritture da brani popolari con arrangiamenti del maestro Pino Angeli; la notissima “Danza delle spade” è del maestro Aram Khachaturian; la struggente “Broken arm” è del jazzista Arto Tunçboyaciyan. Non mancano intervalli a tema del maestro Pino Angeli e una virtuosa e appassionata improvvisazione su temi armeni di Fabio Rossato. Voce in armeno (registrata) di Alfred Hemmat Siraky; suoni di Corrado Ruzza; luci di Mattia Bonanome.
Lo spettacolo è co-prodotto dal Conservatorio Bonporti di Trento, Sezione di Riva del Garda, e ha ottenuto il patrocinio del Forum trentino per la pace e i diritti umani. Di rilievo che nell’ultima edizione della raccolta “Il canto del pane”, Antonia Arslan citi questo spettacolo nella prefazione, e che una versione adattata del testo sia stata pubblicata nel libro di autori vari, “Storia, storie, romanzo. Per una filosofia delle narrazioni” (ed. Scientifiche italiane, 2016), a sottolineare la bontà della resa nel rapporto tra storia vera e narrazione.
LA RASSEGNA – Correva l’anno 1996 quando Giorgio Ulivieri, raccogliendo un suggerimento del compianto Livio Moratelli, “inventava” la fortunata rassegna musicale, aggiungendo cosi un pregevole tassello alla vita culturale della città di Arco. Una serie di appuntamenti pensati per un più vasto pubblico dove il mondo dell’arte, protagonista la musica, è proposto e illustrato in tutte le sue forme, generi e stili. La proposta è dell’assessorato alla cultura del Comune di Arco con la collaborazione della Camerata Musicale Città di Arco e di Lega Vita Serna, e il sostegno della Cassa Rurale Alto Garda.
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