BRUXELLES NON SACRIFICHI L’ARMENIA IN NOME DEGLI INTERESSI ENERGETICI (Gariwo 28.09.22)

L’appello di decine di intellettuali armeni e internazionali ai leader europei

In una lettera aperta, che Gariwo ha deciso di condividere, personalità armene e sostenitori della causa armena esortano i leader europei a porre la massima attenzione verso la situazione in Nagorno Karabakh, dove le truppe azere continuano ad ammassarsi ai confini, dal nord al sud dell’Armenia, in preparazione di un’imminente offensiva. Tra i firmatari c’è anche lo storico Raymond Kévorkian, da sempre sostenitore dell’impegno di Gariwo nella valorizzazione delle storie dei Giusti di tutti i genocidi. 

Le truppe turco-azere ammassate ai confini dell’Armenia e sul territorio armeno stesso sono pronte ad attaccare. L’Armenia e la sua popolazione rischiano l’annientamento da parte della coalizione dei governi turco e azero. Questa minaccia di crimine contro l’umanità pone una responsabilità storica all’Occidente e soprattutto all’Europa.

La mattina del 20 settembre 2022, le autorità di Baku hanno reso pubblica la nuova bandiera delle regioni meridionali dell’Armenia che intendono annettere e che hanno rinominato: “Repubblica di Goycha-Zangazur”. Ciò avverrà a costo di una pulizia etnica. Per terrorizzare la popolazione, l’esercito azero commette atrocità che vengono filmate e trasmesse sui social network. Una barbarie che riporta ai crimini perpetrati nel 1915 e ad altri genocidi che hanno segnato il XX secolo. Non essendo stato condannato dopo il genocidio del 1915, il razzismo anti-armeno alimenta ancora i circoli di potere in Azerbaigian e in Turchia.

La recente visita in Armenia della Speaker della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, ha fatto sperare in una tregua dagli attacchi azeri. Ma l’immediata ripresa dei bombardamenti dimostra che l’Azerbaigian e la Turchia non hanno rinunciato a una nuova guerra.

Nonostante gli appelli pressanti dell’Europa e degli Stati Uniti, l’Azerbaigian continua a concentrare le truppe in prima linea, da nord a sud dell’Armenia, in preparazione di un’imminente offensiva, con la complicità almeno “passiva” della Russia. Il Presidente Aliyev ha pubblicamente definito gli armeni “cani che devono essere cacciati dalla regione”, dimostrando così le sue intenzioni di pulizia etnica. Dobbiamo agire oggi per salvare questo Paese. Domani potrebbe essere troppo tardi. Molte speranze sono state riposte nell’Europa. Ma tutto lascia pensare che Bruxelles sia pronta a sacrificare l’Armenia ai suoi interessi energetici.

Il 18 luglio 2022, il Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è recata a Baku per chiedere ulteriori forniture di petrolio. Gli accordi sono stati stipulati nonostante sia noto che l’Azerbaigian commercializzi petrolio russo, aggirando così le sanzioni dell’UE con la complicità delle sue autorità. Temiamo che, di fronte al rischio di crimini contro l’umanità che incombe sull’Armenia, l’Europa stia adottando una diplomazia della rinuncia.

L’Azerbaigian sta approfittando dell’incertezza diplomatica e dell’interesse dell’Unione Europea per i suoi idrocarburi per moltiplicare le sue azioni sul campo. È quindi necessario abbandonare la neutralità e puntare chiaramente il dito contro l’aggressore.

È anche necessario, Presidenti, che vi rechiate a Yerevan per dissuadere Baku dal lanciare quello che considera l’assalto finale, approfittando di un equilibrio militare di potere che le è molto favorevole. Vi esortiamo a usare tutta la vostra influenza per garantire che l’Europa eviti quella che potrebbe diventare la più grande catastrofe umanitaria dell’inizio di questo secolo; che denunci l’aggressione turco-azera; che preservi l’integrità territoriale dell’Armenia; che acceleri il rafforzamento dei legami con l’Armenia, in vista dell’adesione all’Unione Europea.

Ognuno di noi è responsabile nei confronti della storia. In primo luogo, i politici che lo scrivono con le loro azioni. Per questo vi chiediamo, signori Presidenti, di fare tutto il possibile affinché l’Armenia continui a vivere secondo i valori di pace e democrazia che sono propri dell’Europa e che difende alle porte del nostro continente.

I firmatari: Raymond H. Kévorkian, storico, Università di Parigi 8-Saint-Denis; Vincent Duclert, storico, Sciences-Po, EHESS; Stephane Audouin-Rouzeau, storico, EHESS; Jean Pierre Chrétien, storico, CNRS; Hamit Bozarslan, storico, EHESS; Michel Marian, filosofo, SciencePo; Hélène Dumas, storica, CNRS-EHESS; Marcel Kabanda, storico, ex presidente di Ibuka France; François Robinet, storico, Università di Versailles-Saint-Quentin; Françoise Thebaud, storica, Università di Avignone; Boris Adjémian, storico, Biblioteca Nubar; Stephan Astourian, storico, Università di Berkeley; Thomas Hochmann, giurista, Università di Parigi-Nanterre; Dzovinar Kévonian, storico, Università di Caen; Yves Ternon, storico; Julien Zarifian, storico, Università di Poitiers; Claire Mouradian, storica, CNRS; Patrick Donabédian, storico, Università di Aix-en-Provence; Claude Mutafian, storico; Chantal Morelle, storica; Ariane Ascaride, attore, regista; Serge Avédikian, attore, regista; Vincent Baguian, autore, compositore, interprete; Jean-Christophe Buisson, giornalista; Sophie Devedjian; René Dzagoyan, scrittore; Patrick Fiori, autore, compositore, interprete; Mathieu Madenian, attore; Gilbert Sinoué, scrittore; Valérie Toranian, caporedattore della Revue des Deux Mondes, scrittore; Tigrane Yegavian, giornalista, analista politico.

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