Biden riconoscerà genocidio armeno, primo presidente Usa a farlo (Rassegna Stampa 22.04.1)
(ANSA) – WASHINGTON, APR 21 – Joe Biden ha deciso di riconoscere come genocidio l’uccisione di 1,5 milioni di armeni durante il periodo della Prima guerra mondiale da parte dell’impero ottomano. Lo scrive il New York Times, precisando che l’annuncio e’ atteso per sabato, 106/mo anniversario dell’eccidio di massa.
Sara’ il primo presidente Usa a farlo, dopo che almeno una trentina di Paesi ha fatto passi analoghi. La mossa e’ destinata a infiammare le tensioni con la Turchia, alleato Nato, ma Biden ha anteposto il suo impegno verso i diritti umani. (ANSA).
Joe Biden verso il riconoscimento del genocidio armeno. Consiglio mondiale delle Chiese: “Passo essenziale” (SIR)
Cinque mesi fa Trump bloccò una risoluzione bipartisan del Congresso Usa. Come sono cambiate le priorità della politica estera americana Tweet Il Congresso degli Stati Uniti riconosce genocidio del popolo armeno. Dopo la Camera ok del Senato Genocidio armeno, ira di Erdogan dopo la risoluzione USA. La Turchia convoca ambasciatore americano Usa, Camera vota risoluzione che riconosce genocidio armeno Mozione sul genocidio armeno, Turchia convoca ambasciatore italiano Il Papa al Memoriale della “fortezza delle rondini” per rendere omaggio a vittime genocidio armeno Crisi diplomatica tra Germania e Turchia, dopo il riconoscimento del genocidio armeno 22 aprile 2021 Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan avrà presto un nuovo motivo di infuriarsi con l’amministrazione Biden.
Il presidente americano ha deciso di riconoscere come genocidio l’uccisione di 1,5 milioni di armeni durante il periodo della prima guerra mondiale da parte dell’impero ottomano. Lo scrive il New York Times, precisando che l’annuncio è atteso per sabato, 106/mo anniversario dell’eccidio di massa. Biden sarà il primo presidente a farlo, dopo che almeno una trentina di paesi lo ha già fatto. Appena pochi mesi fa, a fine Ottobre, il Congresso americano controllato dai democratici, approvò a larghissima maggioranza una mozione che riconobbe il primo genocidio del ventesimo secolo. Poche settimane dopo, a metà Novembre fu il turno del Senato americano, che era ancora a maggioranza repubblicana, a votare all’unanimità il riconoscimento del genocidio armeno. Una scelta bipartisan che è stata anche il frutto di anni di sforzi politici della diaspora armena. A conferma del largo consenso che gode la questione armena negli Stati Uniti, un articolo scritto da Samantha Powell, diplomatica che ha servito nella seconda amministrazione Obama e membro del Partito Democratico, celebra il riconoscimento come un atto dovuto e la fine del ricatto della Turchia, la cui “pressione autocratica” aveva spinto gli USA al silenzio “per troppo tempo”.
Pochi giorni e il governo turco, che nega il genocidio perpetrato dagli ottomani nel 1915 e sostiene che le vittime furono il normale risultato degli scontri della Prima guerra mondiale, convocò l’ambasciatore degli Stati Uniti sventolando la minaccia di chiudere la base militare di Incirlik, dove sono ospitate testate nucleari americane. La mozione votata dal Congresso non era vincolante, l’Amministrazione Trump poté bloccare il processo di riconoscimento. Il presidente, a pochi giorni dal perdere le elezioni, non voleva infastidire la Turchia in un momento in cui bisognava tenersi buono Erdogan in Siria, in Libia e nella Nato. Soprattutto dopo che gli accordi di Abramo avevano riportato il baricentro dell’interesse americano sul rapporto tra Israele – Arabia Saudita, paesi avversari della Turchia. In cinque mesi molto è cambiato nella politica estera statunitense: riaprendo il dossier iraniano Biden non solo tenta di correggere gli accordi di Abramo, ma di fatto manda un chiaro segnale a Teheran di voler contenere l’influenza di Ankara proprio in Siria e contemporaneamente anche il Libia. Definire Erdogan come “dittatore” l’espressione usata dal nostro Presidente del Consiglio Mario Draghi risulta ancora più comprensibile oggi di quanto non lo fosse stata solo due
Biden riconosce il genocidio armeno, Turchia sempre più lontana (Il Giorno 22.04.21)
Washinghton – Inutile girarci attorno, è una bomba sulle relazioni tra gli Usa e il principale alleato orientale della Nato, che potrebbe compromettere i loro rapporti. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden riconoscera’ ufficialmente il genocidio armeno, ad opera della Turchia. Lo scoop esce dal New York Times e dal Wall Street Journal, secondo cui il presidente Usa dovrebbe fare l’annuncio sabato 24 aprile, la data che segna l’inizio dei massacri di armeni da parte dell’Impero Ottomano nel 1915 durante la prima guerra mondiale. Se la notizia fosse confermata si tratterebbe del primo presidente degli Stati Uniti a riconoscere il genocidio pepetrato dalla Turchia nei confronti del popolo armeno, il che porterebbe inevitabilmente a un deterioramento delle relazioni con Ankara. A Incirlik infatti, nella Turchia orientale, esiste la base aerea più importante dell’Alleanza Atlantica, strategica permil controllo dell’Iran e dell’area mesopotamica.
Secondo i due giornali comunque, Biden potrebbe ancora cambiare idea sulla decisione. Il genocidio armeno, definizione con cui si indicano le deportazioni ed eliminazioni di armeni perpetrate dall’Impero ottomano tra il 1915 e il 1916, e’ riconosciuto da una trentina di paesi e dalla comunita’ degli storici. Si stima che tra 1,2 milioni e 1,5 milioni di armeni furono uccisi durante la prima guerra mondiale dalle truppe dell’Impero Ottomano, poi alleato con la Germania e l’Austria-Ungheria. Ma Ankara rifiuta l’uso del termine “genocidio” e rifiuta ogni accenno di sterminio, evocando reciproci massacri in un contesto di guerra civile e carestia che hanno causato centinaia di migliaia di morti su entrambi i campi.
Nelle marce della morte, che coinvolsero un milione e 200mila persone, centinaia di migliaia tra loro morirono per fame, malattia o sfinimento. Queste marce furono organizzate con la supervisione di ufficiali dell’esercito tedesco in collegamento con l’esercito turco, secondo le alleanze tra Germania e Impero ottomano e si possono considerare come “prova generale” ante litteram delle più note marce della morte perpetrate dai nazisti ai danni dei deportati nei propri lager durante la Seconda guerra mondiale. Altre centinaia di migliaia furono massacrate dalla milizia curda e dall’esercito turco.
Chi si oppone all’associazione del termine “genocidio“ sostiene che non esistesse, da parte dello Stato turco, un progetto di sterminio nei confronti della popolazione armena; vi era piuttosto l’intento da parte degli Ottomani di impedire agli armeni di unirsi all’esercito russo, ricollocandoli in Siria, nel periodo in cui russi e battaglioni armeni stavano avanzando in Turchia. Viene anche fatto notare che gli Armeni commisero atrocità nei confronti delle popolazioni musulmane nei territori caduti sotto il loro controllo.
Dopo che gli Ottomani persero la guerra, l’Alta Commissione Britannica trasse in arresto 144 alti ufficiali turchi e li condusse a Malta per inquisirli riguardo al genocidio. Non vennero tuttavia trovate prove che vi fosse una volontà di sterminio da parte delle autorità o dell’esercito turco, e dunque tutti gli ufficiali vennero rilasciati. Vi sono tuttavia molte prove che l’élite ottomana volesse eliminare la popolazione armena: ad esempio, l’ambasciatore Morgenthau ricordò nelle sue memorie che il Ministro dell’Interno, Tallat Pascià, gli disse in un’occasione: «Ci siamo liberati di tre quarti degli armeni… L’odio tra armeni e turchi è così grande che dobbiamo farla finita con loro, altrimenti si vendicheranno su di noi».
USA riconoscono il genocidio degli armeni: schiaffo di Biden alla Turchia, Erdogan furioso (Ilriformista 22.04.21)
Una decisione storica, quella che avrebbe preso il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Riconoscere il genocidio degli armeni. Furono circa un milione e mezzo le vittime dell’Impero Ottomano tra il 1915 e il 1916. Una strage commemorata ogni anno il 24 aprile e da sempre fonte di grande imbarazzo e tensioni, soprattutto per la Turchia. Che quel massacro lo ha sempre negato e che adesso è furiosa, e con lei il Presidente Recep Tayyip Erdogan. A oggi sono una trentina i Paesi che in tutto il mondo hanno riconosciuto ufficialmente il genocidio. Scatenando sempre grandi polemiche e ritorsioni da parte di Ankara.
A dare la notizia il New York Times. L’annuncio è previsto per il 106esimo anniversario del massacro di massa. Biden sarò il primo Presidente USA a riconoscere lo sterminio. Tra Washington e Ankara si prevedono tensioni vista anche la loro influenza all’interno dello scacchiere Nato. La Turchia, fondamentale come avamposto eurasiatico dell’Organizzazione, ha minacciato di chiudere la base militare di Incirlik, dove sono ospitate testate nucleari americane. La posizione del Paese è quella di considerare il genocidio all’interno degli scontri della Prima Guerra Mondiale.
Il riconoscimento americano è comunque il risultato di anni di sforzi della diaspora armena negli Stati Uniti. A fine ottobre il Congresso americano, controllato dai democratici, ha approvato a larghissima maggioranza una mozione che ha riconosciuto il primo genocidio del ventesimo secolo. Poche settimane dopo, a metà Novembre, il turno del Senato americano, ancora a maggioranza repubblicana, a votare all’unanimità il riconoscimento del genocidio. Una scelta bipartisan dunque.
A confermare il largo consenso che ormai il tema gode presso la politica e l’opinione pubblica anche un editoriale da Samantha Powell, diplomatica che aveva servito anche nella seconda amministrazione del Presidente Barack Obama e membro del Partito Democratico, sul The New York Times. Nel articolo si faceva riferimento al riconoscimento come a un atto dovuto e anche alla fine delle pressioni della Turchia la cui “pressione autocratica” aveva spinto gli Stati Uniti al silenzio “per troppo tempo”. Pochi giorni dopo Ankara convocò l’ambasciatore degli Stati Uniti.
Dall’elezione di Biden molto è cambiato nell’atteggiamento nella politica estera a stelle e strisce. Il Presidente ha confermato il ritiro entro l’11 settembre delle truppe dall’Afghanistan ma ha anche riaperto il dossier sul nucleare iraniano e gli accordi di Abramo. Segnali per contenere l’influenza di Ankara sia in Siria che in Libia, dove la Turchia da battitore libero gioca un ruolo di leader regionale in un Medioriente allargato. Solo poche settimane fa, dopo il caso del Sofagate – della sedia mancante per la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen in un vertice in Turchia – il Presidente del Consiglio Mario Draghi aveva definito Erdogan “un dittatore”. Parole che avevano scatenato tensioni tra Roma e Ankara.
Biden pronto a riconoscere il genocidio armeno. Dopo Draghi, anche Joe contro Erdogan (Haffingtonpost 22.04.21)
Il presidente americano Joe Biden si prepara ad annunciare il riconoscimento del genocidio armeno, l’uccisione durante la prima guerra mondiale di circa 1,5 milioni di civili armeni da parte dell’Impero Ottomano. A scriverlo è il New York Times.
Biden dovrebbe fare l’annuncio sabato, nel 106° anniversario dell’inizio del sistematico sterminio del popolo armeno nei territori dell’Impero ottomano, nel 1915. Sarebbe il primo presidente americano in carica a farlo, anche se Ronald Reagan fece riferimento al genocidio armeno in una dichiarazione scritta del 1981 sull’Olocausto, e sia la Camera che il Senato hanno approvato misure nel 2019 per rendere il suo riconoscimento argomento formalmente riconosciuto come tale della politica estera degli Stati Uniti.
Fonti governative precisano che una decisione definitiva non è stata ancora assunta, e che il presidente potrebbe ancora cambiare idea. Ankara ha sempre negato che la deportazione e il massacro degli armeni all’inizio del XX secolo abbia costituito un genocidio, e afferma che tale tragico capitolo storico abbia avuto origine dalla sollevazione degli armeni contro la Turchia. Martedì 20 aprile il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha dichiarato nel corso di una intervista televisiva che il rimando al “genicidio” da parte del presidente Biden danneggerebbe le relazioni tra Turchia e Stati Uniti.
Biden riconoscerà il genocidio armeno, è il 1° presidente Usa a farlo (InTerris 22.04.21)
Joe Biden ha deciso di riconoscere come genocidio l’uccisione di 1,5 milioni di armeni avvenuto durante il periodo della Prima guerra mondiale da parte dell’impero ottomano. Lo scrive il New York Times, precisando che l’annuncio è atteso per sabato 24 aprile, 106esimo anniversario dell’eccidio di massa.
Una decisione storica questa del democratico Biden: è infatti il primo presidente Usa a farlo, dopo che almeno una trentina di Paesi ha già fatto passi analoghi. La mossa è destinata a infiammare le tensioni con la Turchia, alleato Nato, ma Biden ha anteposto il suo impegno verso i diritti umani ai rapporti diplomatici con il controverso presidente turco, Recep Tayyip Erdogan.
Gli armeni e il genocidio del 1915
Gli armeni sono un popolo storicamente stanziato nell’Anatolia orientale, una regione dell’Asia orientale nell’odierna Turchia. Una larga concentrazione di armeni si trova in Armenia, dove rappresentano il gruppo etnico di maggioranza, mentre molte altre comunità si trovano sparse per il globo, per un totale di circa 8 milioni di individui, di cui 1.130.491 in Russia. Gli armeni hanno popolato l’Anatolia e il sud del Caucaso per oltre 3.500 anni.
Con il termine “genocidio armeno” si indicano le deportazioni ed eliminazioni di armeni perpetrate dall’Impero ottomano tra il 1915 e il 1916, che causarono circa 1,5 milioni di morti. In turco questo periodo viene indicato come “deportazione degli armene”. Sul piano internazionale, ventinove Stati hanno già ufficialmente riconosciuto come “genocidio” gli eventi descritti, che vengono commemorati il 24 aprile. Gli Usa sono il trentesimo.