Bari, cosa rende speciale la Chiesa di San Gregorio Armeno (Turismo.it 18.08.19)
Edificata sul finire del X secolo, la Chiesa di san Gregorio Armeno fu l’unico edificio sacro della Corte del Catapano a non essere stata abbattuta per far spazio alla costruzione della più importante Basilica di San Nicola, che infatti si trova a breve distanza. Diversi studiosi affermano che sia stata risparmiata dalla demolizione per le sue dimensioni e il suo alto valore intrinseco. Qui si incontrano settimanalmente i rumeni ortodossi che rendono omaggio al patrono dell’Armenia. La chiesa è stata sempre molto amata dagli abitanti, come testimoniano le undici iscrizioni funebri dei cognomi baresi più famosi rinvenute sui muri perimetrali.
San Gregorio Armeno ha conservato perfettamente la sua veste romanica: si presenta, infatti, nonostante vari rimaneggiamenti, con la facciata tripartita corrispondente alle tre navate interne. L’interno è formato da due file di quattro colonne, interrotte da pilastri con semicolonne addossate, che dividono la navata centrale dalle due laterali. I capitelli destano particolare interesse perché appartengono a varie epoche e sono di diversa dimensione. Il primo a destra, con la base piramidale, risale al VII-VIII secolo dopo Cristo, il secondo è il più rovinato, il terzo è di tipo corinzio come dimostrano le eleganti foglie acuminate e l’ultimo capitello è caratterizzato da due ordini sovrapposti di foglie d’acanto e palmette che richiamano l’arte egizia. Si può notare come l’ultimo capitello sia l’unico a contenere figure umane: verso la navata centrale si vede un uomo con dei grappoli d’uva, mentre verso la facciata interna nord si vede il viso di un uomo dalla capigliatura liscia e con riga al centro. Figure leonine separate da un volto umano caratterizzano, invece, i capitelli delle semicolonne.
Un’iscrizione della facciata interna attesta che la chiesa venne usata anche come luogo di sepoltura dai membri della Confraternita di San Gregorio. Nel corso del Seicento e del Settecento la chiesa ha assunto quelle forme barocche che andavano di moda in quei secoli, con l’inserimento di altari, cappelle laterali, immagini e nicchie. Inserimenti che hanno provocato, però, lesioni alle strutture. Anche nel corso dell’Ottocento vennero realizzati diversi interventi, come la creazione di un’apertura sulla porta principale che dalla cantoria in legno immetteva sul terrazzo. Con i lavori del 1927 furono rimossi gli altari barocchi, sostituite le capriate, chiusa la porticina di accesso al terrazzo, demolito il campanile, riaperte le monofore della navate minori e riportate alle dimensioni originarie le sei monofore della navata centrale. Fu grazie a radicali lavori di restauro che, nel 19237, l’architetto Schettini riuscì a dare alla Chiesa di San Gregorio Armeno la sua originaria struttura.