Azerbaijan: l’autocrazia, prima e dopo il referendum (Osservatorio Balcani e Caucaso 29.09.16)
Il 26 settembre in Azerbaijan una tornata referendaria nella quale sono stati approvati 29 emendamenti costituzionali. E rafforzato il potere dell’attuale élite al potere
Elettore: Mia madre non è venuta a votare, come fa ad esserci qui la sua firma?
Presidente di Commissione: Deve essere passata.
Elettore: No, non l’ha fatto.
Presidente di Commissione: E perché non c’è alcuna firma davanti al suo di nome?
Elettore: Perché sono appena arrivato. Ma perché avete firmato al posto di mia madre?
Presidente di Commissione: Lo spazio di fronte al vostro nome è vuoto. Smetta con le provocazioni!
Elettore: Non sto provocando nessuno. Vi sto solo dicendo che vi è una firma di fronte al nome di mia madre.
Presidente di Commissione: La smetta di provocare!
Questa conversazione ha avuto luogo tra un elettore e il presidente di una commissione elettorale in Azerbaijan lo scorso 26 settembre, in occasione di un referendum indetto per introdurre 29 emendamenti alla costituzione.
Una conversazione che non è un caso isolato. In Azerbaijan i media on-line indipendenti hanno pubblicato numerosi video e registrazioni che documentano frodi, confermate anche dagli osservatorio elettorali.
Mentre la Commissione elettorale centrale non è ancora intervenuta su queste accuse di brogli, il suo presidente, Mazahir Panahov, non ha aspettato molto prima di annunciare i risultati e sancire che l’affluenza ha superato il 60% e l’80% degli elettori si sono dichiarati a favore degli emendamenti alla costituzione proposti.
Il Consiglio Nazionale, raggruppamento di partiti attualmente all’opposizione, ha chiesto che i risultati preliminari venissero dichiarati nulli mentre la Missione di osservazione promossa dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE) si è al contrario congratulata con i cittadini dell’Azerbaijan legittimando così il giorno di voto. Nel frattempo il Presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev, intervenuto il giorno successivo al voto per l’inaugurazione dell’ennesimo Centro culturale dedicato alla memoria del padre Haydar Aliyev, ha sottolineato la determinazione del popolo azero nel sostenere le politiche adottate dal governo.
Non è la prima volta che l’opposizione contesta i risultati elettorali e vedremo se la Commissione elettorale centrale darà risposta a tutti i reclami che le sono stati consegnati. In ogni caso si è trattato di una tornata referendaria promossa senza alcun dibattito pubblico e con poche informazioni condivise sulle implicazioni degli emendamenti costituzionali proposti.
I “perdenti”
Un articolo pubblicato su un portale di informazione vicino al governo azero pochi giorni dopo la consultazione referendaria fa chiaramente capire quale sia il clima nel paese. L’autore “indaga” con dovizia le origini di Radio Azadliq, servizio di informazione sull’Azerbaijan realizzato da Radio Free Europe/Radio Liberty ed evidentemente ritenuto colpevole di aver criticato le modalità con cui si è tenuto il referendum.
Secondo l’autore RFE/RL sarebbe in combutta con la CIA il cui unico obiettivo sarebbe quello di rovesciare i governi legittimi. Viene inoltre tirato in ballo l’ex ambasciatore Usa in Azerbaijan Richard Kauzlarich e i suoi contatti con Radio Azadliq. Kauzlarich viene accusato di essere una spia e di essere coinvolto in attività illecite.
“Kauzlarich non è solo un diplomatico dilettante e un politico che non lesina sforzi per danneggiare le relazioni tra gli Stati Uniti e l’Azerbaijan ma è anche un ‘perdente’ non in grado di nascondere le sue azioni fraudolente. E’ quindi divenuto necessario indagare sulle modalità in cui i ‘volontari’ di Azadliq Radio vengono pagati in Azerbaijan e i dettagli finanziari su questa radio controllata da Praga”.
Lo stesso presidente azero ha, negli stessi giorni, evocato ingerenze straniere: “Non ubbidiremo agli ordini di nessuno e continueremo lungo il nostro sentiero di indipendenza”.
Impegni internazionali
Nessuno si aspetta che l’Azerbaijan debba ubbidire a qualche altro paese ma certo, vi sono molte organizzazioni internazionali di cui l’Azerbaijan fa parte, che si aspettano vengano mantenuti gli impegni presi.
Ad esempio, secondo la Commissione di Venezia, vi è una determinata tempistica da rispettare per quanto riguarda gli emendamenti costituzionali. “Trasparenza, apertura e inclusività, accompagnate da adeguate tempistiche e condizioni che permettano una varietà di punti di vista e un dibattito ampio ed adeguato su questioni controverse, sono accorgimenti chiave per adeguate prese di decisione in campo costituzionale”. Di tutto questo poco si è visto.
Tra la comunicazione della proposta di emendare la costituzione, avvenuta lo scorso 19 luglio, e la tornata referendaria, 26 settembre, sono passati poco più di due mesi, senza considerare il fatto che la Corte costituzionale ha dato il suo via libera agli stessi emendamenti solo 6 giorni dopo che erano stati resi pubblici.
Inoltre, per rendere il tutto ancora più complicato, sulla scheda di voto non vi era alcun riferimento all’articolo costituzionale che si intendeva emendare ma solo il testo dell’emendamento rendendo arduo il collegamento tra quest’ultimo ed il contesto generale.
Il contesto generale
Cosa implicano gli emendamenti adottati? Significano che le prossime elezioni presidenziali non si terranno nel 2018 ma nel 2020 dato che il mandato presidenziale è stato allungato da 5 a 7 anni. Implicano inoltre che il presidente potrà ora sciogliere il parlamento e indire elezioni politiche anticipate. Inoltre ora basterà avere la maggiore età, 18 anni, per essere candidabili al parlamento o per le presidenziali.
In una sua presa di posizione la Commissione di Venezia ha espresso “preoccupazione” sull’estensione del mandato presidenziale definendolo “ingiustificabile”. “Dati i già ampi poteri in mano al presidente, averne aggiunti di altri è in contraddizione con la cultura costituzionale europea. Quest’estensione riduce la sua responsabilità politica e indebolisce il parlamento”, si afferma nella dichiarazione.
In una replica il governo azero ha definito le preoccupazioni della Commissione come condizionate politicamente.
Il post referendum
Una delle principali critiche mosse dai partiti d’opposizione è stata l’approvazione dell’emendamento relativo ai diritti di proprietà: ora i funzionari governativi avranno maggiori libertà nell’espropriare terreni dai privati.
Ma l’opposizione non si è limitata a criticare quest’aspetto. “Chi voterebbe per un emendamento che permette ad una sola persona di sciogliere il parlamento votato dai cittadini?”, si è chiesto il leader del Fronte popolare Ali Karimli. Questi esiti – ha aggiunto Karimli – non sono altro che il risultato di una frode. Altri rappresentanti dell’opposizione hanno sollevato preoccupazioni simili.
Se queste denunce avranno dei riscontri da parte della Commissione elettorale centrale lo sapremo in ottobre. Per ora i cittadini dell’Azerbaijan continuano nelle loro quotidianità in un paese la cui leadership ha consolidato il proprio potere.