AZERBAIGIAN: Vietato l’ingresso a 76 deputati europei critici del regime (Eastjournal 03.09.24)

L’Azerbaigian ha vietato l’ingresso nel paese ai 76 deputati dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE), che, a gennaio, hanno votato contro la ratifica dei poteri della delegazione della repubblica all’organizzazione. Tra i “non più grati” vi sono anche cinque parlamentari italiani di centrosinistra: Piero Fassino, Francesco Verducci, Andrea Orlando, Sandra Zampa (PD) e Aurora Floridia (Europa Verde).

“Le persone che hanno votato contro la delegazione azera presso la PACE sono state incluse nella lista delle ‘persone non grate‘. Se queste persone cercano di entrare in Azerbaigian prima che venga ripristinato il mandato della nostra delegazione presso la PACE, non potranno entrare nel paese”. Lo ha detto in un comunicato l’addetto stampa del Ministero degli Affari Esteri dell’Azerbaigian, Aykhan Hajizade.

Il voto contro la delegazione di Baku a Strasburgo

Il 24 gennaio scorso, a sorpresa, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa aveva votato contro la ratifica delle credenziali della delegazione parlamentare dell’Azerbaigian, con una maggioranza ampia e trasversale: 76 no, 10 sì (turchi e albanesi), e 4 astenuti (svizzeri, norvegesi e bosniaci).

Il socialdemocratico tedesco Frank Schwabe aveva motivato la proposta di voto contrario con gli oltre 200 prigionieri politici, la pulizia etnica del Nagorno Karabakh, e i tre divieti ai relatori PACE di visitare il paese nel 2023, oltre al non invito ad osservare le elezioni presidenziali del febbraio 2024 (poi vinte da Ilham Aliyev col 92% dei suffragi. Altri delegati alla PACE hanno citato l’arresto dell’economista e politico Gubad Ibadoghlu, e la repressione di AbzasMedia dopo le inchieste sulla corruzione.

In reazione, il giorno dopo l’Azerbaigian ha sospeso la propria partecipazione e cooperazione con la PACE, accusando di una “campagna diffamatoria“, “azerbaigianofoba” e basata sui doppi standard.

La posizione in bilico di Baku nel Consiglio d’Europa

L’Azerbaigian è membro del Consiglio d’Europa dal 2001, e la decisione della PACE non mette a rischio la sua partecipazione all’organizzazione europea né la giurisdizione della Corte europea dei diritti umani. Negli scorsi vent’anni, tuttavia,  anziché migliorare i propri standard di democrazie e diritti umani, il regime azero ha consolidato autocrazia e repressione.

La “diplomazia del caviale” di Baku ha sfruttato l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa come meccanismo di legittimazione internazionale del regime, tramite la corruzione di compiacenti deputati europeo-occidentali. L’italiano Luca Volontè (UdC) è stato il primo delegato PACE ad essere arrestato e condannato in primo grado a 4 anni nel 2021 per aver ricevuto una tangente da due milioni dal lobbista azero Suleymanov nel 2013 per indirizzare il voto del gruppo PPE, di cui era capogruppo alla PACE. Vari politici tedeschi restano sotto inchiesta in Germania.

L’Azerbaigian è sempre più in tensione con il Consiglio d’Europa, in particolare dopo la totale riconquista del Nagorno Karabakh del settembre 2023, garantita dai droni israeliani. Dopo che la sessione autunnale della PACE ha condannato l’attacco, l’Azerbaigian non ha invitato i membri di PACE a osservare le elezioni presidenziali straordinarie di febbraio. Né ha esteso l’invito alla PACE ad osservare le venture elezioni legislative del 1° settembre.

Con l’invasione russa dell’Ucraina, i paesi UE hanno velocemente ridotto la propria dipendenza energetica da Mosca, a favore di altri fornitori di energia – la Norvegia, ma anche l’Azerbaigian. Il gas azero, tramite il gasdotto TAP, oggi rappresenta il 5% degli import UE, ed è di particolare importanza per Grecia, Bulgaria, Romania e Italia. La nuova leva politica ha permesso a Baku di aumentare i propri attacchi ai critici del regime in Europa e oltre. Negli ultimi mesi, l’Azerbaigian è stato accusato di fomentare il separatismo anti-francese in Nuova Caledonia, nel Pacifico.

Verso la COP29: una nascente condizionalità autocratica?

La decisione di dichiarare “persone non grate” un buon numero di deputati di paesi europei potrebbe tuttavia mettere in discussione il ruolo globale dell’Azerbaigian. Baku sarà sede della conferenza internazionale sul clima COP29 dall’11 al 22 novembre. Frank Schwabe ha già espresso intenzione di parteciparvi. In caso le autorità azere gli neghino l’ingresso, le relazioni di Baku con i paesi europei potrebbero ulteriormente peggiorare.

Baku ha subordinato la revoca del divieto d’ingresso al ripristino del mandato della sua delegazione presso la PACE. Come nota l’analista moldavo Dionis Cenușa, “questo tipo di approccio transazionale tra uno Stato membro e il CoE è piuttosto nuovo, ma potrebbe trarre ispirazione da un tipo emergente di condizionalità autocratica del ricatto contro le organizzazioni guidate da regole occidentali.”

“Prima di essere esclusa dal Consiglio d’Europa a causa dell’aggressione contro l’Ucraina nel marzo 2022, la Russia era solita condizionare il suo contributo finanziario. Né il Consiglio d’Europa né l’UE hanno reagito alla lista nera e al ricatto dell’Azerbaigian, che ha coinvolto deputati dei loro stati membri”, ricorda Cenușa.

Lo scorso gennaio, l’attivista azero per i diritti umani Anar Mammadli affermava per OC Media che lo stato e i cittadini  dell’Azerbaigian possono ancora trarre vantaggio dall’appartenenza del paese al Consiglio d’Europa. Lo stesso Mammadli è stato nei mesi successivi imprigionato dal regime azero.

“Una banda criminale attorno all’illegittimo presidente Aliyev in Azerbaigian ha osato imprigionare il vincitore del premio per i diritti umani Václav Havel del Consiglio d’Europa Mammadli Anar. Non c’è modo per l’Azerbaigian di tornare all’Assemblea parlamentare [del Consiglio d’Europa]. Non ora e non a gennaio”, ha affermato Schwabe a fine aprile.

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